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Autore: Greywolf    23/03/2015    7 recensioni
Una giornata di pioggia come non si vedeva da tempo. Una corsa sfrenata. Un amico in difficoltà. L'inizio di un dramma...un lento cambiamento...fino ad un nuovo inizio.
""-Si può sapere dove mi porti?- gli domandai mentre cercavo goffamente di coprirmi la testa con il braccio libero.
Lui non era infastidito da nulla di quello che lo circondava. Era concentrato solo a correre. L’acqua e il vento sembravano l’ultimo dei suoi problemi.
-Da Naruto!- mi disse.
-Da Naruto? Gli è successo qualcosa?! Dov’è ora?- domandai senza sapere che altro dire.
Rispose dopo un attimo:
-In ospedale…-""
E' la mia prima storia a capitoli e aggiungerei che è una storia delicata. Sperò vi possa interessare e piacere alla fine. Pubblicherò il nuovo capitolo di giovedì e di sabato. Qualsiasi appunto che avete, critiche, apprezzamenti, qualsiasi cosa, fatemi sapere e recensite per dirmi cosa ne pensate. Ci terrei molto! Buona lettura! :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Shikamaru Nara, Tenten | Coppie: Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Nel buio percepii delle voci, ovattate e confuse in un primo momento. Ma più recuperavo coscienza più iniziavano a diventare più chiare e limpide.
 
“…e un’altra volta non immagineresti mai! Mi ha tenuto alzato fino all’alba prima di farmi fare si e no un’ora di sonno e poi svegliarmi di nuovo! Ti lascio immaginare che faccia potevo avere il giorno dopo a lavoro!”
 
“Ahahaha la immagino eccome! E tornato a casa sei crollato, immagino!”
 
“Indovinato! Ho dormito praticamente 24 ore filate !”

 
Quando compresi a chi appartenevano le voci, sgranai gli occhi di colpo e saltai a sedere immediatamente. Fui investita subito dalla potente luce solare che mi costrinse a tenere gli occhi socchiusi per farli abituare. Ma non avevo bisogno della vista perché sapevo esattamente dov’ero.
 
Non riuscivo davvero a credere che alla fine mi fossi addormentata sul serio nel letto di Naruto. Avrei dovuto solo stare lì per un po’ fino all’arrivo di Kaiza e Tenten e poi andarmene e invece evidentemente il sonno doveva essere stato talmente pesante da non farmi nemmeno accorgere del loro arrivo.
 
Non appena i miei occhi si abituarono alla nuova luce li vidi, seduti accanto al letto. Kaiza mi sorrideva dolcemente come sempre, stando seduto con le braccia conserte ed entrambe le gambe allungate, e da quel che mi trasmetteva la sua espressione sembrava rilassato. Mi tranquillizzò pensare che qualunque fosse stato il motivo che lo aveva costretto ad andarsene di corsa ieri, doveva aver trovato una soluzione.
 
La mia amica castana mi guarda con un miscuglio di divertimento e curiosità negli occhi. E questo mi fece imbarazzare moltissimo. Cosa avrà pensato vedendoci abbracciati?
 
“Buongiorno mia cara.” mi salutò gentilmente l’uomo.
 
“Perché non mi avete svegliata?” li interrogai subito con la voce ancora impastata dal sonno.
 
“Siamo arrivati piuttosto tardi ieri sera e dato che sia tu che Naruto dormivate profondamente non ce la siamo sentita di svegliarvi.” spiegò l’uomo.
 
“Esatto. Comunque stai tranquilla, abbiamo avvisato tua madre che avresti passato la notte qui.” mi comunicò Tenten “Sai se devo essere sincera non avrei mai immaginato che però Naruto ti avrebbe permesso di metterti al suo fianco per riposare, Insomma visto questo suo atteggiamento degli ultimi giorni…”
 
Mi venne un dubbio. Ero convinta che prima di addormentarmi lui mi stesse abbracciando. Non potevo in alcun modo averlo immaginato. Perché allora…
 
Guardai al mio fianco e con sorpresa mi resi conto che Naruto era di nuovo voltato sul lato sinistro. Che avesse cambiato posizione durante il sonno? Se fosse stato così nel sonno si sarebbe mosso parecchio e mi sarei svegliata senza dubbio. Possibile che si fosse girato di proposito?
 
“Tenten immagino che Sakura abbia fame.” fece Kaiza “ Andresti a prenderle la colazione, per cortesia? Immagino che un po’ di latte caldo non le spiacerebbe. Scusa se non lo faccio io ma è meglio che non sforzo troppo.”
 
“Non c’è alcun problema, tranquillo!” rispose alzandosi “Me ne occupo io!”
 
Guardai interrogativa Kaiza mentre lei andava in cucina. Poi senza bisogno che glielo chiedessi il medico si sollevò appena il pantalone e mi mostrò il polpaccio completamente coperto da una stretta fasciatura.
 
“Non è nulla di grave.” mi disse vendendomi sorpresa.
 
“Che ti sei fatto?”
 
“Piccolo incidente domestico, non c’è da preoccuparsi.” fece. Subito dopo aggiunse: “Sembra che tra di voi le cose vadano meglio.”
 
Aveva parlato con un filo di voce quindi capii che aveva mandato la mia amica di là per un motivo.
 
“Anche se è stato faticoso, alla fine abbiamo parlato molto ieri.” confessai “A dispetto di quel che voleva far sembrare aveva davvero bisogno di sfogarsi.”
 
“Lo credo bene.” convenne “ La partenza di Kurama deve averlo devastato ma per lui ieri era più facile far finta di niente e fingere che la cosa non lo toccasse. Sarei dovuto restare anch’io…”
 
Il suo sguardo si adombrò. Probabilmente si sentiva in colpa per esser dovuto andare via di corsa e non esser potuto restargli accanto in un momento tanto difficile. Stavo per dirgli di stare tranquillo ma un suo sorriso mi fermò.
 
“Ma sono contento che tu sia riuscita a convincerlo a dar sfogo ai suoi pensieri ed emozioni.” mormorò “L’ho capito, sai? Qui l’unica che può aiutarlo veramente sei tu. Né io, né Kurama né nessun altro è riuscito ad arrivargli così vicino come hai fatto tu. E questo perché c’è qualcosa di meraviglioso che lo tiene legato a te…per questo solo tu sei in grado di spezzare la barriera che si è eretto intorno che ormai tiene su a fatica.” liberò poi una piccola risata prima di aggiungere “Fa di tutto per nasconderlo ma almeno io ormai ho capito.”
 
“Kaiza, che stai dicendo..?”
 
“Sono arrivato a casa pochi minuti prima di Tenten e quando sono venuto qui in camera vi ho visti stretti l’un all’altra. Anche se è più corretto dire che ho trovato lui che abbracciava te. Avevo capito che evidentemente le cose erano andate bene e non me la sono sentita di svegliarti. Mi sono allontanato per pochissimo e quando sono tornato con una coperta per coprirti, l’ho visto che si voltava dall’altra parte dandoti le spalle. Ho provato a dirgli qualcosa ma non mi ha risposto. Eppure ero sicuro che fosse sveglio.”
 
Restai interdetta. Ero sicura che si fosse addormentato prima di crollare a mia volta. Con tutta probabilità allora era rimasto vigile tutto il tempo oppure si era risvegliato sentendo Kaiza rientrare.
 
“Stagli vicino, Piccola.”
 
Gli occhi dell’uomo si erano riempiti di una strana tristezza. Sembrava mi stesse facendo una supplica disperata quando invece era tutt’altro. Gli sorrisi quanto più dolcemente potei e annuii. Lui mi sorrise di rimando.
 
Poco dopo Tenten ci raggiunse con la colazione e restammo a chiacchierare fino a quando Naruto non si svegliò un’oretta dopo.
 
Ero andata un momento in bagno per darmi una sistemata quando, tornando nella sua stanza, lo trovai seduto intento a parlare con Kaiza
 
“…insomma non era nulla di grave ma per sicurezza ha preferito chiamarmi. Te l’ho già detto quanto si preoccupa per loro.”
 
“Ciò che conta è che adesso sta bene.” affermò Naruto.
 
Improvvisamente sollevò lo sguardo e incontrai i suoi occhi azzurri ricolmi di un’inaspettata sorpresa. Forse non si aspettava che fossi ancora lì.
 
“Buongiorno.” gli augurai.
 
“Ciao.” fece lui “Sei arrivata presto stamattina.”
 
“A dir la verità alla fine ho dormito qui.” confessai.
 
“Sul serio?” domandò.
 
“Si, ragazzo.” intervenne Kaiza “ Aveva un’aria talmente serena che non ho avuto cuore di disturbarla. E anche tu mi sei sembrato piuttosto rilassato nel sonno. Non ti sei svegliato nemmeno una volta stanotte.”
 
La sorpresa sul suo viso si accrebbe. Poi si fece serio come per constatare che quello appena detto dal medico fosse vero. Poi un piccolo sorriso gli increspò le labbra.
 
Io iniziavo a sentire una strana euforia. Se avevo capito bene, quella notte non aveva avuto incubi. Nonostante quello che era successo era riuscito a riposare tranquillamente e quegli orribili sogni di morte e distruzione non lo avevano attanagliato come al solito. Che iniziasse finalmente a stare meglio?
 
“Bene! Direi proprio che è ora di fare colazione! Aspettami qui che te la porto.” disse ma quando fece per alzarsi Naruto lo bloccò.
 
“Vengo di là.”
 
Io mi ammutolii completamente e Kaiza rimase a bocca spalancata prima di riuscire ad articolare qualche parola.
 
“Ehm m-ma si, certo. Se te la senti…”
 
“Voglio alzarmi.” annunciò risoluto. “Non sforzare la gamba, ce la faccio.”
 
 Incrociò un’altra volta i miei occhi mentre aveva ancora un angolo della bocca leggermente alzato rispetto all’altro. Non potei fare a meno di sorridere anche io.
 
Si alzò in piedi soffocando un gemito quando fece troppa forza sulla gamba ferita quindi si incurvò un po’ per assecondare il dolore. Non feci in tempo ad avvicinarmi però che lui si ritirò su e zoppicando leggermente  si mosse verso la cucina.
 
Quando gli diede le spalle, Kaiza mi guardò sorpreso e contento e sollevò le mani come a chiedermi cosa gli avessi detto o fatto per ottenere quel risultato. Io feci spallucce perché davvero non credevo di aver appena assistito a una cosa simile.
 
Si tratterà pure di un gesto banale, di un azione talmente semplice che non ci sarebbe stato motivo di essere così contenti ma i giorni precedenti erano stati tutti una conquista. Ogni boccone, ogni parola tirata fuori, ogni passo fatto. Vederlo prendere l’iniziativa da solo era la cosa più bella a cui potevamo sperare di assistere.
 
Il medico con un cenno del capo mi invitò a seguirlo e io me lo feci ripetere. Sorpassai Kaiza stringendoli un po’ la spalla con me per dirgli che ce la potevamo fare. Prima o poi saremmo riusciti a farlo stare meglio sul serio.
 
A Tenten quasi cadde un piatto per la sorpresa di vederlo.
 
“Ciao Tenten.” la salutò.
 
“B-buongiorno.” biascicò, incapace di dire altro mentre lo guardava sedersi e allungare la mano verso le frittelle che erano rimaste nel piatto al centro del tavolo.
 
Con nostro grande piacere non rimase chiuso nel solito silenzio che lo accompagnava ormai da tempo. Certo, non parlò molto ma non ignorò nemmeno le domande. Tenten cercò di chiacchierare un po’ con lui e Naruto non si tirò indietro o cercò di chiudere subito la conversazione. Certo non disse più di quanto fosse necessario ma era comunque un grande passo avanti.
 
Non si poteva dire che finalmente stesse iniziando a stare meglio. Stava un po’ meno peggio se la mattinata era cominciata in modo decisamente migliore rispetto alle altre. Ma in fondo sentivo che le sue ferite si erano acquietate solo momentaneamente. Ma era un passo avanti.
 
Nonostante fossi felice che stesse iniziando finalmente a reagire -e sperai con tutto il cuore che fosse un po’ merito di quel che era accaduto ieri – non riuscii a non notare con una certa preoccupazione come il suo sguardo cambiava. Mentre parlava non si intravedeva nulla di strano ma ogni volta che lo abbassava sembrava cadere nel vuoto, restando molto vacuo. Non so se la mia amica se ne fosse accorta ma era impossibile ignorarlo. Sembrava stesse combattendo. Come se i suoi pensieri stesso facendo a botte nella sua testa e i suoi occhi riflettessero quando vincevano quelli più cupi o quelli un po’ più tranquilli.
 
Ogni tanto mi rivolgeva uno sguardo veloce e chinava la testa prima che io lo notassi veramente quindi non aveva mai la certezza che mi stesse fissando davvero. Finché almeno non lo alzammo nello stesso istante e il contatto non fu inevitabile.
 
Quasi ci fossimo letti nella mente bloccammo chinammo il capo immediatamente. Provai un forte imbarazzo ma non so se anche per lui fosse stato lo stesso. Tenten sembrava non essersene accorta perché continuava tranquillamente a raccontare l’ultimo dei suoi allenamenti con Rock Lee e la cosa mi sollevò. Per fortuna era così intenta a inveire contro la loro sfrenata energia da non fare minimamente caso a noi due.
 
“Ragazzi! Qualcuno sta bussando! Andreste ad aprire la porta per favore?”
 
Chiunque fosse capitava a proposito. Colsi l’occasione e mi proposi di andare ad aprire. Dovevo cercare di recuperare un pochino di tranquillità ma ormai davanti a Naruto mi risultava pressoché impossibile. Iniziai a chiedermene il motivo. Certo, ero consapevole che i miei sentimenti nei suoi confronti erano cambiati ma lui in fondo era sempre lo stesso ragazzo. E anche io ero sempre me stessa. La differenza stava che in ogni parola, in ogni sguardo, in ogni piccolo gesto c’era qualcosa di nuovo…un significato molto più profondo.
 
Aprii la porta sovra pensiero per questo non appena vidi di chi si trattava sobbalzai.
 
“Buongiorno Sakura.”
 
Il maestro Kakashi sollevò una mano in segno di saluto. Io ero paralizzata. Avevo completamente dimenticato la chiacchierata con il maestro! Quando mi tornò in mente la nostra conversazione iniziai seriamente a preoccuparmi. Insomma sapevo che il maestro voleva solo aiutare Naruto ma avevo le mie buone ragioni di credere che in quel momento andare a trovare Obito non l’avrebbe affatto aiutato. Avrebbe rievocato la guerra e decisamente era l’ultima cosa da fare dal momento che finalmente gli incubi notturni gli stavano lasciando un po’ di respiro.
 
“Pensi di farmi entrare oppure devo restare sulla porta?” mi chiese, notando che era assorta nei miei pensieri.
 
Sospinsi un po’ indietro e mi chiusi la porta alle spalle. Kakashi mi guardò confuso.
 
“Non credo sia una buona idea.” dissi senza girarci intorno.
 
Lui sospirò. Senza dubbio immaginava che avrei reagito così dal momento in cui già l’altro giorno gli avevo espresso le mie perplessità in merito.
 
“Naruto è stato un mio allievo per questo credo di aver imparato a conoscerlo nell’arco di questi anni. Non dico che quel che farò lo farà sentire meglio ma almeno lo aiuterà a riflettere. E’ impulsivo e testardo…se non facciamo vacillare le sue convinzioni non starà mai meglio.” spiegò.
 
“Lasciami provare.” aggiunse “ Voi ragazzi avete fatto del vostro meglio per aiutarlo, lascia che anche io che sono stato il suo ma anche il tuo maestro faccia la mia parte. Pensi di riuscire a fidarti di me?”
 
Avevo paura. Non potevo negarlo. Il solo pensiero che Naruto potesse chiudersi nuovamente in se stesso era troppo doloroso da sopportare, soprattutto adesso che aveva iniziato ad aprirsi e a rendermi partecipe di tutti i dolori e le sofferenze che fino a quel momento aveva custodito solo per sé.
 
Ma potevo non fidarmi del maestro Kakashi?
 
“E’ sicuro di quello che sta facendo?” domandai.
 
Lui annuì.
 
“Ci sto pensando da quando ero in Ospedale, da quando mi hanno detto cos’era successo.” disse “ Per quanto sia doloroso per me…per lui sono disposto a farlo.”

Come potevo aver dimenticato quanto il maestro fosse stato male dopo la guerra? Quanto solo l’aiuto di Naruto gli aveva impedito di crollare, di lasciarsi andare? Come potevo anche solo aver dubitato di lui?
 
“D’accordo.” mormorai infine e lo invitai ad entrare.
 
“Grazie, Sakura:” mi rispose riconoscente prima di entrare.
 
Prima ancora di arrivare solo in camera di Naruto, Kaiza si era affacciato con la testa sul corridoio.
 
“Oh maestro, che piacere!” esclamò.
 
“E’ reciproco.” rispose cordiale quando lo raggiunse, stringendogli la mano. Poi aggiunse, accennando alla gamba: “Hai avuto qualche problemino vedo.”
 
“Tu dovresti saperne parecchio in merito eh?” chiese ridendo.
 
“Si, si può dire che me ne intendo.”
 
Non aveva proprio idea di che cosa stessero parlando e glielo avrei chiesto se Naruto non fosse arrivato accompagnato da Tenten.
 
“Maestro Kakashi, cosa fai qui?” domandò con tono sorpreso.
 
“Bene, sono contento di vedere che sei di nuovo in piedi.” disse “Sono venuto qui per proporti un’uscita, sempre che tu non abbia problemi a camminare.”
 
“Quanto a camminare ci riesco.” rispose avvicinandosi al letto “Riguardo all’uscire non ne ho voglia. Rimandiamo.”
 
Si era fatto improvvisamente più duro. Come se l’arrivo del maestro lo avesse turbato. Anche il medico se ne era accorto e lo fissava interrogativo. Ma lui non guardò nessuno e si rimise sul letto, prendendo a massaggiarsi la gamba dolorante.
 
“Non ti ruberò molto tempo.” insistette “Voglio solo portarti a vedere una cosa.”
 
“Mi pare di essere stato chiaro.” asserì con fermezza.
 
“Sei stato chiarissimo infatti. Ma questa cosa che voglio mostrarti è molto importante.”
 
Il mio compagno di Team non rispose e rimase a fissare di fronte a sé, come se non avesse sentito. Io rimasi un momento perplessa dalle parole del Jonin…
 
“Pensavo di andare a trovare anche Obito visto che è su strada.” disse di punto in bianco.
 
Come evidentemente doveva aver previsto, bastò pronunciare quel nome per catturare l’attenzione del suo allievo.
 
“E’ un po’ che non andiamo a trovarlo.” continuò “Avevamo detto di andare insieme no?”
 
Naruto scrutava il maestro cercando di capire che cosa avesse realmente in mente. Credo che anche lui si stesse insospettendo come me del resto. Non aveva minimamente accennato a nulla al di fuori dell’andare a trovare Obito.
 
“D’accordo.” accettò alla fine “Dammi tempo di prepararmi.”
 
“Fa con comodo.”
 
Io non sapevo se essere contenta o arrabbiata. Pur consapevole del fatto che Kakashi stesse cercando di aiutarlo così come noi avevamo provato a fare nei giorni precedenti, mi sembrava di riuscire a percepire quanto Naruto si sentisse forzato in quel momento e questo mi rendeva nervosa. Solo la speranza di quello che sarebbe successo dopo riusciva a farmi vedere del giusto in quel che succedeva.
 
“Forse è meglio che tu resti qui.” fece Naruto a Kaiza.
 
“Temo di non avere scelta.” sospirò sconsolato “Almeno per oggi credo di dover stare a riposo.”
 
“Vado con il maestro, non dovrebbe crearti problemi con l’Hokage vero?”
 
“Tranquillo,  ragazzo! Purché ci siano due persone con te non ci sono problemi. Tenten, Sakura una di voi li può accompagnare?”
 
Stavo già per farmi da parte.
 
“Io temo di non poter restare.” comunicò Tenten “Purtroppo l’Hokage ha assegnato giusto ieri una missione di un paio di giorni a me e Rock Lee. Mi dispiace.”
 
“Non preoccuparti, del resto il dovere viene prima di tutto.” constatò il medico.
 
“Tu…verresti, Sakura?”
 
Mi resi conto che mi fissavano tutti. E chi mi aveva posto quella domanda era stato proprio il mio compagno di squadra che attendeva una risposta.
 
Visto come si erano messe le cose, non avevo altra scelta.

 
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“Fronte Spaziosa! Maestro Kakashi! Naruto? Cosa fate tutti qui?!” domandò la mia amica bionda non appena ci vide entrare tutti insieme nel negozio di famiglia.
 
“Ciao Ino, come andiamo?” la salutò il maestro sempre con un cenno della mano.
 
“Bene la ringrazio.” rispose. Poi si rivolse a me:
 
“ Fronte Spaziosa perché non mi hai avvisato che saresti venuti?! Non posso lasciare il bancone adesso, è il mio turno oggi fino al primo pomeriggio!”
 
“Tranquilla Ino, siamo venuti proprio perché abbiamo bisogno di qualcuno dietro al bancone.” la rassicurai.
“Che vorresti dire?” mi chiese ingenuamente.
 
“Stiamo andando a trovare Obito, vorremmo comprare dei fiori da portargli.” spiegò il maestro. “Puoi servirci tu?”
 
Lei aprì la bocca a “o” e si affrettò a dire:
 
“Ma certo, avevo capito! Naturalmente! Volete che li scelga io o avete qualche preferenza?”
 
Il Jonin scambiò uno sguardo veloce con il suo allievo e si accordarono.
 
“Vorremmo delle rose bianche, possibilmente.”
 
Non seppi il motivo di quella scelta ma dopo la figura fatta poco prima Ino si affrettò e confezionò un grosso mazzo dei fiori che avevano chiesto. Erano davvero bellissime. Proprio mentre la mia amica consegnava il mazzo al maestro, Naruto domandò:
 
“Potresti darmene altre due?”
 
In tre sollevammo lo sguardo ma lui non accennò a voler dare spiegazioni. Così senza fare domande Ino prese altre due rose e gliele confezionò separatamente prima di consegnargliele.
 
Lui fece passare il suo inseparabile bastone nella mano sinistra per sostenersi e prese i due fiori con la mano destra mentre il maestro Kakashi intanto pagava. Ringraziammo Ino e io le confermai che per qualsiasi cosa non avrei tardato ad avvisarla.
 
Usciti dal negozio, ci dirigemmo verso il cimitero.
 
Rispetto al resto del Villaggio, quel luogo era stato quello meno devastato durante l’attacco di Pain. Certo non era rimasto esente da danni ma si era riuscito a rimediare facilmente. L’opera più laboriosa era stata quella di ricostruire il monumento funebre degli Hokage, l’immensa fiamma rossa segno della Volontà del fuoco. Accanto alla necropoli delle vecchie lapidi, era stato creato un immenso spazio che ospitava tutti i caduti in guerra. Per cui invece di accedere all’ingresso principale, utilizzammo la piccola entrata laterale che ci condusse direttamente a questo secondo spazio.
 
Come ogni volta fui investita da un profondo senso di inquietudine. La distesa di tombe era pressoché immensa, per l’ennesima volta mi stupii di quante perdite avessimo subito. Quante vite erano stato stroncate durante la Quarta grande guerra ninja e quindi quanto dolore nell’arco di un anno non si poteva ancora dire dissipato. La prova di questo era data dalla massiccia quantità di persone che era venuta a trovare i propri cari. Persino molti bambini erano intenti a strofinare le lapidi e a cambiare l’acqua dei fiori.
 
Non potei fermarmi nemmeno un momento a scrutare quel panorama agghiacciante perché quei due mi stavano lasciando indietro tanto che dovetti accelerare il passo prima. Camminavano spediti e ben consapevoli della loro meta. Naruto si guardava intorno lentamente mentre camminava. Si soffermava ad osservare le persone, le lapidi vicino alle quali eravamo obbligati a passare e lo vedevo trattenersi. La stretta sul bastone si era quasi fatta distruttiva -mi parve addirittura di sentire il legno scricchiolare- e la sua espressione si induriva sempre di più prima di rilassarsi un momento dopo quando osservava un’altra famiglia, un’altra tomba, leggeva un altro nome. E ricominciava.
 
Ero terribilmente in pena per lui. La convinzione che non fosse ancora riuscito a perdonarsi per tutte quelle morti si faceva sempre più forte. Anche se gli incubi avevano un po’ allentato la presa non significava che fosse in pace con se stesso. Nonostante gli avessi ripetuto di non addossarsi la colpa di qualcosa che aveva cercato di evitare ad ogni costo e di pensare invece a quante vite aveva salvato, per lui non sembrava sufficiente. Chissà se quel tormento avrebbe mai avuto fine…
 
“Eccoci.”
 
Eravamo esattamente al centro del cimitero ai piedi di un enorme salice che con i suoi lunghi rami sfiorava lento la pietra delle tombe di coloro che più di tutti avevano sacrificato la propria vita per il conseguimento della vittoria.
 
“Ciao Obito.” cominciò il maestro “Scusa se ci facciamo rivedere solo ora dopo tanto tempo.”
 
Si chinò per depositare il mazzo accanto all’incisione che riportava il suo nome. Poi rialzandosi aggiunse:
 
“Non siamo solo io e Naruto stavolta. C’è anche Sakura che è venuta a trovarti.”
 
Ammiccò verso di me e a quel punto l’unica cosa che pensai fosse meglio fare fosse quella di salutare a mia volta Obito. Poi la mia attenzione si spostò su Naruto. Teneva gli occhi chiusi e il capo chinato quindi immaginai che stesse pregando o comunque rivolgendo un pensiero personale all’Uchiha.
 
Restammo qualche altro minuto in silenzio. Il maestro a scrutare la tomba, Naruto chiuso nei propri pensieri e io a mani giunte a rivolgere un pensiero a tutti i caduti. Nessun suono, se non quello flebile del vento alle nostre spalle che portava via i bisbigli e il suono dei passi di chi rendeva omaggio ai propri morti. La voce di Kakashi  però d’un tratto interruppe quel momento di quiete.
 
“La prossima volta ci tratterremmo un po’ di più, promesso. Ma c’è un’altra persona che dobbiamo andare a trovare che mi aspetta da molto più tempo di te.” si scusò “Non ti abbiamo dimenticato e non lo faremo mai. A presto.”
 
Nemmeno il mio compagno di Team sembrava sapere a chi si stesse riferendo dal momento che lo fissò interrogativo ma il maestro si limitò ad assumere un’espressione serena che nonostante la maschera sembrava nascondere un sorriso. Fece un cenno ad entrambi e ci invitò a seguirlo.
 
Passando davanti alle altre lapidi lessi altri nomi noto…Shikaku Nara, Inoichi Yamanaka…e poi…
 
“Naruto...?”
 
Si era fermato davanti una lapide di qualcuno che conoscevamo davvero molto bene. Si chinò un po’ a fatica, usando il bastone come appoggio e aggiunse una delle due rose in un vaso pieno di giallissimi girasoli.
 
“Mi spiace…dovrai accontentarti di una rosa stavolta, Neji…” mormorò piano “Cerca di perdonarmi…”
 
Le ultime parole sembrarono quasi una confessione ma non gli chiesi nulla. La tristezza nei suoi occhi mi faceva troppo male. Mi pizzicarono gli occhi e l’unica cosa che mi venne da fare fu quella di mettergli una mano sulla spalla in un vano tentativo di consolarlo. Quando mi guardò potei constatare che anche i suoi occhi erano lucidi. Ma non disse nulla, mi sorrise un pochino come se fossi io quella da confortare e io gli sorrisi appena a mia volta.
 
“Ragazzi…”
 
Era il momento di andare. Chinammo entrambi profondamente il capo in un segno di rispetto, poi diedi al mio amico una mano ad alzarsi e raggiungemmo il maestro.
 
Impiegammo qualche minuto per attraversare un’altra volta il cimitero ma non capii il motivo per cui non fossimo semplicemente tornati indietro. Da quanto mi stava sembrando di capire non dovevamo andare a trovare uno dei caduti di guerra ma qualcuno che si trovava nel vecchio spazio. Kakashi si sta dirigendo verso la recinzione che separava le due zone verso la quale non c’era più alcuna lapide.
 
“Di qua.” E ci indicò un piccolo cancelletto, seminascosto da un grosso cespuglio.
 
Lo attraversammo e dopo essere passati lungo una sorta di corridoio fatto di alti grovigli di edera ci si aprì davanti un’altra distesa di pietre tombali.
Era pressoché deserta. Non c’era anima viva fatta eccezione di un paio di signori anziani che però se ne stavano andando. Vedere quella desolazione fu ancora più triste di quanto non lo fosse stato lo scenario visto poco prima. Che non ci fosse nessuno o vi fossero presenti molte persone, visitare un cimitero era davvero un’esperienza avvilente.
 
“Così arriviamo subito alla lettera che ci interessa.” ci spiegò il motivo di quella scorciatoia.
 
Naruto si era fatto stranamente inquieto, si guardava intorno come se cercasse di leggere quanti più nomi possibili senza però rallentare il proprio passo. Portava la rosa che gli era rimasta a penzoloni e mi venne da chiedermi se stesse cercando la persona a cui era destinata.
 
“Sapete, l’ultima volta che sono stato qui sarà stato quasi 20 anni fa.”
 
Era poco più avanti di noi, di fronte ad una lapide sporca e logora, segno che era davvero molto tempo che non veniva visitata. Ci avvicinammo entrambi e la scrutammo alla ricerca di un nome che però era illeggibile. Il maestro teneva lo sguardo fisso su di essa. Del resto doveva sapere di chi si trattasse.
 
“Chi era…?” domandò con un po’ di titubanza Naruto.
 
Udimmo un suo profondo sospiro. Un lieve risatina lo seguì. Non mi piacque per niente.
 
“Questo era uno lo shinobi di Konoha più rispettato dei Tre Ninja Leggendari, conosciuto ovunque come Zanna Bianca della Foglia.” lo presentò ” Sakumo Hatake…mio padre.”
 
Mi irrigidì di colpo e anche Naruto parve turbato da quella notizia. Dal giorno in cui l’avevamo conosciuto ci era stato subito chiaro che non fosse il tipo di persona a cui faceva piacere parlare di se stesso. Per di più riguardo alle sue questioni personali…e decisamente questa era una di quelle. Allora perché…perché ci aveva portati lì? O meglio, perché voleva mostrare la tomba di suo padre a Naruto? Per di più se erano passati davvero quasi 20 anni dall’ultima volta che lo aveva visitato?
 
“Immagino ti domanderai il motivo per cui ho deciso di portarti qui, Naruto.” cominciò Kakashi “Bhè vedi, c’era una cosa che mi premeva dirti proprio qui.”
 
Lui non rispose ma continuò a guardarlo, in attesa che continuasse.
 
“Prima però credo sia meglio parlarti di Zanna Bianca dal momento che immagino tu non sappia nulla di lui a parte che la Vecchia Chiyo lo odiava a morte. Bhè aveva diversi nemici considerato che dopotutto si è guadagnato il suo soprannome per le imprese compiute in una delle grandi guerre del passato e quindi sulla pelle dei suoi avversari.
 
Ma a parte questo si distingueva da tanti altri ninja per la sua moralità che anteponeva addirittura all’inviolabile codice a cui ogni shinobi era costretto ad attenersi. Riteneva che la sopravvivenza dei propri compagni fosse più importante di qualsiasi missione.
 
Fu questo il motivo per cui durante una missione particolarmente importante decise di abbandonare l’obbiettivo che andava conseguito fino alla morte e tornò indietro a salvare i suoi compagni di missione che altrimenti sarebbero morti. Non ricevette alcun ringraziamento per questo. Venne disonorato per la sua condotta, persino coloro che aveva salvato gli voltarono le spalle e nessun altro fu più indulgente. Aveva commesso un atto gravissimo per cui meritava solo disprezzo.
 
Mio padre cadde in depressione. E in un scura notte piena di tuoni, rientrando a casa lo trovai sul pavimento che si era suicidato.”
 
Il respiro di Naruto si era fatto rapido e irregolare. Io ero troppo sconvolta per riuscire a trovare qualcosa da dire o anche solo per potermi muovere. Come aveva potuto anche solo pensare di raccontarci una cosa simile? Eppure non sembrava avesse minimamente pensato alle conseguenze. Sembrava tranquillo con lo sguardo rivolto al cielo.
 
“Da quel giorno nulla ha avuto più importanza per me se non il codice. Se per il conseguimento della missione avessi dovuto sacrificare i miei compagni di squadra non ci avrei pensato due volte. Lasciai i miei sentimenti chiusi dentro di me e non li ho mai più tirati fuori. Del resto uno shinobi non deve mai esternare le proprie emozioni. Fu solo Obito che riuscì a farmi comprendere che non è feccia colui che abbandona la propria missione ma chi abbandona i propri amici. Solo allora compresi il motivo per cui mio padre fece quella scelta anche se poi non è stato psicologicamente abbastanza forte per sopportarne le conseguenze. Per questo dopo molti anni di odio nei suoi confronti per avermi lasciato da solo, per essere stato così egoista da pensare a se stesso, dopo…aver avuto modo di parlare con lui durante lo scontro con Pain, alla fine sono riuscito a perdonarlo.”
 
A quel punto si voltò e prese Naruto per le spalle.
 
“Questo è ciò che voglio dirti, ragazzo mio. Non abbandonare i tuoi amici. Dopo tutto ciò che hai fatto per permetterci di vivere questa meravigliosa pace dopo un lunghissimo periodo di odio e rancore, vivila con noi. Qualunque vacillamento ci possa essere stato, adesso non importa più. Tutto ciò che conta è che tu adesso voglia restare al nostro fianco! Ognuno di noi sarebbe pronto anche a dare la vita se questo servisse a toglierti quel peso che sta gravando sul tuo cuore e che ti fa soffrire così tanto! Ma non smettere mai di essere il ninja che ha sempre pensato prima al bene dei suoi amici che a se stesso…perché senza Naruto Uzumaki, nessuno di noi sarebbe qui.”
 
Finalmente tutto stava assumendo un senso. Il maestro Gai lo aveva capito quel giorno in Ospedale. Sapeva perché Kakashi fosse diventato così freddo nel parlare dell’accaduto. Ciò che era successo lo aveva riportato indietro, ad quel dolore che aveva cercato di cancellare o di lasciarsi alle spalle che era tornato più vivo che mai proprio per il fatto che Naruto era una delle persone a cui si sentiva più legato. E se oggi aveva deciso di portarlo qui, era per convincerlo a superare qualsiasi cosa lo avesse spinto a quel gesto, sostenendo che ciò che lui per primo desiderava era solo di riavere il Naruto di sempre, quello che ci aveva dedicato ogni sua energia e per cui non c’era persona che non desiderasse di fare altrettanto.
 
E ciò che fece Naruto mi lasciò stupita. Chinò semplicemente il capo.
 
L’espressione di Kakashi si addolcì e gli passò una mano tra i capelli con fare affettuoso. Fece un passo avanti e se lo tirò un po’ contro. Naruto poggiò la testa contro il petto del maestro e rimase un po’ così. Non si abbracciarono, restarono così semplicemente immobili. Quando anche alle mie orecchie arrivò un piccolo singhiozzo e vidi l’espressione del maestro nascondere un sorriso sotto la maschera, compresi che il messaggio era arrivato.
 
“Direi che possiamo tornare adesso, che ne pensi?” domandò, staccandolo da sé e scompigliandogli ancora i capelli.
 
Lui annuì con il capo. Gli occhi cerulei erano lucidi ma non versavano alcuna lacrima. Ebbi una strana sensazione. C’era qualcosa…
 
“Andiamo.” lo incitò Kakashi passandogli una mano sulla spalla e iniziando a camminare. Naruto lo assecondò e io li seguii pensando che forse più tardi avrei dovuto provare a parlargli ancora. Non sapevo perché ma sentivo che c’era qualcosa che aveva bisogno di dire ma che non riusciva a esprimere.
 
“Un momento.” esclamò ad un certo punto fermandosi.
 
“Che succede?” chiedemmo insieme, io e il maestro.
 
“La lapidi sono messe in ordine alfabetico, giusto?” ci domandò a sua volta, camminando tra le pietre bianche per leggere i nomi e intuire un ordine.
 
“Bhè si…da destra a sinistra. Come mai?”
 
Naruto non rispose e cominciò a camminare velocemente seppur zoppicando proseguendo in avanti lungo la stessa fila di Zanna Bianca. Io e il maestro lo seguimmo non avendo la più pallida idea di chi stesse cercando.
 
Ad un certo punto si bloccò di scatto, rischiando quasi di inciampare ma sembrò aver trovato chi stava cercando. Lo raggiungemmo proprio mentre si stava inginocchiando e scrutava una lastra di marmo chiaro, perfettamente pulita e adornata di dozzine di bellissimi fiori colorati. Erano tutti freschi e quindi dedussi che doveva essere stata visitata da pochissimo.
 
“Lo conoscevi, ragazzo?” gli domandò l’uomo al mio fianco.
 
“No.” rispose Naruto mentre aggiungeva la sua rosa in un vaso accanto al nome. “Mi sarebbe piaciuto però.”
 
Lessi l’incisione ma non mi desse nulla. Il cognome però mi sembrava familiare.
 
“Chi era?” chiesi allora.
 
Lui sospirò profondamente. Poi rispose.
 
“Hideiko Kiyuma…era il figlio di Kaiza.”
 
 
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“Non può essere!” esclamai incredula “L-lui non può…”
 
Mi rifiutavo categoricamente di credere possibile che Kaiza, l’uomo sempre così dolce, così divertente e gentile potesse avere alle spalle un dolore simile! Era impossibile! Come poteva riuscire a nascondere una cosa simile? Sapevo che Naruto non poteva aver mentito su una cosa simile quindi per quanto mi riuscisse insostenibile accettare quell’idea, non potei impedire alla mia mente si ripensare a tante cose…a quando avevamo incontrato Yu, al suo sguardo così triste nel pensiero di non poter aver vicino il marito, a quei discorsi che Kaiza accennava ma poi non approfondiva mai…a ciò di cui mi parlava Naruto, a quel qualcosa che l’uomo cercava di superare ma non vi era ancora riuscito. Tornava tutto.
 
“Sei sicuro, Naruto?” chiese con calma il maestro anche se anche lui sembrava a dir poco sconcertato “Mi sembra assurdo che una persona come lui abbia subito una trauma del genere. Insomma, sembra sempre così calmo, così sereno…”
 
“Il fatto che riesca a nascondere bene il suo dolore non significa che non soffra.” rispose “Si, ne sono sicuro perché involontariamente l’ho visto con i miei occhi nei suoi ricordi il giorno in cui l’ho conosciuto. Ho toccato con mano il suo strazio attraverso il contatto dei pugni. E’ stato allora che per la prima volta mi ha detto che bisogna guardare avanti…lui lo ripete a se stesso ogni giorno. Ma non ci riesce. Anche se fuori non lo da a vedere…non c’è minuto, ora, giorno che riesca a non pensare a suo figlio.”
 
Non riuscivo ancora a credere a quelle parole. Mi sentivo come se avessi iniziato ad affezionarmi a un’altra persona. Il Kaiza di cui parlava Naruto non poteva essere lo stesso che gli stava sempre vicino, lo stesso che io vedevo tutti i giorni.
 
“C-come…è successo?” domandai piano.
 
“E’ successo in una missione. Non so come di preciso. Non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo, non sopporterei di farlo stare male più di quanto non stia già.” titubò un momento prima di continuare “So solo gli è morto tra le braccia. Aveva 16 anni. E nulla di quello che Kaiza ha fatto è servito a salvargli la vita.”
 
Era addirittura più piccolo di noi. Immaginai Yukiho con suo marito in preda al dolore più orribile che una persona possa essere costretta a sopportare, quello del sentirsi strappare come una parte di sé.
 
“E’ successo otto anni fa?” domandò Kakashi facendo caso alle date.
 
“Sì. E’ il loro dolore è vivo come quel giorno.” fece, alzandosi. Poi si rivolse a entrambi.
 
“Non avrei dovuto parlarvi di una cosa così personale dal momento che se non fosse stato per il contatto a cui l’ho costretto, dubito che me ne avrebbe mai parlato. Ma…ho sentito il bisogno di venire qui. E c’era bisogno che qualcun altro lo sapesse, essere il solo consapevole di questa tragedia mi tormentava.” confessò “ Vi prego di non farne parola con nessuno…soprattutto con Kaiza.”
 
“Non dirlo nemmeno per scherzo, stai tranquillo lo terremo per noi.” lo rassicurai subito. Il maestro confermò a sua volta. Se Naruto ci aveva fatto quella confessione nonostante tutto non avremmo tradito la sua fiducia.
 
“Vi ringrazio.” fece grato “Possiamo andare.”
 
“Come? Te ne vai di già?”
 
Ci voltammo insieme verso l’origine di quella voce. Un ragazzo della nostra età si stava avvicinando con un sorriso beffardo in volto e le braccia incrociate dietro la nuca. Non ci misi molto a riconoscerlo anche perché conoscevo solo un ragazzo vestito da monaco del Tempio del Fuoco con un’aria tanto spavalda e arrogante.
 
“Tu cosa ci fai qui?!” domandò Naruto mostrando un’espressione seria che non mi aspettavo.
 
“Che c’è? Forse non hai gradito il mio ultimo nome postumo per te? Eh…Campione?”
 
Un momento…lo aveva chiamato Campione? Era stato lui a mandare la lettera?!
 
“Te lo ripeto…cosa ci fai qui, Sora?” chiese ancora Naruto, ancor più freddamente.
 
L’altro sbuffò, seccato.
 
Avevamo conosciuto Sora qualche anno prima durante una missione che ci aveva portati ad indagare sul furto di alcune tombe nei pressi del Tempio del Fuoco. Si stava allenando come monaco novizio anche se considerato il suo spirito ardente e il desiderio che lo animava di vendicare suo padre, si poteva ritenere più adatto a una vita da ninja. Lui e Naruto si erano presi subito in antipatia, soprattutto perché il mio compagno di Team non sopportava l’ossessione dell’altro per tutti i suoi discorsi sui nomi postumi e il Castigo finale. Ma alla fine avevano scoperto di essere più simili di quanto avrebbero mai creduto. Qualcosa li teneva uniti, li metteva al corrente se l’altro era in pericolo, un passato in comune li aveva avvicinati. Sora si era rivelato una semi-Forza portante e l’artefice dei furti voleva utilizzare sia lui che le salme riportate in vita per annientare il nostro Hokage e con sé il Villaggio. Solo l’intervento di Naruto era riuscito a convincerlo a rinunciare alla forza del demone e lo aveva fatto tornare in sé. Una volta ristabilito dalle ferite provocategli dal chakra della Volpe era partito per intraprendere la sua strada e da allora non lo avevamo più visto.
 
“Bel modo di trattarmi dopo che mi sono addirittura premurato di mandarti un messaggio, al quale poi non ti sei nemmeno degnato di rispondere del resto!” commentò “Mi pare ovvio che sono venuto qui per infliggerti il Castigo finale! Non ti pare?”
 
“A proposito…che tipo di uccello hai usato per mandare quel messaggio?” lo interruppe.
 
“Ho dovuto arrangiarmi, è successo tutto abbastanza in fretta.” liquidò la questione con un gesto vago della mano “ Anche il tuo nuovo soprannome ho dovuto pensarlo in fretta. Non potevo usare uno di quelli vecchi considerate le circostanze.”
 
“Comunque sia, hai fatto un viaggio inutile. Ci vediamo.” concluse Naruto e poi si avviò verso l’uscita.
 
Sora però non era il tipo da farsi mettere da parte così. Con una rapida corsa si portò davanti a lui, bloccandogli l’avanzata.
 
“Spostati!” gli intimò Naruto.
 
“Tanto per la cronaca non sono venuto per te! Non credere che il mondo giri solo intorno a te! Perché tu lo sappia anch’io ho avuto una persona da venire a trovare qui!”
 
Pensandoci un momento, non fu difficile capire che parlava del maestro Asuma. Del resto qui al Villaggio era stato la persona che più lo aveva fatto sentire parte di un gruppo, un compagno di Konoha.
 
“Poi visto e considerato che ormai mi trovo qui e valutato anche quello che ho passato per colpa tua, credo proprio di non poterti permettere di andar via così prima essermi stato a sentire! Temo dovrai fartene una ragione.”
 
“Mi spiace per te ma non sono affatto dell’umore giusto.” lo informò e poi cercò di sorpassarlo ma Sora lo bloccò ancora.
 
“Levati di mezzo!” ringhiò.
 
“Oh ma neanche per sogno!” disse tranquillo “E ti informo che non ti lascerò in pace finché non avrai prestato attenzione a tutto quello che ho da dirti!”
 
“Possibile che tu debba essere così fastidioso?! Fatti da parte!” e con queste parole riuscì a spintonarlo di lato e a farsi strada.
 
Pensai che l’altro avesse deciso di lasciar perdere ma dalla risata che fece compresi che era ancora troppo presto. Cercò qualcosa sotto la tunica e tirò fuori la sua arma prediletta, l’artiglio del vento che era un arma del tutto simile alle lame utilizzate da Asuma per sfruttare al massimo il suo elemento.
 
Io e il maestro ci mettemmo subito sull’allerta perché credevamo che volesse attaccare Naruto alle spalle. Invece fece l’ultima delle cose che ci saremmo aspettati. Indossò l’arma e premendosi la lama sul palmo dell’altra mano si procurò un profondo taglio che lo fece gridare dal dolore.
 
Naruto gridò nello stesso istante. Il bastone gli sfuggì di mano e si piegò in due, tenendosi stretto la mano destra stretta sullo stomaco cercando in qualche modo di attenuare il dolore. Non ebbi nemmeno il tempo di capire cosa fosse successo che corsi subito verso Naruto mentre il maestro si occupava di Sora.
 
“Fammi vedere avanti!” gli ordinai prendendogli a forza la mano nonostante facessee resistenza. Ma appena scoprii il palmo lo trovai perfettamente liscio, senza la minima traccia di qualcosa che spiegasse il motivo per cui stesse provando tanto dolore.
 
“Dobbiamo fermare il sangue.” sentii la voce di Kakashi alle mie spalle.
 
“Non si preoccupi.” gli rispose l’altro con voce leggermente “Guarisco in fretta.”

Naruto era scosso ancora dai tremiti e teneva la mano stretta a pugno come se fosse davvero ferita. Dietro di me, Sora stava rinfoderando l’arma mentre il maestro gli fasciava la ferita  facendogli passare intorno un piccolo rotolo di bende che doveva avere insieme all’attrezzatura. Sanguinava abbondantemente.
 
“Come può essere...? Non dovremmo più…essere legati…”
 
Stavolta era Naruto a parlare con voce flebile e con il tono di chi non riesce a spiegarsi qualcosa.
 
“E invece lo siamo, genio! E sai questo cosa significa, vero? Ho sentito ogni cosa.”
 
Si girò per guardarlo negli occhi e capire se stava dicendo la verità.
 
“Hai ancora il chakra della Volpe dentro di te, anche se da quanto so non sei più una Forza portante. Fino a un paio di settimane fa non mi era mai capitato di percepire nulla. Allora anche io mi ero convinto che quel legame che ci univa si fosse rotto nonostante avessimo ancora entrambi lo stesso chakra. Ma non mi era venuto in mente che questo non si fosse mai riattivato solo perché non avevi più chiesto aiuto con così tanta disperazione. E poi l’ho sentito. Sono riuscito appena a mandarti quel messaggio prima di perdere i sensi. Quel dolore atroce e lancinante l’ho sentito sulla mia pelle al punto che non ho potuto fare nulla per ignorarlo.”
 
Respirava rapido e assimilava quelle informazioni.
 
“A Kurama è successo lo stesso.” ricordò.
 
“Probabilmente il dolore è arrivato prima a lui e poi conseguentemente è arrivato anche a me.” constatò Sora.
 
Poi si avvicinò a Naruto e si abbassò quanto bastava per guardarlo per gli occhi.
 
“Non mi pare di starti chiedendo molto. Voglio solo parlare. Me lo devi, non trovi Testone?”
 
Il mio compagno di squadra sembrava confuso, indeciso sul da farsi. Ma immaginai la sua risposta.
 
“Okay.” mormorò.
 
Soddisfatto, il giovane gli passò una mano sotto il braccio e lo aiutò ad alzarsi. Poi raccolse il bastone e glielo porse. Naruto tenne lo sguardo chinato ma accettò di riprendere il suo sostegno.
 
“Immagino che io non possa chiedervelo, tuttavia lo farò lo stesso! Vi dispiace se me lo portò dietro per qualche ora? Ve lo restituisco tra qualche ora, prima del tramonto!”
 
Stavo per spiegargli delle condizioni imposte dall’Hokage ma il maestro mi anticipò:
 
“Dovrebbero esserci due persone con lui ma sono certo che con te sarà in buone mani. Non fate tardi però!”
 
“Ma maestro, non poss-“
 
“La ringrazio! Non si preoccupi, saremo puntualissimi!” esclamò entusiasta “Muoviti Naruto!”
 
Ero pronta a fermarli ma mi venne fatto cenno di non oppormi.
 
Vincendo un po’ la resistenza di Naruto, Sora riuscì a farlo smuovere così senza poter fare nulla lividi allontanarsi sempre di più. Quando furono abbastanza lontani mi sfogai in tutta la mia rabbia.
 
“Non poteva farlo! Kaiza potrebbe rischiare moltissimo per questo!”
 
“Garantirò io se sarà necessario davanti all’Hokage.” mi rispose tranquillo “Ricordi quello che Killer Bee ripeteva sempre in rima? Chi si somiglia alla fine si piglia. Non so perché ma ho la sensazione che quel ragazzo abbia tutte le carte in regola per riuscire a smuoverlo.”
 
Rassegnata, li vidi sparire e l’ultimo dettaglio che mi colpì fu vedere Sora mollare un pugno sul braccio di Naruto prima di iniziare a gesticolare. E quest’ultimo sembrava impegnato nell’esprimere qualche commento poco carino. Stavano litigando. Forse c’era qualche speranza.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note d’autore: Ragazzi non immaginate la vergogna a pubblicare un capitolo del genere dopo così tanto tempo. Insomma ho avuto così tante cose da fare all’università e poi (mea culpa) ho trovato contest troppo interessanti sul forum per poterli ignorare. Quindi come al solito mi sono ritrovata ad avere tutto accumulato alla fine. Ma passato questo mese avrò chiuso quindi poi mi sarà rimasta Guardare avanti e l’altra mini long a cui mancano pochi capitoli. E poi è il momento di portarla avanti come si deve.
 
Venendo a questo capitolo…spero che non abbiate deciso di linciarmi. Insomma sono state rivelate una serie di cose, a partire da Kakashi…per poi passare a Kaiza…e infine al misterioso mittente. Immagino che vorrete dirmene quattro dal momento che probabilmente molti voi non conoscono Sora. Infatti è un personaggio di una saga filler, prima di quella del duo immortale, la mia preferita in tutte quelle che sono state fatte. Insomma è interessante e se non l’avete vista ve la consiglio. Solo Sora avendo sigillato dentro di se una parte del chakra di Kurama, raccolto durante la notte dell’attacco, poteva aver sentito esattamente come Kurama ciò che era capitato a Naruto. Per questo poi anche la lettera è arrivata così presto da suscitare il dubbio in tutti dal momento che a parte i ragazzi nessun altro sapeva dell’accaduto.
 
Riguardo Kakashi, non potevo ignorare il trauma vissuto da piccolo con il suicidio del padre. Come poteva restare il nostro maestro sapendo che il suo allievo ha cercato di fare lo stesso?
 
E infine parlando di Kaiza…poco c’è da dire. Spero che adesso cominciate a capire il perché di tante cose. Più avanti ci saranno altri dettagli sulla sua storia.
 
In conclusione…vi chiedo di perdonarmi ancora una volta per il ritardo che prometto di evitare ma che alla fine c’è sempre. Spero comunque che avrete ancora piacere a seguirla. Se vi va fatemi sapere che ne pensate ^^ Alla prossima!
  
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