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Autore: formerly_known_as_A    21/03/2015    1 recensioni
Post episodio 14.
Kisumi e Makoto si ritrovano da soli dopo il gioco di sopravvivenza a cui Kisumi ha partecipato involontariamente.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Makoto Tachibana, Shigino Kisumi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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"Ma~Ko~To!"

Le mani sopra ai suoi occhi lo fanno sobbalzare e Makoto traballa all'indietro prima di ritrovare l'equilibrio. Fa un mezzo grido stridulo, non abbastanza forte da attirare l'attenzione del gruppo con cui sta camminando.

È strano che si trovi in fondo e Kisumi ne ha approfittato subito perché non era accanto ad Haru e i suoi sguardi infuocati.

Nonostante possa riconoscerlo dalla voce, prende tutto il suo tempo per toccargli le mani, facendo un verso pensieroso.

Kisumi sorride, socchiudendo gli occhi sotto il suo tocco. Ha le mani morbide, grandi come le proprie, ma meno rovinate dallo sport che pratica. Sospetta che metta qualche crema, perché la sua pelle è davvero troppo morbida per essere naturale.

Non che Kisumi sia geloso. Non esattamente.

Si appoggia alla sua schiena, un "uhm?" curioso che gli rimbomba contro. La sua voce è ancora più bassa, sentita così e per poco il giocatore di basket non chiude gli occhi, abbandonandosi.

"Sei fradicio, Kisumi."

Fa un passo all'indietro, un broncio enorme sul viso ed incrocia le braccia al petto.

"E di chi sarebbe la colpa, eh?" protesta, guardando altrove mentre Makoto si volta. Sente il suo sorriso addosso, prima del suo sguardo.

"Scusami, scusami... Mi sono fatto prendere dal gioco!" esclama, le mani che stringono la stoffa dei pantaloni.

Il ragazzo alza la testa per vedere cosa lo turbi così tanto e lo trova a fissare le schiene che si allontanano. Si imbroncia davvero, adesso, diviso tra il bisogno di passare un po' di tempo con lui e la convinzione che forse sarebbe meglio lasciarlo andare.

"Sei con amici?" gli chiede Makoto, prima che possa dirgli qualcosa.

Scuote la testa, tornando a guardarlo di sbieco.

"Io non ho amici! Mi usano come scudo umano o mi infradiciano!" borbotta, facendolo ridere. Non può fare a meno di fare un sorriso laterale, qualcosa di timido e fragile in cui non si riconosce. "Comunque volevo vedere Rin e Sou, ma ci parlerò dopo. Vederti in fondo al gruppo mi ha fatto venire voglia di rapirti, Mako-chan!" aggiunge, sentendosi più sicuro di sé e lanciandogli uno di quei sorrisi seducenti che gli vengono più naturali.

Vede le guance del ragazzo farsi rosse e per riflesso si intimidisce, abbassando lo sguardo alle sue mani.

Hanno smesso di stringere la stoffa e questo gli fa tirare un sospiro di sollievo. Quando una di esse si allaccia alla sua, sente il calore attraversargli il braccio come ferro rovente. È una sensazione quasi dolorosa, che però non gli impedisce di stringere le dita intorno alle sue e trascinarselo dietro fino alla prima porta chiusa.

Lo lascia solo per spingerlo contro la porta, le labbra che trovano le sue come un incastro perfetto, il cuore che salta un battito, perché è straordinario ed irreale e meraviglioso, ma gli è permesso davvero.

Makoto sorride. Sorride nel bacio, perché è quello che gli riesce meglio, sorridere e spezzare il cuore di Kisumi perché è troppo bello sentire che non si sforza, che non lo disgusta, che, in qualche modo, sono arrivati a questo.

Sente le sue dita sulla camicia bagnata, sulla pancia ed è costretto a staccarsi dalle sue labbra per respirare a fondo.

Makoto ne approfitta per baciarlo nel collo, distribuendo una fila di contatti umidi sulla pelle che sente già calda, baci minuscoli che riescono a fargli sentire le ginocchia molli.

È solo che l'ha desiderato così tanto.

Anni a dirsi che quella per Makoto era solo una cotta, un momento di confusione mentale per un ragazzo che sembrava più un angelo che una persona reale, qualcuno che era impossibile da odiare, perfetto da amare. Non amarlo sarebbe stato un peccato.

Anni a cercare di dimenticarlo, anche, ad interrompere sogni che mostravano sorrisi ampi ed occhi verdi e gentili.

E poi ritrovarselo davanti, quasi adulto, capace di sovrastarlo per stazza ed altezza, ma sempre altrettanto amabile, altrettanto dolce.

Non è facile desiderare così tanto una persona e ritrovarsela offerta senza esitazioni, dopo messaggi e one-on-one e lunghe camminate senza meta. Ammettere di amarlo e ritrovare solo un sorriso gentile come risposta. Quello ed una mano nella propria.

Kisumi non crede alla propria fortuna. E non osa toccarlo.

Nemmeno quando la sua mano grande lo sfiora sulla pancia nuda, il bacio che gli mozza il respiro ma in cui si perde, il cuore che fa male per la mancanza di ossigeno o solo perché vuole più Makoto. Più mani, più baci, più modi di farlo sorridere.

Makoto...” ansima, gli occhi socchiusi che cercano i suoi, la mano che cerca di afferrarlo ma artiglia solo aria accanto al suo fianco.

Kisumi.” mormora lui, le dita che scivolano piano sulla sua guancia, un nuovo sorriso ad ornare il viso concentrato. Concentrato su di lui.

Sa di guardarlo con sorpresa e meraviglia, ma non gli importa di apparire così disperatamente sconvolto dalle sue attenzioni, finché ha il suo sorriso d fronte. Sorriso che gli fa quasi chiudere gli occhi, le guance rosse per l'imbarazzo e l'emozione.

Lo vede esitare, la mano sotto la sua camicia ancora immobile sulla pelle fredda ed osa fare il primo passo, andargli incontro con il bacino e il busto, cercando il suo tocco. Lo sente pizzicarlo sul fianco, mentre ancora lo guarda in attesa di una sua mossa ed è con un sospiro che accoglie un nuovo bacio.

Lo sospinge verso il muro, la nuca al riparo con la mano che prima stava sulla guancia, un altro gesto tenero che gli ferma il cuore.

Sospira quando l'altra lo riempe di brividi, inesperta ed intimidita dalla situazione, ma ben decisa ad approfittare di quell'incontro che potrebbero definire clandestino, di nascosto da un gruppo di amici che potrebbe cercarlo.

Kisumi si dimentica di chi siano quando anche il bacino di Makoto si spinge sul suo e per un momento pondera se saltargli in braccio e lasciarsi schiacciare sulla parete alle sue spalle. Troppo alto, teme di crollare in un intreccio imbarazzante di gambe troppo lunghe.

Gli scappa una risatina e Makoto lo guarda ad una distanza che dovrebbe essere vietata, quando si hanno occhi tanto belli.

"Kisumi."

"È un invito?" domanda il ragazzo, con un sorriso sghembo che non riesce a mantenere ed una voce che non riconosce affatto.

Makoto fa cozzare le loro fronti rumorosamente e ridacchia, scivolando con le mani lungo i suoi fianchi ed incrociando le braccia nella schiena per portarselo addosso.

"Può darsi." mormora Makoto, arrossendo nonostante il tono sicuro.

Lo sente sparire nella sua spalla, il respiro caldo insopportabile sulla stoffa bagnata. Le mani sui fianchi si insinuano di nuovo sotto la camicia e Makoto si abbassa per tirargli la cravatta con la punta dei denti, evitando di guardarlo.

Se potesse evitare di farlo morire sarebbe magnifico, ma non si inizia una relazione con la cotta -o l'innamoramento, sarebbe più giusto definirlo così- della vita senza tenere in conto che il fatto stesso di starci insieme rischia di fermarti il cuore.

I movimenti di Makoto, mentre gli slaccia i pantaloni e fa scivolare il palmo sulla sua erezione, non sono calcolati o esperti o degni di un romanzo erotico, ma è proprio questo a far impazzire Kisumi. Il modo in cui il suo respiro caldo sembri esitare un momento, mandandogli un brivido lungo la schiena, facendolo inarcare senza che possa fermarsi. Il modo in cui Makoto lancia un piccolo grido e senta il bisogno di mordergli la testa perché, anche in una situazione del genere, è troppo carino.

Insinua le dita tra i suoi capelli, un verso di assenso sulle labbra, per calmarlo ed incitarlo allo stesso tempo.

"Scusa."

"No, è... stato improvviso."

Non ha modo di rassicurarlo ulteriormente, di dirgli che è folle, fare una cosa del genere in una scuola che nemmeno conoscono, ma Makoto posa le labbra sulla stoffa ed ogni scrupolo di Kisumi vola fuori dalla finestra.

È impacciato mentre lo scopre, mentre passa ancora le labbra su di lui, la pelle che sembra bollire sotto il suo tocco. Kisumi è costretto a mordersi una mano per non lasciarsi andare a versi indecenti.

È veloce. Per quanto manchi di tecnica e di esperienza, Makoto è Makoto e a Kisumi basta l'idea stessa per finire in un lasso di tempo imbarazzante.

Gli cedono le gambe, ma l'altro è veloce a recuperarlo, braccia forti che non lo lasciano cadere nemmeno se è grande quanto lui. Resta ad ansimare tra i suoi capelli, le ginocchia e le braccia che tremano mentre tenta di arrampicarsi in modo buffo su di lui.

Anche Makoto sembra avere qualche problema ad alzarsi, trascinando entrambi verso dei materassi da ginnastica. Sente che lo rende un pochino più presentabile, ma Kisumi rimane spiaggiato come una stella marina, ad occhi chiusi.

Li riapre solo per controllare che non sia fuggito, trovandoselo accanto, ma a distanza di sicurezza. Fa una smorfia, allungando le braccia ed aprendo e chiudendo le mani come per afferrarlo.

L'altro cede, sprofondando nella sua spalla e ridacchia ancora, come sollevato.

Non ha idea di cosa gli giri per la testa dopo che hanno finito di fare... certe cose -diamine, con lui così intimidito non riesce nemmeno a pensarci, è contagioso!- ma gli accarezza i capelli con un mugolio felice, il naso che sfiora la sua tempia prima delle labbra.

Sa che non deve rilassarsi troppo, ma l'attacco combinato della morbidezza dei materassi e il rilassamento del dopo-orgasmo lo fanno sicuramente appisolare, perché non sente la porta aprirsi.

"Ah."

Per poco non salta in aria, cosa che Makoto invece fa, con tanto di grido -questa volta, sì, riesce a raggiungere i confini estremi della galassia- mentre tenta di allontanarsi e nel contempo nasconderlo.

Kisumi spunta dalla sua spalla, sbuffando di fronte ad Haru nonostante abbia perso alcuni anni di vita.

"Che c'è." borbotta, cingendo il nuotatore con braccia e gambe. Haru non cambia espressione, se non in modo impercettibile. Abbastanza, comunque, per fargli capire che forse non arriverà alla sera.

"C'è un falò. Per i vestiti e altro, siamo lì." spiega Haru, gli occhi fissi sui due. Makoto si nasconde la faccia, cercando di rispondere in modo umano e, di fatto, pigolando.

"Ok, Haru-chan!" cinguetta invece Kisumi, stritolando ulteriormente Makoto.

Non odia Haru. Non vuole essere crudele con lui, ma la sua possessività lo diverte ed è esilarante stuzzicarlo.

Non ha chiesto a Makoto se il suo migliore amico sappia di loro, anche se, ovviamente, gran parte della vita del ragazzo gira intorno al fissato dell'acqua.

Kisumi non si sente geloso o invidioso. Non del tutto, almeno. Certo, da' fastidio che quei due si leggano nel pensiero, ma Makoto ha scelto lui e quello basta a farlo esibire in un sorriso enorme che non sfugge ad Haruka.

"Orca." sussurra quello, puntando il dito verso Makoto.

"Haruuuuuuuuuuuuuuu!" è il grido disperato del ragazzo, soffocato dalla risata di Kisumi.





   
 
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