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Autore: quellichenonsannosognare    22/03/2015    0 recensioni
Si era fermato spesso a cercare un modo di risolvere la cosa, ma nessuna delle conclusioni gli piaceva: la prospettiva di restare insieme ad Alby, come avevano fatto fino a quel momento, gli faceva paura, ma il pensiero di dover perdere per sempre quel ragazzo dagli occhi neri era ancora più orribile.
E anche se continuava a farsi buoni propositi e a tentare di tener sotto controllo le proprie emozioni la situazione rimaneva sempre la stessa: la sera la sua testa andava letteralmente a farsi fottere e lui continuava a sentirsi bene tra le braccia di Alby, mentre la mattina si svegliava con quel peso al cuore che non riusciva a far sparire.
Ma cosa c’era di sbagliato in lui?Niente…
“Se continui a ripetertelo, Newt” si disse “Magari finirai per crederci…”
il racconto si svolge dopo alcuni mesi dall'arrivo nel Labirinto dei primi radunai.
Buona lettura ♡♡
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alby, Newt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~-Quando avrai intenzione di comportarti da ragazzo normale?-
Il biondo sobbalzò sul letto, spostando lo sguardo dalle pagine del libro, alla faccia del ragazzo che stava in piedi accanto a lui.
Non lo aveva sentito salire e questo lo disturbò non poco, dato che, in primis, le scale del Casolare erano sempre state fin troppo rumorose anche sotto il più leggero dei pesi e, in secondo luogo, perché lì davanti a lui c’era proprio Alby, che non era mai stato l’esatto modello di delicatezza nel percorrerle.
-C-come?- balbettò Newt fissando l’amico, ansioso di una spiegazione.
Alby rise, scuotendo la testa.
-La fuori c’è un sole che spacca le pietre- esclamò indicandosi alle spalle col pollice –E tu te ne stai qui, a leggere un caspio di libro che tra l’altro, mi sembra tu abbia riletto almeno cinquecento volte…-
Il biondino fece una smorfia di dissenso e tornò a far scorrere lo sguardo tra le pagine.
-In caso non te ne fossi accorto- ribatté –Qui c’è sempre un sole che spacca le pietre…e per tua informazione non credo neanche sia un vero sole!-
Alby alzò lo sguardo al cielo e sbuffò: -So che non è il sole, Newt, non crederti tanto intelligente …ciò non toglie che dovresti farti una passeggiata o almeno andare a leggere giù, non certo startene in camera durante l’unica ora libera di tutta la giornata come se avessi qualcosa da nascondere…-
Newt deglutì e sperò sinceramente che l’altro non se ne fosse accorto.
Lo guardò per un momento allacciando i loro sguardi.
-Giù c’è troppo chiasso- disse infine cercando di mantenere un tono calmo –E gli altri continuano a rompere il caspio… quindi no grazie, me ne resto qui…-
Il suo sguardo tornò nuovamente tra le parole di quel libro, che ormai dopo mesi di prigionia era diventato la sua salvezza…insieme ad Alby ovviamente, ma questo non era ancora pronto ad ammetterlo.
Forse avrebbe dovuto convincersi che quel ragazzo dalla pelle color cioccolata gli piaceva terribilmente, o meglio, che lo amava terribilmente.
In fondo non c’era niente di male no?
Alby gli aveva dimostrato piuttosto chiaramente da quasi un mese il suoi sentimenti e Newt non aveva fatto niente per rifiutarlo.
Al contrario: aveva ricambiato i suoi baci, le sue carezze e in poco tempo erano diventati più intimi di quanto si sarebbe mai aspettato.
Inoltre, quando la sera un vortice di passione lo inebriava completamente, lui si sentiva terribilmente bene tra le braccia di Alby.
Eppure quando la mattina si svegliava avvolto dalle lenzuola e dal profumo dell’altro, non poteva fare a meno di sentirsi sporco.
Lo guardava per qualche minuto prima di iniziare a vestirsi silenziosamente, con quel peso nello stomaco che gli faceva venir voglia di scoppiare a piangere.
Le sensazioni della sera prima, probabilmente anche causate dalla stanchezza e dal piacere, se n’erano andate, lasciandolo solo, avvolto dai sensi di colpa.
Non era una novità svegliarsi in quelle condizioni e sgattaiolare via senza farsi sentire, forse per allontanarsi dai ricordi della notte prima, forse per allontanarsi dal ragazzo che credeva di amare, ma che non era realmente certo di amare…
Fatto sta che passava le ultime ore di sonno a torcersi le mani e a passeggiare avanti e indietro per la Radura, finché non riusciva a scorgere Minho che usciva fischiettando dal Casolare e iniziava a svegliare i Velocisti con calci nelle costole.
Il modo più dolce che conosceva, si ritrovava sempre a pensare Newt alzando gli occhi al cielo.
Si era fermato spesso a cercare un modo di risolvere la cosa, ma nessuna delle conclusioni gli piaceva: la prospettiva di restare insieme ad Alby, come avevano fatto fino a quel momento, gli faceva paura, ma il pensiero di dover perdere per sempre quel ragazzo dagli occhi neri era ancora più orribile.
E anche se continuava a farsi buoni propositi e a tentare di tener sotto controllo le proprie emozioni la situazione rimaneva sempre la stessa: la sera la sua testa andava letteralmente a farsi fottere e lui continuava a sentirsi bene tra le braccia di Alby, mentre la mattina si svegliava con quel peso al cuore che non riusciva a far sparire.
Ma cosa c’era di sbagliato in lui?Niente…
“Se continui a ripetertelo, Newt” si disse “Magari finirai per crederci…”
Era talmente preso dai suoi pensieri che, prima che potesse accorgersene, il libro gli era volato via di mano.
Alby aveva approfittato di quel momento di distrazione per rubarglielo e iniziare a sfogliarlo con fare scettico.
-Si può sapere che caspio è?- chiese continuando a sfogliarlo e aggrottando le sopraciglia –Insomma…a me sembra una gran sploffata…-
Newt quasi stentava a credere che il ragazzo davanti a lui fosse lo stesso che la notte lo baciava fino al farlo sentire ubriaco.
Incrociò le braccia e con la sua solita calma rispose: -Il Ritratto di Dorian Gray non è una spoffata!Parla di un ragazzo bellissimo che si fa fare un ritratto e desidera che tutto il peso degli anni che trascorrono si riversino sul quadro e non su di lui e così è finchè…-
-Che sploffata- ripeté Alby chiudendo il libro con un tonfo –Insomma come può piacerti roba simile?-
Newt arricciò il naso.
Non ne era sicuro, ma era quasi certo che il motivo fosse che se l’era trovato in mano fin dal primo momento in cui aveva messo piede nella Radura.
Magari era stato il suo libro preferito “nell’altra vita” come la chiamavano loro, o qualcosa del genere…
-Non pretendo che tu capisca- esclamò in fine con il solito tono tranquillo –In fondo non è certo scritto per persone con la testa piena di sploff come te…e ora ridammelo-
Alby rise, avvicinandosi al letto ed inginocchiandocisi sopra.
-Sai Newt- sussurrò leccandosi le labbra e contemplando avidamente quelle del biondo –Conosco un modo migliore per trascorrere questi ultimi trenta minuti che ci rimangono…-
Il ragazzo deglutì.
-I-io- balbettò non spostando gli occhi da quelli dell’altro –Preferirei…riavere il mio libro…-
Strisciò all’indietro fino al sentir sbattere le spalle contro il muro.
Alby si avvicinava.
Se fosse stata sera probabilmente Newt gli sarebbe saltato addosso, l’avrebbe baciato, stretto e in fine avrebbe chiesto di più…
Ma non era sera: i raggi del sole entravano dalle finestra sopra il letto illuminando il sorriso malizioso del compagno, le grida gioiose dei radunai sembravano quelle di tanti bambini ignari del pericolo, la consapevolezza lo assaliva indiscreta e lui aveva paura…
Alby appoggiò il libro sul materasso, sotto le gambe flesse di Newt e gli arrivò a un millimetro dalle labbra.
Attese qualche secondo prima di baciarlo dolcemente e Newt si lasciò andare a un piccolo sospiro rilassato.
-Perché ti comporti così?- gli sussurrò inaspettatamente l’altro –Lo vedo che sei… diverso…-
Senza aspettare una risposta si ritrasse, continuando a guardarlo con sospetto.
-C-come?- balbettò il biondo ansimando e rimettendosi in una posa che potesse sembrare anche lontanamente dignitosa.
-L’ho notato sai?- ripeté Alby leccandosi le labbra e guardando altrove –Ho notato come mi eviti di giorno, come fai finta che siamo solo migliori amici e come invece ti getti tra le mia braccia la sera…come se avessi paura…-
Newt chiuse gli occhi e mandò giù un groppo che gli si era formato in gola.
-I-io…- provò a dire ma l’altro lo interruppe.
-Forse hai paura del parere degli altri- suppose alzando le spalle –Non lo so…anche se mi chiedo per quale motivo debba averne…ma forse il motivo non è neanche questo…-
Passarono alcuni attimi di silenzio, ma Newt se ne stette zitto, sapendo che Alby non aveva finito.
-Magari è successo tutto troppo in fretta- sospirò infatti –Non eri pronto per qualcosa di così grande…e soprattutto per dei rapporti così…prematuri per te- si passò una mano sulla faccia –Forse ho sbagliato tutto…capisco che tu non lo voglia dire a tutti e non mi importa…nemmeno io voglio che tutti sappiano i fatti miei ma…- si bloccò –Il fatto che ogni mattina tu ti alzi prima di me, che te ne gironzoli per la Radura facendo finta di dover controllare qualcosa…- finalmente posò il suo sguardo su di lui –Forse non è giusto…-
In quel momento Newt scattò.
Cercò di ignorare il fatto che Alby gli avesse praticamente dato del bambino, accusandosi di quelli che chiamava “rapporti prematuri”.
-Ma che sploff dici?- chiese spalancando gli occhi –Seriamente Alby!Non sono un bambino, ho sedici anni e…Come puoi anche solo pensare che…-
-E non è così?- chiese l’altro piegandosi in avanti, coi gomiti appoggiati alle ginocchia e le mani unite a penzoloni –Non è forse vero che tutte le mattine te ne vai in giro con una faccia da pesce lesso come se qualcuno ti avesse appena rivelato un segreto sconcertante sulla zuppa di Frypan…?-
Newt finse una faccia scioccata, che però risultò ad entrambi un po’ troppo ironica.
-Non ho una faccia da pesce lesso…- borbottò cercando di alleggerire l’aria tesa intorno a loro.
Alby sbuffò.
-Sei incredibile Newt!- esclamò alzando gli occhi al cielo –E pensare che ti reputavo il più intelligente tra tutti noi…- lasciò penzolare la testa all’indietro per poi riportarla avanti con uno sbuffo –Io e Minho ne abbiamo parlato…-
Il biondo alzò un sopraciglio.
-Tu e Minho- ripeté scettico –Da quanto avete il tempo di scambiarvi discorsi seri o che non riguardino il Labirinto?...e da quando vi scambiate i segreti come femminucce?-
Alby alzò le spalle.
-Da quando ti alzi alle sei di mattina e… non sono segreti da femminucce!- sussurrò infastidito –Comunque l’altra mattina mi sono deciso a parlarne con Minho, sono andato in camera sua e ne è uscito che è d’accordo sul fatto che in questi giorni sei più strano del solito…e che avremmo dovuto parlarne io e te…non so se lui sappia di noi due ma credo lo sospetti…-
Newt aveva ascoltato solo di sfuggita le ultime frasi.
-Tu e Minho- ripeté di nuovo riducendo gli occhi a due fessure –In camera sua…da soli…- si prese del tempo per analizzare le sue reazioni poi chiese: -E in che momento siete venuti a capo della questione?Mentre lui ti infilava la lingua in bocca o mentre tu gli sbottonavi i jeans?-
-Diavolo Newt!- Alby sembrava veramente furioso –Che caspio hai nel cervello?Si può sapere come puoi anche solo minimamente pensare che io possa tradirti con Minho?- ringhiò–Andiamo è il nostro migliore amico!Non faremmo mai una cosa del genere-
Solo il quel momento il biondo si rese conto del vero significato di ciò che aveva detto.
Trasse le gambe al petto e le circondò con le braccia fissando un punto impreciso sul pavimento.
-I-io…mi spiace- sussurrò mordendosi il labbro –Non so cosa mi è preso…non pensavo di essere…così geloso di Minho…in realtà neanche lo sono…o forse sì…non lo so…-
Alby si massaggiò la faccia con le mani prima di ricominciare a parlare: -Lo so, lo so…-
Calò il silenzio, ma nessuno dei due osò parlare per almeno un altro paio di minuti.
-Il fatto è che mi sento sporco- riuscì a dire in fine Newt, dando atto di tutto il coraggio che gli rimaneva.
Alby alzò lo sguardo dal pavimento –Come scusa?-
Il biondino scrollò le spalle.
-Intendo- continuò in un sussurro –Che tu non hai colpe…sono io…sono io che mi sento sporco, che sento che c’è qualcosa che non va in me e probabilmente è anche vero…faccio schifo, non riesco nemmeno a dimostrare pienamente ciò che provo…e mi odio per questo…-
Non riuscì ad evitarlo.
Alby gli si gettò addosso come una furia e lo prese per il colletto della maglia.
-Stammi bene a sentire testapunzona - sputò le parole con un odio che Newt non avrebbe mai immaginato riversarsi su di lui –Tu non fai schifo!Sei la persona più stupenda che esista!- gli lasciò il colletto e gli prese le spalle –Una volta ti ho detto che l’amore non è qualcosa che si può imparare a scuola o che ti possono insegnare i genitori- lo scosse leggermente –Si ama e si impara ad essere amati, è per questo che anche se ci hanno tolto i ricordi sappiamo come si ama!E se ti stai chiedendo del perché sia un ragazzo a piacerti o un ragazzo a darti certe sensazioni, non stai sbagliando- la sua voce si fece più dolce –Me lo chiedo anche io- gli lasciò le spalle e gli prese delicatamente i fianchi –Solo che penso a quanto sia bello per me stare con te e allora tutto scopare- si sporse incerto verso le sue labbra e lo baciò dolcemente –Rimani solo tu…-
Gli occhi scuri del biondo si spostarono, finalmente, dal lenzuolo per scontrarsi con quelli improvvisamente dolci di Alby.
Era qualcosa di stupendo poterlo guardare da così vicino.
Si vedeva che era giovane, eppure Newt non poteva fare a meno di pensare che avesse un aria adulta, un aria da leader.
Sorrise mordendosi il labbro inferiore e Alby ne fu compiaciuto.
Oh il suo Newt, il suo Newt che non piangeva mai, che rimaneva sempre forte, cosciente, buono ma deciso, il suo Newt che riusciva con poche parole a rimettere sempre tutto a posto.
-Io sto bene con te Alby- sussurrò questo guardandolo negli occhi –Posso provarci…-
L’altro fece scorrere la mano dal mento alla guancia del suo ragazzo.
-E io potrei aiutarti…?- chiese.
Newt sorrise e posò una mano su quella del compagno.
-Devi aiutarmi- fece scontrare le loro labbra e ridacchiò piano –Se no come farei?-
Alby sorrise soddisfatto e con un gesto rapido si sporse indietro, in modo che Newt dovesse aggrapparsi a lui.
-Allora?- chiese divertito –Questo bellissimo ragazzo di nome Dorian…è più bello di me?-
Newt si aggrappò alla maglia color pergamena dell’altro e ridacchiò sulle sue labbra: -Oh sicuramente, ma io voglio te, testa di caspio-
Alby gli prese i fianchi e si leccò le labbra mentre gli occhi gli si illuminavano di una scintilla compiaciuta.
-Ma forse non dovremmo farlo- recitò, poi, con tono teatrale il biondino allontanandolo di poco –Questi sono rapporti prematuri per me, giusto?- concluse lanciandogli uno sguardo ammiccante.
Alby roteò gli occhi e biascicò un: -Okay, okay, scusa, forse ho sbagliato a darti del marmocchio…-
L’altro lo spinse in avanti facendolo cadere sdraiato sul letto e mettendosi a cavalcioni su di lui.
-Forse?- chiese con un sorriso furbo sulle labbra.
-Sicuramente- si corresse subito Alby ridacchiando per poi tirarlo giù verso di sé -Mi piaci da morire- sussurrò sulle sue labbra con una semplicità che lo spiazzò.
Newt sorrise.
Non c’era la passione o il piacere a inebriarlo in quel momento.
Non c’erano i sensi di colpa e quel fastidioso peso allo stomaco che gli impediva di parlare.
C’erano solo loro due.
E per la prima volta, con la piena consapevolezza di essere lucido, Newt pronunciò quelle le parole che finalmente sapevano di certezza: -E io ti amo, cacchio-


TANTANTANTAAAAAAAN:
Bene, questa è la mia prima fan fiction Nalby… NALBY A VITA
È tutto ciò che ho da dire ahahah
Buona lettura e lasciate un commentino che è sempre gradito

   
 
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