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Autore: Cee4    21/03/2015    1 recensioni
Condition, coincidence and chance.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Matthew Bellamy, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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muse1 C'è un uomo nel mio palazzo che canta  a se stesso stando sul cornicione della propria finestra. Vive nell'appartamento sopra il mio e non l'ho mai visto.
Ovvio, alquanto tipico da parte mia,  mi sono innamorata della sua voce.
Non lo sento mai cantare per i corridoi o per le scale, neanche nella lavanderia comune.  
Solo nelle giornate calde,  solo alla sua finestra, quando alla sera il sole tramonta sulla città.
E' allora che anch'io, quando ne ho l'occasione, mi siedo alla finestra. Tendo l'orecchio, col mento poggiato sulle braccia conserte, gli occhi socchiusi non appena il dolce suono mi avvolge.
L'aria talvolta è appiccicosa e i rumori provenienti dal resto intorno, troppo impegnato, minacciano sempre di sopraffare la sua voce. Però, quel timbro lo riconoscerei in  mezzo al ruggito di un uragano.
"Suona triste", dico a mio cugino Mark, stendendo la pasta della crostata, "Anche quando canta canzoni allegre, sembra triste".
Lui acconsente pensieroso, ignorando la farina che si è insuanata tra le pagine del proprio libro. "Forse dovresti applaudire. Fagli sapere che ti piace la musica."
Annuisco. Ci penso non appena sento la voce misteriosa. Le mie mani si sollevano dal davanzale e  riprendo fiato. Esito.
Riesco ad avvertire il chiudersi della finestra ed il mio viso immediatamente brucia per la vergogna.
"La prossima volta", prometto a me stessa.
"La prossima volta".

**********

C'è un piccolo caffè a sei isolati dal mio edificio che compra pasticcini e pot pies da me per venderle in inverno. A Mark piace prendermi in giro.  Sono una spacciatrice di pasticci, ma, dal momento che le mie torte di pollo sono la sua debolezza finale, immagino che stia veramente scherzando. Almeno, solo a metà.
Ogni mattina, da novembre a marzo, trascino la mia piccola e scassata auto per sei isolati al fine di scaricare vassoi di dolcetti freschi appena cotti in un vicolo. Ognuna di quelle mattine, una persona dai lineamenti quasi androgini sgattaiola da un negozio vicino per aiutarmi.
Quello che a prima vista sembra essere un ragazzino barcolla un po' sotto il peso dei vassoi, ma ostinatamente continua a darmi una mano.
Lo ripago spesso con una torta di mele ed un pasticcio al rabarbaro, lui mi ringrazia e svanisce di nuovo nel suo piccolo negozio.
Un girono, lui sorride, trasportando vassoi come se fosse la cosa migliore a cui abbia mai partecipato.
"Io so chi sei", mi dice quando abbiamo finito, accettando la paga con le dita fredde. "Sai, Mark Hardy. Il jazzista".
"Ti piace la musica?".
Lui annuisce, entusiasta più che mai. "Sì," respira. "Suono un po', nel mio tempo libero."
Annuisco di rimando, sorridendo con un briciolo di riservatezza. "Mark sta facendo una mini-serata sulla musica libera domani al caffè", gi dico, "Dovresti venire."
"Lo farò," ride, "Sicuramente". Solleva la solita ricompensa ringraziando.
"Come ti chiami?", chiedo,"Così posso raccontargli del suo fan?".
 
"Matthew Bellamy", risponde, scomparendo di nuovo.

**********

 Il cantante del mistero suona più felice in primavera, ho notato. Le prime rare volte che si sporge dalla sua finestra ogni anno, il suono si snoda intorno a me come un gattino che, giocoso e dolce, si avvolge intorno alle caviglie. Contento che sono a casa.
Nel momento in cui queste prime note sbocciano dolcemente contro le mie orecchie, sento qualcosa di fragile e dolorosamente freddo sciogliersi dentro di me.
Mi chiedo se non canti anche in inverno perché non riesco a sentire con le finestre chiuse. Credo, ad ogni modo, che potrei sentire attraverso il pavimento se lo facesse.
La canzone diventa più triste con il passare del tempo.
Lui diventa più triste, ho il sospetto. Non sono però sicura se sia perché l'inverno è alle porte e presto tutte le finestre saranno chiuse di nuovo o perché con ogni melodia diventa più chiaro che non sia mai abbastanza
. Alla fine, però, la stagione cambia e la canzone finisce.
Apro la mia finestra al vento pungente di inizio inverno, in ogni caso, per ogni evenienza.

**********


Sul piccolo palco improvvisato nel caffè bohemien, Mark gira la melodia in un modo inesorabilmente lento. Quasi genera gravità, tira il resto della Terra con essa fino a che tutto ruota intorno  intorno ai suoi pensieri e le sue idee. Brilla senza riflettori, un pallido sole, mentre gli spettatori sono orbita per lo spazio di un'ora.
Subito dopo aver finito,
lo presento a Matt. Sorridono, si stringono la mano, chiacchierano del più e del meno.
Matt dice di essere un fan, Mark lo ringrazia.
Io sto indietro e li guardo scivolare nei convenevoli.

**********

Scorgo una finestra aperta una sera, tornando a casa dal negozio con la busta della spesa che stringe intorno alle mie dita non appena respiro l'aria profumata e densa dell'estate.
E' due piani sopra il mio, un appartamento a sinistra. Riesco a vedere che ci sono tende giallo pallido svolazzanti.
Dietro le tende, una figura - una silhouette, quasi- contro la luce calda della casa che contrasta sempre più contro quella del tramonto.
Rimango immobile, ritrovandomi con il fiato corto.Guardo la minuscola figura che si muove - cucina? pulisce? balla? -. Percepisco il gelato che si sta sciogliendo contro la gamba.
Il mio volto è girato come unemerocallide che cerca di raggiungere il sole -ehi, mio padre è un botanico- e la mia gola è dolorosamente stretta.
Questo potrebbe essere il mio cantante misterioso?
Non riesco a distinguerne il volto quando raggiunge la finestra per chiuderla e, poi, tira giù le tende. So che ho perso probabilmente la sua canzone, ma, in qualche modo, non mi dispiace.

**********

Il negozio in cui lavora Matt è strano come lui.
Mi siedo vicino a  un' antica scrivania ammirando la vasta fila di scaffali e la polvere che si alza in una piccola nuvola intorno. 
Non ho avuto il coraggio di chiedergli nulla sui suoi, come dire, gusti. Credo abbia un qualche tipo di infatuazione per Mark comunque.
Matt dice di vendere nostalgia, che presumo sia un termine di fantasia per intendere 'roba di seconda mano'. Ha una strana concezione del mondo che funziona  per allusioni, metafore e giochi di parole. Tutto in Bellamy è parole, una specie  di quadro tipografico in tre dimensioni.
Il negozio è piccolo, ma non stretto. Tutto ha una sua collocazione, tutto è ben allineato e esattamente dove è più  godibile all'occhio.
A volte mi capita di scambiare due vasi o girare una gonna in un altro modo solo per vedere Matt apparentemente perso nel suo piccolo mondo e distrattamente mettere le cose a posto.
"Perché non suoni quasi mai?", chiedo sarcastica togliendogli una piccola ciglia dallo zigomo.
Un'espressione complicata si snoda attraverso il suo volto, troppo veloce per me da carpire e definire.
"Non mi va, immagino". Mente.
"Oh." Mi sposto indietro soffiando la ciglia via.

**********

Mi sporgo fuori dalla  finestra, palmi piantati saldamente sul davanzale, chiudendo gli occhi contro il tramonto non appena il cantante misterioso satura le nuvole con una miriade di emozioni. Lacrime di qualcosa simile alla gioia si aggrappano ai miei occhi e respiro profondamente.
E' una canzone potente, questa sera, che rotea attraverso il cielo in tuoni, martellante nelle orecchie, nelle mie vene, nelle ossa. Credo che la forza di questa melodia potrebbe probabilmente spazzarmi fuori dalla finestra e portarmi oltre l'orizzonte con essa. Decisamente il  mio genere preferito di canzoni.
Si forma una tempesta che spazza tutto  in fretta, è vertiginosa, e poi...
La sua voce si rompe
Apro gli occhi, confusa, e sento che si schiarisce la voce, un mormorio incerto, alcune note, e poi...
La sua voce si rompe ancora.
Una pausa che precede il suono della finestra che si chiude.
Il sole non ha nemmeno toccato l'orizzonte ed è il mio cuore a spezzarsi.

**********

C'è un parco non troppo lontano dal caffè e dal negozio di Matt. Lì, gli studenti universitari trascorrono il loro tempo libero quando le giornate lo permettono. In questo parco, si trova una fontana, e, attorno a questa,  un vecchietto con un violino.
Bellamy passa il tempo libero lì, così, seduto a gambe incrociate sul bordo della fontana, mangiando un sandwich e bevendo un milkshake. Scrive cose, tiene i conti, e, quando l'uomo col violino si presenta, riordina tutto via.
Un giorno, siamo insieme e ci raggiunge un suo amico.
Si chiama Dom, Matt mi dice. Erano compagni di liceo, avevano una band, ma ora si stanno prendendo una pausa.
Una pausa breve.
Parlano di altri amici, di come alcuni siano all'università e altri a spasso cercando un lavoro. Dom parla dell'altro membro del gruppo, un bassista, Chris mi sembra.
Conversano di musica con voci quasi vuote. Non mi piace ascoltarli, mi sento più distante del solito.
"Perché non organizziamo qualcosa? Una nuova serata al caffè", mormoro. Capisco, però, subito che non è bene chiederlo di nuovo.

^^
Sono tornata con una cosa tristissima che non so quando aggiornerò ma ok. Ehi, hanno suonato Muscle Museum e questo è il risultato. In teoria, dovrebbe essere una what if visto che l'ho immaginata temporalmente collocabile prima del debutto ufficiale.
Ben accolti i commenti.
Love.


  

   
 
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