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Autore: Maiky Miker    22/03/2015    2 recensioni
Ragnar/Athelstan Missing moment della 3x05.
"La comunità di Ragnar era diventata la sua famiglia, il rifugio in cui proteggere il suo animo tormentato; e poi, ovviamente, c’era Ragnar."
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Athelstan aveva appena posato i piedi sulla terra ferma dopo il lungo viaggio in mare.
Sembrava fosse passata un’eternità da quando era partito per la sua terra natia e aveva lasciato quella terra selvaggia che aveva cominciato ad amare; l’Inghilterra, però, non era più la sua casa, non c’era più nulla per lui tra i verdi campi e le chiese dei piccoli villaggi. Kattegat era selvaggia, inospitale e libera e rispecchiava pienamente il cambiamento che lo aveva sconvolto e ammaliato negli ultimi anni.
La comunità di Ragnar era diventata la sua famiglia, il rifugio in cui proteggere il suo animo tormentato; e poi, ovviamente, c’era Ragnar con i suoi occhi azzurri che sapevano fissarlo spogliandolo di ogni inibizione, e con i suoi tocchi decisi che bruciavano di quell’ardore capace di far volare la mente di Athelstan altrove, in una dimensione in cui quelle mani rozze e ruvide si muovevano senza sosta lungo il suo corpo in tensione.
Athelstan spesso gli lanciava sguardi fugaci per placare quella incessante “fame” di Ragnar e per lenire, senza successo, quel bisogno carnale dei loro due corpi uniti in uno solo.
Mentre erano ancora nel Wessex Ragnar, con la sua voce calda e vibrante, gli aveva chiesto di tornare, gli aveva stretto le vesti all’altezza del ginocchio ed era bastato solo un cenno del capo per mandare in frantumi ogni sua certezza; il suo spirito era confuso e il suo animo combatteva contro una morale monastica e quell'istinto animale che aveva iniziato ad accendersi dentro di lui. Inutile dire che lo avrebbe seguito in capo al mondo.
Athelstan stava fissando il via vai sul molo con un sorriso soddisfatto aiutando i feriti e facendo scivolare le dita lungo le incisioni del suo bracciale, quel bracciale che Ragnar aveva custodito con cura e gelosia, quando lo vide discutere con Rollo e Aslaug.
Siggy era morta e Rollo ne era devastato.
Athelstan rimase qualche secondo interdetto e silenziosamente cominciò a pregare per la povera Siggy.
 
“Athelstan seguimi!”
 
Ragnar era tornato sui suoi passi.
Athlestan non sapeva quanto tempo fosse passato ma lo sguardo di Ragnar era cambiato; era cupo e pieno di ira.
La pioggia cadeva ininterrottamente e quel camminare silenzioso era assordante.
Athelstan nonostante lo stesse fissando con insistenza non riusciva a capire cosa passasse nella testa di Ragnar; già era difficile interpretarlo in situazioni normali figuriamoci in una situazione del genere.
 
“Ragnar mi spiace…”
 
Ragnar lo zittì appoggiando le dita sulla sua bocca.
 
“Dimmi prete, come si chiama il vostro Valhalla?”
 
“Tecnicamente è il Paradiso…”
 
“ E tu credi nel Paradiso?”
 
“In questo momento non lo so più…”
 
“Ma stavi…pregando…per Siggy?”
 
“Si, per la salvezza della sua anima…”

“Cosa dice il tuo Dio?”
 
“Non mi dice più nulla…”
 
“Gli Dei la accoglieranno nel Valhalla, lo merita per quello che ha fatto!” Ragnar fu categorico e non mostrò alcun segno di incertezza in quelle parole.
 
“Vorrei avere la tua sicurezza e la tua fede in questo momento” lo sguardo di Athlestan si abbassò.
 
Ragnar gli prese la mano e fece scorrere il suo dito sulla cicatrice del chiodo della croce.
Athlestan non alzò lo sguardo per non mostrare il volto arrossato e imbarazzato; nonostante Ragnar fosse adirato e sconvolto dall’accaduto aveva una lucidità e una freddezza capaci di farlo agire con grande calma e maturità. Ragnar aveva la tenacia che Athelstan, in quel momento, aveva perduto.
 
“Raccontami ancora di Parigi…” la mano di Ragnar si era mossa verso il polso alla ricerca del bracciale.

Athelstan respirò e cercò di iniziare a parlare.
 
“Non è il mom…”

Ragnar non indugiò nemmeno un secondo e spinse la testa di Athelstan all’indietro soffocando le parole con un bacio.
Athelstan sgranò gli occhi e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
Paralizzato.
Al suo corpo ci volle qualche secondo per riprendersi ma quando iniziò a reagire le labbra di Ragnar si erano già staccate dalle sue.
 
“Cosa dice il tuo Dio, adesso?”

 

Note dell'autrice
Non so cosa sia, ma questi due avevano bisogno di confrontarsi, a modo loro, sulla morte di Siggy.
All'inizio avevo pensato a qualcosa di più spinto, ma non mi sembrava il caso di far sfogare la loro, chiara, frustazione sessuale nei confronti l'uno dell'altro in seguito ad un avvenimento funereo.
Magari prossimamente...chissà!
Grazie per aver letto.
Un abbraccio
Maiky

   
 
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