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Autore: i_am_here_for_u    20/03/2015    1 recensioni
Una nuova rivelazione dall'Europa sconvolgerà la vita già movimentata della figlia si Atena e dei suoi amici.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Annabeth Chase, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il sole era oscurato dalle nuvole grigie che promettevano pioggia,le strade di New York erano costantemente piene di persone che andavano e venivano in un battito di ciglia.
Chiusi gli occhi e,con il rumore del traffico come sottofondo ai miei pensieri,tornai con la mente ad una conversazione avuta con mio padre alcuni giorni prima. Prima della decisione di partire per il Nord dell’Europa.

Ripensai a come mi fossi sentita di colpo sperduta,stordita e sconvolta. Mi ero sentita senza parole,cosa che non capitava molto spesso.

Ricordavo la nostra conversazione come se fosse ieri. Mi aveva fatto sedere sulla poltrona del suo studio,il posto che preferivo dopo la mia camera perché era sempre pieno di libri e modellini da guerra che si combattevano tra di loro. Io che lo guardavo,seduta sulla sedia,incuriosita dal suo strano comportamento.

Di solito non faceva entrare quasi nessuno nel suo studio quando lavorava ad un saggio.
Quel giorno era stato particolarmente normale considerato i miei standard,ma capii subito che la normalità non sarebbe durata a lungo.

«Allora Annabeth,ti ho fatto venire nel mio studio per affrontare una storia,argomento importante e delicato che non credo ti piacerà.» 
Capii che si sarebbe trattato di un discorso serio,così anuii e lo guardai decisa.
Lui mi si mise davanti,appoggiato alla scrivania. Si passò una mano fra i capelli castano chiaro,scompigliandoseli come suo solito è ricominciò.
«Adesso ti racconterò tutto. Devi solo promettermi tre cose:che non mi interromperai,non mi urlerai contro e non uscirai dalla stanza prima che io abbia finito.»
«Va bene,te lo prometto.»

Fece un gran respiro e cominciò con il suo racconto.

«Tutto cominciò con un mio viaggio in Islanda per studiare la battaglia di Örlygsstaðir. Lo feci alcune settimane dopo aver conosciuto tua madre. Ero partito per l'Islanda anche per schiarirmi un po’ le idee. Ci rimasi per quasi due anni. Non ero andato da solo, ero partito con il tuo zio di Boston.
In quel periodo ho avuto tantissime e bellissime esperienze. Ho trovato un migliore amico unico che ha lasciato un vuoto nel mio cuore che non potrà mai essere colmato.» A quelle parole i suoi intensi occhi marroni si velarono di lacrime,le cacciò via in un istante e ricominciò a parlare.

«Sai,non ci crederesti mai,ma il mio amico non era un comune mortale era uno stregone. Anzi,un sommo stregone di Brooklin,quante cose assurde ci sono in questo sconosciuto mondo....Ritornando alla storia in quei mesi di ricerche e ricostruzioni ero molto stanco;così una sera andai in un pub con lo zio e grazie al mio amico conobbi una donna di nome Sora.»
A quelle parole rimasi a bocca aperta e con gli occhi spalancati,quel discorso poteva portare solo in una direzione.
Feci per interromperlo e dirgli che non volevo sapere altro,quando lui alzò una mano e mi ricordò con la sua voce profonda: «Avevi promesso che mi avresti ascoltato fino alla fine,mantieni il tuo patto.» Scossi la testa e alcune ciocche bionde mi andarono sugli occhi. Aveva ragione,avevo promesso. Una figlia di Atena mantiene le sue promesse.

Così mi sistemai i capelli ribelli dietro l’orecchio e mi rimisi in ascolto.
«Come ho detto conobbi una donna. Era molto bella e nobile. Dopo quella sera ci incontrammo molte altre volte. Mi aiutò molto con la ricostruzione della battaglia. Quando non lavoravamo al progetto andavamo sempre sulle sponde del fiume per ascoltare l’acqua che scorreva inesorabile. In quelle occasioni riuscii a capire alcuni suoi tratti,come la sua dolcezza e la sua saggezza. Donne come lei non ne esistono,forse con la sola eccezione di tua madre.» disse con un sorriso. Al solo accenno di mia madre i suoi occhi si illuminarono,in quel momento capii che mio padre non avrebbe mai dimenticato la mamma.

«Io e Sora eravamo molto uniti…Però non ero stato solo io a notarla,anche lo zio si era accorto della sua bellezza. Per colpa dell'amore il nostro rapporto di amicizia venne distrutto. Dopo varie discussioni molto accese lui decise di tornare a Boston.» Lo guardai molto attentamente e nel suo dicorso mi colpì di come aveva pronunciato la parola uniti,come se volesse intendere qualcosa di più,qualcosa di più profondo.

«Ma un giorno lei sparì senza preavviso. Non mi aveva lasciato niente,neanche una lettera. Afflitto e addolorato andai a cercare conforto dal mio amico,ma anche lui era sparito nel nulla,lasciandomi solo una lettera in cui diceva che era dovuto scappare a Londra o non so più per quale posto,per degli impegni urgenti.
Così,senza più nessun amico o parente,decisi di tornare a casa,dalla mia famiglia.» 
Aprì un cassetto della scrivania e mi porse una lettera bianca con poche righe scritte sopra.
«Due giorni fa mi è arrivata questa lettera dall’Islanda con su scritto che c’era un grande problema;che solo una figlia di Atena avrebbe potuto risolvere e che in caso contrario il suo mondo sarebbe stato distrutto.» 

Mentre parlava avevo guardato e letto il contenuto della lettera,diceva proprio come aveva detto mio padre. Lo guardai dritto negli occhi e tra di noi cadde in un silenzio di tomba.

«Vuoi dire che io dovrei andare fino in Islanda per risolvere questo tuo “problema”?» dissi alzandomi scompostamente dalla sedia.
Lui si sedette alla poltrona girevole e si portò le mani alle tempie. «Penso di si. Chiunque mi abbia mandato questa lettera sa di me e Sora,e soprattutto sa di te,del Campo Mezzosangue o come minimo degli Dei. Bisogna scoprire di cosa si tratta. Io sono solo un mortale e la lettera specifica che solo una figlia di Atena potrà risolvere il mistero.» Smise di massaggiarsi le tempie e mi guardò.
«Senti Annabeth,io non ti sto obbligando a partire per scoprire cosa c'è dietro a tutto questo,ma ho riflettuto molto in questi due giorni e sono arrivato alla conclusione che per quanto possa essere difficile da accettare,per te c'è un futuro già di per sè incerto che rischia di essere completamente stravolto.»

Mi rimisi a sedere e ci pensai un attimo. Guardai la lettera che avevo tra le mani.
Le frasi iniziali erano chiare,cera un problema ed io dovevo in qualche modo risolverlo. Guardando più attentamente in  fondo alla lettera c’era un post-scrittum che diceva che qualcuno a cui ero legata profondamente e inconsapevolmente sarebbe venuta a prendermi in aeroporto. Quest’ultima parte l’avevo vista solo io a quanto pare;ciò voleva dire che centrava la Foschia,nonostante non avevo mai sentito parlare di usi del genere. Per di più era scritto in greco antico,cosa non molto usuale nella civiltà moderna.
Poteva essere una trappola,ma a che scopo? Cosa voleva quella persona da lei? Come faceva a conoscere gli Dei? Chi sarebbe venuta a prenderla all’aeroporto?
Nonostante tutte le domande che mi vorticavano in testa riuscii a schiarirmi un minimo la mente.
«Va bene,andrò in Islanda per risolvere questo mistero e poi tornerò qui solo per poi andare al Campo.»

Pochi giorni dopo ero salita sul primo volo diretto in Islanda. Avevo uno zaino con poche cose dentro: un coltello di bronzo celeste che facevo passare per l'arma che mi aveva regalato Luke Castellan e che poi avevo perso nel Tartaro,il berretto dell'invisibilità blu degli Yankees che mi aveva donato mia madre Atena,delle dracme d'oro e qualche "scorta" di cibo e acqua.

Indossavo la maglietta del campo coperta da una giacca scura,dei jeans blu e delle scarpe da ginnastica. Mi ero messa l’anello dorato di mio padre e il ciondolo di corallo che mi aveva dato Percy.
Salutai mio padre dopo aver rassicurato Percy che sarebbe stato un viaggio d’istruzione. Non gli avevo rivelato il contenuto della lettera,ne il vero scopo di quel viaggio;non volevo che lui mi accompagnasse; dopotutto riguardava una cosa tra mio padre,la sua amante islandese e me.
Gli promisi che sarei stata bene,di salutare e tranquillizzare tutti gli altri ragazzi e che se ci fosse stato bisogno li avrei contattati subito con un messaggio iride.

Qualche ora dopo ero atterrata sul suolo Islandese. Non sapevo cosa o chi aspettarmi all’uscita dell’aeroporto,così decisi di restare all’erta in caso di attacco da parte di mostri. Appena uscita dalla struttura un vento impetuoso mi arruffò i capelli,vidi che il cielo era coperto di nuvole grigie e bianche che preannunciavano tempesta.
Abbassai lo sguardo sul paesaggio,e mi ritrovai ad osservare una grande distesa verde interrotta qualche volta da delle piccole casette e dalle strade grigie.

Mi guardai intorno,nel parcheggio c’erano poche auto. Ad una di esse era appoggiato un ragazzo sui sedici anni con le braccia incrociate sul petto che mi guardava. Indossava una camicia bianca,una giacca e dei pantaloni neri con delle scarpe da ginnastica anch’esse nere.
Aveva i capelli castano chiaro tutti disordinati e a causa del vento alcune ciocche gli finivano sugli occhi. Gli occhi. Mentre si avvicinava il mio cuore mancò un colpo. Aveva dei bellissimi occhi grigi del colore del cielo sopra le nostre teste,dello stesso colore dei miei.
Quando era a meno di un metro di distanza fece un inchino,che mi spiazzó per un momento,mi porse la mano e si presentò in un perfetto inglese: «Benvenuta in Islanda,figlia di Atena. Io sono Magnus. Magnus Chase.»
   
 
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