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Autore: Chloe R Pendragon    22/03/2015    4 recensioni
Cosa avrà provato Alec al termine delle vicende di CoB? Come avrà vissuto tutti i cambiamenti che si sono verificati nella sua vita? Io l'ho immaginato così, spero che vi piaccia: abbiate pietà, sono una povera disgraziata che ha letto solo il primo libro e che si è ritrovata con millemila spoilers davanti agli occhi. Se a ciò aggiungete che si tratta della mia primissima Malec, ecco...invoco la vostra clemenza! *^*
Quarta classificata - pari merito con Mintaka_Irial_Snape - al contest "All Those Years Living In a Blur" di _Jacaranda (Little_Cricket su EFP) indetto sul forum di EFP e vincitrice del premio "Best Couple"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Unable to stay, unwilling to leave

Unable to stay, unwilling to leave

{Storia partecipante al contest “All Those Years Living In a Blur” di _Jacaranda (Little_Cricket su EFP) indetto sul forum di EFP}

 

New York era avvolta da una pesante cappa di umidità, talmente densa da rendere l’aria irrespirabile; si appiccicava sulla pelle nuda e s’insinuava tra i vestiti, quasi volesse intrappolare gli abitanti nel suo sgradevole abbraccio. Nonostante ciò, Alec si ostinava a girare per la città indossando un paio di jeans sbiaditi e una logora felpa nera. Aveva sfruttato la prima occasione utile per allontanarsi dall’Istituto e farsi una passeggiata, cercando di ignorare la gamba dolorante: non si era ancora interamente ripreso dallo scontro con Abbadon, tuttavia non aveva potuto fare a meno di prendersi del tempo per sé.

Troppe cose erano accadute in quegli ultimi giorni, troppe notizie andavano metabolizzate: Jace e Clary, il ritorno di Valentine, il tradimento di Hodge... Era come se la realtà fosse collassata su se stessa, trasformandosi in un incubo caotico e crudele. In tutto quel marasma, il primogenito dei Lightwood si era visto perduto, al punto da trovarsi sospeso tra la vita e la morte solo per dare prova delle sue capacità; se non fosse stato per Magnus...già, Magnus: era lui il problema, o forse la risposta? Alec non lo aveva ancora capito, per questo motivo era andato a fare quattro passi: il suo parabatai, pur non ammettendolo, era in piena crisi e ora più che mai aveva bisogno di lui, per cui non poteva permettersi il lusso di crogiolarsi nella sua confusione.

Mentre camminava senza metà, lasciò che la sua mente si perdesse tra i ricordi nella speranza di poter trovare qualcosa a cui aggrapparsi. Bastava un indizio, una semplice emozione sfuggita al suo controllo per capire cosa fare per risolvere la sua impasse interiore: in quel momento, il cuore dello Shadowhunter era diviso tra il suo primo amore e il suo primo spasimante. Una fitta alla gamba lo costrinse ad appoggiarsi al muro più vicino, imprecando a denti stretti per l’inopportuno cedimento fisico.

Alzò lo sguardo per cercare di distrarsi dal dolore e rimase colpito da ciò che vide: davanti a sé, l’Empire State Building si ergeva in tutto il suo splendore, protendendosi con eleganza fino al cielo. Quell’edificio longilineo era così maestoso da lasciare senza fiato chiunque lo guardasse, incluso lo stesso Alec; in fin dei conti, quando s’impegnavano i mondani sapevano creare qualcosa di veramente magnifico. Mentre si perdeva a osservare quella meraviglia, sentiva il suo corpo diventare sempre più leggero e un timido sorriso si affacciò sul suo viso, illuminandolo: era così assorto in quella visione estatica da non accorgersi che qualcuno dall’altra parte della strada lo stava fissando sornione, le dita piene di anelli che tamburellavano sulla cintura nera Louis Vuitton.

Incapace di restare immobile, la persona si avvicinò con apparente noncuranza, certa di passare inosservata: non aveva fatto i conti però con i sensi sviluppati del Nephilim, il quale con la coda dell’occhio aveva captato un movimento nelle immediate vicinanze e si era voltato di scatto, per poi pentirsene amaramente. Non solo quella reazione rapida gli aveva procurato un’altra fitta, per giunta l’incontro-scontro con il Sommo Stregone di Brooklyn lo aveva stupito al punto da farlo sobbalzare e fargli sbattere la testa contro il muro a cui era appoggiato.

«Alexander! Tutto bene?» domandò Magnus con apprensione, facendo un passo verso il ragazzo che, però, mise una mano avanti per fermarlo: un paio di giorni prima erano usciti insieme, concludendo la serata con lunghi e profondi baci, tuttavia Alec era stato abbastanza chiaro sul fatto che non voleva si sapesse in giro. Per quanto fosse stato bene quella sera e per quanto fosse preso dal Nascosto, il giovane Lightwood era ancora troppo combattuto per potersi lasciare andare e vivere una storia d’amore alla luce del sole. Se qualcuno li avesse visti insieme, la reputazione della sua famiglia sarebbe stata rovinata e lui non se lo sarebbe mai perdonato: non voleva deludere i suoi genitori, tanto meno danneggiarli per una storia che non sapeva se definire tale.

«No...voglio dire, sì...ehm, cioè...non lo so più, Magnus. Non so più cosa sia giusto e cosa no...» rispose lo Shadowhunter con una sincerità disarmate, la stessa che aveva colpito lo Stregone fin dal primo istante in cui lo aveva visto.

«Riguarda me e te, o te e il biondino?»

«Riguarda entrambi, ma al tempo stesso nessuno: è complicato...» sospirò affranto Alec, le gote leggermente imporporate per l’imbarazzo: si stava veramente confidando con il suo ragazzo/non-ragazzo, colui che, insieme a Clary, aveva sconvolto la sua vita sentimentale?

«Credimi, Alexander,» replicò il Sommo Stregone di Brooklyn con un sorriso bonario «ho vissuto abbastanza a lungo per capire certi problemi. Fammi indovinare: al momento ti senti di fronte a un bivio, da una parte c’è quel Nephilim e dall’altra ci sono io, dico bene?»

Le iridi blu del Cacciatore furono illuminate da una strana luce mentre annuiva guardingo, le mani che si torceva a vicenda per trovare il coraggio di dire ad alta voce ciò che da troppo tempo teneva dentro.

«Magnus, tu mi piaci per mille ragioni diverse: sei imprevedibile, divertente, attraente... Insomma, sei praticamente perfetto, solo che...che io non...che tu...»

«Solo che io non sono Jace, giusto? Tralasciando la gioia che mi dà la conferma di non avere nulla in comune con quel ragazzino spocchioso, sappi che sono consapevole di quello che provi, non devi giustificarti con me. A me piaci tu proprio perché sei tu, non devi sforzarti di essere quello che non sei...» disse Magnus con dolcezza, mascherando il dolore che provava al pensiero di Alec tra le braccia dell’altro Nephilim.

«Non è solo questo il problema: tu hai già avuto altre esperienze, mentre io sono ancora alle prime armi. Tu sei abituato a vivere alla luce del sole, mentre io non ci riesco. Tu sei coraggioso, mentre io sono solo un codardo. Sarebbe ingiusto da parte mia condannarti a questo, sarei solo un vile egoista...»

Le dita di Magnus si posarono sulle labbra del giovane per zittirlo, gli occhi felini velati da lacrime di commozione che il giovane Lightwood non riusciva a capire.

«Alexander, tu non mi stai costringendo a fare un bel niente, sono io che voglio stare con te. Sono consapevole della tua inesperienza e della tua confusione ed è proprio per questo che voglio vivere ogni attimo in tua compagnia, senza pressioni e senza fretta: quando sarai pronto, farai la tua scelta e nessuno oserà criticarti o sbeffeggiarti se non vorrà vedersela con me, chia...»

Lo Stregone stava per finire la frase, ma le labbra di Alec furono più rapide delle sue: senza preavviso, il Nephilim lo attirò a sé e gli diede un bacio leggero ma pieno di gratitudine. Quelle parole erano tutto ciò di cui aveva bisogno e solo Magnus era stato in grado di dirgliele. Sebbene quella fastidiosa impasse fosse ancora presente nel suo cuore, ora si sentiva più sicuro e motivato, pronto a supportare il suo parabatai in quel delicato frangente e a vivere lo stravagante rapporto che aveva intrecciato con il Nascosto senza troppe paturnie.

Qualche minuto dopo i due amanti si erano separati, tuttavia al suo rientro il Cacciatore aveva trovato una piacevole sorpresa sotto il cuscino: una piccola palla di vetro con la neve, al cui interno c’era una miniatura dell’Empire State Building. Alec sorrise sereno mentre agitava il globo, ripensando alla conversazione avuta qualche ora prima e al primo bacio che lui e Magnus si erano scambiati in pubblico. Se c’era una cosa che lo Stregone sapeva fare era vivere alla giornata, magari stando al suo fianco avrebbe imparato a farlo anche lui, no?

«Alec! Dannazione, è tutta la mattina che ti cerco: vuoi venire ad allenarti o devo inseguirti per l’Istituto con una spada angelica?!» sbraitò Jace dal corridoio, costringendo lo Shadowhunter a nascondere in fretta e furia il regalo sotto il cuscino e a precipitarsi fuori dalla stanza: era molto meglio che il suo parabatai pensasse che fosse imbarazzato per il ritardo piuttosto che per la sua relazione clandestina, no?




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