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Autore: IrethTulcakelume    22/03/2015    3 recensioni
- Ehm, Luke… magari dovrei alzarmi, che dici? – disse titubante, stupito dalla reazione del biondino, e anche un po’… imbarazzato. Quello abbassò le palpebre è strinse con più forza a sé l’amico.
- Mm… dico di no. – Mike strabuzzò gli occhi. Le sue guance si colorarono di un rosso acceso e deglutì vistosamente. Sì, adesso era decisamente imbarazzato.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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PICCOLA PREMESSA: Ok... io non so come mi sia uscita questa "cosa". So solo che avevo una voglia pazzesca di scrivere sui Muke e... boh, la mia mente malata ha partorito "ciò". Spero che perdonerete alcuni eventuali errori, dato che non l'ho riletta.
Beh... detto questo... ci vediamo sotto per le ultime cose.



 
DI SBRONZE E SCENE IMBARAZZANTI


La loro stanza d’albergo era silenziosa in quella calda notte di metà agosto. Calum e Ashton erano già andati a dormire da un paio d’ore, stanchi morti per la giornata sfiancante che avevano avuto: l’arrivo in aeroporto, il concerto, le fan impazzite che li rincorrevano come delle forsennate… era stata veramente dura. L’unico che non aveva ancora ceduto a Morfeo era Michael, che armeggiava con l’iPhone senza vederlo davvero. Apriva e chiudeva Facebook e Whatsapp in continuazione, ma non controllava nemmeno le notifiche. Ogni tanto, si alzava dal divano di pelle nera e iniziava a girare per la stanza, facendo avanti e indietro, ma dopo pochi minuti, vinto dal principio d’inerzia che governa pressoché ogni essere umano, tornava a stravaccarsi, il cellulare in mano, a ripetere le stesse operazioni.
- Ma dove cazzo sei finito, pezzo d’idiota? – mormorò in preda alla rabbia ad un certo punto, sbattendo il telefono sul divano e portandosi le mani al viso in una smorfia di disappunto, passandosele poi sui capelli di un insolito verde acceso. – E io che mi preoccupo pure… oh, ma perché diavolo non me ne vado a dormire?
Perché vuoi essere sicuro che non gli sia successo nulla, ecco perché. Michael si rispose da solo, tirando un calcio al comodino, che in realtà non aveva colpe, e soprattutto non si chiamava…
Driiiin.
- Luke Hemmings… giuro che ti uccido! – urlò Mike, poco prima di aprire la porta e ritrovarsi tra le braccia un ragazzo biondo. Ubriaco fradicio. Gli crollò praticamente addosso, e per poco non buttò a terra il povero Mike, più infuriato che mai.
- Mike… lo sai che… qui in Italia… vendono della birra fantastica…?
- Sì, e tu dovresti essere qui da più di tre ore. – Il ragazzo dai capelli verdi trascinò di peso l’altro all’interno della stanza, le All Star che strisciavano sul parquet lucido. I suoi occhi semi chiusi gli davano un’aria trasognata, e il suo petto era scosso da lievi tremiti, dovuti probabilmente al singhiozzo causato dalla sbronza. Quando i due furono quasi arrivati al divano, dove Mike aveva intenzione di far stendere Luke, quello iniziò a tremare più forte.
- Oh, no…
Michael lo trascinò di corsa al bagno, prevedendo quello che sarebbe successo di lì a poco. E non si sbagliava: dopo pochi secondi, il ragazzo biondo aggrappato alle sue braccia quasi per inerzia vomitò anche l’anima, riuscendo per miracolo a non sporcare tutto il pavimento.
- Appena in tempo. – sospirò Michael, continuando a tenere per le spalle Luke. Quello, nel frattempo, non riuscendo oltre a reggersi in piedi, era crollato in ginocchio e continuava a tremare in modo incontrollato, il respiro affannoso, le mani avvinghiate a quelle di Mike per non cadere di faccia per terra.
- Hey, va tutto bene… certo, quando ti sarai ripreso del tutto ti riempirò di botte, ma per ora sei scusato. – disse in tono dolce, quasi materno – Ce la fai a camminare da solo?
Luke tossicchiò un po’; la voce gli uscì arrochita, spezzata dai singhiozzi e i tremiti che ancora percorrevano il suo petto. – Secondo te? – gli chiese, quasi sarcastico.
- Oh, vieni qui. – Così dicendo, il ragazzo si mise il braccio destro dell’altro intorno alle spalle, e iniziò a trascinarlo verso divano di pelle al centro della stanza. Durante il tragitto, Luke biascicò: - Scusa… sono un disastro…
Mike si bloccò di colpo. – No. Sei un idiota, l’idiota più grande della Terra, e mi hai fatto preoccupare tantissimo… ma non osare dire che sei un disastro, perché non lo sei. – Lo guardò fisso in quegli occhi azzurri un po’ opachi e appannati: un sguardo duro, che non ammetteva repliche. Era sempre stato categorico su questo: qualunque stronzata avessero fatto, nessuno dei due avrebbe mai accusato l’altro – né se stesso – di essere un disastro. Perché un disastro è un qualcuno “senza stella”, e loro una stella ce l’avevano. Solo che non avevano il coraggio di dirselo in faccia, chi era la propria stella, e non lo avrebbero mai ammesso.
Riprese a trasportarlo circondandogli la vita con un braccio. Le gambe di Luke, però, decisero di cedere definitivamente in prossimità del divano, facendovi cadere entrambi come due sacchi di patate, e Mike si ritrovò addosso all’amico schiacciandolo con il suo peso. Fece per alzarsi, in modo da lasciarlo libero di muoversi, ma l’altro oppose resistenza, stringendo di più il braccio che Mike gli aveva fatto passare attorno al suo collo.
- Ehm, Luke… magari dovrei alzarmi, che dici? – disse titubante, stupito dalla reazione del biondino, e anche un po’… imbarazzato. Quello abbassò le palpebre è strinse con più forza a sé l’amico.
- Mm… dico di no. – Mike strabuzzò gli occhi. Le sue guance si colorarono di un rosso acceso e deglutì vistosamente. Sì, adesso era decisamente imbarazzato.
Rimasero così per alcuni minuti: Luke, con gli occhi chiusi, era ancora abbarbicato a Mike, e non accennava a voler lasciare la presa. Mike, per contro, non sapeva bene cosa fare: il suo ginocchio sinistro era tra le gambe di Luke, in una posizione molto… equivoca. E i loro visi distavano pochi centimetri: troppo vicini. Dopo un po’, tornò ad insistere.
- Senti, Luke, dovremmo andare a dormire…
- Non ho voglia di muovermi.
Mike lo guardò accigliato. – Non hai voglia di muoverti, ma appena cerco di spostarmi ecco che ti tornano le forze…
Luke aprì gli occhi, le iridi azzurre meno appannate rispetto a poco prima. Gli fece un sorriso sghembo, quasi malizioso. – Non fare il finto tonto, hai capito perfettamente perché non ho intenzione di alzarmi da questo fottuto divano, Michael Clifford.
Dicendo il suo nome, strinse di scatto le gambe, facendo sobbalzare il ragazzo sopra di lui. Quello deglutì vistosamente, avvicinando inconsciamente il viso a quello di Luke, che nel frattempo aveva fatto scivolare il braccio, prima avvolto intorno al collo di Mike, lungo la sua schiena, fino a raggiungergli la vita. Lentamente. Con la stessa lentezza estenuante e studiata, avvicinò le labbra al suo collo, baciandolo dolcemente.
Michael stava andando in tilt: non riusciva a capire che intenzioni avesse l’altro… anzi, l’aveva capito perfettamente, ed era proprio questo a mandarlo in confusione.
- Luke… cosa stai facendo…? – sussurrò esitante, quasi spaventato da quel comportamento. Luke sorrise sul suo collo, intenerito dal suo tentennamento.
- Secondo te?
- Sei ubriaco.
Luke posò la mano sinistra, prima schiacciata tra il suo corpo e lo schienale del divano, sulla guancia di Mike, sollevando il capo fino ad incontrare il suo sguardo incerto. Sorrise. – Forse hai ragione. – Poi annullò quell’impercettibile, infima distanza tra le loro bocche con uno scatto, posando le sue labbra su quelle di Mike. Il ragazzo, sorpreso dal gesto di Luke, strabuzzò gli occhi, ma non si tirò indietro. Sapeva che avrebbe dovuto allontanarsi, afferrare quel biondino per le orecchie e trascinarlo di peso a dormire, ma aveva relegato questi pensieri in fondo alla sua mente: in quel momento non riusciva a pensare e niente, se non a quelle morbide labbra posate sulle, che chiedevano il permesso di approfondire quel bacio così dolce. E Mike, quasi senza accorgersene, cedette a quella muta richiesta, aprendo di qualche millimetro la bocca: uno spazio sufficiente per Luke. Sufficiente per permettergli di iniziare ad accarezzare il suo palato con la propria lingua, sufficiente perché Mike, inebetito da quelle sensazioni, iniziasse a rispondere quasi inconsapevolmente a quell’angelico assalto.
No… no… tutto questo è sbagliato, lui è ubriaco e... o mio dio! Scotta!
Michael spalancò gli occhi improvvisamente, interrompendo il contatto tra le loro labbra di scatto. Appoggiò preoccupato una mano sulla fronte di Luke. Bruciava.
- Tu non sei solo ubriaco, hai anche la febbre! Ma quanto puoi essere idiota… ecco perché non ti reggevi nemmeno in piedi! Oh, sei proprio un…
- Sì, va bene, mamma, ora che mi hai fatto la predica ti senti più felice? – Luke lo guardò, gli occhi ancora annebbiati aperti quasi per miracolo.
- Sarò più felice quando ti avrò portato nel tuo letto e ti sarai addormentato. – gli rispose, in un tono che non ammetteva repliche. Si alzò, questa volta senza incontrare la resistenza di Luke, che abbassò le palpebre e si passò le mani sul viso, esausto. Mike gli porse una mano, come a offrirgli il proprio aiuto per alzarsi dal divano. Il ragazzo lo guardò, poi fece una smorfia d’insofferenza e gli rispose con la voce strascicata di chi non ha alcuna voglia di alzarsi, né tanto meno di muovere un singolo passo. – Cammino da solo, grazie.
Le ultime parole famose. Neanche il tempo tentare di sollevarsi dal divano, che le gambe di Luke cedettero nuovamente, facendolo cadere addosso a Mike, che fortunatamente aveva previsto quello che sarebbe successo e lo aveva afferrato, permettendogli di appoggiarsi al suo petto.
- Cammino da solo, grazie. Ma chi vuoi prendere in giro? – disse ridacchiando Mike, abbracciando un Luke profondamente ferito nel suo orgoglio e che a stento riusciva a restare aggrappato alle sue braccia. Sembrava così indifeso, così fragile… gli fece quasi tenerezza.
- Ok… se non mi porti in fretta su una superficie orizzontale mollo la presa e cado. – Vedendo Mike scoppiare a ridere, Luke sporse il labbro inferiore in fuori, in un broncio di una dolcezza disarmante. – Guarda che sono serio…
- Sì, certo. Forza, andiamo verso una “superficie orizzontale”, Mr Stasera-Cado-Addosso-A-Michael-Clifford-Ogni-Cinque-Fottuti-Secondi. – Continuando a sogghignare, riprese a trascinare il povero Luke fino al suo letto. Fu una traversata piuttosto difficoltosa: il ragazzo ubriaco e febbricitante cercava a tratti di aiutare Mike a farlo stare in piedi, fallendo miseramente. Ad ogni modo, rischiando varie volte di capitombolare per terra, i due riuscirono a raggiungere la meta tanto agognata: il materasso.
- Dio esiste… vedo la luce! – disse Luke raggiante buttandosi di pancia sul letto. Mike scoppiò nuovamente a ridere, contagiato dall’ingenua esultanza dell’amico.
- Ti lascio solo, vedi di non soffocare nel cuscino o di strozzarti con la maglietta mentre di cambi. – Così dicendo, Michael fece per andarsene, ma venne fermato dalla voce lamentosa del ragazzo buttato svogliatamente sul materasso.
- Mm… cambiarmi… sai che forse non ce la faccio a farlo da solo? – Mike s’irrigidì improvvisamente, stupito ancora una volta dal comportamento del ragazzo biondo. Luke, accortosi della reazione dell’amico, rise di gusto, divertito. L’altro si girò con un sguardo che avrebbe incenerito chiunque, ma che su Luke non ebbe alcun effetto. – Guarda che sono serio… se provo a cambiarmi da solo c’è davvero il rischio che mi soffochi nella maglietta. – Poi, addolcendo un po’ la voce e spalancando gli occhi sbattendo più volte le ciglia, aggiunse: - Per favore, Mikey… non ho voglia di cambiarmi da solo…
Michael scosse la testa sorridendo, dirigendosi verso la cassettiera di legno scuro nella stanza. – Va bene, ti cambio io, ma tu… - dicendolo portò teatralmente le mani a frugare tra i vestiti – …sarai costretto a indossare questo meraviglioso pigiama!
Terminata quella sottospecie di pantomima, Michael tirò fuori dalla cassettiera un pigiama con sopra disegnati pinguini in ogni sorta di posizione e uno più grande con tanto di cappello da notte rosso con un delizioso pon-pon bianco rialzato. Luke lo guardò inorridito.
- Tu-tu non oserai! Io non te lo permetterò!
- Va bene, allora me ne vado e ti lascio qui, solo soletto, a strozzarti con la ma-
- Ok, ok, hai vinto tu, mi arrendo. – sbuffò il biondino, rassegnandosi all’umiliazione di dover indossare quel pigiama comprato appositamente da sua madre poco tempo prima.
Michael si avvicinò lentamente all’amico pregustandosi già le risate che si sarebbe fatto di lì a poco, tenendo tra le mani l’oggetto della loro contesa e sorridendo.
- Ti ho mai detto che ti detesto? – si lamentò Luke mentre Mike gli toglieva la maglietta.
- Sì, l’hai già fatto – rispose noncurante, infilandogli quella del pigiama e iniziando a togliergli anche i pantaloni.
- Bene, allora te lo ripeto – Luke incrociò le braccia contro il petto, come a dichiarare all’amico odio eterno. Nel frattempo, Mike gli sfilò completamente i pantaloni e gli mise quelli del pigiama, facendo stendere Luke sul letto, in modo da evitare scene come quella sul divano di poco prima.
Si allontanò guardando soddisfatto il suo lavoro. – Perfetto! Ed ecco a voi il re di tutti i Pinguini! – disse con fare pomposo, per poi mettersi a ridere tenendosi la pancia con le braccia.
Luke, profondamente ferito nell’orgoglio, si alzò dal letto grazie a non si sa bene quale miracolo e si riavvicinò a Michael con fare misterioso. – E così ti faccio ridere eh? Allora ti faccio ridere io!
Detto questo, iniziò a fargli il solletico sulla pancia, e Mike crollò sul pavimento cominciando a ridere più forte di prima.
- T-ti prego, smettila… Luke… - qualche lacrima iniziò a scendere sulle guance di Mike per il troppo ridere.
- Neanche per idea! Voglio la mia rivincita! E poi, come farà il piccolo Michael a contrastare Luke Sono-Un-Armadio-Alto-Un-Metro-E-Novantatré Hemmings? – disse con voce melodrammatica, per essere poco dopo sbalzato dall’altro, che gli rispose a tono.
- Come farà? Ti sei per caso dimenticato, caro il mio Luke Sono-Un-Armadio-Alto-Un-Metro-E-Novantatré Hemmings, chi pesa di più tra noi due? – pronunciando quelle fatali parole, si mise a cavalcioni dell’amico e lo ripagò con la stesso moneta: solletico, tanto solletico, ovunque. Sulla pancia, sotto le ascelle, sul collo… il biondino si ritrovò a ridere come un pazzo, fino a quando Michael, evidentemente convinto di aver punito Luke a sufficienza, lo afferrò dalle spalle e lo mise nel letto, rimboccandogli le coperte senza incontrare – inaspettatamente – alcun tipo di resistenza. – Ora andiamo a fare la nanna come i bravi bambini, va bene?
- Sì, mammina.
Proprio quando Michael stava per allontanarsi, Luke gli afferrò un polso con la mano. Michael avrebbe perfettamente potuto liberarsi da quella debole stretta, ma non lo fece. Si avvicinò all’amico, che lo guardava stanco con la palpebre quasi del tutto abbassate. – A-aspetta un attimo, Mike.
- Cosa c’è? – gli chiese, quasi materno, accarezzandogli lievemente la guancia con il palmo.
- N-niente… volevo solo… ecco… chiederti scusa per prima… sono un po’ brillo. – concluse sorridendo debolmente.
- E ci volevi tu a dirmelo, che eri “un po’ brillo”? – disse sogghignando e scuotendo la testa, ormai un po’ troppo vicina a quella di Luke.
- Mm… okay… allora-allora buonanotte, Michael. – gli disse titubante, poco prima di attirarlo in bacio casto, dolce, un semplice sfiorarsi di labbra. Mike sorrise di quel timido contatto, e si ritirò dopo qualche secondo.
- Buonanotte, Luke. – Prima di andarsene, lasciò un minuscolo bacio sulla fronte del più piccolo, per poi uscire dalla stanza. Una volta chiusa la porta, ci si appoggiò contro, cercando di calmare il battito cardiaco accelerato e di levarsi quel sorriso da ebete che era certo di aver stampato in faccia.


L'ultima cosa che devo dirvi è che, effettivamente, so perché ho scritto questa OS. Dai come si fa a non avere una vogli pazza di scrivere su di loro dopo aver visto questa gif?



Ehm... ok...

Questa è davvero l'ultimissima cosa, poi mi tolgo dalle scatole: volevo dedicare questa OS a vitadiunalettrice, che è una delle poche fan (o quasi) dei Muke, e a eriisakiwi, che so mi odierà per aver pubblicato questa storia. Vi voglio bene!
  
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