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Autore: Sabaku No Konan Inuzuka    21/03/2015    4 recensioni
{ Generale, Sentimentale | Tematiche delicate, Violenza | Missing Moments, Lime | Connor/Sorpresa; Connor/Will; Travis/Katie; Will/Nico | Het, Slash, Creack Pairing }
"Uomo libero, amerai sempre il mare!
Il mare è il tuo specchio: contempli la tua anima nel volgersi infinito dell’onda che rotola.
"
(Charles Baudelaire)
Tutti conosciamo Connor Stoll. Ma chi è davvero Connor? Connor Stoll è aria, Connor Stoll è vento, Connor Stoll è respiro, Connor Stoll è mare, Connor Stoll è cielo, Connor Stoll è orizzonte, Connor Stoll è vita, Connor Stoll è morte, Connor Stoll è stelle, Connor Stoll è luce, Connor Stoll è buio, Connor Stoll è universo, Connor Stoll è tempo, Connor Stoll è spirale, Connor Stoll è infinito e tante altre cose… ma soprattutto, Connor Stoll è libero."
Qualcuno ha capito che questa fiction parla di Connor Stoll? Del mio Connor Stoll?
ATTENZIONE: Questa fanfiction non implica la distruzione della Solangelo che, bella com'è, perché sfasciarla?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Connor Stoll, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll, Travis Stoll, Will Solace
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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A _Littles_ che ormai è la mia beta di fiducia;
e al mio canarino che è morto ieri,
e ancora al nuovo che abbiamo comprato sempre ieri
(bella famigia eh?)
Scherzi a parte, davvero grazie _Littles_,
ci sei sempre quando ho bisogno, sei una ragazza fantistica.


 




La mia libertà finisce dove comincia la vostra.

(Martin Luther King)




<< Ragiona>>
<< Lo sto già facendo >>
<< Non è vero >>
<< Invece sì >>
<< Connor >>
<< Will >>
Il secondo interpellato lo guardò di sbieco, Connor si limitò a ridacchiare. << Scusa. Ma non ti preoccupare, ho capito… So che quel che ho detto non aveva senso >>
Will sospirò di sollievo. << Meno male… anche perché Travis mi- >>
<< Interessante! >> lo interruppe Connor alzandosi da terra.
<< Ma non ho- >> provò a protestare l'altro.
<< Ma davvero? >>
<< Conn- >>
<< Non me lo aspettavo! >>
Il figlio di Apollo roteò gli occhi mentre si alzava e lo accompagnava per il Campo. << Mi stai almeno ascoltando? >>
Connor si fermò lentamente e lo guardò negli occhi con fare innocente, quasi confuso. << Certo, cosa ti fa pensare che non lo stia facendo? >>
<< Io ti uccido >> sibilò il biondo scuotendo la testa.
Connor rise di gusto, quasi sembrò perdere quell’aria stanca e smunta che aveva avuto fino ad allora. Quasi. Il pallore era ancora persistente, la voce provata dalla gola che aveva subito i forti acidi dei succhi gastrici dello stomaco, la magrezza che via via cominciava a farsi sempre più evidente, i capelli più disordinati di quanto non lo siano mai stati anche da appena sveglio, espressione stanca e sollevata… eppure il sorriso sembrava così naturale che Will davvero non sapeva se dispiacersi. Traballava un po’ mentre camminava, sembrava pendere sempre un po’ in avanti e Will si chiese come facesse ad avere ancora abbastanza forza per camminare. Tuttavia non sembrava sforzarsi. Okay, forse lo aveva un po’ sottovalutato…
<< Quindi… hai intenzione o no di farti aiutare? >> domandò poi esitante.
Connor annuì sorridendo. << Certo, come ho sempre fatto. Sai… mi sono appena accorto di essermi comportato come una ragazzina in preda ad una crisi di nervi adolescenziale… >>
<< Tu sei una ragazzina in preda ad una crisi di nervi adolescenziale >>
<< Ah ah. Divertente biondo, dovresti proprio fare il comico! >>
<< Sì, modestamente non mi risulterebbe difficile. Forza e coraggio Connie, ce la possiamo fare! >> Gli diede una sonora pacca sulla schiena.
Connor lo fulminò con lo sguardo: << Non chiamarmi Connie; è da ragazzina >>
<< Perché devo ripetermi? Tu sei una ragazzina >>
<< Sarà… ma tu resti biondo >> si difese il figlio di Ermes.
Will ridacchiò. << Ossigenato non sono di sicuro. Che ne dici se andiamo in infermeria? >>
Connor ci pensò su. << Uhm… Travis mi vuole ancora picchiare? >>
<< … non saprei, forse >>
<< Allora prima vedo e dopo vengo, quando è il tuo turno? >>
<< Tra un quarto d’ora… ci vediamo lì >>
<< Ci sarò >> assicurò Connor.
<< Lo spero per te >>
Il figlio di Ermes annuì e sorrise al ragazzo biondo, prima di fare rapidamente retromarcia e dirigersi verso la Cabina di Ermes. Sperò con tutto se stesso che Travis non fosse arrabbiato; non che avesse paura, sia chiaro, solo che era troppo debole per affrontare una piccola rissa. Perché sì, se i fratelli Stoll non fossero stati semidei, probabilmente vivrebbero in ospedale. Era difficile che litigassero, uniti com’erano, ma quando succedeva era davvero una catastrofe. Travis era sempre stato un tipo abbastanza chiuso, non ci riusciva ad esternare i suoi sentimenti e spesso li mascherava con malizia e battutine, ma ciò risultava un problema quando era arrabbiato. Sembrava sempre un’altra persona, fumava come un turco ed era intrattabile. Subito cercava una scusa, o una qualunque altra cosa, per gettarsi addosso a Connor, e non è che lui fosse meno irritabile in quei casi. Erano abituati a fare liti piuttosto violente, non era scandaloso agli occhi della Cabina di Ermes, ma non tutti lo sapevano. Solitamente lui e Travis andavano d’accordo, ma Connor odiava quando il fratello provava ad usarlo come antistress per le sciocchezze che faceva con Katie, e due Stoll arrabbiati poteva portare ad una sola soluzione: quella che si era riproposta anche in quel momento.
Un rapido gesto ribaltò la situazione ed ora era lui ad inchiodare Travis al pavimento. Nonostante questo facesse di tutto per liberarsi e non esitasse a tirare calci e pugni in punti dolorosi e non, specie alle costole, Connor non demordeva. Ma sapeva non sarebbe durato a lungo, debole com’era. Osò per un istante lasciare il braccio di Travis in tempo per assestagli un pugno in pieno viso, quello guaì mentre una minuscola scia di sangue fuoriusciva dal labbro, ma Travis non si fece comunque condizionare granché: ribaltò le posizioni nuovamente ma stavolta si assicurò bene dal sbatterlo dolorosamente contro ad una parete mentre gli tirava insistentemente il colletto della maglia per tenerlo fermo. Connor gemette ma riuscì comunque a tirargli l’ennesimo pugno allo stomaco, e subito approfittò della situazione per tentare nuovamente di atterrarlo. Stavolta Travis non si lasciò fregare e divenne una lotta su chi atterrava chi finché: << Ragazzi, per amor di Ermes! >>
Giorgia Davis, loro sorella, era entrata nella Cabina e li guardava con aria di rimprovero: << Ma vi sembra il caso di scannarvi ancora? Basta, che è successo? >>
I due si fermarono. Travis gettò un’occhiata a Connor: aveva un occhio nero, il naso insanguinato e sicuramente qualche livido perché, doveva riconoscerlo, le sue ginocchiate, specie alle costole, non erano state affatto gentili. Si asciugò il rivolo di sangue che usciva dal labbro e mollò il colletto della maglietta del minore; si alzò ignorando il dolore un po’ ovunque e porse la mano a Connor. << Direi che può bastare, per oggi >>
Il rivolo di sangue però lasciò nuovamente le sue labbra imperterrito, Connor fu sicuro che si fosse morso il labbro. Lo guardò malissimo, prima di accettare la mano: non ci riusciva ad alzarsi da solo. Travis lo tirò su di peso e per poco Connor non gli cadde addosso, tanto che dovette riprenderlo. Giorgia fece una smorfia.
<< Sei proprio mal ridotto, Connor >>
Lui grugnì qualcosa che nessuno dei due capì e barcollò fino al letto lasciandosi cadere di peso mentre Travis tentava invano di asciugare quel rivolo e usava una bottiglietta d’acqua fresca per allievare il dolore del brutto livido che aveva sulla spalla.
<< Che allegria… >> continuò imperterrita Giorgia. Connor le sorrise a mo’ di scuse, in casi simili non era mai atmosfera.
<< Che ore sono? >> chiese Travis evitando di guardarli.
<< Le undici meno un quarto >> rispose distrattamente Giorgia sedendo fianco a Connor e poggiandosi alla sua spalla con fare affettuoso, lui trasalì leggermente. Travis annuì.
<< Bene, grazie. Ho una commissione da svolgere… Passo in infermeria e poi non cercatemi >>
<< E chi ti cerca >> osservò Giorgia. Connor ridacchiò.
<< Sì, aspetta che vengo anche io… Ho appuntamento con Will >>
<< Quello ce lo avevi a prescindere >> gli rispose distrattamente Travis uscendo dalla porta. Connor lo seguì e, tanto per far qualcosa, si trascinò Giorgia dietro.
<< Che ne sai che magari mi girava di non farlo? >>
Fu lei a rispondere: << Lo facevi comunque >>
<< Appunto >> acconsentì Travis.
<< Ci sono nettare e ambrosia per guarire i lividi >> protestò.
<< Non parliamo dei lividi >> Travis gli gettò un’occhiata di sbieco piuttosto eloquente, Giorgia non fu da meno.
Connor sbuffò. << Ce l’avete proprio a morte con la bulimia >>
Giorgia inarcò un sopracciglio. << Connor, non so se hai notato, ma non ti reggi in piedi. E sono sicura che Travis sia una causa solo parziale di questo… >>
<< Molto parziale >> ribadì Travis.
Lui arricciò il naso. << Non esageriamo >>
Il maggiore roteò gli occhi ma non disse niente. Il suo umore non era alle stelle ma neanche alle stalle. Era un po’ come una ferita all’orgoglio aver vomitato solo perché aveva sentito Connor farlo. Non sapeva bene se per la pressione, se per l’ansia o perché era preoccupato, magari anche per un gesto istintivo, come diceva Will… Sapeva solo che non era stato carino farlo. Quasi non ci credeva che Connor davvero avesse avuto il coraggio di farlo per tutto quel tempo, tutte quelle volte, così frequentemente… o meglio, che volesse farlo. Non era la prima volta che ci pensava, e quando lo diceva a Will, il figlio di Apollo gli dava quotidianamente sempre la stessa risposta, e lui, altrettanto quotidianamente, continuava a non capirla.
È un po’ come quando tu fumi. Sai che ti fa male, ma senti comunque il bisogno di farlo. Non per facciate ma per sostegno… per sfogarti su te stesso, anche.
Già si era perso il periodo in cui Apollo era diventato anche il dio della psicologia, ma paragonare la bulimia ad una semplice dipendenza di nicotina? Che ragionamento era? Quel “sfogarti su te stesso” poi era la parte che capiva di meno. Che accidenti significava? Non aveva il minimo senso! Insomma, i lividi di Connor e i pesanti insulti che lanciava ai suoi fratelli non erano abbastanza per chiarire come si sfogava quando non era dell’umore?
Tu fai del male a chi vuoi bene per farne a te stesso. Ogni pugno che dai a Connor e come se te lo dessi da solo, ti fa più male picchiarlo che essere picchiato da lui.”
Okay, forse l’ultima insinuazione non era poi così sbagliata… ma il resto? Frottole. Che senso avrebbe? Se avesse voluto fare del male a se stesso avrebbe tranquillamente ricorso all’autolesionismo, né più né meno. Effettivamente faceva del male solo agli altri. Perché avrebbe dovuto? Travis personalmente non ci credeva, non aveva motivo per farsi del male. Will non era uno psicologo e Apollo raccontava un sacco di sciocchezze, era chiaro poi che il primo delirasse. Solo perché capiva Connor non significava che lui avesse simili problemi. Scosse la testa infastidito sfiorandosi quel brutto graffio che Connor gli aveva gentilmente procurato sullo zigomo e, non appena arrivò in infermeria, subito cercò Austin che in fatto di cure era sicuramente il più veloce e meno attento, anche se erano da sopportare le sue continue battutine. Connor neanche si impegnò a salutarlo, tanto vivevano assieme. Si recò invece da Will mentre il naso cominciava particolarmente a bruciargli e ogni respiro doleva a una costola. Lasciò andare via Giorgia per non sorbirsi le critiche sul suo equilibrio, perché sì barcollava tremendamente e ad ogni passo rischiava di cadere ma non voleva sentirselo dire. Lo sapeva benissimo anche lui. Quella piccola rissa improvvisata con Travis era stata molto più faticosa e stancante di quanto avesse immaginato nelle sue condizioni già povere di forza. Non fu faticoso trovare il figlio di Apollo, era già lì pronto ad attenderlo spazientito con il camice bianco che mal gli si adattava e gli occhi color cielo impazienti. Non si sorprese vedendolo così ridotto, non era nulla che già non avesse visto su Connor Stoll. Fissò invece le sue gambe che mal reggevano il suo peso. << A stento riesci a stare in piedi >> esordì.
<< Già sentita >> rispose Connor con un’alzata di spalle. Barcollò fino al lettino e probabilmente fu un sollievo quando si sedette e le sue deboli ginocchia ebbero un po’ di relax.
<< Non è un buon segno >> commentò.
<< È per Travis >> si giustificò Connor.
<< Lo so, e non è un buon segno >> ribadì stancamente. << Mh… Cominciamo con le ferite superficiali intanto che ti riposi e recuperi un po’ di forze. Poi ci concentreremo sulla bulimia >>
Connor annuì distrattamente e si stese sul letto a palpebre calate. << Non ti ho detto di dormire >> fece il figlio di Apollo inarcando un sopracciglio.
<< Will. Sono bulimico, lasciami fare >>
La placida e palesemente riciclata scusa di Connor lo fece ridacchiare. Almeno la sua pigrizia non l’aveva vomitata. << Bene, vedi di non prendertela troppo comoda però; tra un’ora dobbiamo pranzare >> Connor trasalì e sgranò gli occhi. << Come? >>
<< Voce del verbo pranzare, io pranzo, tu pranzi, egli pranza e così via… Tu soprattutto, che sei bulimico, dovresti saperne il significato… >>
Il figlio di Ermes si sfiorò lo stomaco con una mano, l’espressione quasi sofferente. << Ma io non ho neanche digerito la colazione di stamane… >>
Will imprecò mentalmente. << Fantastico… Potrebbe andare meglio? Fai uno sforzo Connor, ma vedi di trattenerti. Non puoi vomitare ancora >> Connor annuì ma non sembrava convinto. Will sospirò notandolo: << Provaci almeno… Forza bello, intanto riposati che sei in ambiente amico, l’unico pericolo è che l’ego di Austin ci sopprima >>
Lui accennò ad un sorriso ma sembrava agitato, si posizionò meglio evidentemente per qualche brutto livido dalle parti della schiena e prese a ispezionare con cura il naso insanguinato. Will gli diede un fazzoletto per pulirselo e prese a cercare l’ambrosia quasi controvoglia; era diventata più o meno routine curare queste tipo di ferite superficiali a Connor… Forse avrebbe dovuto dire qualcosa a Travis, magari di smetterla anche, di ragionare… ma sapeva che la pensassero in modo diverso. Senza contare poi, che davvero non c’era nulla di sbagliato nel metodo di Travis se non quegli errori di eccessi che dipendevano dal suo carattere. Will avrebbe potuto tranquillamente risolvere la situazione di Connor monitorando il suo cibo e la quantità che mangiava, fermandolo quando era troppo, e obbligandolo quando era poco. Forzandolo a mangiare il giusto ma… Non era così facile. Quando aveva constato in pieno che Connor fosse bulimico, Will era già partito con un presupposto: Non avrebbe mai interferito con la sua libertà. E su questo si basava la sua cura, ci girava intorno ma non si buttava direttamente. Non voleva e non poteva rovinare quello splendido pregio che rappresentava Connor in tutto e per tutto. E sapeva fosse la giusta strada; perché la bulimia era come una stanza buia, dove l’unico spiraglio di luce è una finestrella in cima che per quanto inutile fosse e per quanto poco ti aiutasse, andava bene perché donava almeno l’illusione di essere liberi. Quella famosa finestrella rappresentava l’azione di vomitare. Ma non bastava la stanza buia, c’era anche quella ormai famosa catena che lo manteneva là, inchiodato. Ed era tutto così buio e confuso che non vedeva più la porta da cui era entrato. Per questo obbligare Connor non aveva senso. Poteva liberarlo da una sola catena aggiungendogliene altre? O tirandolo in continuazione nella speranza che essa si spezzi? Obbligandolo a trovare una porta che non vede? Gli avrebbe fatto solo male, lo avrebbe solo rinchiuso di più, lo avrebbe soffocato anche più di quanto già ora la bulimia da sola stesse facendo. Connor era libero, e in quanto libero detestava essere costretto. Per questo la bulimia lo stava riducendo così male, perché non sopportava l’idea di essere costretto sul water a vomitare dalla sua stessa testa, ma lui ancora non lo aveva capito. Per Connor Stoll c’erano solo due alternative: stargli dietro o camminagli affianco. Non potevi stargli davanti, non potevi guidarlo, non potevi precederlo, non potevi trascinarlo perché lo avresti limitato, lo avresti oppresso. Potevi consigliarlo, potevi convincerlo, potevi parlargli perché finché non lo si costringeva; lui ascoltava, ma non potevi dargli ordini. Mai Will avrebbe voluto comprometterlo. Anche Travis lo sapeva bene, per questo non lo obbligavano in nulla, magari lo picchiavano anche, cercavano un po’ di forzarlo ma non lo costringevano perché sapevano avrebbe solo peggiorato la situazione. Non era facile la bulimia, affatto. Specie per un soggetto intricato e semplice come Connor, ma Will non si era mai arreso e non aveva intenzione di farlo, perché aveva già deciso: Volente o nolente Connor Stoll sarebbe guarito, ma non sarebbe stato Will a costringerlo.






 
Angolo Autrice
Ehi! :3
Ringrazio con il cuore chi ha recensito e chi ha messo la storia tra le seguite/preferite <3
Mi dispiace davvero ma vado di fretta che devo uscire quindi sarò breve:
Sono consapevole che questo capitolo sia orribile e scoinvolgente
allo stesso tempo.
E' di passaggio.
Sappiatelo u.u
Mi dispiace davvero, non piace neanche a me...
Quindi, ehm... Non mi aspetto molto ^^"
Non ho aggiornamenti regolari, sappiatelo.
Per il resto faccio tutto con calma...
Ringrazio ancora con il cuore in mano _LIttles_ che,
nonostante non le interessi, mi ha betato...
Grazie mille ç_ç Davvero, sei unica <3

E... e basta credo.
Ora scappo, ancora scusate per chi si aspettava di più <3




 
Baci
Konan
  
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