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Autore: Pendincibacco    21/03/2015    3 recensioni
"[...] negli ultimi mesi Naruto è sempre assente. Certo, partecipa alle missioni, ma se lo cerco quando non abbiamo incarichi non è praticamente mai in casa. Dice che passeggia per rilassarsi, ma mi sembra strano che lo faccia tutti i giorni, non è da lui! –
- L’ho notato anche io. – constatò il maestro – Forzarlo a parlare non servirebbe, Naruto reagisce male alle pressioni. Forse dovremmo seguirlo per vedere dove va e su che cosa rimugina. – valutò.
Ma le elucubrazioni dei due furono inaspettatamente interrotte.
- Beh, non ho idea di che cosa Naruto pensi, nei libri che ho letto non spiegano esattamente come fare a capirlo, ma so dove va quando non è in casa. – asserì Sai con il suo solito tono serafico."
Missing moments della mia precedente storia "Respirare", incentrati su come i membri del team 7 arrivano a capire che tipo di problema attanaglia Naruto e su come agiscono di conseguenza.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Konoha, dopo la tempesta.'
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Note dell'Autrice: Salve a tutti! Eccomi qui con la seconda ed ultima parte di questa storia, per una volta sono riuscita a rispettare i tempi che mi ero autoimposta! In questo secondo capitolo non ci sono solo missing moments ma anche un paio di scene presenti anche nella storia principale che sono semplicemente riassunte dal punto di vista di Sakura. Spero che anche questo vi piaccia, nonostante sia una cosina scema, e, come al solito, se ne avete voglia segnalatemi gli errori, provvederò a correggerli! Buona lettura!



Capitolo 2
Vado matta per i piani ben riusciti
 
 
Sakura si diresse verso casa di Sasuke, senza fretta. Era sera, l’ora di pranzo era appena passata, e le stelle cominciavano a fare capolino tra le nuvole nel cielo. Il quartiere degli Uchiha era sempre il solito, vuoto, freddo e inospitale; la ragazza si chiese ancora una volta come potesse il compagno vivere ancora in quel luogo. Ma dopotutto, pensò, Sasuke era sempre stato attaccato ai ricordi. Bussò alla porta e attese, domandandosi come avrebbe reagito il ragazzo all’intrusione: non era famoso per la sua pazienza, in effetti. Sasuke aprì la porta poco dopo, mostrandosi dapprima minaccioso, probabilmente infastidito dall’essere stato disturbato a quell’ora, poi semplicemente sorpreso.
- Sakura. Che ci fai qui? –
- Ciao, scusa l’intrusione ma avrei bisogno di parlarti. Ti disturbo in un momento importante? – chiese, educata. Con Sasuke era sempre meglio essere cauti.
- No, stavo lavando i piatti. Entra, mentre mi parli finisco di mettere a posto la cucina. –
Detto questo le fece spazio e la condusse all’interno della casa. Sakura non ci era mai stata, i meeting di squadra li facevano sempre da lei o da Kakashi, che avevano gli appartamenti più comodi e centrali. Si era aspettata qualcosa di tetro e triste, rimase quindi stupita nel trovarsi in una tipica casa in stile giapponese, spaziosa e luminosa, con una normale cucina di legno chiaro.
- Siediti pure al tavolo e parla, anche se lavo i piatti ti ascolto. – disse il padrone di casa prima di dirigersi verso il lavello ed immergere le mani nell’acqua saponata.
 
Sakura si mise comoda e, preso un respiro, decise di cominciare con il botto.
- Scusa se sono passata a quest’ora, ma ti volevo parlare in privato e se ti avessi cercato in giornata avrei rischiato di farmi beccare da Naruto. – buttò lì. Sasuke si irrigidì immediatamente. Bingo.
- Non capisco che intendi. Non ci alleniamo insieme e vive dall’altra parte del villaggio. – tentò di negare lui, evidentemente a disagio. Ma Sakura era tenace.
- Vero. Ma in realtà credo che lui non si alleni affatto, considerando che passa le sue giornate a guardare te appollaiato come un gufo sui rami degli alberi. –
Colpito. E, a giudicare dal sospiro sconsolato che Sasuke aveva appena emesso, pure affondato. Il ragazzo non si voltò, ma smise di strofinare il piatto che teneva in mano e, appoggiatolo, si appoggiò con entrambi i palmi al lavello, puntellandosi con le braccia in una posa sconfitta.
- Ve l’ha detto Sai, immagino. Avrei dovuto gonfiarlo di botte quando ne ho avuto l’occasione. – esalò, alterato.
Sakura decise di essere ferma ma sincera: con Sasuke i giri di parole erano deleteri, lei lo sapeva bene.
- No, non avresti dovuto. Anche perché se non ce ne avesse parlato non avrei mai capito cosa sta succedendo a Naruto e, soprattutto, non avrei potuto capire come aiutarlo. –
Sasuke respirò a fondo, lentamente, come per calmarsi.
- Cosa vuoi che ti dica, Sakura? –
- Il motivo per cui ti lasci seguire senza battere ciglio. E’ perché hai capito cosa lo tormenta? O c’è anche … qualcos’altro? –
Sasuke si voltò verso di lei, gli occhi ridotti a due fessure.
- Qualcos’altro cosa? Cosa staresti insinuando? –
- Io non insinuo nulla, voglio solo che tu risponda sinceramente alla domanda. – rispose la ragazza, sincera. Il tono di Sasuke si fece caustico.
- Sinceramente, non credo che siano affari tuoi. –
A quel punto Sakura ne ebbe abbastanza: si alzò di scatto e sbattè entrambi i palmi sul piano del tavolo, facendo sobbalzare il ragazzo, quindi la sua voce si fece dura e fredda.
- Oh, io credo che lo siano, invece. Direi che lo sono, dato che sono in gioco la salute e la felicità del mio, o dovrei dire del nostro, migliore amico. Un migliore amico che, per inciso, hai abbandonato per anni, per poi cercare di farlo fuori più volte. Ma ok, ti abbiamo capito e perdonato, c’erano delle questioni importanti dietro alle tue azioni. Quindi certo, sappiamo che hai uno strano modo di dimostrare il tuo affetto agli altri, ma startene sempre per conto tuo, allenandoti da solo fino a spaccarti la schiena come un perfetto cretino, rifuggendo ogni tipo di contatto umano, non mi sembra un bel modo per ricominciare a farsi una vita. E, soprattutto, mi dà l’idea che tu non sia ancora del tutto stabile, che tu abbia ancora dei conti in sospeso. E se questa tua instabilità, confusione o indecisione che sia dovesse nuocere in qualche modo a Naruto, per la seconda volta, io non te lo perdonerei mai e, anche se questo mi distruggerebbe, ti farei a pezzi. Naruto non merita nulla del genere, merita il meglio. – Sakura puntò il proprio sguardo negli occhi scuri dell’amico. - Merita sincerità. E felicità fino a farne indigestione. Quindi io rimarrò qui finché non avrai risposto alla mia domanda, anche a costo di doverti cavare le parole dalla bocca a suon di pugni, Uchiha. –
 
Sasuke, per quanto possibile, sembrava avvilito. Sakura aveva scelto con cura le proprie parole; con quel “per la seconda volta” sperava di far leva sul senso di colpa del ragazzo e di riuscire a scuoterlo un po’. Pensò che doveva esserci riuscita, perché il compagno si avvicinò a lei e si sedette stancamente su una delle sedie, per poi lanciarle uno sguardo obliquo ma privo del suo tipico sapore di sfida.
- Ho capito qual è il suo problema perché ne ho uno simile anche io, di cui non ho nessuna intenzione di parlare, sia chiaro. Ti basti sapere che al momento è sotto controllo. Dato che avevo lo stesso tipo di problema ho voluto … aiutarlo, permettendogli di osservarmi in modo che potesse stare tranquillo. Niente di eclatante –
Sospirò, passandosi le dita tra i capelli, afferrandone alcune ciocche in un gesto nervoso così poco tipico di lui.
- Non dico che ci sia altro, dietro a ciò. Ma se anche ci fosse, e sottolineo il se, non avrebbe nessuna rilevanza. Per Naruto non c’è altro. –
La ragazza, quasi intenerita dall’idiozia dei membri maschili del team 7, lo guardò scettica.
- Da quando sei diventato tanto bravo a capire le persone da poter azzardare ipotesi del genere? –
Sasuke alzò lo sguardo e lo fissò in quello della compagna; sembrava triste e confuso al tempo stesso.
- Naruto sa che io so che mi segue, l’ho affrontato qualche tempo fa. Volevo dargli modo di parlarmi del suo … problema, se ne avesse avuto voglia. E … se ci fosse stato dell’altro, in quel momento avrebbe dovuto capirlo. Invece non ha detto nulla, non ne abbiamo più parlato. Quindi non c’è altro. –
Sakura sorrise. Ormai non aveva nessun dubbio, le sue preoccupazioni iniziali erano infondate: Sasuke non avrebbe affatto spaccato la faccia al compagno se questo si fosse dichiarato; anzi, probabilmente si sarebbe persino sciolto in un mezzo sorriso.
- Sasuke, ormai dovresti saperlo: con Naruto nulla è facile. Dagli tempo, lo sai che è duro di comprendonio; ma sono certa che presto verrà a parlarti. E allora vedremo se c’è o non c’è questo famoso “altro”. Tu però non chiuderti a riccio come al solito e dagli una possibilità. E già che ci sei, dalla anche a te stesso, che male non ti fa. Per adesso ti auguro la buonanotte Sasuke. –
Si diresse alla porta e stava quasi per chiudersela alle spalle quando la voce dell’amico la raggiunse.
- Sakura –
Si voltò, osservandolo. Lui teneva lo sguardo basso.
- Grazie. –
Sakura scosse la testa. Erano davvero sciocchi, ognuno a modo suo.
- Ma di che. Ci vediamo domani da Kakashi. –
E detto questo uscì e si diresse verso casa, lasciando il ragazzo immerso nei suoi problemi.
La fase uno del suo piano, consistente nel pungolare Sasuke e nell’accertarsi che le sue supposizioni fossero corrette, era appena stata completata.
 
***
 
Mentre si allontanava dal Ramen Shop, Sakura rifletteva sulla situazione. Anche la seconda, ed ultima, fase del suo piano, ovvero il dare una spintarella anche a quel cretino di Naruto, si era appena conclusa. Aveva approfittato di uno dei loro, ormai rari, incontri per pranzo per affrontare la questione e, dato che ben conosceva il suo cocciuto amico, aveva giocato d’astuzia ricorrendo alla psicologia inversa. Dirgli che aveva capito tutto e che avrebbe dovuto parlare con Sasuke per confrontarsi definitivamente sui loro problemi e anche sull’altra questione sarebbe stato deleterio, quindi aveva rivolto la questione su se stessa: “faccende di cuore”, “sono preoccupata per lui”, “parla con lui” … l’idea di base doveva essere la preoccupazione per il compagno recentemente ritrovato, cosa che comunque era vera e reale, perciò non gli aveva esattamente mentito, semplicemente aveva preso la questione da una prospettiva differente. Naruto non era uno stupido, aveva capito bene che lei sapeva del suo problema, tuttavia la ragazza aveva introdotto l’argomento gentilmente, di sottofondo, cercando di non essere invadente, e l’amico sembrava averla presa piuttosto bene. E Sakura sperava, forse ingenuamente, che anche i suoi velati riferimenti al suo rapporto speciale con Sasuke avessero fatto centro. In ogni caso aveva fornito a Naruto una scusa valida, ovvero la propria preoccupazione, per intavolare una seria conversazione con  il compagno. E mentre cercava le chiavi di casa nella tasca, la kunoichi sorrise tra sé, quasi convinta che in pochi giorni le cose si sarebbero risolte e che, presto, i pettegolezzi sulle coppie più chiacchierate di Konoha sarebbero schizzati alle stelle.
 
***
 
Cretini. Quella volta, anni prima, il Terzo Hokage le aveva assegnato una coppia di perfetti cretini come compagni di team. Questo era quello che Sakura aveva pensato quando Naruto si era presentato nell’ufficio di Tsunade con il viso pallido e l’espressione stravolta di chi sta cercando di non scoppiare a piangere davanti a tutti. Diamine, aveva parlato con entrambi: Naruto sembrava convinto a parlare e Sasuke ad ascoltare. “Cosa diavolo può essere andato storto?” si era chiesta la ragazza, allibita, lanciando a Kakashi uno sguardo preoccupato che chiedeva di stare all’erta. Aveva aggiornato i ragazzi sulla questione quella stessa mattina, mettendoli al corrente delle sue certezze recentemente acquisite sui sentimenti di Sasuke e rassicurandoli ancora una volta. Rassicurazioni stupide, a quanto pareva, visto lo stato pietoso in cui versava l’amico; e la situazione non poteva che peggiorare, dato che la missione che l’Hokage aveva appena assegnato non comprendeva Sai e Sasuke e si sarebbe protratta per almeno qualche ora.
 
Naturalmente, la situazione era peggiorata. Dopo nemmeno due ore da quando erano arrivati alla fattoria da ricostruire Naruto stava avendo un attacco di panico in piena regola: ansia, iperventilazione, gambe molli e tutto il resto. Evidentemente, dopo il litigio che doveva sicuramente aver avuto con Sasuke quella mattina, rimanere per così tanto tempo senza di lui doveva essere stato troppo. Fortunatamente Sakura sapeva cosa fare, così lo aiutò a riprendersi, facendolo sedere e respirare lentamente; quindi lanciò uno sguardo a Kakashi, che annuì.
Quei due avevano bisogno di chiarire la questione, immediatamente. Si rivolse quindi a Naruto.
- Aspetta qualche momento fino a che non ti sentirai un po’ meglio, poi alzati, corri come il vento e vai da lui. Qui ci pensiamo io e il maestro a finire. – gli disse, sorridendo, sostenuta da Kakashi. Il ragazzo sembrava scosso e confuso, di certo non capiva come loro potessero già sapere tutto. “E’ così ingenuo” pensò Sakura, invasa dalla tenerezza. Guardò Naruto alzarsi e guardarli, apparentemente commosso, e mormorare un ringraziamento prima di schizzare via tra gli alberi. Kakashi sosopirò pesantemente, appoggiandosi ad un albero.
- Credi che dovremmo seguirlo? –
Sakura sorrise brevemente.
- No, non credo sia necessario. Penso che questa volta Naruto non si farà sfuggire l’occasione e, se lo conosco almeno un po’, nemmeno Sasuke. – Battè le mani un paio di volte, come a volersi dare la carica.
- Su, rimettiamoci al lavoro, altrimenti in due finiremmo domani! E non possiamo certo rischiare di perderci i risultati del nostro duro lavoro da angeli dell’amore! – asserì con un ghigno. Kakashi liberò una breve risata.
- Hai proprio ragione, domani mattina non dobbiamo avere impegni per nulla al mondo! –
 
***
 
“Toc – toc”
La mattina successiva Sakura bussò alla porta di casa di Naruto e attese, ottimista. Era convinta che le cose tra i suoi due migliori amici si fossero sistemate e, naturalmente, voleva parlare con Naruto per scoprire come era andata esattamente e gongolare un po’. Attese per qualche momento, quindi bussò di nuovo; evidentemente quello sfaticato cronico era ancora a letto. Al terzo tentativo cominciò a preoccuparsi: dove poteva essere quel disastro ambulante? Che gli fosse accaduto qualcosa?
- Sakura? –
La ragazza per poco non gridò per lo spavento nel sentire la voce di Naruto provenire dalle proprie spalle, quindi si voltò di scatto.
- Naruto! Sono dieci minuti che busso, dove diamine eri finito? E’ sabato mattina, com’è possibile che tu non sia a letto? – chiese, basita. Il ragazzi si portò una mano al retro del collo, grattandosi la nuca e sorridendo nervosamente.
- Oh sai, avevo difficoltà a dormire e ho fatto una passeggiata. Ma dimmi, volevi chiedermi qualcosa? –
 
In quel momento Sakura notò che i vestiti del compagno di squadra erano terribilmente stropicciati e questo, unito al fatto che i pantaloni presentavano alcune sospette macchie d’erba di campo, fece nascere nella sua testa un pensiero che la portò a stirare le labbra in un ghigno.
- Una passeggiata, eh? E dove sei andato, di bello? –
- Dove? Ah sai, un po’ qui e un po’ là. Perché? –
Sembrava decisamente nervoso e perplesso, così Sakura decise di rigirare per un po’ il coltello nella piaga, visto quanto li aveva fatti tribolare.
- Perché quelli sembrano proprio i pantaloni che indossavi ieri alla fattoria. E i tuoi sandali sono ancora sporchi di terra. Non hai pensato di lavare tutto ieri sera? – chiese con un tono innocente del tutto fasullo.
- Oh, ero molto stanco e non devo averci fatto caso … -
- A proposito … com’è andata con Sasuke? – Sorrise, avvicinandosi piano piano al punto focale della questione. Naruto parve cadere dalle nuvole.
- Con Sas’ke? Ah beh, tutto bene direi, abbiamo sistemato le nostre, ehm, divergenze … a proposito, non sono ancora riuscito a chiederti come hai saputo della mia, insomma, situazione. –
Effettivamente la questione doveva risultare davvero strana per il ragazzo, tuttavia la kunoichi decise di rimanere sul vago.
- Oh, è bastato osservarti, e poi sono un medico, lo sai. –
- Si ma … tu sapevi anche di Sasuke, no? –
Sakura immaginò che si riferisse al fatto che osservare Sasuke fosse il suo modo per calmare gli attacchi d’ansia, quindi annuì.
- Mah, qualcosina sapevo, si. Comunque, avresti dovuto parlarmene. –
Altro che se avrebbe dovuto, quell’imbecille, ma il momento era troppo divertente per indugiare su questioni troppo serie. Il ragazzo fissò lo sguardo a terra, facendo una smorfia.
- Lo so, ma, beh, è imbarazzante. La questione del panico e, beh, tutto il resto. –
- Quale resto? – chiese la ragazza. Ecco, c’erano quasi, si era quasi tradito.
- Mmmmh esatto, quale resto? – chiese lui roteando gli occhi, fingendo innocenza.
- Naruto, te l’ho appena chiesto io quale resto! –
- Beh, ci sarebbe anche un’altra questione … credevo che l’avessi capito ma se non è così, beh, credo di dovertelo dire. Cioè, non è che voglia mettere i manifesti in giro, ma credo dovresti saperlo. E’ che mi sento troppo idiota a dire una cosa del genere e poi, non so … ho paura che ti arrabbierai. –
 
A quel punto fu troppo. L’espressione confusa, imbarazzata e afflitta di Naruto nel pronunciare quell’ultima frase fu il colpo di grazia e Sakura cominciò a ridere. Rise tanto da doversi ripiegare su se stessa, tenendosi la pancia, con le lacrime agli occhi. Il compagno parve ancora più confuso di prima e, forse, quasi spaventato.
- Ehm, Sakura, perché ridi? –
La ragazza cercò di darsi un contegno, respirando a fondo e sostenendosi con le mani poggiate sulle ginocchia.
- Rido perché trovo esilarante il fatto che tu non abbia il coraggio di dirmi che tu e Sasuke state insieme dopo che ti ho beccato mentre ritornavi a casa alla chetichella con indosso i vestiti di ieri, dopo aver passato la notte fuori! E poi, perché dovrei arrabbiarmi? Te l’ho detto l’altro giorno a pranzo: ti meriti tutta la felicità possibile. –
La faccia di Naruto, a quel punto, era impagabile: viso arrossato, occhi stralunati, bocca tanto aperta che pareva essersi dislocato la mandibola. In generale, pareva che stesse per strozzarsi con la sua stessa saliva a causa dello shock.
- Ma … ma tu, co-come …? – balbettò, incapace di articolare una frase di senso compiuto. Sakura ridacchiò ancora e, da dietro l’angolo dell’edificio, proruppe una risata improvvisa che fece sobbalzare il povero ragazzo, sempre più sconvolto.
- Ma chi diavolo c’è lì dietro? Fatti vedere! – esclamò.
Le risate crebbero di intensità e da dietro l’angolo spuntarono naturalmente Sai e Kakashi, l’uno sorridente e divertito, l’altro ancora scosso dalle risate. Naruto, se possibile, sbarrò gli occhi ancora di più e assunse una piacevole sfumatura violacea in volto.
 
- Cosa diavolo ci fate voi due qui? Ma che sta succedendo? –
Il maestro smise finalmente di ridere, quindi tentò di darsi un certo contegno: dopotutto, era pur sempre un adulto.
- Siamo venuti con Sakura, per vedere come erano andate le cose. Beh, a giudicare dalla situazione direi che sono andate molto bene, no? – disse, ammiccando, e ricominciò a ridacchiare, incapace di contenersi, seguito a ruota da Sakura.
Sai si avvicinò a Naruto e gli prese la mano, stringendogliela come se si stesse congratulando per qualcosa di davvero importante.
- Sono contento che sia andato tutto bene Naruto. Quando hai due minuti potresti spiegarmi un paio di questioni che non riesco ad afferrare? Non ho trovato riferimenti precisi nei miei libri. – domandò, genuinamente curioso.
- Questioni? – chiese l’amico, ormai troppo frastornato per capire alcunché.
- Si, ad esempio: due uomini possono fare sesso? A giudicare dalle condizioni in cui sei e dal fatto che sei arrossito direi di si, ma non mi è molto chiara la questione. –
A quella dichiarazione Kakashi e Sakura si accasciarono contro il muro, ridendo a crepapelle, sostenendosi a vicenda l’una sulle spalle dell’altro nel tentativo vano di smettere di ridere e di riprendersi. L’Eroe della Foglia, a quel punto, assunse un’espressione indignata.
- Ma insomma! A parte che io non ho, insomma, noi non … ma il punto è: come diavolo fate voi tre a sapere certe cose? – sbraitò, ormai più infastidito dal fatto di essere stato beccato con tanta facilità che sconvolto.
Kakashi prese un profondo respiro e, poggiando la mano sulla spalla dell’ex allievo, decise di prenderlo in giro ancora una volta.
- Ah Naruto, non agitarti, è molto semplice: la divinità dell’amore ci ha tenuti aggiornati sulle tue pene d’amore … e ti ha anche dato una mano a sbrogliarle, direi! – commentò, ghignando.
- La divinità dell’amore? E chi sarebbe? – chiese il ragazzo, perplesso ma ormai divertito dalla situazione generale.
- Beh, è molto facile riconoscerla – asserì Sakura, scompigliando i capelli al compagno - Ha i capelli rosa, la pancia scoperta e un libro perennemente in mano! -




Note Finali: Che dire, anche questa scemenza è conclusa! Come al solito, se avete tempo, fatemi sapere cosa ne pensate: le critiche aiutano a migliorare! In programma, ormai da parecchio tempo, ho un extra di tipo comico di "Respirare", nonchè un'altra storia legata allo stesso universo e che si svolgerà, diciamo, in contemporanea ad alcune parti di "Respirare" ma avrà protagonisti diversi da Naruto e Sasuke, che comunque saranno presenti come personaggi secondari. E chi lo sa, se mi sentirò ispirata scriverò anche qualcos'altro di scollegato da questo mondo, che comunque amo perchè è stato la mia prima creazione, come ho fatto con la one shot "Sette Battiti". Se non l'avete letta, e vi va, magari fateci un salto: è seria, molto diversa dalle mie altre storie, ma devo dire che mi soddisfa abbastanza e perciò, sperando di non sembrare arrogante, mi sento di consigliarvela. Insomma, se pensate che vi possano interessare i miei progetti...stay tuned!
Vi ringrazio ancora una volta per l'attenzione, alla prossima!

Pendincibacco
  
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