Obsession
Passo la
mia mano sul muro dove il tuo nome ancora fa mostra di se, beffardo,
orgoglioso, quasi quanto te.
Un nome
adatto dopotutto.
Accarezzo
ancora una volta quelle lettere e mi sembra di vederti davanti a me, la bocca
generosa tirata in una linea dura, crudele, gli occhi accesi da una luce quasi
folle, pozzi di ossidiana dove è inevitabile precipitare, la pelle lucida,
tirata sulle ossa dalla lunga prigionia ad Azckaban.
Nel mio
sogno ad occhi aperti allungo una mano e ti accarezzo i capelli, quei lunghi
fili di notte, una volta, due, poi li stringo nel pugno e tiro, tiro fino a che
non vedo i tuoi occhi lacrimare per il dolore e non sento la tua bocca lasciare
uscire un gemito soffocato.
Sbatto le
palpebre e mi ritrovo di nuovo davanti al muro, la mano stretta a pugno
talmente forte che quando la rilasso sono rimaste le lunette dove le unghie
hanno premuto sulla carne.
Un
sorriso amaro mi si dipinge sul volto mentre fisso quei piccoli segni che
dimostrano il desiderio e l’odio che provo per te.
Sei la
mia ossessione Bella, lo sei sempre stata, hai
invaso la mia realtà, i miei sogni, i miei pensieri e i desideri più nascosti.
Ti
desidero e ti odio.
Voglio
averti al mio fianco e vederti sprofondare.
Voglio
che tu sia mia.
Mia
compagna, mia amante, mia amica e allo stesso tempo voglio vederti annullarti
per me.
Voglio
che tu mi guardi come guardi quel pazzo che chiami padrone.
Voglio
possederti, nel corpo e nell’anima.
Voglio
averti per poi distruggerti, come un bambino che piange e strepita per avere il
giocattolo desiderato solo per poi sbatterlo a terra fino a che non si rompe.
Solo che
io non posso farlo, non posso averti, sei per me più lontana delle stelle che
brillano gelide osservando indifferenti quello che accade in questo mondo.
I miei passi
sembrano quasi rimbombare nel silenzio della casa vuota.
Mi trovo
imprigionato un’altra volta, sebbene decisamente preferisca questa sistemazione
ad Azkaban.
Sentendomi
arrivare il ritratto di mia madre comincia a sbraitare da sotto il lenzuolo con
il quale l’ho coperto.
Peccato
che non possa bruciarlo.
La
poltrona davanti al fuoco accoglie il mio peso tranquillamente, adattandosi al
mio corpo e abbracciandolo.
Mi
ricordo quando questa poltrona era giovane, e noi ragazzi.
Ricordo
perfettamente il tuo corpo allora ancora acerbo adagiato con strafottente
sicurezza su questi cuscini.
Ricordo
il suono della tua voce, aspro, arrogante e tagliente, che mi riprendeva per
qualche insignificante sbaglio o svista su qualche insulsa regola di etichetta.
Forse è vero
che c’è qualcosa di sbagliato, malato, nel nostro sangue, e forse è vero che
neanche io ne sono del tutto immune, per quanto cerchi di nasconderlo.
Già
allora, quando eravamo poco più che ragazzini, ti odiavo e ogni volta che ti
vedevo mi prudevano le mani dalla voglia di lasciare segni su quella pelle
candida, eburnea.
Ogni
singola parola che usciva da quelle labbra oscenamente provocanti avevo voglia
di cancellarla, zittirla, volevo sentire solo gemiti e suppliche, volevo
sentirmi onnipotente con te che mi avevi sempre superato e giudicato.
Ero
spaventato a morte da quei desideri così oscuri, così simili a come vedevo la
mia famiglia che mi rifugiai ancora di più dai miei “sporchi amici Grifondoro”,
cercando la pace e la stabilità che solo loro sapevano darmi.
Sarebbero
stato anni perfetti, quelli a Hogwarts, se non ci fosse stata la tua figura a
ricordarmi quei desideri che avevo chiuso nella parte più nascosta del mio
animo.
Ogni
volta che mi sembrava di aver raggiunto un certo equilibrio tu comparivi a
distruggerlo.
Frantumandolo
senza fatica.
Mi
bastava vederti con Lastrange o Malfoy perché le mani mi tremassero dalla
voglia di prendere la bacchetta e toglierli di mezzo.
Perché tu
dovevi guardare solo me, desiderare solo me, odiare solo me.
In quelle
occasioni diventavo nervoso, scattavo per un nonnulla, rispondevo male,
rasentavo la crudeltà negli scherzi che facevo, e sfortunatamente per lui
Snivellus era la mia preda preferita.
Probabilmente
se non fosse stato per te avrebbe avuto una vita parecchio più tranquilla.
Desideravo
che tu mi guardassi, ma allo stesso tempo temevo che lo facessi.
Perché lo
sapevo che non sarei mai stato degno per te e che il sangue che ci univa non
avrebbe fatto altro che peggiorare le cose.
Sono
sempre stato un traditore per te, meno degno di vivere di un qualsiasi verme
che striscia nel fango.
E tu non
saprai mai quanto questo mi ha fatto male nel corso degli anni, di quante
ferite le tue parole hanno aperto nel mio cuore.
Eri
l’unica di tutta la famiglia che riuscisse a scuotermi in qualche modo, che
riuscisse a raggiungermi nella sicurezza delle mie decisioni.
E i miei
ideali non contavano nulla con te, sembravano non esserci mai stati.
Io mi
sentivo sempre come un bambino piccolo che venga sgridato per qualche stupidaggine
di poca importanza e finivo con il vergognarmi di me stesso.
E ora?
Ora che
sono cresciuto le cose sono cambiate?
Vorrei
poter dire di si.
Sono
cresciuto, ho ucciso e provato un brivido di soddisfazione e di lieve piacere
nel farlo, ho combattuto una guerra, ho lottato contro di te, ho perso uno dei
miei amici più cari, sono finito ad Azckaban per anni dopo essere stato
ingiustamente accusato del suo omicidio, ho accettato tante cose di me stesso
che prima cercavo di nascondere e cancellare e, alla fine, ho raggiunto un
precario equilibrio.
Ma tu…
Ma tu sei
impossibile da accettare, sei fuori da tutti gli schemi che posso fare, non
esistono categorie in me per te.
Sei
assassina e donna, nemica e amante, bambina e compagna di giochi.
Perché
c’è stato un tempo, di cui ho solo vaghi ricordi, che somigliano troppo a
fragili pagine di un antico volume sbiadite dal tempo per essere del tutto
veri, di noi dei che insieme rincorriamo una palla incantata alzando le braccia
verso l’alto inutilmente.
I bambini
piccoli non conoscono l’odio, ma poi crescono, basta poco e iniziano a odiare.
Aggiungo
meccanicamente un altro ciocco al fuoco.
Potrei
farlo con la magia, potrei farlo fare a quell’inutile elfo domestico, ma mi
piace farlo a mano, e sistemare i ciocchi in modo che le fiamme siano più alte
possibile.
Nonostante
tu sia fredda, Bella, sei come una fiamma: fulgida, accesa di passione,
sensuale e pericolosa.
Una
sirena che attira gli sguardi di tutti, ma che è capace di uccidere e torturare
per puro divertimento.
Nonostante
tu non sia proprio bella, non lo sei mai stata nel vero senso del termine, il
tuo corpo, i tuoi occhi, il tuo profumo sono intossicanti, veleni che
lentamente penetrano nel tuo corpo per ucciderti, ma di cui tu non puoi fare a
meno.
Desiderarti,
averti, vuol dire morte.
Ma credo
valga la pena di morire con la tua bocca sulla mia pelle, il tuo corpo contro
il mio.
Nessun
uomo è alla tua altezza alla fine, vero?
O,
almeno, tutti tranne Lui.
Lui che
non ha un’anima, lui che predica una religione pazza che ha come dio lui
stesso.
Lui che
ti riempie la testa di cazzate.
Non sei
superiore a nessuno Bella.
Non è il
sangue a fare forte una persona, o a donargli talenti.
E, anzi,
saremmo proprio noi purosangue a dover essere tolti di mezzo.
Siamo
così pochi che continuiamo a sposarci tra noi e non facciamo altro che sfornare
bambini potenzialmente pazzi.
So che
nel profondo ne sei consapevole.
Tu DEVI
esserne consapevole…
Ma lui ti
ha ingannato, ti ha incantato, ti ha ipnotizzato con parole che sapevano di
miele che non nascondeva altro che il fetore della decomposizione.
Come puoi
ammiralo?
Come puoi
amarlo?
Come puoi
desiderarlo?
Come puoi
anche solo credere a quello che dice?
Eppure lo
segui alla stregua di una cagnolina fedele, ti inchini per lui, lo chiami
padrone, signore, ti comporti da serva quando sei sempre stata una regina.
Perché lo
fai?
Tu vali
mille volte più di lui eppure gli fai da serva, ti fai trattare in un modo
orribile e lo ringrazi pure.
Moriresti
per lui, daresti fino all’ultimo grammo della tua anima se te lo ordinasse,
anzi, anche solo se te lo chiedesse per gioco.
Ma tu non
devi…
Tu
appartieni solo a me, a me e a nessun altro.
Mi
appartieni da quando i miei occhi ti hanno vista e il mio cuore ti ha
conosciuta.
Ci
rincontreremo lo so, e saremo ancora su fronti diversi.
Non avrai
pietà di me, non frenerai i tuoi colpi.
Per te
sono qualcosa da eliminare, cancellare.
Sono la
macchia sul nome della nostra famiglia davanti ai Suoi occhi.
Mi verrai
a cercare, i tuoi occhi per la prima volta si punteranno volontariamente nei
miei, per una volta mi penserai, e penserai solo a me.
Mi sento
onorato e il mio cuore accelera al solo pensiero del nostro scontro, degli
incantesimi che ci sfrecceranno accanto quasi come carezze.
Ma quello
che vorrei di più sarebbe arrivare ad un corpo a corpo con te.
Vorrei
stringerti le mani al collo, e continuare fino a che i tuoi polmoni
collasseranno, con le tue unghie che mi graffiano a fondo, sulla schiena, sulle
mani, sulla faccia, lasciandomi un segno di te.
Vorrei
prenderti per i capelli e spingere la tua testa contro il pavimento fino a che
il sangue non schizzasse tutt’intorno, sul pavimento, sui vestiti, sulla mia
faccia.
Vorrei
schiacciarti contro una parete, le tue braccia strette tra il mio petto e la tua
schiena, e morderti così a fondo la spalla che quando ritirerei la bocca mi
seguirebbe un pezzo di te.
Perché se
non posso averti, se non posso possedere la tua anima perché l’hai donata a lui
allora farò in modo che nessuno possa averti.
Porrò
fine alla tua vita, e ogni goccia di sangue che verserai sarà per me fonte di
gioia.
Ogni
gemito di dolore, ogni sussulto di sofferenza, ogni preghiera, ogni
imprecazione sarò un gradino in più verso l’estasi.
Di certo
tu più di tutti saprai che il piacere non è l’unica strada no?
E dopo
starei ad osservare il tuo corpo senza vita, con ancora il fiatone, gli occhi
che brillerebbero di una luce malata, folle, come prima avevano brillato i
tuoi.
Io sarei
premiato e tu condannata…ma alla fine chi di noi due sarebbe migliore?
Saremmo
entrambi assassini, entrambi avremmo le mani macchiate di sangue, e in entrambi
l’innocenza ci ha lasciato molto presto.
Il tuo
funerale sarebbe una formula priva di senso pronunciata velocemente e senza
sentimento, non ci sarebbero fiori sulla tua tomba, e il tuo nome sarebbe
ricordato nei libri di storia solo come quello di una Mangiamorte, di una delle
peggiori, nessuno visiterebbe la tua tomba e quelli che ci passassero davanti
tirerebbero velocemente dritto.
Nessuno
si ricorderebbe della donna dietro quella maschera, nessuno tranne me.
Saresti
ancora bella per me una volta morta?
Una volta
che il tuo cuore smettesse di battere?
Domande a
cui non ho risposta e a cui probabilmente non l’avrò mai.
Sai ho
promesso a me stesso di essere sincero.
Tra noi
due quello a morire sarò io, non di certo tu.
Io
esiterò all’ultimo minuto, l’immagine di te senza vita, senza più quel qualcosa
che mi ha ossessionato tutti questi anni mi farà tentennare quell’attimo che ti
basterà per approfittarne e uccidermi.
Lo farai
senza pietà, senza sprecare un altro pensiero su quel cugino che ha sprecato la
sua vita sulla via sbagliata, che ha rappresentato per te solo un ostacolo da
aggirare.
Probabilmente
ti scorderai persino di me, di certo non ripenserai a me di tua spontanea
volontà.
È questa
la differenza fra noi due, io sarò ricordato da tutti, sarò un eroe alla mia
morte, la mia tomba sarà grandiosa e sempre piena di fiori, i visitatori
verseranno lacrime per quell’uomo che ha sacrificato la sua vita per quella di
tutti gli altri, i libri di storia mi esalteranno, ma non sarò ricordato
dall’unica di cui mi interessi veramente.
Chi di
noi due avrebbe il destino migliore?
Non
aspetto altro che il momento della nostra battaglia, quei pochi minuti nei
quali l’universo si ridurrebbe a noi due.
Ti
aspetto Bella, ti aspetto da sempre.
Anzi, ti
rincorro da sempre.
Aspettare
un altro po’ non mi cambierà la vita.
Dovrò
inventarmi qualcosa da fare però, di certo non vorrei toglierti il divertimento
morendo prima di noia.
Non che
in questa casa abbia molto da fare a parte contare le crepe sui muri o le
ragnatele, ma ti prometto che terrò duro, non rinuncerò al nostro duello per
niente al mondo.
Improvvisamente
il fuoco fa uno scricchiolio e una faccia si forma al suo interno, e nei
lineamenti leggermente distorti riconosco la faccia di Lupin.
Mi chiami
sempre a quest’ora ogni giovedì sera, puntuale come un orologio.
-Ciao Lunastorta.-
Dico
semplicemente sorridendo, in questa solitudine forzata anche solo una chiamata
simile è un deciso miglioramento.
-Come va
Felpato?-
Remus è
sempre stato il più gentile di noi, quello che si preoccupava che a scuola
mangiassimo abbastanza o che ci coprissimo, non è cambiato in questi anni.
-Insomma…sopravvivo.-
Faccio un
sospiro teatrale, anche se a dire la verità a stare sempre chiuso qui dentro a parte rare uscite sotto forma di cane mi sta facendo
impazzire.
-Andiamo
non può essere così male.-
Dice
vagamente divertito.
-Bhe se
lo credi facciamo pure a cambio, tu vieni qui a
sentire le soavi parole di mia madre e io vengo a insegnare qualche magia ad
Hogwarts.-
Propongo
con il mio solito sorriso da malandrino, quel sorriso che a scuola ha sempre
fatto cadere le ragazze ai miei piedi.
Tutte
tranne quella che desideravo, ovviamente.
-Mh, non
credo proprio che sia possibile Felpato, Harry ti saluta a proposito.-
Harry!
Ma certo,
chissà come sta il ragazzo, è da un po’ che non lo sento, forse dovrei
chiamarlo più tardi questa sera…
-Come sta
il mio figlioccio? Si fa onore?-
Domanda
scontata, ma non potevo non farla, sebbene sappia benissimo che Harry è un gran
ragazzo che sa il fatto suo.
-Come
sempre, e come sempre si comporta da giovane scapestrato come facevate tu e
James, tenerlo al sicuro è impossibile.-
Povero
Remus nonostante poi si divertisse anche lui alle nostre avventure l'abbiamo
fatto penare per ben sette anni a scuola.
-Bhe buon
sangue non mente.-
L’orgoglio
nella mia voce è palpabile.
Una
decina di minuti di queste chiacchiere futili hanno la giornata più
sopportabile, ma quando torna la notte e mi metto a letto tu, Bella, torni nella
mia mente prima che il sonno mi prenda e i miei sogni una volta addormentato.