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Autore: Emma_Sirius_Potter    21/03/2015    3 recensioni
[Spoiler Dressrosa]
Terra, Luna, Sole.
Tre astri, tre fratelli, che una volta ogni tanto, non importa se morti o vivi, se lontani o vicini, trovano il modo di connettersi tra loro.
E' il 20 marzo, il compleanno di Sabo; sia lui che Rufy stanno per giungere a Dressrosa, con le loro navi. La mattinata è grigia, piena di nuvole, e Sabo si perde nei ricordi e nei pensieri; servirà un regalo di Koala per fargli realizzare che giorno è quello, e che grande meraviglia si sta avverando in cielo.
Tra alberi, gabbiani e delfini, Sabo, Rufy ed Ace torneranno di nuovo, anche se per poco più di un istante, ad allinearsi perfettamente.
E' stata la Luna ad ispirarmi, e sono molto molto poetica oggi. Grazie a voi, se leggerete! ^^
***
"Quell'eclissi -quell'incontro e incastro perfetto tra fratelli- era l'alba della Nuova Era, quella che la morte di una Luna aveva chiamato urlante, due anni prima. Era il tempo maturo per la Rivoluzione di Dragon. Tempo di vincere, per un nuovo Re, un nuovo Sole. Tempo di rinascere, per il Frutto Infuocato della Luna. Tempo di risvegliarsi, per la Terra.
Quell'eclissi, era un urlo di amore e Libertà."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace, Sabo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A EmmaStarr, perchè l'idea dei compleanni in realtà è più sua che mia,
perchè devo a lei sia la passione per il cielo che quella per One Piece,
e perché non scrivevo da un'infinità, e me l'ha rimessa dentro lei, 
la voglia di buttar giù parole sul foglio, 
anche se magari fanno schifo e non piaceranno a nessuno.
Ah, e poi perchè ci sono Rufy, Sabo ed Ace, qua dentro 
-o perlomeno un tentativo-, e so che a lei piacciono da morire.

 

ECLIPSE

Perfettamente Allineati

 

Quel mattino, il cielo era grigio.

Sabo non ne vedeva uno simile da molto tempo. Erano passati anni, dall'ultima volta che si era fermato ad osservare delle nuvole così suggestive, fumose e filacciose, e un senso di vuoto, un certo richiamo canticchiato in note acute, gli fischiava nel cuore. Sabo conosceva bene quel richiamo. L'aveva provato tanto, troppo spesso.

Era quel tipo di richiamo che ti attanaglia lo stomaco, che risuona insistente e malinconico, che ti si incastra nel petto come un arpione, e ti tira verso una direzione ancora da definirsi. Lo provi a volte quando ti senti un po' incompleto, quando non appartieni più a nessun luogo, quando le cose te le sei lasciate alle spalle e non hai casa, ma aneli al vento, all'onda e a sentirti libero come un gabbiano, o un delfino.

A Sabo erano sempre piaciuti, i gabbiani e i delfini. Appartenevano a due mondi diversi, uno al cielo e l'altro al mare, ma a entrambi piaceva sconfinare un po' nel regno dell'altro. Dalla sua piccola e forte nave da Rivoluzionario, li vedeva sempre i delfini, che saltavano e correvano, convinti magari di riuscire a spiccare un piccolo volo e potersi librare nel cielo, fuori dal loro elemento; e lo stesso valeva per i gabbiani, che avevano tutto nella vita, avevano il cielo e un paio d'ali, sarebbero potuti andare ovunque, volare ovunque, ma per qualche motivo alla fine se ne rimanevano lì, legati al mare, e si tuffavano, cercavano la carezza dell'onda, e la spuma a bagnargli le ali.

Sabo li capiva alla perfezione. Anche lui aveva sempre voluto essere libero, fin da bambino. Aveva sempre odiato l'idea di poter essere confinato a un unico e obbligato destino fin dalla nascita, senza possibilità di scelta, e ancora lottava per questo, nell'armata di Dragon. Lottava per la libertà di chi non se la poteva permettere, lottava per impedire l'imposizione di un potere, lottava perchè chiunque potesse scegliere di essere se stesso e realizzare i propri sogni, prendere il mare e seguire il richiamo, come aveva fatto lui.

E, lo sapeva, Sabo era insieme il gabbiano e il delfino. Sabo amava il cielo, e amava il mare. Sabo non voleva essere confinato. Sabo era nato nella terra, circondato da persone spacciate per rifiuti, e rifiuti spacciati per persone. Era nato dentro le mura, nel cuore di un'acropoli, nel fulcro di una fortificazione.

Ma le mura, lui le aveva sempre volute scavalcare, e si era fatto crescere le ali.

Le ali lo avevano portato nella foresta, in mezzo agli alberi.

Strani esseri, gli alberi. Sabo non era sicuro di averli mai compresi del tutto: anche loro, come i delfini, agognavano il cielo, e protendevano le loro lunghe dita muschiose verso le nuvole, con l'intenzione di raggiungerle; anche loro, dentro al tronco, nella linfa, avevano il richiamo, e volevano sconfinare, e crescevano, crescevano sempre, passo dopo passo entravano nel territorio ignoto... ma al contempo, gli alberi erano ben piantati a terra, con possenti radici. Non sapevano staccarsi, non avrebbero mai preso il volo. Non avrebbero mai fatto il salto del delfino, ma sarebbero rimasti per sempre ancorati alla terra, custodi di un sogno e di un lamento, niente più.

C'era stato un periodo, però, in cui Sabo forse si era sentito un po' albero. C'erano stati degli anni in cui aveva sentito di appartenere davvero alla terra, a un posto, a qualcuno. Anni in cui aveva sognato, si era immaginato pirata e avventuriero dei mari, esploratore libero e incontrollabile, ma aveva lasciato che il richiamo cantasse e basta, perchè comunque stava bene così.

Era stato bene con Ace. E, Rufy, quel mocciosetto sorridente, che Dio lo benedicesse! Sarebbe anche stato disposto a rimanere albero per un altro po', a patto che la sua terra fossero quei due.

Gli alberi, in fondo, stanno in famiglia, nei boschi e nelle foreste, e contaminano il mondo, tutti insieme. Un albero solitario è come un gabbiano in montagna, affascinante e unico, ma non è la regola. E agli alberi alla fine la famiglia piace, perchè possono cantare tutti insieme le storie del cielo, senza sentire davvero il bisogno di andarci di persona.

Anche a Sabo piaceva, la famiglia. 

Ma la famiglia non era durata.

Sabo si era ritrovato ben presto ad essere l'albero tagliato, quello che è stato portato via dalla foresta. Quello a cui le radici hanno deciso di separarle dalla chioma e dal tronco.

L'albero tagliato, si sà, non fa mai una buona fine. O finisce a far da mobile in qualche bella casa -quelle case di nobili che lui odiava, da cui sarebbe solo voluto scappare- o lo gettano direttamente nel caminetto, lo bruciano e lo riducono in cenere.

A Sabo non sarebbe tanto dispiaciuto diventare cenere: la cenere è morta, è vero, ma il vento le è amico, e la porta in viaggio per tutto il mondo, per tutti i cieli, tra le onde e le montagne, libera e leggera.

Ma, a Goa, era di mobili che la gente aveva bisogno. Li volevano tutti lì, nelle loro prigioni sontuose, per vantarsene e trattarli da meri oggetti, venderli e tenerli sottochiave, fino a ridurli schiavi dei pavimenti e dei soffitti, soffocando il tronco -quello che una volta era stato un albero che voleva toccare il cielo- con quattro pareti e poche finestre.

Nelle case dei nobili, gli alberi dovevano dimenticarsi le radici, ancora aggrappate a un grumo di terra nella foresta, perchè non le avrebbero mai più riviste. Dovevano dimenticarsela la famiglia, e così tutti i fratelli con cui erano abituati a cantare e sognare. E Sabo, senza più nè radici in terra nè rami in cielo, non era più tanto sicuro di voler essere un albero, perchè non l'avrebbero mai bruciato, mai liberato: il suo, era un destino segnato, lo volevano come mobile prigioniero.

Quando poi i suoi aguzzini avevano gettato la foresta nelle fiamme, decidendo di bruciare le sue radici, Sabo aveva colto i segnali. Senza più radici nè chioma, aveva smesso per sempre di essere albero, e si era trasformato in quel che era nato per essere: il gabbiano che prende il mare, il delfino che vola al di sopra dei flutti, il Rivoluzionario. Alla fine, oltrepassare un confine proibito è di per sè una rivoluzione.

Da quel giorno, Sabo lo sapeva, non era più ancorato a un bel niente. Era una barca a vela in mare aperto, trainata dal richiamo del suo vento personale, e aveva intrapreso il suo viaggio, abbracciato la sua libertà. Non era più il cantore del sogno, ma viveva nel sogno stesso; e sperava tanto che, da qualche parte là fuori, anche la sua famiglia nella vecchia foresta vivesse i propri sogni.

In fondo, aveva sentito che lo stavano facendo. Ace era troppo inquieto, troppo forte era il richiamo di quell'anima dannata. Starsene con le mani in mano non era da lui, aveva una ricerca da compiere, una domanda a cui rispondere, e raramente le persone che cercano si danno pace. 

Per quel che riguardava Rufy... come avrebbe potuto quella peste restarsene fermo in un posto per più di dieci secondi di fila? Quell'esplosione di colori e sorrisi? Nah, non era un albero che si sarebbe limitato a cantare e basta.

Ora che ci pensava, Rufy forse non era nemmeno mai stato un albero. Rufy era... Sabo non lo sapeva con certezza, ma qualcosa gli diceva che Rufy non avrebbe mai corso il rischio di diventare un mobile o di venire bruciato, non avrebbe mai perso le radici nè i rami, e non poteva perciò essere definito un albero. Gli alberi, li corrono sempre, quei rischi. Rufy era di più, era sempre stato di più.

Rufy se ne stava direttamente in cielo, tra le nuvole, ma così in alto da essere in grado di vedere tutta la Terra, sia che fosse mare, isola o vento. Era simile a una stella, ma più brillante. Le stelle, si sa, le vedi solo quando fa buio, perchè hanno bisogno di un po' di oscurità per risaltare, sia le nane che le supernove. Ce n'era solo una che faceva eccezione, una talmente grossa, calda e splendente che la potevi vedere pure col cielo limpido e chiarissimo, anzi, era lei che rendeva il cielo azzuro e chiaro, con la sua luce purissima.

Decisamente, Rufy non era nè albero, nè gabbiano, nè creatura di questo mondo; non poteva essere altro che il Sole, Re indiscusso di tutti i corpi celesti.

Un sorriso leggero danzò fugace sulle labbra di Sabo, in quel grigio mattino primaverile: ora che era cresciuto, non riusciva più a ridere incredulo se ripensava al sogno di Rufy. Più gli anni passavano, più lo capiva. Gliel'aveva insegnato Dragon: tiranni, monarchi, potenti, quelli non regneranno mai davvero. Finiscono tutti male. L'obiettivo dell'Armata Rivoluzionaria non era imporsi, prendere il potere o comandare: la forza non avrebbe portato nulla, il potere avrebbe logorato anche la più nobile delle cause, col tempo; loro volevano solo combattere l'ingiustizia, e spodestare chi abusava del potere. Ma di prenderlo... Sabo aveva imparato che non è capacità da tutti, quella di essere Re.

Re è chi meno può sembrarlo. Re non è chi domina, ma chi libera ed è libero.

Il Re, forse, è un po' ingenuo. Il Re non segue strategie, non deve dimostrare niente a nessuno. Il Re è chi cade e perde metà delle battaglie, ma non demorde nè si arrende. Non ha reputazioni da difendere, in fondo, è semplicemente quel che è.

Diventare il dominatore del mondo, dei mari e del cielo, è una cosa che si fa tutta d'un pezzo. Come il Sole. Il Sole non domina niente, domina solo sé stesso e la sua luce, ed è la luce poi che avvolge tutto e lo fa diventare uno solo, un one piece. Un dono che appartiene al Re soltanto.

Ora che era cresciuto, Sabo aveva maturato l'idea nel cuore. Rufy sarebbe diventato Re, se non avesse mollato, e Sabo era il gabbiano che si specchiava nel sole, il delfino che ci volava sotto, l'albero che si serviva dell'energia solare, il vento che ne era attraversato. L'avrebbe per sempre sostenuto.

Era bello, avere il Sole per fratello.

Fratello.

Ricordava ancora il giorno che si erano scambiati quella promessa. Non era nuvoloso come quel mattino, ma luminoso e soleggiato.

Si erano messi lì, tutti e tre, intorno al tronco tagliato, e avevano brindato insieme. Il Rivoluzionario, il Sole, e... ed Ace.

Neppure Ace, a ben pensarci, poteva essere considerato un albero. Troppo inquieto era stato, troppo dannato. Un albero non è un dannato. Rinchiuso nel suo tronco, l'albero è l'incarnazione della pace, e per questo Sabo era stato forse l'unico ad essere diventato albero per un po': tra i tre, era decisamente il più saggio.

No, Ace non era decisamente un albero. Ace cambiava troppo. Era più scuro, preferiva l'ombra, ma sapeva anche lui mostrare la sua luce, di tanto in tanto. Ace era movimento continuo, era alternanza di luce ed ombre.

Ace di radici non ne aveva mai avute. Aveva preferito tagliarsele di netto fin da piccolo, rinnegando il suo stesso padre, perchè pensava che facessero troppo male. Non voleva starsene ancorato al passato, scappava di continuo dal passato, ne aveva il terrore, e per questo voleva una vita priva di alcun rimpianto: per impedire al passato di rincorrerlo e distruggerlo.

Non aveva neppure i rami, al futuro non ci pensava, Ace: aveva cantato con Sabo, sognato con lui, ma non aveva lasciato crescere i rami come dita piene di desiderio. Ace era padrone del suo desiderio, e della sua libertà, e lo era sempre stato; e come tutte le persone libere per definizione, neanche lui era uno che cercava di sconfinare. Non ne aveva bisogno, perchè anche lui, come Rufy, in qualche modo se ne stava già in cielo ad osservare tutto e tutti, anche se non era mai diventato un Re splendente come il Sole: aveva sempre nascosto un suo lato scuro e misterioso, come la Luna. Era una caratteristica di tutti quelli con la D. nel nome, questa di appartenere al cielo, gliel'aveva spiegato Dragon.

La Grande Argentea, in effetti, gli ricordava tremendamente il fratello: mai se ne stava ferma, nei cieli, e mutava ciclicamente e incredibilmente; le maree si muovevano per lei, i lupi ululavano grida di battaglia, le donne sanguinavano, ma lei se ne stava lì, fiera e orgogliosa, ma modesta, convinta di non essere osservata nè amata da nessuno; anzi, forse credeva solo di dover essere disprezzata, per le pazzie a cui poteva indurre, quando stava nella sua piena forma. Cercava di ignorare totalmente questo suo potere magnetico, ma la sua forza motrice era talmente potente da essere capace di scatenare le guerre che sapevano segnare la storia dell'umanità intera.

La cattura e l'esecuzione di Ace, un paio di anni prima, avevano portato proprio a questo, a una luna nera, una luna nuova, una nuova era. Aveva chiamato a sè le maree e scosso il mondo, i pirati più potenti di tutti i mari erano giunti a lui, per salvarlo; e anche se sempre si era rifugiato nell'ombra, convinto di non poter essere amato da nessuno, limitando la sua luce a un pallido custode delle notti, alla fine il mondo gliel'aveva dimostrato: la Luna è importante, è parte del tutto, ed è amata; e, come la Luna sole ringraziare le stelle proteggendole con il suo bianco candore, lui era spirato col ringraziamento tra le labbra, facendo da scudo protettore al Sole col suo stesso corpo.

Ripensando a quest'ultimo avvenimento, un'ombra passò sul viso di Sabo. Il ragazzo socchiuse gli occhi, e increspò la fronte in una smorfia di dolore. Le dita gli scivolarono sul parapetto di prua, e si arpionarono al legno del corrimano, come a volerlo stritolare.

Non era riuscito a fare niente per Ace, nè a salutarlo un'ultima volta. Non si era recato a Marineford, Dragon gliel'aveva impedito.

"I tempi non sono maturi", aveva detto. "Dobbiamo aspettare che la Luna rinasca. E' nella Rinascita, infatti, che la Rivoluzione può sbocciare. Non darò all'Armata l'ordine di entrare in guerra prima del tempo, neppure se chi ci sta chiamando è il figlio di un vero Re, o il fratello dei miei due figli. La Rivoluzione non ascolta richiami, perchè essa stessa è a sua volta un richiamo".

E Sabo aveva stretto i denti, e sopportato, perchè anche il suo richiamo in fondo era quello della Rivoluzione, e non quello della Luna; capita spesso che l'Argentea chiami a sè il mare, i lupi, e le donne, ma non per questo la Terra cambia il suo giro.

La Terra è legata alla Luna, ma seguirà sempre il suo personale richiamo, e saprà restare immune a quello lunare. Così era per Sabo. Lui era la Terra, colei che sconfina in mare, cielo e pietre, colei che ospita animali che volano e nuotano, che corrono e seguono richiami di libertà. Come la Terra, era stato immune al richiamo della Luna. E ora, come la Terra piange sempre se la Luna è nera e triste, anche lui piangeva.

Le nuvole grigie si spostarono un pelo, lasciando trapelare un raggio di sole, che asciugò le lacrime del Rivoluzionario.

Sabo annegò nei ricordi. Sentì che a ordinarglielo era il Sole, che lo rimproverava di non esserci stato, quella volta, a salvare la Luna.

Oh, Sabo poteva immaginarsi cosa gli avrebbe detto il Sole, se solo le nuvole si fossero spostate un po' di più! Sarebbe stato felice di rivederlo, perchè il Sole è sempre felice di illuminare le persone che ama... però sarebbe anche stato arrabbiato, perchè era da tanto che lui, Sabo, la Terra, non si faceva vedere. Si nascondeva da troppo tempo dietro alle nuvole, e il Sole ne soffriva tanto.

Il Sole era sempre stato molto legato alla Luna, un legame che la Terra aveva spesso osservato, sorridendo.

Allo stesso modo, Rufy era sempre stato molto legato a Ace. Sabo l'aveva osservato, aveva osservato come la pietra lunare spesso fosse capace di risplendere solo se colpita dal Sole.

Ace non era più stato lo stesso, da quando Rufy era entrato nelle loro vite: era stato il suo cambiamento più grande, quando la Luce del Sole aveva cominciato a specchiarsi su di lui. Ace aveva finalmente trovato modo di brillare, di sorridere, di illuminare a sua volta il cielo. Per quanto il legame tra Terra e Luna fosse da sempre stato qualcosa di unico, due complici che ruotano uno intorno all'altro, competono, convivono e si influenzano, Sabo sapeva che il Sole riusciva a fare per la Luna quello che la Terra non poteva, e sotto sotto aveva sempre ammirato questo scambio di luce tra astri, con una punta di meraviglia.

Ace e Rufy erano sempre stati il suo cielo. Niente avrebbe mai potuto cambiarlo.

Sabo tentò di farsi coraggio, di farsi forza. La Luna era morta, e il Sole aveva pianto, lo sapeva, e non si sarebbe mai perdonato per questo, ma tentava di non pensarci, e si consolava, pensando che le cose stavano per cambiare. 

Finalmente Dragon l'aveva lasciato andare. Quando, per l'ennesima volta, due settimane prima gli aveva chiesto se i tempi fossero finalmente maturati, Dragon aveva annuito, impercettibilmente, con uno sguardo d'intesa.

La Terra si stava svegliando, la Rivoluzione cominciava.

La Terra avrebbe dissipato le nuvole, pronta a vendicare la Luna e riabbracciare la luce del Sole. In fondo, Sabo sapeva che pure Dragon fremeva in attesa di quel momento: da sempre aveva vegliato sul Sole, lo sguardo malinconico sempre rivolto sul Mare Orientale, e ora, magari, avrebbe finalmente potuto incontrarlo.

- Comandante, giungono nuove da Dressrosa!

La voce di Koala arrivò a lui lontana, come in un sogno: con cieli grigi come quello, difficilmente sogno e realtà si distinguevano.

Riuscì comunque a focalizzare il pensiero sul toponimo.

Dressrosa.

Non dormiva più la notte, pensandoci. Aveva saputo che il Frutto Mera Mera si trovava su quell'isola, e, seppur i suoi affari da svolgere laggiù fossero decisamente altri, quel tarlo non poteva che rosicchiargli la testa, minuto dopo minuto. Doveva essere suo.

La Luna era rinata. La Rinascita del Frutto era la sua occasione: l'occasione per la Rivoluzione, l'occasione per la Terra di riscattarsi, e conservare in sè l'ultimo dono della Luna.

Non gli importava, cos'avrebbe potuto incontrare a Dressrosa: quel Frutto sarebbe stato suo.

- Comandante!

La voce di Koala si fece più forte: la ragazza si era avvicinata. Gli posò fiduciosa una mano sulla spalla.

Sabo – lo chiamò questa volta, a voce più bassa, mentre lui voltava la testa verso di lei. - Abbiamo... ricevuto delle notizie. Notizie interessanti.

Sabo affondò gli occhi nei suoi, cercando di decifrare quanto vi stava scritto. Era difficile non perdersi negli occhi di Koala, così grandi e sinceri, lo spiazzavano sempre. Gli ricordavano un po' quelli di Rufy: a suo modo, era un po' Sole anche lei.

- Che tipo di notizie?

- Tuo... tuo fratello. Il figlio di Dragon, Cappello di Paglia.

Il cuore gli balzò fuori dal petto.

- Cosa? Che gli è successo? - esclamò, rizzandosi d'un colpo sull'attenti e afferrando la mano di Koala. Pregò il cielo perchè non fossero cattive notizie. Non poteva perdere anche il Sole. Non ora, che stava quasi per riappropriarsi dell'eredità della Luna!

Lei sorrise, comprensiva. Sapeva tutto di Ace e Rufy, e probabilmente capiva quanto questo fosse importante per lui.

- Niente di brutto... Per ora.

- Per ora?

- L'hanno visto dirigersi a Dressrosa, pochi giorni fa. Arriverà laggiù domattina, se il vento e il mare l'assistono. Una giornata prima di noi, all'incirca.

Sabo rimase immobile per qualche secondo. Sapeva cosa stava succedendo a Dressrosa, ma non era sicuro che Rufy ne fosse al corrente. Conoscendo i precedenti del fratello -Sabo si era davvero commosso, quando era venuto a sapere che aveva preso a pugni uno dei Draghi Celesti, due anni prima- non faceva fatica a credere che Rufy sarebbe riuscito ad attirarsi addosso un sacco di guai. 

D'altro canto... suo fratello era sopravvissuto a Marineford. Si era intrufolato ed era uscito vivo da Impel Down. Quando Iva gli aveva raccontato tutto, neppure Dragon aveva potuto nascondere una punta di sorpresa e di orgoglio. 

- Sei nervoso? - chiese l'amica.

Lui ci pensò un attimò.

- Io... non lo so. Cioè, sì. Insomma, sono contento di poterlo rivedere e... voglio dire... hai ragione, penso di essere un po' nervoso. Forse un po' troppo nervoso. 

Riprese fiato, portandosi le mani tra i capelli, sfiorandosi leggermente la cicatrice sull'occhio sinistro. 

- Okay, sono disperato.

- E' comprensibile, non vi vedete da cosi tanto tempo...

- Già. - sospirò Sabo. Non sapeva proprio con che faccia avrebbe potuto ripresentarsi davanti al Sole. 

Passarono qualche minuto in silenzio, lo sguardo verso quel mare grigio di nuvole e oceano all'orizzonte. Poi, Koala gli strinse forte la mano.

- Se vuoi la mia, sono contenta che finalmente vi possiate riunire. Dopo quello che è successo ad Ace, è stato crudele da parte di Dragon non permetterti di andare a cercarlo... non so cosa si aspetti quell'uomo da suo figlio, ma di certo non può pretendere che riesca a sopportare tutte le pene dell'inferno da solo... non può pretendere che entrambi i suoi figli ci riescano.

Si arrestò per un attimo, lo sguardo perso tra i flutti e le onde. Era una reazione comune ai più, dopo aver parlato di Dragon. Era un uomo capace di mettere in soggezione, degno di rispetto, ma tremendamente umano, a discapito di tutto. Nessuno riusciva a capirlo fino in fondo. Poi però si schiarì la gola, cambiando repentinamente espressione.

- Comunque. Adesso come minimo mi odierai.- esordì, con un tono ostentatamente sconsolato.

- Come mai?- chiese Sabo confuso. Non capiva perchè mai avrebbe dovuto odiarla. Non era neanche sicuro che sarebbe mai stato capace di odiarla, ma quella era decisamente un'altra questione. Ne avrebbero parlato un'altra volta, in una giornata azzurra limpida, o sotto un mare di stelle. Sempre che ne avesse trovato il coraggio, s'intende. 

Lei lo guardò interdetta, un po' meravigliata.

- Cioè, tu vuoi dirmi che non sono stata l'unica ad essersi completamente dimenticata del tuo compleanno? Quel Frutto deve davvero averti dato alla testa! - esclamò, tirandogli un pugno scherzoso alla spalla.

Lui avvampò, colpendosi la fronte con la mano.

- Non ci credo! Sono un caso perso. Andato. Come posso essermelo dimenticato?

- Te l'ho detto. Quel. Frutto. Ti. Dà. ALLA TESTA. Semplice.- lo canzonò lei, guadagnandosi un'occhiataccia offesa da parte del compagno. 

Ma- continuò - dato che so che per te è molto importante, ho deciso di chiudere un occhio, e ti ho improvvisato un regalino... non è molto, ma alla fine non è una cosa che capita tutti i giorni...

Così dicendo, estrasse dalla tasca un involucro di pezza, lo srotolò, ne cavò fuori una sottile lastra di vetro oscurato, grossa pressapoco quanto un palmo di mano, e la porse a Sabo, sorridente.

Lui lo prese in mano, a metà tra lo stupito e il dubbioso. 

- Grazie. Non avresti dovuto.

- Ti piace? L'ho fatto io!

- Oh, sì, è bellissimo... Cosa sarebbe?

Lei alzò gli occhi al cielo.

- Dai! Vuoi dire che ti sei dimenticato anche di questo? - esclamò incredula.

- ...

L'eclissi! - proruppe sconsolata - E' da un mese che tutta la nave ne parla. Sul serio, non vedo l'ora di vederti mangiare quel frutto, o mi muori di insonnia!

In quel momento Sabo collegò. Venti marzo di quell'anno: oltre che il suo solito compleanno, cadeva anche l'Eclissi Solare Totale. Un evento raro, che lì, sulla Rotta Maggiore nel Nuovo Mondo, non aveva luogo da almeno vent'anni, da quando Gol D. Roger era stato giustiziato a Logue Town.

Naturalmente, guardare il sole ad occhio nudo per troppo tempo sarebbe stato nocivo per la vista. Quello che Koala aveva realizzato per lui non era altro che un vetrino affumicato, per permettergli di osservare il fenomeno per tutta la sua durata senza farsi male agli occhi.

Rimase a bocca aperta a fissare il vetrino, con aria stralunata.

L'eclissi solare era una cosa seria. Avveniva se, e solo se, Terra, Luna e Sole erano perfettamente allineati l'uno con l'altro; la Luna passava come un'ombra scura in mezzo agli altri due, eclissando il Sole per quello che poteva essere un istante come qualche minuto, e solo in quel momento si mostrava visibile, scura e misteriosa; poi, come un fantasma, si rigettava nel cielo azzurro, annegando nella luce del Sole, e scomparendo di nuovo dalla vista. 

Non potè non far mente locale ai pensieri che il cielo grigio di quel mattino gli aveva ispirato, e gli occhi gli si inumidirono di lacrime. 

"Ace, sei tu?" mormorò, impercettibilmente, rivolto a quella Luna passeggera che di lì a poco sarebbe spuntata nel cielo, sovrapponendosi al suo Sole. 

Doveva essere un segno. Non poteva che esserlo. Era Ace, che per qualche motivo, dopo due anni di silenzio e di Luna nuova, si rendeva visibile a lui e Rufy, gli si metteva in mezzo, e tentava di unirli, di attirarne l'attenzione e farli guardare negli occhi, dopo tutto quel tempo. 

D'impulso, abbracciò l'amica, cogliendola di sorpresa. Se lei non gli avesse regalato il vetrino, non se ne sarebbe mai ricordato. 

- Grazie mille, Koala. Significa molto, per me. - sussurrò, sinceramente commosso.

Lei ricambiò l'abbraccio. Intuì che sotto ci dovesse essere più di quel che si poteva pensare, e decise di non fare domande. 

- Sono contenta che ti piaccia. Adesso però dobbiamo sbrigarci, in cabina hanno detto che inizia tra cinque minuti!

Lui sciolse l'abbraccio, e scrutò il cielo preoccupato: sarebbe riuscito a vedere qualcosa, con tutte quelle nuvole? Per quanto amasse quel cielo grigio, così carico di malinconia e venti lontani, quel giorno non poteva proprio permettergli di nascondergli il Sole!

Koala lo rassicurò.

- Tranquillo, le nuvole non possono che aiutare. Sono della consistenza giusta, non troppo dense, serviranno solo da filtro per la luce. Temo che anche il mio vetrino in condizioni normali non sarebbe stato abbastanza scuro. Questo grigio è una vera e propria benedizione, si potrà pure osservare ad occhio nudo, ogni tanto! 

Così dicendo, tirò fuori a sua volta un vetrino, e senza più una parola se lo mise davanti agli occhi, rimanendo a naso in su a contemplare il cielo, appoggiata al parapetto di prua.

Sabo la imitò.

- Innalzate le vele! - gridò all'equipaggio, prima di sedersi - Il vento è in poppa e ci assiste! La Luna chiama le maree verso il Sole. Procederemo più veloci, me lo sento!

Dopodiché sedette, e, mentre osservava il cielo, fu Terra, fu gabbiano, fu delfino, fu vento e fu anche albero. Lui non stava in cielo, non era un astro, non era un marchiato, un portatore della D. Lui era diverso dai suoi fratelli. Era la Terra, che a differenza della Luna non cambia, ma si trasforma, e vive, Rivoluzione, dopo Rivoluzione, estrema ricerca di libertà. Era legato alla Luna, e abbracciato dal Sole. 

Quell'eclissi -quell'incontro e incastro perfetto tra fratelli- era l'alba della Nuova Era, quella che la morte di una Luna aveva chiamato urlante, due anni prima. Era il tempo maturo per la Rivoluzione di Dragon. Tempo di vincere, per un nuovo Re. Tempo di rinascere, per il Frutto Infuocato della Luna. Tempo di risvegliarsi, per la Terra.

Quell'eclissi, era un urlo di amore e Libertà.

 

*******

 

 

A qualche miglio di distanza, Rufy se ne stava appollaiato sulla prua della Sunny, pensieroso come non lo era da tempo.

Era il compleanno di Sabo; non aveva una gran memoria, ma quello se lo ricordava, perchè cadeva più o meno assieme all'inizio della primavera, e a Rufy la primavera era sempre piaciuta.

Un po' indeciso sul da farsi, scrutava le nuvole tristi e grigie, pensoso come non mai. 

Fino a un paio di anni prima, forse gli auguri a Sabo li avrebbe fatti lo stesso. Li avrebbe affidati al vento, che correndo per i mari avrebbe raccolto pure quelli di Ace e li avrebbe portati al fratello, ovunque egli fosse. 

Ora però, era rimasto da solo. Poteva solo pensare con impotenza ai suoi fratelli, scrutarli da lontano, cercarli tra i ricordi. Il vento avrebbe raccolto solo i suoi, di auguri. Valeva la pena continuare a lasciarglieli?

Alzando lo sguardo al cielo, tra quelle nuvole orrende, vide la Luna. 

Ma no, era troppo luminosa per essere la Luna; e poi, la Luna mica spuntava di giorno! Però, quello spicchio...

- Osservi l'eclissi, Rufy? - lo chiamò una voce dal ponte.

- Oh, ciao Nami! In realtà guardavo quella cosa là in cielo. Che roba è?

Lo sguardo della ragazza si addolcì, un po': Rufy non sarebbe mai cambiato.

- E' l'eclissi, testa di rapa! Vuol dire che la Luna sta passando davanti al Sole, e per un po' lo oscurerà. E' un evento abbastanza raro, ed è molto importante per un astronomo. Non che io sia proprio un'astronomo, ma in quanto navigatrice...

- Ma quindi è davvero la Luna! - la interruppe lui, eccitato.

- Penso che quello che dici tu sia il Sole. La Luna è la macchia nera che c'è davanti. - tentò di semplificare lei.

- Impossibile, la Luna è bianca, lo sanno anche i pesci!

- ...

- Nami?

- ...e allora facciamo che per un giorno ogni tanto, quando passa davanti al Sole la Luna diventa nera, okay?

- Ah! Capito! 

- In pratica, oggi, e solo oggi, Sole, Luna e Terra sono perfettamente allineati. Devo andare a sistemare la rotta, adesso, ci vediamo a pranzo!

- Oh. Okay. A dopo!

La rossa scomparve sul ponte.

Rufy, dal canto suo rimase a rimuginarci sopra un po'. Cos'è che aveva detto, Nami...? Perfettamente allineati.

Gli sembrava buffo, che il Sole, la Luna e la Terra avessero scelto proprio quel giorno per fare uno scherzo simile. Forse, volevano aiutarlo.

In fondo, quei tre erano una sorta di... fratelli, no? Fratelli che non si vedevano mai, ma che forse ogni tanto riuscivano a fare un'eccezione e...

- Non so se devo farteli, Sabo - buttò fuori alla fine - Gli auguri, intendo. Non c'è più Ace, e negli ultimi due anni non te li ho fatti, ma... non so, forse se te li faccio con questo... com'è che era?... con questo esclissi, te li riesce a fare anche Ace. E ti arrivano davvero. Magari è come quel grande vortice dell'Isola del Cielo, e c'è un passaggio segreto tra il Sole e la Luna che te li manda, o... non lo so. Però la Terra, il Sole e la Luna sono fratelli, e non si possono mai vedere tutti e tre insieme, ma ogni tanto sembra che riescano a fare un'eccezione. Mi ricordano un po' noi tre... mi piace un sacco il Sole, perciò io potrei fare lui, Ace potrebbe essere la Luna -però non dirglielo, perchè è un nome da femmina e lo sai come è fatto- e tu la Terra. Nami una volta mi ha detto che il Sole è molto più lontano dalla Terra e la Luna, e adesso è un po' così, siete tutti e due lontani. Quindi... magari dovremmo provarci anche noi. A fare un'eccezione, dico. Non voglio chiedere miracoli, ma... Tanti auguri, Sabo.

Rufy non si immaginava neanche a cosa stesse per andare incontro, a Dressrosa. 

Inutile dire che, quel giorno, al Colosseo, quando davanti agli occhi gli comparve il familiare cappello blu, pensò davvero che a riportargli il fratello dovessero essere stati l'eclissi e quella strana luna nera, accompagnati dai suoi auguri di compleanno.

Ma questa, forse, è già un'altra storia.

 

 

*******

 

Dal suo posto privilegiato lassù, sulla Luna, Ace assistette a tutto.

In fondo, c'era andato perchè doveva, perchè glielo diceva l'astronomia, che la Luna quel giorno doveva mettersi lì.

Però un pochino ci aveva sperato, di riunirsi per qualche istante col Sole e la Terra, così distanti dal suo mondo di ombre;

un pochino aveva desiderato di vederli alzare gli occhi al cielo, in mezzo alle nuvole, e riconoscerlo, lì, a metà tra di loro.

E glieli aveva fatti anche lui, gli auguri a Sabo. Rufy aveva ragione. Usando l'eclissi, potevano continuare a fargli  gli auguri insieme, 

anche se Sabo non era proprio dove Rufy credeva; e pure Sabo non aveva torto: qualcosa stava davvero per cambiare. 

La Luna era tornata, anche se per pochi secondi. Aveva chiamato a sè le maree. 

Il mare era stato innescato, ora toccava ai suoi fratelli farlo esplodere, tutto d'Un Pezzo.

Buon compleanno, Fratello. Prendi il mio Frutto, ti spetta.

E veglia sul piccoletto. E' forte sì, ma si ficca sempre nei guai.

Ci si rivede al prossimo eclissi.































Angolo dell'autrice di quella che ha scritto questa roba:
Ladies and Gentlemen, 
se siete giunti fino a qui: Complimenti!
No, davvero, grazie, anche solo perchè ci avete provato.
E' la prima volta che scrivo in questo fandom per non dire la prima volta che scrivo in generale dopo mesi e mesi e ci tenevo abbastanza a fare una cosa fatta bene.
Ergo: benvenuti alla prima puntata di "Come deludersi da soli"!
No, scherzi a parte, sono abbastanza contenta di come è venuta questa OS, devo dire che mi piace. Naturalmente, essendo roba scritta da me, non succede praticamente niente, l'introspezione è una pianta infestante, sono prolissa e i tempi sono morti e lenti come il mio computer, ma mi piace comunque.
... no vabbe', non esageriamo. Ovviamente scherzoNienteè lento come il mio computer, scrivetevelo da qualche parte e tenetelo bene a mente, così sarete pronti a scappare nel caso vi imbatteste in lui. 
Prova ne è senza dubbio il fatto che sono le due meno un quarto del mattino e non sono ancora riuscita a postare questa benedetta OS. Quando è dal 20 marzo che ci provo. Si, insomma, mi sono pure persa la giornata, Sabo ormai si becca gli auguri in ritardo. 
Computer, sei vergognoso. 
Bando alle ciance, torniamo al nostro Eclissi, perchè ci tengo a parlarvene.
Stamattina è stata una delle più belle della mia vita; e non perchè ho provato l'ebbrezza della bigiata di classe (motivi scientifici, naturalmente. Mi han detto che non si può chiamare bigiata perchè i genitori lo sapevano, ma sta di fatto che non siamo andati a scuola, perciò più o meno lo è) ma perchè ho assistito al primo eclissi solare memorabile della mia vita  , e okay, era parziale qua da noi, e non totale, perciò nella storia ho un po' barato, ma quello che ho descritto quassù -il cielo grigio, le nuvole-filtro, eccetera- è il mio personale vissuto, e la cosa mi ha traumatizzato. E' dalle tre del pomeriggio che lavoro a questa cosa, oggi dovevo studiare, ma poco importa, la Luna mi ha detto di scrivere, e dato che c'ho pure le mie cose in questi giorni, alla Luna non si dice no.
No, per dirvi che quest'eclissi mi ha rapita totalmente, e ora che ho scritto qualcosa su di lui posso pure morire in pace e prendere 4 in greco e tutto quello che volete. Stamattina sono stata incollata alla carta da radiografia ai Giardini per praticamente tre ore, e me lo sono vista tutto, ed è stato semplicemente grandioso, soprattutto quando le nuvole facevano da filtro naturale e si poteva vedere tutto a occhio nudo.
Ricollegandoci a EFP, è da più o meno tre mesi che provavo a scrivere qualcosa per One Piece, perchè avevo una voglia e un'ispirazione tremende, ma cancellavo tutto, perchè io sono una perfezionista. So diventare maniacale. 
Oggi però questa roba è stata d'obbligo, l'eclissi me l'ha chiesto, Sabo -che è un personaggio che sinceramente ADORO, mi piace un sacco come cerca la libertà, mi ci vedo troppo- me l'ha chiesto, e non l'ho tirata indietro all'ultimo come al solito. 
E lo so che sembro un po' pazza o sclerata, a parlarvi di fenomeni astronomici che mi chiedono di fare le cose, ma vorrei ricordarvi 1) che sono le 2 del mattino e chi risponde delle sue azioni a quest'ora? e 2) che sono qui attaccata allo schermo da un sacco di tempo, e questa cosa non fa bene a nessuno.
Dati più tecnici: le coppie. Allora, ci sono evidenti accenni di Sabo/Koala, qua dentro -non sono adorabili? Io li trovo stupendi assieme-, ma non me la sono sentita di segnarla come coppia, perchè, apparte che è appena appena accennata, questa OS mirava ad altro, e l'importante non era quello. Mica che poi uno arriva, si fa la ricerca col filtro 'Sabo/Koala', e trova questa roba. NON è una Sabo/Koala. Punto. Già è tanto che ho messo il nome di Koala nell'intro.
Ah, e adesso -che genio- mi viene in mente che con la storia dell'eclissi e del compleanno di Sabo, probabilmente ne troverete a bizzeffe di storie del genere oggi, e mi vorrei seriamente tirare una mazza in testa perchè avrei potuto pensare a qualcosa di più originale. O perlomeno postare prima, ma il mio computer è deficiente ma ho avuto problemi tecnici.
Tanti auguri di buona primavera a tutti voi! (non è fantastica la primavera? Non è l'autunno, ma è comunque una meraviglia! *o*)
Emma! ^^

 

  
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