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Autore: _Takkun_    22/03/2015    3 recensioni
1#KiddLaw: «Cora, Lamy, andatevene a letto. Eustass-ya sta dormendo, non vorrei che lo svegliaste.»
2#Rouger: Lo ricordava chiaramente quel loro appuntamento, proprio come fosse ieri.
[Storia partecipante alla challenge SCEGLI IL PAIRING, SCEGLI L’IMMAGINE indetta da Nami93 sul forum di EFP]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Angolo autrice:

Allora, io chiedo perdono a tutti gli amanti di questa coppia se l’ho rovinata XD no, Takkun, non c’è un cacchio da ridere.
A molti il fluff non piace se associato a questi due, ma non ditemi che dopo aver visto l’immagine qui sotto non avete pensato a quanto fossero dolci. Io, poi, non so scrivere ff rosse, non ce la faccio cerco di trovarmi scuse, sì (perché se la sottoscritta ne fosse in grado, non immaginate con quante ff Marco/Ace vi avrei invaso il fandom **). Comunque, questa storia partecipa alla challenge di Nami93 sul forum di Efp e, mi rivolgo direttamente a te, se la trovi troppo schifosamente fluff e OOC (contro regolamento), dimmelo e provvederò a cancellarla e a scriverne un’altra (le immagini meravigliose non mancano **).
Solo che non sono riuscita a trattenermi  dopo aver visto questa cosa qui sotto e ho scritto XD
Bon, la finisco. Un bacione a tutti e buona lettura (mi sa che non scriverò più KiddLaw per il bene degli altri XD)!

P.s: parte della colpa va anche alla canzone "Thank you" di Mamoru Miyano, eh. Non la ascolterò mai più a meno che non ci sia di mezzo il fluff estremo, lo giuro.







#KiddLaw
 
 
«La cartilagine articolare, pur essendo un tessuto vivo, è privo di vasi sanguigni; inoltre, da sola, risulterebbe insufficiente per diminuire significativamente l’attrito tra le due estremità ossee. Per questo motivo i capi articolari sono bagnati da un liquido, detto sinovia o liquido-»
«TRAFALGAR!»
Law sospirò. «… sinoviale.» Si massaggiò con movimenti lenti e circolari una tempia, voltando pagina.
«Cora, Lamy, trovate qualcosa che eviti di farlo urlare in questo modo!» urlò dalla propria stanza, ricevendo dei roger! dai due. Gliel’aveva detto a quel deficiente: niente sesso durante il periodo di esami.
Sapeva che Kidd non lo avrebbe ascoltato, raramente presta attenzione a ciò che gli si dice, ma aveva sperato che la presenza della parola sesso all’interno della frase avesse come minimo svegliato quell’unico neurone funzionante in quella testa bacata.
Ora poteva anche godersi la compagnia di Corazón e sua sorella, e tornarsene a casa in bianco.
Si massaggiò il collo e bevve un sorso d’acqua dal bicchiere che Corazón gli aveva gentilmente portato.
Diede un’occhiata al panino preparato da Lamy, ma decise che lo avrebbe mangiato dopo.
Per il momento la fame non si stava facendo sentire.
Ghignò appena, appoggiando una guancia su una mano chiusa a pugno. Quei due stavano facendo il possibile per aiutarlo a studiare nel migliore dei modi in quest’ultimo periodo. Credevano in lui, e sebbene la laurea non fosse proprio così prossima, ormai per loro lui era già il dottor Trafalgar.
«Dottor Trafalgar…» mormorò Law, lanciando uno sguardo alla foto di famiglia di tanti anni fa. Erano tutti felici in quella foto: Lamy, in braccio alla mamma, lo stava guardando meravigliata e impaziente di essere al suo posto, mentre papà lo stava facendo volare sopra le sue spalle. Accarezzò la cornice di quella foto, scuotendo la testa. Corazón, grande amico di famiglia, aveva fatto almeno una cinquantina di scatti prima di farne una decente, che non fosse mossa o coperta dal suo dito medio che si frapponeva tra loro e l’obbiettivo.
Se non sbagliava era stata scattata due mesi prima dell’incidente aereo dei suoi genitori.
Ricordava bene il giorno in cui partirono.
«Mentre staremo via fate i bravi con Cora-san. Torneremo il prima possibile con un sacco di souvenir dall’America.»
Erano state quelle le ultime parole di suo padre, seguite poi da baci e abbracci vari di entrambi. Erano dovuti partire per via di un convegno di chirurgia a New York, ma non mantennero la promessa, perché a causa di quel dannato incidente non furono più di ritorno.
Della sera in cui arrivò la brutta notizia, ricorda solo gli interminabili pianti di Lamy, le lacrime che lui provò a non versare per provare a rassicurare la sua sorellina –sei suo fratello maggiore e devi prenderti sempre cura di lei, Law, così soleva dirgli suo padre-, ma a quel tempo era ancora troppo piccolo per trovare la forza di farcela; e infine le braccia di Corazón che avvolsero entrambi in un caldo abbraccio.
«Non dovete preoccuparvi, non vi lascerò mai da soli. Sarò io a prendermi cura di voi.» aveva promesso, e da allora, non aveva fallito una sola volta nel tener fede alle sue parole. Se lui e Lamy erano diventati quello che erano oggi, lo dovevano solo a quell’uomo straordinario dalla goffaggine imbattibile.
Allontanò di poco con il dito la cornice, tornando con gli occhi sul suo libro, mentre con l’altra mano afferrò il panino preparatogli da Lamy, mordendolo.
Sarebbe diventato medico, seguendo così le orme dei suoi genitori e realizzando il suo sogno.
E poi, rendere Corazón orgoglioso di lui era forse il miglior modo per ringraziarlo di tutto ciò che aveva fatto per loro.
 
§§§
 
Erano le 23.14 e Kidd aveva ormai capito che si sarebbe potuto cancellare dalla mente l’idea di Trafalgar tutto nudo sul suo letto, pronto ad aspettarlo. Oh, ma lui e il suo bel culo l’avrebbero pagata cara per ciò che quei due gli avevano fatto passare le prime cinque ore.
Due ore di visione di un fottuto film strappalacrime, messo comodamente tra Corazón e Lamy, con il primo che gli aveva avvolto un braccio attorno alle spalle per impedirgli di alzarsi e correre al piano di sopra per uccidere Trafalgar. Seguito poi da un altro fottutissimo film che si era rivelato in seguito un musical di altre due ore e mezza –se quel Victor Hugo di cui gli aveva parlato Lamy non fosse morto, lo avrebbe torturato lui con le sue stesse mani per quel dannato libro, Les Misérables.
Il punto è che sarebbe anche potuto scappare con facilità, ma sarebbe stato come dargliela vinta e questo mai! In fondo era ancora convinto di riuscire a portarsi via Trafalgar in un modo o nell’altro.
Povero coglione illuso, si era detto mentalmente più di una volta in quel pomeriggio, premurandosi di mandare a ‘fanculo il suo migliore amico, Killer, quando ricevette un suo messaggio durante una delle canzoni del musical: l’appartamento è mio e di Penguin questa notte, vedi non venire qua con Trafalgar.
E mentre lui era costretto ad ascoltare Corazón e Lamy cantare in inglese –anche se non era proprio sicuro che il primo stesse cantando nella stessa lingua della seconda- , Killer se la spassava felicemente.
Se non era sfiga quella.
 
Le cose però cominciarono a diventare vagamente sopportabili nell’ultima mezz’ora, quando Lamy ebbe l’idea geniale di tirare fuori l’album di famiglia.
«Aww, guardate com’era carino qui il mio fratellone!» indicò tutta intenerita una fotografia di Law all’età di due anni dopo il bagnetto, con i capelli corvini ancora bagnati e il sederino di fuori, in bella vista.
«Ahahahah, per fortuna è di sopra. Se sapesse che stiamo facendo vedere a questo qui le sue foto di quando era bambino, ci ucciderebbe.» ridacchiò divertito, accendendosi una sigaretta.
«Questo qui ha un nome…» ringhiò distrattamente, troppo concentrato a trovare qualche altra foto imbarazzante con cui potesse prendere per il culo Trafalgar.
«Mmmh… Vediamo se ce n’è qualcun’altra altrettanto adorabile.» fece sorridente la quindicenne, voltando pagina, ma il suo sorriso si fece malinconico e nostalgico nel rivedere quella foto. La cosa non sfuggì a Corazón e ne tantomeno a Kidd, che seguì il dito della ragazza che accarezzava i volti dei due genitori.
«Ehi, Cora, ti ricordi quando ci hai scattato questa foto?» sorrise, piegando il capo di lato, verso il suo secondo papà.
Corazón ricambiò il sorriso, scompigliandole un poco i capelli, facendo però cadere un po’ di cenere calda della sigaretta sui pantaloni. «Ahia, dannazione!» imprecò, afferrandosi la coscia fra le mani e scacciando via la cenere. «Certo che me lo ricordo. Ci ho impiegato un’eternità prima di farne una così bella.» rispose poi, posando la sigaretta nel posaceneri.
Lamy annuì. «Già.» poi si voltò verso il rosso. «Questa foto devi averla già vista, vero, Kidd? Law ne ha una copia in camera sua.»
Una in camera sua?, pensò, riuscendo forse a capire di cosa stesse parlando Lamy.
Prima di farlo Law si avvicina sempre alla sua scrivania e sposta qualcosa. Forse è questa fotografia e non vuole che i suoi genitori assistano a ciò che facciamo.
«È passato tanto tempo da quando l’abbiamo scattata.»
«Lì Law aveva solo dieci anni, se non sbaglio, e ora è all’università pronto a seguire le orme dei vostri genitori. Il tempo è proprio volato. Sembra ieri che il nostro dottore si metteva a squartare quei poveri peluche facendo finta di operarli.»
Lamy si mise a ridere. «Ne ho persi tanti per colpa sua.»
Kidd ghignò all’immagine di un piccolo Trafalgar intento a eliminare i pupazzi della sorella di nascosto, all’interno della sua cameretta. Era una cosa che non sapeva, non gliene aveva mai parlato.
Forse perché loro non erano il tipo di coppia che si metteva a parlare di cose come quelle. E, ora che ci pensava, Trafalgar non parlava mai dei suoi genitori in sua presenza.
«Spero di diventare come lui da grande.» la voce della piccola Lamy lo distolse dai suoi pensieri. «Voglio studiare medicina anch’io e stare sempre al suo fianco, sempre insieme. Sono sicura che mamma e papà saranno molto orgogliosi di noi.»
«Lo sono già.» si spostò più vicino a lei, Corazón, facendole posare la testa su una sua spalla.
Kidd osservò Law ridere felice sulle spalle del padre.
Quante volte gli era capitato di vedere quel sorriso? Una sola volta? Nessuna?
«Sapevo che questo silenzio era fin troppo sospetto.» la voce di Law fece voltare i tre verso la porta del soggiorno, individuando il ragazzo appoggiato contro lo stipite a braccia conserte.
Corazón e Lamy impallidirono quando il corvino posò lo sguardo sull’album di famiglia.
«P-possiamo spiegarti…»
«Kidd era così curioso di vederle…»
«Chi cazzo era curioso?!»
«Ehi! Modera i termini, delinquente!»
«Delinquente?! Ti faccio vedere io chi è il del-»
«Eustass-ya!» lo richiamò Law.
«Che cazzo vuoi?! Ha cominciato lui!»
Law sospirò, chiudendo gli occhi e massaggiandosi le palpebre. «Basta così. Vieni con me.» gli fece cenno con il capo di seguirlo. «Cora, Eustass-ya rimarrà a dormire da noi per questa notte.»
Il rosso ghignò e il biondo sbatté le mani contro il tavolino, scattando in piedi. «Come?!»
«Tranquillo, non ci saranno problemi.» così dicendo, i due salirono le scale e sparirono dalla loro visuale.
Corazón si lasciò andare sul divano, mentre Lamy richiuse l’album, mettendolo al centro del tavolino.
Dopo pochi istanti di silenzio fu la quindicenne a parlare per prima: «Cora.»
«Mh?»
«Lo so a cosa stai pensando.»
«Sei d’accordo?»
«Totalmente.»
Quando sentirono la porta della stanza del corvino chiudersi, si avviarono di corsa verso le scale, cercando di fare il meno rumore possibile.
 
§§§
 
Il rosso si levò la maglietta rimanendo a petto nudo e, afferrando il corvino per i fianchi, fece aderire i loro corpi, divorando in un bacio impaziente e passionale la bocca dell’altro. Law si staccò da Kidd a corto di fiato, facendolo grugnire infastidito per quell’interruzione, dopo aver spinto una mano contro il suo petto ampio e caldo.
Il futuro medico ghignò, tracciando i lineamenti dei pettorali del rosso con un dito.
«Ricordi cosa ti ho detto, Eustass-ya? Niente sesso fino alla fine degli esami.»
«Se credevi davvero che ti avrei dato retta, beh, a quanto pare non mi conosci ancora bene.» disse, tentando di riafferrare quelle labbra così invitanti, ma la mano di Law si mise in mezzo, facendo ringhiare Kidd minacciosamente.
«Se ho detto a Corazón che saresti rimasto a dormire, è solo perché Penguin mi ha mandato un messaggio in cui mi chiedeva di tenerti lontano dal tuo appartamento. Lui e Killer-ya sono occupati in questo momento.»
Il rosso levò di torno la mano di Trafalgar, puntando questa volta al collo olivastro del ragazzo, mordendolo e leccandolo a dovere. «Vorrei essere altrettanto occupato con te, Trafalgar, quindi fa’ il bravo e lascia che sia il tuo corpo a parlare.» strinse tra le mani i glutei sodi del ragazzo, facendolo gemere contro il suo orecchio.
Pura musica, pensò Kidd, andando ad alzare la maglia di Law, accarezzando ogni singolo lembo di pelle. Ma prima che la potesse levare del tutto, qualcosa lo bloccò. Ancora impegnato a torturare il suo collo, Kidd incrociò con lo sguardo quella famosa fotografia incorniciata, in cui tutta la famiglia Trafalgar sorrideva felice.
Un sorriso che Law non gli aveva mai dedicato.
Rafforzò la presa sui suoi fianchi e rimase per un po’ con il mento appoggiato sulla spalla del corvino.
Cosa fare, dannazione?! Poteva averlo lì, ora volendo, però…
Davanti alla fotografia c’era anche quel fottuto libro di medicina che lo aveva tenuto lontano da lui tutto il pomeriggio, e le parole di Lamy di poco prima non fecero a meno di ritornargli alla mente.
 
«Spero di diventare come lui da grande.Voglio studiare medicina anch’io e stare sempre al suo fianco, sempre insieme. Sono sicura che mamma e papà saranno molto orgogliosi di noi.»
 
Il rosso gemette frustrato. Ecco che ogni tanto quel briciolo di parte buona che aveva dentro di sé usciva allo scoperto.
«Che ti prende, Eustass-ya? Non ti sarai addormentato?» lo sfotté, e anche senza vederlo poteva immaginare che avesse quel suo ghigno disegnato sulle labbra.
Il rosso si staccò da lui e gli riabbassò la maglietta, afferrandogli poi il viso tra le mani, incrociando il suo sguardo perplesso. Sotto gli occhi aveva delle occhiaie piuttosto evidenti, segno che aveva passato molte notti in bianco per prepararsi al meglio.
«Non avrebbe senso farlo. Sei sicuramente stanco dopo aver studiato su quel libro di merda, e non vorrei che ti addormentassi tu mentre stai per raggiungere l’apice del piacere, dottore.» lo afferrò per un braccio, Kidd, scostando le coperte del letto e facendo sdraiare con poca gentilezza il corvino. Il rosso si levò poi i pantaloni e, sdraiandosi al suo fianco, coprì entrambi e strinse a sé il busto del compagno. Tutto sotto lo sguardo ancora stranito di Law, che dubitò davvero dello stato di buona salute di Kidd.
«Eustass-ya, sicuro di star bene?»
«Sto dormendo, coglione, non disturbarmi.» fece per tutta risposta con gli occhi chiusi, cercando di farsi trasportare il prima possibile nel mondo dei sogni. Almeno nelle sue fantasie avrebbe potuto fare qualcosa.
Law rimase a fissarlo per un altro po’, continuando a non capire il comportamento del rosso.
Poi si ritrovò a sorridere lievemente, e, sporgendosi un poco verso la sua sinistra, afferrò un libro appoggiato sopra al comodino. Era da un po’ che non si dedicava alla lettura di Edgar Allan Poe, e poterlo fare con Kidd che dormiva placidamente al suo fianco, senza che lo disturbasse e dopo un'intensa sessione di studio, era semplicemente perfetto.
Domattina avrebbe dovuto farsi spiegare che cosa gli avevano fatto passare durante il pomeriggio, perché, ancora adesso, vedendolo così tranquillo stretto a lui, faceva fatica a credere che si trattasse del vero Eustass Kidd.
E, a proposito, sbagliava o l’aveva chiamato dottore?
Un tonfo contro la porta lo distrasse per un attimo dalla lettura. Era facilmente intuibile che cosa stessero cercando di fare quei due.
«Cora, Lamy, andatevene a letto. Eustass-ya sta dormendo, non vorrei che lo svegliaste.»
Law poté udire sua sorella sgridare sottovoce il povero Corazón dato che a causa della sua goffaggine erano stati scoperti, seguita dalle scuse del biondo.
«Buonanotte, Law.» si sentì poi dire da Cora.
«Notte, fratellone, e anche a te, Kidd.» fece la sorella, che non aveva del tutto creduto a Law sul fatto che il rosso stesse dormendo.
Trafalgar ghignò. «Buonanotte.» fece, riprendendo ad accarezzare i capelli del proprio ragazzo con lenti movimenti, andando avanti a leggere per un’altra mezz’ora prima che Morfeo accogliesse anche lui tra le sue braccia.
  
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