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Autore: Cat_Writer    21/03/2015    4 recensioni
E se Shinichi e Ran non fossero amici d'infanzia?
E se Shinichi si trasferisse a Tokio da Osaka?
Cosa porta Shinichi a Tokio?
TRATTO DAL CAPITOLO 4:
“- non lasciarmi qui da sola, per di più al buio -”
“- torno subito, tu non muoverti -” rispose lui sorridendo.
Stava per andare, quando un altro tuono, più forte degli altri
squarciò il cielo, illuminandolo.
Ran saltò in aria dallo spavento, senza rendersene conto
tirò a se Shinichi, che, non aspettandoselo perse l'equilibrio cadendole addosso. Erano molto vicini..

[....]
TRATTO DAL CAPITOLO 6:
[….]
Ran lo guardò negli occhi con rabbia. Non ne poteva più di sentire quelle parole che, alle sue orecchie erano false e inutili.
“- Adesso basta -” il suo tono erano notevolmente alto, Shinichi s'interruppe, vedendo nei suoi occhi tanta rabbia e altrettanto dolore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama, Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                           IL GIOCO DEL DESTINO

                                      CAPITOLO CINQUE: 
MISTERI
SVELATI




 
Urla, spari si susseguivano per tutto il locale incutendo terrore.
Shinichi con scatto deciso abbracciò Ran proteggendola mentre quest’ultima ad occhi serrati si tappava
le orecchie con le mani per attutire quel frastuono assordante.

“-Fermi tutti! Non muovetevi-” disse l’uomo con voce cavernosa puntando una Revolver contro una donna anziana.

Indossava un pantalone e un dolcevita nero, ed il volto coperto da un passamontagna dove si intravedevano gli
occhi piccoli e la bocca secca e screpolata.

“-Tu, prendi l’incasso. E tu, tieni d’occhio la strada-” continuò l’uomo.

Alcuni bambini piangevano cullati dall’abbraccio protettivo dei genitori.La paura serpeggiava in quel piccolo bar.

“-Shinichi, che facciamo?-” chiese sottovoce guardandolo.

“-Sta calma Ran, ci sono io con te-” le disse sorridendole, mentre pensava ad un modo per uscire da quella situazione.

“Devo cercare di distrarli in qualche modo” pensò il detective mettendo in moto il suo cervello.

“-Muoviti a prendere i soldi vecchio!-” disse l’atro rapinatore rivolgendosi all’anziano proprietario del locale, che
lentamente metteva i soldi guadagnati in una piccola busta.

Si avvertiva il suono delle sirene delle auto della polizia sempre più vicino.

“-Accidenti capo! Stanno arrivando-” parlò il tizio che era a guardia della porta.

“-Ho finito capo-” disse invece l’altro brandendo la sua arma contro la barista e il proprietario.

“-Non credevo sarebbero arrivitati così in fretta, accidenti-” sputò fra i denti arrabbiato quello
che sembrava essere il capo di quella banda.

“-Non possiamo stare qui!-” continuò uno dei due intimorito.

“-Lo so, state calmi-” disse scrutando i volti dei presenti.

Un’idea gli era balenata in testa, e sorrise maleficamente. Quello che serviva loro era un ‘passpartout’.

La polizia aveva circondato il locale tenendo sotto tiro i tre rapinatori.
I pianti dei bambini erano diventati insistenti, ed i genitori cercavano di calmarli il più possibile.

“-Adesso basta. Le conviene farli smetterre signora, o lo farò io ma a modo mio-” ringhiò arrabbiato il capo.

E per dimostrare che faceva sul serio puntò la pistola al cielo e sparò. Il suono rimbombò per tutto il locale
facendo urlare di terrore gli ostaggi, e creando il panico fra gli agenti di polizia già pronti a fare fuoco.

“-Adesso uno di voi verrà con noi senza fare storie, o si ritroverà una pallottola in fronte. E’ charo?-” continuò il capo
con voce falsamente dolce e carezzevole.

Si avvicinò lentamente scrutando uno per uno chi sarebbe stato il suo lasciapassare.
Shinichi strinse Ran portandola dietro di sè lentamente.
Ma il movimento fù notato dal capo dei rapinatori che sadico si avvicinò ai due.

“-Ma chi abbiamo qui?-” disse parandovisi davanti e sfidando il detective con lo sguardo.

“-Trovata-” continuò all’improvviso scaraventando Shinichi lontano da Ran.

“-Shinichi-” urlò preoccupata, ma l’uomo la trattenne per il braccio strattonandola verso sè.

“-Lasciala andare-” urlò Shinichi. Si rialzò velocemente e balzò in avanti verso i due.

“-Non fare un passo o l’ammazzo davanti ai tuoi occhi-” disse sprezzante il rapinatore che vedendo lo
slancio del ragazzo prese Ran e la portò davanti a sè.

Ran era spaventata, sentiva il braccio di quell’uomo tenerla stretta, sentiva la canna della pistola sulla tempia.
Deglutì mentre il cuore le scoppiava nel petto ed il panico le inondasse ogni fibra della sua anima.
Shinichi era immobilizzato, si sentiva impotente. Non sapeva come aiutarla, non riusciva a restare lucido e ragionare.
Non riusciva a non pensare allo sguardo terrorizzato di lei.

Quello accadde dopo in una manciata di secondi fù incredibile.

Due uomini coraggiosi si avventarono contro i due rapinatori ingaggiando così una lotta corpo a corpo e disarmandoli.
Il capo distratto allentò la presa su Ran e Shinichi ne approfittò spingendo via Ran dando un calcio alla mano dell uomo
per fargli perdere la presa sulla Revolver. La polizia fece irruzione all’interno del bar e ammanettò i tre rapinatori
di cui si scoprì l’identità.
Ran appena tutto fù finito ed i tre arrestati andò verso Shinichi e lo abbracciò forte piangendo.

“-Ho avuto così paura Shinichi-” disse con voce rotta.

“-Ne ho avuta anch’io Ran-” ammise stringendola forte a sè.

Andarono al commissariato per deporre, mentre l’ispettore Megure informò Kogoro che accorse immediatamente.
Kogoro portò entrambi i ragazzi a casa propria, e lì trovarono anche Heiji e Kazuha preoccupati per loro.


§ § ¤ § §


“-Oh tesoro, non sai la paura che ho provato-” disse Kogoro abbracciando stretta la figlia.

La consapevolezza di essere arrivato a perderla per sempre come con Eri lo destabilizzò. E capì che avrebbe
dovuto dirle la verità.

“-Sono qui, papà e sto bene-” rispose Ran staccandosi un pò dall’abbraccio del padre per poterlo guardare negli occhi e
rasscurarlo.

Kogoro sorrise mesto e le accarezzò con amore una guancia.
Alzò lo sguardo e vide le iridi blu di Shinichi scrutarlo, leggeva nello sguardo del giovane detective un velo di tristezza
mista a rassegnazione.
Aveva capito.

“-Tesoro, dobbiamo parlare-” disse serio Kogoro.

Ran capì che c’era qualcosa che non andava e avvertì uno strano presentimento, quasi una brutta
sensazione.
Annuì e Kogoro sospirò sedendosi sul divano di fronte la figlia.
Anche Heiji come Shinichi capii e con un cenno del capo verso il detective Kogoro
trascinò via Kazuha.
Adesso la casa era avvolta da un inquietante silenzio, Ran si mosse nervosa e guardò il padre alzarsi e prendere due
buste una bianca e una gialla entrambe molto grandi.

“-Oltre sei mesi fà, ricevetti una ‘lettera’ minatoria e non ci detti molto peso classificandola come la classica lettera..-”
inziò a raccontare sotto lo sguardo di Ran.

“-Ma non fù così..ne ricevetti altre, sempre più frequenti e minacciose e..iniziai a prendere sotto gamba la questione. Fui
affiancato da un paio di agenti e le lettere sembravano essere finite, ma poi..arrivarono anche delle foto. Mie foto.
Io che andavo a lavoro, che risolvevo dei casi, che compravo le sigarette..-” raccontò contrito mostrando lettere e foto.

Ran sgranò gli occhi inorridita da tutto ciò ed esortò il padre a continuare.

“-Iniziammo ad indagare ma ogni volta che scoprivamo qualcosa..- parlò stringendo i pugni – Poi tutto cambiò quando ricevetti
l’ultima lettera-” finii lucubre.

“-Cosa diceva l’ultima lettera papà?-” domandò Ran con il cuore in gola, avvertendo nuovamente quella sgradevole
sensazione.

“-L’ultima lettera risalente a quattro mesi e mezzo fà..minacciava non me ma..te. Insieme alla lettera arrivarono anche
delle foto dove tu eri il soggetto principale-” rispose alla domanda Kogoro.

Ran vide le altre foto e aprì le labbra in un muto urlo. Le lacrime iniziarono a solcarle il viso, lasciò cadere le foto come in preda
ad una scossa, svolse lo sguardo verso il padre anch’esso con gli occhi lucidi pregni dello stesso dolore della figlia.

“-Continuai ad indagare mentre ti tenevo d’occhio, ma sapevo di non poter fare tutto da solo. Non volevo dirtelo per non
spaventarti e non volevo che vedessi la scorta e ti sentissi in gabbia-” parlò passandosi una mano sul viso e
stropicciandosi gli occhi stanchi.

“-Così pensai a qualcuno che potesse tenerti d’occhio senza destare sospetti, qualcuno di cui ti saresti..fidata-”
continuò.

Ran sgranò gli occhi sentendo il cuore perdere dei battiti mentre il respiro accellerava.

“No, non può essere...” pensò Ran.

“- Contattai Shinichi sotto consiglio di Megure. Gli spiegai la situazione ed accettò l’incarico trasferendosi qui-” finii
Kogoro guardando la figlia.

Ran aveva lo sguardo fisso nel vuoto solo poche parole le riecheggiavano nelle orecchie.
Incarico.
Menzogne.
Shinichi.


Kogoro abbracciò Ran cullandola, stringendola, rassicurandola.

“-Perdonami tesoro, non volevo mentirti..io volevo solo proteggerti e farti stare tranquilla invece di vivere nel terrore che
qualcuno senza nome o volto ti potesse far del male. Ti prego Ran, non odiarmi-” sussurrò con fil di voce all’orecchio di sua
figlia.

Ran pianse ancor di più stringendosi in quell abbraccio che sapeva di amore, di casa e di famiglia.

“-No papà, come potrei odiarti? Tu mi volevi solo proteggere, volevi che vivessi la mia vita tranquilla ed io..’sei il mio
eroe’*, lo sarai sempre e per sempre qualsiasi cosa accada-” rispose Ran guardando il padre negli occhi e
abbracciandolo ancora.

Rimasero in quella posizione forse per ore ma non stancarono.

“-Adesso vado a dormire sono parecchio stanca, è stata una giornata..pesante-” disse Ran.

“-Certo tesoro vai, e buonanotte-” le rispose dolcemente.

Ran andò in camera e non appena chiuse la porta si lasciò scivolare in terra.
Piegò le ginocchia sino al petto ed incrociandovi sopra le braccia vi appogiò sopra la testa.
Pianse tanto, troppo. Sentiva gli occhi gonfi, ed erano certamente parecchio arrosati ma non leimportava,
sentiva un forte dolore al petto.
Una voragine che si stava espandendo a macchia d’olio.

“Per tutti questi mesi..mi hai solo mentito” pensò amaramente.

E lei che stava per rivelargli i suoi sentimenti..


Stupida, stupida, stupida.
Si ripeteva questa parola come una mantra. Non riusciva a concepire, a metabolizzare tutte le informazioni che il padre
e aveva dato. Sentiva un peso comprimerle il petto togliendole il respiro, si sentiva tradita, ferita, delusa..
Credeva di contare qualcosa per lui, di essere in qualche modo importante.. ed invece..era solo uno dei tanti casi che
doveva risolvere. Era solo questo.
Un caso.

~~ § ¤ § ~~



“-Sono qui caro detective Kogoro, a pochi passi da te. Ti dustruggerò. Voglio vederti soffrire.
E tu, mi aiuterai mia dolce Ran-” continuò scoccando uno sguardo carico d’odio al detective e a sua figlia.

Vendetta. Ecco cosa desiderava con tutta l’anima.

 

ANGOLO AUTRICE


Salve eccomi qui con il quinto capitolo de “ Il Gioco del Destino”.
Adesso sappiamo del perché Shinichi si sia trasferito a Tokio da Osaka..

So di non aver risposto alle recensioni del precedente capitolo ma, ero sprovvista di connessione internet ..
Le vostre parole mi hanno dato una gioia immensa e spero di non avervi deluso.
E' un pò banale, lo ammetto, ma ho voluto lasciare immutata la trama, diciamo per rispetto alla " ME STESSA"
di anni fà..
Spero vi piaccia e vi chiedo di lasciarmi un vostro parere :) ne sarei felice davvero.
A presto, al prossimo capitolo..
Un bacio..


Cat_Writer
  
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