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Autore: Novacaine_13    22/03/2015    2 recensioni
Missing Moments di Touch (leggete quella prima di leggere questa)
Essenzialmente uno scorcio su quello che è successo tra il ritrovamento di Dean e l'annullamento dei sigilli.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'I'd give up forever to touch you'
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Ciao a tutti! Come avevo già accennato, alla fine ho scritto anche dell'intervallo di tempo tra il ritrovamento di Dean e l'annullamento dell'effetto del sigillo.
Enjoy :)





La prima notte di ritorno nel bunker era passata tranquillamente: aveva dormito qualche ora, lui e Cas si erano finalmente detti ciò che provavano l’uno per l’altro, aveva passato qualche ora a parlare con l’angelo. Poi aveva mangiato e aveva chiacchierato con Sammy. Un po’ come ai vecchi tempi, no?

No. Perché Dean aveva il terrore di ogni ombra, ogni rumore metallico gli ricordava le catene e le lame e, cosa peggiore tra tutte, aveva paura di mostrare all’angelo e al fratello quanto stesse male. Non voleva far loro sapere quanto fosse a pezzi in realtà, come non sarebbe mai riuscito a tornare il cacciatore di una volta perché sapeva, se avesse detto loro qualcosa, che lo avrebbero abbandonato o guardato sotto un’altra luce.
Certo, le bende che gli coprivano il torso e gli fasciavano le gambe non aiutavano, ma Dean cercava di fare il possibile per comportarsi — e far comportare Castiel e Sam — come il solito.

Per i primi giorni tutto andò bene anche se veniva trattato come un bambino e doveva sopportare quel gigante di suo fratello che gli cambiava le bende e gli curava le ferite con quelle manone sgraziate e molto poco delicate. Spesso avrebbe voluto prenderlo a calci, ma a causa delle poche forze che aveva in corpo, poteva solamente inveire contro Sam.

“Potresti essere un po’ più fottutamente delicato? Ho capito che la delicatezza non fa parte del tuo patrimonio genetico, ma potresti almeno provarci?” disse Dean a denti stretti, cercando di tenersi dritto nonostante il dolore e la stanchezza.

Sam sospirò, “Ehi, mi dispiace, ci sto provando. Non sarebbe più comodo chiedere a Cas? Finché non c’è contatto diretto con la pelle, non dovrebbero esserci problemi, giusto?” chiese, quasi curiosamente.

“Nope, da escludere. Stavo avendo un incubo ieri notte e nel buio ho istintivamente afferrato la gamba di Cas che era accanto al letto. Era come essere tornati all’Inferno.” Dean rabbrividì solo al pensiero.

Aveva sperato però, in cuor suo, che il contatto da evitare si riferisse solo a quello diretto, così avrebbero potuto aggirare il problema, ma nulla. Nada. Doveva farsi badare dal fratello.

“Ho finito, puoi tornartene a letto ora.” disse Sam dopo un po’, cominciando a ripulire la sedia che aveva usato come supporto. “Ah, ho trovato un nuovo caso. È un po’ lontano da qui ma Castiel si è proposto di portarmici in volo, così da poter tornare quando hai bisogno di cambiare le bende o per qualsiasi altra cosa. Probabilmente resterai da solo qualche ora oggi mentre andiamo e cominciamo a indagare. Pensi di riuscire o-”

“Sì, Samantha, posso cavarmela per qualche ora. Anzi fra un po’ vado a dormire e non mi risveglierò per un po’, quindi non ci saranno problemi.” Dean si mise sotto le coperte e spense la lampada sul comodino, lasciando accesa solo quella vicino alla porta dove si trovava Sam, “Potresti dire a Cas di venire qui?”

“Vado subito a chiamarlo. Ci vediamo domani, Dean.”

Sam spense la luce e uscì dalla stanza. Dean sentì delle voci smorzate oltre le pareti e dopo poco Cas entrò nella stanza, senza però accendere le luci, cosa per la quale Dean fu molto grato.

“Hai bisogno di qualcosa, Dean?” chiese Castiel con un velo di preoccupazione nella voce.

Dean sorrise e alzò la testa dal cuscino per guardarlo in faccia, “No, Cas, va tutto bene. Volevo solo salutarti prima che tu e Sam partiste.”

Castiel non disse nulla ma si avvicinò al letto, sedendosi sul bordo vicino al cacciatore. 

“Prometti che farete attenzione?”

“Dean, è solo una breve visita di ricognizione, tornerò il prima possibile e resterò qui a tenerti compagnia. In più riporterò indietro Sam per tutte le questioni che riguardano le tue ferite.”

“È proprio necessario?” si lamentò Dean facendo cadere la testa sul cuscino con un lieve tonfo.

“Mi dispiace dirtelo, ma temo proprio di sì. Lo sai bene che io non posso toc-”

“Cas, lo so bene. Intendevo solo che gradirei che Sam avesse delle maniere un po’ più delicate.” disse Dean con un piccolo sorriso. Allungò una mano verso Castiel ma questo lo fermò.

“Dean, non puoi. Non voglio che ti rechi danni inutili. Dobbiamo solo aspettare il tuo recupero. Ora dormi, sarò di ritorno prima che tu te ne accorga.”

“Sarà meglio per te, pennuto.”

Cas sorrise affettuosamente e lasciò la stanza, andando a parlare con Sam per sistemare le ultime cose prima della partenza. Dopo qualche minuto le voci nel bunker si spensero e Dean seppe che i due se n’erano andati. Non gli ci volle molto per addormentarsi e cadde in un sonno profondo.

“Andiamo Dean-o, canta per me.”

La voce del demone sembrava quasi lontana mentre si divertiva a disegnargli sulla pelle. Dean non aveva neanche più forze per cercare di opporsi o urlare. Sentiva il suo sangue gocciolare sul pavimento, il rumore della lama che gli affondava nella carne e le risate del demone e dell’angelo.

Perché non lo uccidevano e la facevano finita lì?

Dov’erano Sammy e Cas? Perché ancora non lo avevano trovato?

Quasi leggendogli nel pensiero, l’angelo parlò, “Oh, tesorino. Tuo fratello e il tuo angelo non ti hanno ancora trovato perché non vogliono trovarti. Non pensi che stiano molto meglio senza di te? Senza doversi occupare di un uomo adulto che passa le sue giornate a bere? Stanno meglio senza di te, si sono liberati di te finalmente, e ti hanno lasciato da solo a marcire.”

Dean si svegliò urlando. Era un incubo, un altro.

A fatica, si alzò dal letto e uscì dalla stanza.

“Cas? Sammy?” chiamò, ma la mancanza di risposta lo fece insospettire.

Trovò il tavolo della libreria libero da scartoffie e in giro non vide la giacca del fratello o le sacche da viaggio. Possibile che-? No, no. Non se ne sono andati, non possono, non…

Dean cominciò a respirare sempre più affannosamente e le gambe cedettero sotto il suo peso. I punti di sutura sulle gambe e sul torso si ruppero e presto le ferite cominciarono a sanguinare piano. 
Sangue. Ce n’era troppo, come quando era sotto tortura. Era tornato là? Lo avevano ritrovato? Il cuore gli batteva sempre più forte e respirare stava diventando sempre più complicato.

“Cas, ti prego, non abbandonarmi anche tu… Sammy, mi dispiace… Mi dispiace…” cominciò a piangere, piegandosi in posizione fetale sul pavimento che cominciava a riempirsi del suo sangue, pregando i suoi rapitori di ucciderlo subito e di far finire il dolore.

“DEAN!”

Era la voce di Castiel, ma la sentiva in lontananza. Era arrivata la fine? Era sicuro che nel suo Paradiso si trovasse anche Cas, ma non riusciva a capire perché non lo vedesse. 

“Dean ti prego, torna da me. Respira, sono qui. Guardami, Dean, sono qui, torna da me.” Castiel stava piangendo, perché? Non dovrebbero essere tutti felici in Paradiso? Perché sentiva solo la sua voce e non poteva vedere quegli occhi azzurri? Perché Dio voleva punirlo ancora, non gli era bastato vederlo così?

“Sam, aiutami, non reagisce, è in iperventilazione. Non posso toccarlo. Non riesco a farlo tornare da me.” la voce gli si spezzò alla fine, terrorizzato di poter perdere ancora Dean. Non poteva adesso, non sotto i suoi occhi almeno.

Dean sentì due mani afferrargli le spalle e scuoterlo piano, “Dean, ascolta la mia voce, ascolta la voce di Castiel. Reagisci, cazzo! Respira!”

Sam? Perché era preoccupato anche lui? E perché doveva respirare, non era già morto? 

Improvvisamente sentì lo stesso dolore che provava all’Inferno, quando Alastair si divertiva a torturarlo, distruggendogli il corpo e l’anima. Quel dolore era dovuto a qualcosa, ma cosa?

Diventò in fretta troppo da sopportare e Dean sentì il bisogno di urlare, di immettere aria nei polmoni per cercare di alleviare il dolore. Subito la sensazione dell’Inferno sparì e lui si ritrovò disteso sulla schiena a fissare le facce terrorizzate di Cas e Sam.
Cercò di rialzarsi ma il suo corpo non voleva reagire, quindi restò disteso a respirare — Dio, grazie per l’aria. Sam e Castiel non dissero una parola, entrambi tesi per una qualsiasi reazione di Dean, e aspettarono che fosse lui a tornare del tutto in sé.

“C-Cas? Sammy?” riuscì a dire Dean dopo qualche minuto, “Pensavo mi aveste abbandonato. Sono tornato di qua ma non c’era nessuno, le vostre cose nemmeno, e io-” lacrime silenziose cominciarono a rigare le guance di Dean e lui girò la faccia per cercare di nascondere il viso.

“Non ti avremmo mai abbandonato, Dean.” fu Cas a rispondergli, “E mi dispiace di averti causato ulteriore dolore toccandoti, ma non sapevo più cosa fare per farti tornare da me. Da noi intendo.”

“Nessun problema.” Dean si tirò su a sedere piano, con l’aiuto di Sam, per cercare di non strappare ulteriormente i punti e abbassò il capo, “So anche perfettamente che sareste usciti solo per qualche ora e basta.” Sospirò rassegnato, “Potreste aiutarmi a tornare a letto?”

Con gentilezza Sam tirò su il fratello da terra — era molto più facile ora che aveva perso tutto quel peso — e lo accompagnò in camera con Castiel che li seguiva silenzioso. Si era pentito di aver toccato Dean, il cacciatore non era ancora abbastanza forte e una cosa così travolgente — l’aveva toccato per qualche momento — rischiava solo di peggiorare la situazione e rallentare il processo di guarigione. Si aspettava già una reazione negativa da Dean. Tuttavia quando entrarono nella stanza e Sam ripulì Dean dal sangue e gli cambiò le bende, gli occhi del cacciatore non lasciavano i suoi. E in quello sguardo non riusciva a leggere odio per l’azione commessa. Vedeva solo amore.

Quando Sam finì, Dean gli chiese di lasciarlo da solo con Castiel. Sapeva che quello che l’angelo aveva fatto, lo aveva fatto con le migliori intenzioni al mondo, e voleva farglielo sapere in un modo o nell’altro.

“Cas? Puoi sederti vicino a me, non mi farai del male.”

Vide l’angelo avvicinarsi piano al letto e sedersi, lasciando però un buon margine di distanza tra loro. Dean alzò gli occhi al cielo e sorrise gentilmente, “Puoi venire più vicino, sai?”

Castiel arrossì e obbedì. Lui e Dean ora avevano solo pochi centimetri a separarli ma entrambi agognavano a una distanza più ravvicinata.

“Cas, ascolta. Riesco a vederti scritto in faccia che ti penti per quello che hai fatto. Non hai avuto scelta, okay? È stato grazie a te che sono riuscito a tornare alla realtà. È stato quel dolore così diverso da tutto quello che avevo provato a farmi capire che non ero più in pericolo. Sono felice che tu l’abbia fatto e devi sapere che non ha in alcun modo diminuito quello che provo per te, anzi. Mi è servito come conferma che quello che provo è ricambiato e che posso sempre contare su di te nel fare di tutto per salvarmi la vita, e te ne sono grato.”

Parlare così a lungo dopo quello che aveva appena passato, però, lo aveva stancato molto e l’enfasi che aveva messo nelle sue parole gli aveva aumentato il bruciore ai punti. Scivolò quindi dalla testiera del letto fino ad appoggiare la testa sui cuscini, mantenendo gli occhi su Castiel.

“Non ho mai dubitato dei tuoi sentimenti nei miei confronti, né dei miei nei tuoi. La sola cosa che mi preoccupa è la tua salute, e sapere di averla probabilmente compromessa mi addolora.”

“Ma non ho altre lesioni sul corpo, vedi? A parte questi dannati punti che prudono e le ferite che bruciano non ho altro.”

“Non è un danno fisico, Dean. È… qualcosa dell’anima. Ora potrebbe non fare nulla, ma se questi contatti continuano e tu non ti sei ancora del tutto ripreso, il danno alla tua anima sarà irreparabile e non voglio pensare alle conseguenze.”

“Conseguenze? Cosa potrebbe succedermi?”

Castiel non gli rispose, abbassò lo sguardo sulle mani e scosse la testa.

“Cas ti prego dimmi, cosa cazzo mi succederebbe?” la voce di Dean si alzò velocemente e il cacciatore, realizzando di avere il respiro affannoso, cercò di controllarsi e respirare più piano. Poi il pensiero lo colpì. Potrebbe essere? No, non può essere vero. Più Dean ci pensava però, più la possibilità gli sembrava plausibile. 

“Diventerei un demone, giusto?” 

L’angelo si limitò ad annuire, senza ancora tirare su la testa, e si alzò dal letto dirigendosi verso la porta.

“Ne riparleremo più avanti, Dean. Ora pensa a dormire e a riposarti. Non preoccuparti d’altro.” Castiel spense la luce e uscì, lasciando il cacciatore immerso nei suoi pensieri.

Ovviamente Dean non riusciva a dormire, come poteva? Aveva appena avuto il primo dei tanti attacchi di panico, la persona che più amava al mondo faticava a rivolgergli la parola e aveva scoperto che correva il rischio di diventare un demone. Fantastico come primo giorno di libertà. C’era gente che festeggiava, passava tutto il tempo a disposizione con le persone che amava, ma lui non era così fortunato. Suo fratello e l’angelo volevano farlo continuamente dormire, non che non fosse stanco, come se non volessero averlo tra i piedi; aveva avuto il primo vero attacco di panico e sapeva che ce ne sarebbero stati altri nel futuro. Come avrebbe resistito a tutto ciò?

Per Sammy e Cas, questo e altro. Continuava a ripeterselo come un mantra, convincendo se stesso a migliorare solo perché teneva troppo a quei due per abbandonarli così. Ma non l’aveva già fatto? Non li aveva già abbandonati? 

Con la testa piena di pensieri, Dean non riuscì veramente a dormire quella notte, solo a sonnecchiare a volte. Non vedeva l’ora di quando sarebbe dovuto effettivamente uscire da quella stanza e ricominciare una vita normale.

 

————————————

 

I giorni successivi passarono lentamente e presero in fretta una precisa routine: Cas passava a svegliarlo verso le 9, colazione abbondante, Sammy gli cambiava le fasciature, Sammy faceva ricerche, pranzo abbondante, sonnellino, cena abbondante, qualche chiacchiera o un film, Cas lo scortava fino in camera e stava con lui quasi tutta la notte. La giornata ideale. Non aveva ancora riavuto un altro attacco e sicuramente non andava a cercarselo.

Tuttavia verso la fine di quella settimana, lui e Cas stavano preparando il pranzo. E fu dopo aver tirato fuori gli ingredienti per un sandwich che le cose precipitarono. Castiel prese in mano un coltello per tagliare i pomodori, facendo attenzione per non farlo vedere a Dean per timore di turbarlo senza motivo. Era chiaro però che Dean sarebbe riuscito a vederlo in un modo o nell’altro.

Avvicinandosi a Cas per prendere un barattolo sul bancone, lo vide con un coltello in mano, un’espressione serena e pezzi rossi di pomodoro dovunque. Il barattolo gli cadde di mano e si frantumò sul pavimento; a quel rumore, Castiel si girò verso di lui e trovò due occhi verdi spalancati nel terrore più totale che fissavano l’arma che teneva nella mano destra e il suo viso. Realizzando immediatamente di cosa si trattasse, gettò il coltello nel lavandino e cercò di farlo tornare in sé, senza poterlo toccare.

“Ehi, va tutto bene. Non c’è più ora. D’ora in poi taglierò le cose utilizzando la mia Grazia se c’è bisogno. Ti prometto che nulla ti farà più del male, Dean.”

Come se si fosse acceso un interruttore, Dean sbatté le palpebre e guardò Castiel spaesato. Aprì la bocca più volte, cercando le parole e dopo qualche tentativo riuscì a parlare.

“Mi hanno torturato prendendo le tue sembianze, sapevano che mi avrebbe spezzato questa cosa. Il falso-te diceva che non mi amava, che era felice di potermi fare finalmente del male senza che nessuno lo fermasse e che era grato ora che i suoi incarichi con me fossero finiti così poteva uccidermi una volta per tutte.” lo disse talmente piano che fu difficile da capire persino per Cas. “All’inizio sapevo che tu non mi avresti mai fatto nulla del genere, quegli occhi neri non erano i tuoi, ma poco dopo non ero più sicuro di niente. E il dolore era troppo da sopportare, così ti chiedevo di uccidermi e farla finita; tu ridevi e incidevi più a fondo. Io svenivo; mi lasciavi lì in mezzo al mio sangue e successivamente venivo guarito.”

Dean chiuse gli occhi e girò il volto per cercare di nascondere le lacrime che scendevano copiose sulle sue guance. Era Cas, il suo Cas, non poteva fargli nulla e questo lo sapeva. 

Perché il suo Castiel lo guardava con dolcezza, non rideva di lui e faceva il possibile per aiutarlo. Questo Castiel lo amava incondizionatamente e a questo Dean si aggrappava per non affogare. Soprattutto gli occhi del suo angelo erano blu e lui poteva perdersi per ore a guardarli. Era stato questo a farlo tornare in sé così in fretta questa volta.

“Dean, guardami.”

La voce di Castiel era quella usata per dare ordini, incuteva quasi timore, e Dean obbedì. “Non ti ho mai fatto veramente male; ti ho minacciato più volte di ucciderti o di rimandarti all’Inferno, ma in fondo tutti e due sapevamo che non l’avrei mai fatto. Ora ancor di meno. Tu sarai sempre il mio protetto, siamo legati profondamente, anima e Grazia, e questi legami non sono facili da sciogliere. Una delle due parti dovrebbe essere distrutta ed eliminata dall’universo e non permetterò a nessuno di avvicinarsi a te.”

Dean aveva smesso di piangere e annuì alle parole di Castiel. Era tutto finito ora e non doveva più preoccuparsi, solo guarire il prima possibile.

 

—————————————

 

Dopo altre due settimane le ferite erano guarite e tutto quello che restava erano delle orrende cicatrici su tutto il corpo. Le peggiori erano ovviamente i sigilli, uno sul petto e uno sulla spalla destra, in opposizione al marchio lasciato da Castiel sulla sinistra. 

Vedere ogni giorno le cicatrici appena guarite di quelle torture faceva rivoltare lo stomaco a Dean e, nonostante non volesse ammetterlo, anche a Sam. Era difficile per lui vedere lo stato in cui era il fratello; tuttavia Dean aveva rimesso su una buona parte del peso che aveva perso, quindi questa era una cosa in favore alla loro causa.

Dean non le voleva più rivedere, quindi un pomeriggio chiese a Cas se poteva rimuoverle definitivamente e lui acconsentì, realizzando quanto fosse difficile per Dean conviverci considerando il dolore che provocavano all’angelo solamente guardandole.

Tutto però stava andando troppo bene.

“Dean, potremmo avere un problema.”

“Di che tipo?”

“Ho rimosso le cicatrici dei tagli su tutto il corpo, ma non riesco a rimuovere i sigilli. Come sono stati fatti?” chiese Castiel, la voce più alta verso la fine che non riuscì a nascondere la preoccupazione in essa.

“Come tutti gli altri tagli… credo… Perché”

Cas rimase in silenzio a passare lo sguardo tra il petto di Dean, dove si trovava il sigillo adibito a ferire la sua anima, e la spalla, dove il sigillo andava a mirare la persona alla quale la sua anima era legata. Dopo qualche minuto guardò Dean negli occhi. “Non sono come gli altri tagli questi. Hanno utilizzato della Grazia, per far sì che durasse nel tempo. Non pensavano però che avremmo trovato una cura.” chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, “Come ho fatto a non accorgermene prima?”

“Grazia? Vuoi dire che ho della Grazia dentro di me?” Dean era incredulo per la notizia appena ricevuta. Come avevano fatto a non accorgersene? La Grazie di chi era stata utilizzata? ‘Ma certo! Quella dell’angelo. Era ancora vivo però… E se si potesse…?’ 

“Cas, è possibile rintracciare gli angeli utilizzando la loro Grazia se si ha l’occasione di averne a disposizione, vero?”

“Sì, certo. Perché?”

“Dobbiamo estrarre quella che ho dentro di me per poter rintracciare l’angelo che mi teneva prigioniero e ucciderlo.”

Silenzio. Cas guardava Dean con gli occhi spalancati, sperando dentro di sé di aver sentito male e che quindi Dean non avesse veramente detto quello.

“Sì, insomma, si può estrarre la Grazia; l’ho visto fare in un filmato dei Men of Letters dove la estraevano da un ragazzo che aveva fatto da tramite a un angelo per qualche mese. Ci sono ancora gli strumenti giù negli archivi.”

“Non puoi essere serio, Dean. Non hai idea del rischio a cui andrai incontro.”

“Quale rischio?”

Sam entrò nella stanza a quel punto. Un grosso punto di domanda si poté leggere sulla sua faccia quando si rese conto che l’angelo e il fratello erano all’inizio di una discussione. “Quale rischio?” ripeté alzando la voce.

“Tuo fratello vuole che gli sia estratta la Grazia che ha nel corpo per poter rintracciare l’angelo e ucciderlo.”

“Stai scherzando, vero Dean? Non puoi essere serio. Dopo tutto quello che è successo!” 

“Non sono mai stato più serio di così, Sammy. Se abbiamo una possibilità a trovare quell’essere, è questa.” Dean si alzò dalla sedia su cui era ancora seduto, “Credi che non sappia quello che è successo? Sono stato torturato per mesi. Ho sentito la mia carne aprirsi di continuo, il sangue che usciva e ricopriva ogni parte. Sono stato torturato da copie di voi due — le persone che più amo al mondo — e sono stato convinto che voi mi avevate abbandonato. Colui che amo non può neanche sfiorarmi altrimenti corro il rischio che la mia anima si distrugga e io diventi un demone, e tu hai il coraggio di chiedermi se sono serio?”

Dean sapeva di aver alzato troppo la voce, che in fondo era quasi una cosa crudele da dire, ma non aveva le forze per continuare la discussione, quindi  uscì dalla stanza e si diresse in camera sua, sbattendo la porta e chiudendola a chiave. Poteva essere considerata un’azione inutile visto che se volevano entrare bastava che Castiel buttasse giù la porta, ma potevano capire che non erano i benvenuti nella stanza.

Si fece cadere sul letto e portò le mani sul viso, cercando di calmarsi. Doveva uscire e scusarsi con il fratello e l’angelo ma qualcosa lo tratteneva. Non sapeva cosa, ma questa lo fece rimanere chiuso in camera sua per tutta la sera e non uscì neanche per mangiare. Non aveva fame dopotutto.

Dopo aver contato tutte le macchie sul soffitto, si tirò a sedere improvvisamente, ricordandosi di qualcosa. Mesi prima aveva nascosto una bottiglia di whiskey sotto una trave sotto il letto e si chiese se si trovasse ancora lì. Non beveva da molto, soprattutto perché Castiel controllava ogni sua mossa, quindi gli sarebbe piaciuto provare il sapore dell’alcol in bocca e il bruciore in gola di nuovo. Scese dal letto e lo spostò piano per rivelare il punto del suo nascondiglio; sollevò l’asse e trovò ancora la bottiglia sigillata.

“Bingo!” 

Rimesso il letto al suo posto, Dean si sedette sopra e tolse il tappo alla bottiglia, cominciando poi a bere il whiskey come se fosse acqua. Non era una mossa saggia da fare, inoltre mentre beveva gli sembrava di avere un incendio che gli scendeva giù per la gola. Se ne pentì subito dopo e decise allora di continuare a bere fino ad addormentarsi, cosa che successe nel giro di dieci minuti.

Non sapeva però che Castiel era fuori dalla porta e sapeva quello che stava succedendo.

 

———————————

 

Dopo lo scontro riguardante la salute di Dean, i due uomini e l’angelo non parlarono più di estrarre la Grazia per rintracciare il fuggitivo. Certo, trovarlo era una delle loro priorità — anche trovare il demone era importante — ma ancora non sapevano come trovarlo.

Fino a quando Castiel sparì per tre giorni dicendo che aveva ‘delle faccende in Paradiso da sbrigare’. E il terzo giorno Dean sentì una fitta improvvisa nel petto che sparì dopo un secondo. 

Cas rientrò nel bunker pochi istanti dopo, dicendo che non dovevano più preoccuparsi né dell’angelo né del demone, perché se n’era occupato lui. Dean provò a chiedergli come li aveva trovati ma l’angelo non glielo voleva dire. Gli aveva solo detto che la fitta che aveva sentito, era la Grazia che era stata distrutta.

Quello di cui Castiel voleva parlare era però il desiderio che aveva avuto Dean di attaccarsi alla bottiglia come aveva fatto per tutti questi anni invece di continuare una discussione. Fu Dean questa volta a non volergli rispondere e, dopo due giorni senza parlarsi, decisero di lasciarsi la faccenda alle spalle.

 

——————————

 

Due mesi e mezzo fa, Dean era tornato a casa dalle persone più importanti della sua vita. Era sopravvissuto, lui e Castiel avevano finalmente trovato il coraggio di dichiararsi all’altro — anche se in fondo lo sapevano già — e presto avrebbe potuto stringere il suo angelo.

Si era rimesso quasi completamente in forma e dovevano aspettare la settimana successiva per la luna piena per svolgere il rituale che annullava l’effetto del sigillo.

La mattina del giorno prefissato per il rituale, Dean uscì dal bagno dopo la doccia e si soffermò a guardare la sua immagine nello specchio. Fortunatamente non si vedevano più le ossa, anche se aveva perso molto tono muscolare, e la sua pelle aveva un aspetto e un colorito più sani. A deturpare il suo corpo erano i due sigilli.

Non si era accorto che Castiel era entrato nella stanza ma la cosa non gli importava più di tanto, non aveva problemi a farsi vedere nudo dall’angelo ormai.

“Potresti bussare ogni tanto, lo sai?” gli disse Dean con un sorriso.

Cas si limitò ad avvicinarsi a lui con un sorriso sul volto. Distrattamente Dean sfiorò con due dita i segni sul petto e corrucciò la fronte, chiedendosi se sarebbero rimasti anche dopo averne annullato l’effetto.

Come se gli avesse letto nel pensiero, Cas gli rispose sottovoce, “Non ne sono sicuro anche se temo di sì. Le ferite di questo genere non spariscono mai, ne so qualcosa.” Si riferiva ad anni prima, quando si era inciso nella carne il sigillo per cacciare gli angeli. 

“Mi amerai anche con queste cicatrici?”

“Se sarà possibile, ti amerò ancora di più.”








E anche questa è finita. Fatemi sapere cosa ne pensate e se vorreste di più. :D

 

   
 
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