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Autore: fabyoletta    21/03/2015    0 recensioni
Miranda Roosevelt non ha mai avuto molto rapporti con sua nonna Florence, ultimo membro della famiglia paterna. Rimane quindi di stucco quando scopre, dopo la sua morte, di essere diventata la proprietaria della vecchia villa di famiglia a Mistville, in Louisiana. Trasferitasi nella cittadina insieme alla madre e costretta a trascorrervi almeno anno prima di poter vendere la proprietà, Miranda scoprirà di aver ereditato qualcosa di più di una semplice villa e di dover prendere parte ad una guerra ... millenaria.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il dono della rosa (La guerra dei cinque)

CAPITOLO 7: Cena con sorpresa

La villetta della famiglia Price spiccava tra le altre case di Maple Avenue per il suo improbabile colore verde menta e il gran numero di oggetti disseminati per tutto il giardino: biciclette, giocattoli, tosaerba, vasi di coccio, scarpe da ginnastica e ombrelli ormai inutilizzabili. Scarlett attraversò il vialetto in pietra senza fare caso a nulla, saltellando qua e la per evitare di calpestare delle automobiline e un’intera città fatta di lego, mentre io la seguivo a ruota con la borsa della scuola stretta in spalla.
“Perdona la confusione ma, come ti avevo già anticipato, non è facile vivere in casa con altre cinque persone”.
“Tranquilla, non devi preoccuparti per me. E’ mia madre quella vedendo il vostro giardino potrebbe morire di qualche forma d’infarto” dissi sorridendole.
“Credo che il giardino sia l’ultimo dei nostri problemi” obiettò Scarlett, facendo un lungo e sconsolato sospiro prima di aprire la porta di casa. L’ingresso era piuttosto stretto ma accogliente, con un lungo tappeto dalle fantasie persiane a ricoprire il parquet chiaro e la carta da parati a righe bianche e avorio (decisamente più sobrio rispetto all’esterno dell’abitazione).
“Mamma siamo arrivate!” urlò Scarlett per sovrastare il rumore delle voci e dei piatti proveniente dalle altre stanze infondo al corridoi. Nello stesso istante, una piccola testa bionda fece capolino dalla rampa di scale che portava al piano superiore, seguita da un finto arco in plastica.
“Intrusi, intrusi” esclamò il bambino col naso e le guance interamente ricoperte di lentiggini, per poi colpirmi in piena fronte con una freccia dalla punta a ventosa. Scarlett rivolse un’occhiata penetrante al fratellino e si fiondò verso le scale afferrandolo per la vita e strofinandogli un pugno chiuso tra i capelli.
“Chiedi subito scusa piccolo selvaggio” gli intimò portandoselo a spalla giù per le scale, mentre lui si dimenava ridendo come un matto.
“Questo è Jordan, l’ultimo arrivato tra i Price. Jordan, lei è Miranda Roosevelt, una mia nuova amica che resterà con noi a cena” ci presentò Scarlett mettendolo finalmente a terra e trattenendolo a sé con le braccia introno alle piccole spalle nude. Aveva i suoi stessi occhi azzurro cielo circondati da un paio di occhiali arancioni, un sorriso sdentato e la pancia completamente ricoperta di strani disegni a pennarello.
“Com’è bellaaaa” esclamò Jordan, per poi coprirsi la bocca con le mani paffute e scarabocchiate.
“Grazie mille” dissi, chinandomi verso di lui. “Anche tu non sei niente male. Fossi solo un po’ più alto potresti essere il mio principe azzurro”.
Nel frattempo, alle spalle di Scarlett, erano comparsi  una donna e un ragazzino sui tredici anni intendi a bisticciare tra loro. Quella che capii subito essere la madre di Scarlett aveva lunghi capelli biondi che le ricadevano in morbide onde fin sotto i seni e dei bellissimi occhi azzurri. Indossava un paio di jeans a zampa di elefante e una canotta dallo stile hippie poco più alta dell’ombelico. Il ragazzino accanto a lei, invece, aveva gli stessi capelli rossi e crespi di Scarlett e portava con disinvoltura un grembiule da cucina rosa confetto.
“Ti avevo proibito di cucinare della carne in questa casa mi pare” disse la madre di Scarlett agitando il dito indice contro il figlio, di contro per nulla turbato.
“Direi che il pollo con le patate è un pasto più indicato per un ospite che del semplice humus e un piatto di fagiolini precotti” osservò lui tirando su le spalle.
Scarlett si voltò verso di loro simulando un colpo di tosse, per poi indicare il punto del pavimento in cui mi ero piegata per salutare il piccolo Jordan.
“Lei è Miranda. Miranda, la donna vestita come se si trovasse ancora a Woodstock è mia madre, mentre il ragazzo in grembiule rosa è mio fratello Jasper. Perdonali fin da subito rispetto a tutto ciò che sentirai o vedrai durante la cena.”
Sarah Price mi rivolse un sorriso raggiante, sbattendo di gioia le mani ricoperte di anelli di varia fattura. “Mio Dio, sei uguale a lui” disse con voce dolce e gli occhi leggermente velati di pianto. Si stava forse riferendo a mio padre? Imbarazzata, mi rialzai dal pavimento porgendole la mano in segno di saluto. “Piacere di conoscerla Signora Price.”
Lei non rispose, limitandosi ad afferrarmi le spalle e a stringermi subito dopo in un caloroso abbraccio dall’intenso profumo di curry e incenso.
“Com’è bello averti qui con noi Miranda. Edward era un caro amico e tua nonna è sempre stata un punto di riferimento per me.”
Per la prima volta da quando io e la mamma avevamo messo piede a Mistville, una persona aveva espresso sincera commozione nel ricordare la perdita di papà e della nonna, lasciandomi senza parole. Ero, difatti, ormai certa che quasi tutti in città non avessero un buon rapporto con la mia defunta parentale e, in particolare, con nonna Florence. D’altronde, anche mio padre aveva sempre ribadito di non volerci più avere niente a che fare. A chi o a cosa avrei dovuto credere?
“Potresti smettere di soffocare la nostra ospite mamma?” la imbeccò Jasper, facendo segno di seguirlo in soggiorno. “Sediamoci a tavola. Tom ha detto che sarà qui tra poco insieme a papà e il pollo è ormai cotto a puntino.”
Una volta preso posto nell’affollata sala da pranzo di casa Price, Scarlett mi spiegò come sua madre si preoccupasse poco delle faccende domestiche, preferendo divertirsi con incensi, tarocchi e il restauro di oggetti antichi recuperati nel negozio di famiglia. Erano lei e Jasper a occuparsi di cose come preparare il pranzo e la cena o la merenda per Jordan, mentre suo fratello Tomas frequentava il primo anno di college a Davenswood, una città a un’ora di distanza da Mistville.
“Scarlett ci ha detto che ti sei trasferita qui da pochi giorni insieme a tua madre. Vi state trovando bene in città?” domandò Sarah, porgendomi un’insalatiera piena di sedano e carote tagliati a listarelle. Accanto a lei, Jasper si portò due dita alla gola facendo segno di lasciar perdere, invitandomi con lo sguardo a prendere una delle fantastiche cosce di pollo ordinatamente disposte sul grande piatto da portata.
“Diciamo che non è facile abituarsi alla bucolica accoglienza di Mistville” afferrai una carota per non sembrare scortese.
“Hai tutta la mia più profonda comprensione. Voglio dire, chi deciderebbe volontariamente di vivere in un posto del genere?” s’intromise Jasper alzando gli occhi al cielo. Il ragazzo parlava e agiva in maniera così adulta per la sua età da lasciarmi ogni volta di stucco.   
“Disse l’uomo di mondo.”
Tomas, il fratello maggiore di Scarlett, aveva fatto il suo ingresso insieme al padre, Matthew Prise, allargando le braccia per accogliere il piccolo Jordan che, in una frazione di secondo, gli si era letteralmente avvinghiato al collo. Era un tipo piuttosto alto e attraente, dalle spalle larghe e i capelli biondi che gli si arricciavano alla base del collo.
“Tu devi essere la giovane Roosevelt! Ecco perché qualcuno giù in città giurava di aver visto il fantasma della vecchia Florence.” Il Signor Price mi rivolse un sorriso spigliato, sistemandosi sul naso gli occhiali dalla montatura in tartaruga marrone. Era da lui che Scarlett aveva ereditato la massa di riccioli rossi e la statura minuta, in netta contrapposizione con l’imponente figura materna e del fratello maggiore.
“Sono sicura che, data la popolarità di cui godevano mio padre e mia nonna, più di qualcuno si sia affrettato a mettere qualche croce davanti alla porta sperando di tenerne lontani gli spiriti” replicai sarcastica, addentando la carota che tenevo in mano. L’uomo sembrò colpito dalla mia risposta, scoppiando in una fragorosa risata.
“Se ci fossero ancora dubbi sul fatto che tu sia la nipote di Florence, direi che sono stati fugati.”
Tomas mi rivolse un sorriso di apprezzamento prendendo posto accanto a Jasper – pur continuando a tenere tra e braccia il fratellino – mentre Scarlett cercava di riportare tutti all’ordine, indicando al padre la sedia vuota a capo tavola.
“Papà, avremmo qualcosa d’importante da discutere se non ti dispiace.”
Jasper prese in mano una pinza da roastbeef, indicando il pollo. “Magari dopo aver mangiato.”
“Giusto! Dovremmo prima mettere qualcosa sotto i denti, non vi pare?” dichiarò Sarah energicamente.  
Scarlett scambiò una rapida occhiata con entrambi i genitori, per poi allontanare il piatto davanti a se. “Io preferirei parlarne adesso, prima che la notizia le faccia andare la cena di traverso.”
“Scar!” la rimproverò la madre. “Non essere così acida per favore.”
“Papà?” ribatté la figlia sgranando gli occhi verso il padre. “Dille qualcosa.”
Decisi che fosse il caso di intervenire. “I tuoi hanno ragione Scarlett. Facciamo onore al cuoco e gustiamoci questo pollo arrosto” feci l’occhiolino a Jasper che abbassò subito lo sguardo sul piatto, arrossendo fino alla punta delle orecchie.
“Si! Pollo, pollo!” esultò Jordan saltellando sulle ginocchia del fratello maggiore.
A quel punto, qualcosa che non mi sarei mai aspettata di vedere in tutta la mia vita accadde proprio davanti ai miei occhi. Due grosse cosce di pollo iniziarono a fluttuare fino a raggiungere Jordan che muoveva le mani festante.
“Fermo!” Scarlett spinse violentemente indietro la sedia, mentre le due cosce di pollo andavano a schiantarsi nel piatto ricolmo di humus, facendolo schizzare in tutte le direzioni.
Sarah raggiunse in un attimo il piccolo Jordan che, spaventato, aveva iniziato a piangere, mentre il resto della famiglia (compresa me, s’intende) sembrava essere stata colpita da un improvviso mutismo. Tutti si scambiarono sguardi confusi tra il “e ora che facciamo” e il “chi vuole iniziare a parlare per primo?”.
Ok Miranda – pensai, portandomi una mano verso la guancia colpita in pieno da un grosso schizzo di humus – dev’esserci di certo una spiegazione logica. Un pollo morto non può certo volare in mezzo al tavolo, giusto? Giusto?!
Mi voltai lentamente verso Scarlett, cercando si sfoderare un sorriso convincente. “Ahahah, bello scherzo” dissi, spostando lo sguardo su Jasper che si copriva con occhi con una mano.
“Dove avete imparato a farlo?”.
Nessuno rispose. In compenso, Jordan aveva smesso di piangere accoccolato tra le braccia della madre e Tomas si era abbandonando sulla sedia, passandosi nervosamente le mani tra i capelli. “Lo sapevo che sarebbe andata a finire così” bisbigliò tra sé e sé.
“Va bene. Visto che nessuno qui sembra volersi prendere la responsabilità delle proprie azioni, la situazione è questa …” Jasper si alzò in piedi facendo un lungo respiro. “Quello che mia sorella voleva che tu scoprissi in un altro modo, questa sera, è che noi siamo in grado di usare la magia, facciamo levitare le cose e blablabla. Adesso, qualcuno vuole spiegarmi perché nessuno ha pensato al fatto che Jordan, non essendo ancora in grado di controllarsi a dovere, avrebbe potuto fare una cosa simile?”
Magia? Levitare le cose …
Sarah sbuffò, facendo un gestaccio in direzione del figlio con la mano libera dalla presa su Jordan. “Io non posso pensare a tutto, sai bene che oggi ero impegnata.”
“Mamma per favore, avresti potuto occuparti più tardi dei tuoi esercizi di divinazione” la rimproverò Jasper, incrociando le braccia al petto. “Se non ci fossi io, questa casa sarebbe al tracollo più totale.”
Divinazione?
“Jasper, non parlare così di tua madre” intervenne il Signor Price, con tono non troppo convincente.
Scarlett si portò l’indice di entrambe le mani alle tempie. “Mi ero occupata io di bloccare momentaneamente i poteri di Jordan, ma qualcuno” indicò la madre “deve aver pensato bene di sciogliere l’incantesimo.”
Incan…tesimo?
“Sai bene quanto io sia contraria a bloccare l’ispirazione del bambino.”
Tomas puntò entrambi i gomiti sul tavolo, allargando le braccia come durante una preghiera. “Ecco perché ti avevo sconsigliato al telefono di fare una cosa simile” disse rivolto alla sorella.
Chiusi istintivamente gli occhi, spostando lentamente la sedia dal tavolo.
Adesso, Miranda, conti fino a tre e abbandoni questa gabbia di matti. Così, la prossima volta impari ad andare a cena da persone che conosci appena e che, con tutta probabilità, fanno uso di sostanze stupefacenti. Voglio dire … la Signora Price non mi sembra la classica casalinga di Mistville.
“Io non voglio assolutamente disturbare oltre. Quindi, non so … tipo … andrei” bofonchiai cercando di rimanere rilassata. “Il pollo doveva essere molto invitate comunque. Grazie mille per l’invito.”
Una volta in piedi, però, Scarlett mi afferrò un braccio  mentre la porta del soggiorno si chiudeva con un tonfo assordante. Ero in trappola. Confusa e – adesso si – particolarmente spaventata, mi liberai con forza dalla presa di Scarlett e guardai uno per uno i membri della famiglia Price.
 “Voglio andare a casa mia, adesso!” formulai la frase con il tono minaccioso che di solito riservavo ai ragazzi ubriachi in discoteca. Cominciavo ad averne abbastanza di tutta quell’assurda situazione.
Scarlett scosse leggermente il capo. “Miranda non era così che speravo lo venissi a sapere, ma quello che ha detto Jasper è la verità. Noi … possiamo usare la magia e sono quasi certa che possa farlo anche tu.”



 

N.A. : Salve cari/e lettori/letticri. E' la prima volta che scrivo ma credo che, a questo punto, sia doveroso ringraziare tutti quelli che stanno seguendo "Il dono della rosa", sia silenziosamente che commentando. Non sapete quanto mi renda felice sapere di tenervi compagnia e appassionarvi alle avventure di Miranda & Co. A presto e un abbraccio "virtuale" a tutti.
  
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