La tua voce sta cambiando.
Sembri constantemente affetto da
raucedine.
Di recente il tuo rapporto con le chiavi di casa ha perso
d'enfasi.
Non sei piu' cosi' orgoglioso di possere qualcosa che apre la
nostra porta.
Ricevi molte lettere.
Quando partiamo porti il tuo zaino
come sempre, ma anche la mia valigia.
Esprimi i giudizi estetici
pertinenti.
Cresci e ti fai piu' sottile, come se una mano invisibile non
cessasse un istante di tirarti per i capelli verso il cielo stellato, dopo
averti inchiodato i piedi sulla terra.
Certe volte sei triste, anche prima
certe volte eri triste, ma adesso quando sei triste lo sai, percepisci la tua
tristezza e ti sfiora, di tanto in tanto, una bordata di risentimento.
Il tuo
viso e' diventato disomogeneo, come un negozietto di paese espone la merce piu'
disparata: ombre di baffi da uomo, guance paffute da bambino, occhi limpidi e
ghiacciati come un souvenir da altri mondi, sguardi da vita quotidiana un po'
torvi e gia' annoiati.
Ogni giorno sei percettibilmente diverso da quello
precedente.
E per questo mi scopro a invidiarti.
Alla mia eta' si procede
per decenni.
Il prossimo mutamento lo aspetto al tocco della
cinquantina.
Giorno per giorno posso contare solamente sul fascino discreto
dell'usura: la pelle piu' sottile sotto gli occhi, carni piu' frolle,
smottamenti del tono muscolare...
Non fare quella faccia, la conosco.
Non
dovrai consolarmi per la distanza che mi separa da quando ero ragazza. No, non
voglio che lo fai.
Anzi, se una richiesta posso farti, si tratta esattamente
del contrario: vorrei buttarla a mare quella ragazza, se tu, cortesemente, mi
sostieni nello sforzo.
Ieri, mentre mi guardavo attonita allo specchio, mi hai apostrofata con la
tua voce nuova, che rende rude anche la gentilezza.
-Ti serve tutto o posso
pettinarmi?-
Ti ho fatto posto, muovendo verso il margine sinistro, e ho
guardato, me e te, noi, uno accanto all'altra, madre e figlio, riflessi.
Tu
piu' alto, io piu' attenta.
Tu alla tua immagine hai riservato due colpo di
spazzola, uno sguardo amabilmente disinteressato.
Io passavo in rassegna i
miei lineamenti come un generale le postazioni nemiche.
La rivelazione mi ha
colpita all'improvviso: adesso sei tu l'eroe dell'epopea di cui non riesco a
liberarmi.
Il giovane.
L'adolescente meraviglioso.
Ti ho guardato e mi
sei apparso piu' importante che mai: avevi fretta e tuttavia non avevi nulla da
fare.
Una combinazione di impeto e disponibilita' guidava i tuoi movimenti,
un intransitivo vigore in pigra ricerca del suo scopo: un' impresa
qualunque.
Hai detto qualcosa che adesso non ricordo, forse non ti
ascoltavo.
Mi hai sorriso a disagio nel sentirti osservato.
Mi sei
apparto grande e piccolissimo.
Te ne eri gia' andato da un pezzo, e io, nello
specchio che non ti rifletteva piu', continuavo a guardarti.
Una parte di me
che si distacca.
-Il nostro noi-, ho detto alla tua assenza, -si sta
modificando. Io saro' piu' lenta, tu piu' svelto. Fine del blocco
unico.-
Spero che tu possa goderti tutto il lusso di una suntuosa adolescenza.
Che
tu sia egocentrico e innamorato di te stesso, curioso, generoso, incredulo,
megalomane, coraggioso, convinto di essere unico.
Spero che tu riesca a
liberarti di me, a mandarmi al diavolo, a ridurre l'indiscreta pressione del mio
amore, a delineare altrove il tuo io.
Ti aiutero', se mi riesce, imparando ad
adeguarmi: ne' complice sorella, ne' martire padrona, ne' simbiotica a
oltranza.
Solida, poco ingombrante, capace di sparire e riapparire.
La tua
voce sta cambiando, anche la mia deve farsi piu' discreta.
Tu sei grande, ti
ho visto nello specchio.
Di conseguenza, come hai, scherzando, chesto, "provo
a chiudere il becco" finalmente.
Non arrabbiarti se non saro' subito
perfetta.
Dovro' imparare a perderti di vista, io che ti ho sempre seguito
con lo sguardo. Solo con quello.
Ero ininterrotamente appassionata del
mistero d'averti messo al mondo.
Dovro' imparare ad aspettarti, a ritrovarti
quando ricompari, a non cercarti, se non sei tu a cercarmi.
Stai per entrare in quella fase della vita in cui fare fiasco da soli e' piu' salubre, piu' utile e piu' divertente che vincere una partita da bambini, facilitata da consigli, truccata da vantaggi di famiglia.
Devo ridurre gli interventi: meno domande, curiosita', precetti, meno
incursioni armate di confronti, nel territorio della tua neonata
autonomia.
Ti osservo, ed e' come se dovessi salutarti.
Sei qui, ma stai
partendo per un viaggio.
Per quanti sforzi faccia non posso fare a meno di
parlarti.
Non sara' una cosa lunga.
Non sara' neppure molto seria.
E
certamente non sara' pesante.
E' un incoraggiamento, o forse una
provvista.
Quanto puo' essere d'aiuto, di conforto o di sostegno in
un'impresa.
Qualcosa di caldo, qualcosa di forte. Qualcosa da leggere.