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Autore: DanzaNelFuoco    23/03/2015    1 recensioni
Partecipa al terzo turno della Fandom League di MaridiChallenge.
- Intro:
"Rose Tyler, ti presento una mia vecchia conoscenza, Ford Prefect, da Beltegeuse e... Ford, chi è il tuo amico?"
"Arthur Dent, dalla Terra." spiegò Ford.
"Oh, anche io!" Rose tese la mano verso di lui.
Arthur la fissò come se avesse visto un fantasma. La sua bocca si aprì in una O di stupore, gli occhi sbarrati che si muovevano freneticamente dal suo viso alla sua mano tesa. Anche Ford sembrava vagamente sorpreso.
"Anche... Anche tu?"
"Sì, che c'è di così strano?" chiese Rose, squadrandolo.
"Dalla Terra?"
"Sì."
"Da pianeta Terra nel quadrante ZZ..." annaspò nel tentativo di ricordare il seguito.
"Settore ZZ9 Plurale Z Alpha." gli giunse in aiuto Ford.
"Io..." Rose non ne aveva la minima idea. Guardò il Dottore in cerca di aiuto.
"Sì, lei viene da lì." rassicurò il Dottore.
Arthur e Ford si scambiarono svariate occhiate di stupore in una conversazione mentale che poteva come poteva non essere del tutto razionale.
"Cosa c'è che non va?" sbottò alla fine Rose.
"Ecco... Io..." cercò di spiegare Arthur.
"La Terra è stata spazzata via, non ci aspettavamo di vedere altri terrestri." lo interruppe Ford.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 1, Doctor - 10
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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"Cosa cavolo-?" 

Il TARDIS sbandò, mandando Rose a collidere contro il Dottore e troncando a metà la sua domanda. 

"Non ne sono sicuro." rispose lui, aggrappandosi con una mano alla barra della consolle dei comandi e sorreggendo la ragazza con l'altra. Un nuovo scossone del TARDIS li fece rotolare scompostamente fino a cozzare contro la parete. "Ma se è quello che penso, ci sarà da divertirsi!" 

Rose dubitò che quella cosa sarebbe mai stata divertente, mentre veniva sbalzata dall'altro lato dalla sala. 

Poi finalmente il TARDIS si fermò. 

"Siamo atterrati!" esclamò il Dottore, afferrandola per il braccio e aiutandola ad alzarsi. 

"Dove?" 

"Non ne ho idea. Non è grandioso?" Rose stava cercando di frenare il mal di mare, quindi ritenne poco intelligente scuotere la testa. "Chissà cosa c'è la fuori. Alons-y!" 

La ragazza non aveva ancora fatto in tempo a tirarsi in piedi che già il Dottore la stava trascinando fuori. 

I suoi occhi si abituarono in fretta alla luce dei due soli che splendevano nel cielo verde acido e riuscì a mettere a fuoco la pianura desertica. Davanti a loro, totalmente fuori posto, c'erano due persone. 

"Oh, Ford Prefect! Guarda chi abbiamo incontrato oggi! Sapevo che c'eri tu dietro tutto questo!" il Dottore salutò gioviale quello dei due che sembrava più normale. L'altro si stringeva spasmodicamente addosso una lacera vestaglia, guardandosi intorno con aria smarrita. "Coraggio, entrate!" li invitò, indicando la porta del TARDIS. 

Quello dal nome assurdo si avviò baldanzoso. L'altro lo seguì circospetto, cercando di non allontanarsi troppo da lui. 

"Rose Tyler, ti presento una mia vecchia conoscenza, Ford Prefect, da Beltegeuse..."

Rose tese la mano verso di lui, salvo poi domandarsi se l'alieno da Beltegeuse avrebbe compreso il gesto. Straordinariamente Ford le prese la destra con la propria e la scosse. 

"E... Ford, chi è il tuo amico?" 

"Arthur Dent, dalla Terra." spiegò Ford. 

"Oh, anche io!" Rose tese la mano verso di lui. 

Arthur la fissò come se avesse visto un fantasma. La sua bocca si aprì in una O di stupore, gli occhi sbarrati che si muovevano freneticamente dal suo viso alla sua mano tesa. Anche Ford sembrava vagamente sorpreso.

"Anche... Anche tu?" 

"Sì, che c'è di così strano?" chiese Rose, squadrandolo. 

"Dalla Terra?" 

"Sì."

"Da pianeta Terra nel quadrante ZZ..." annaspò nel tentativo di ricordare il seguito.

"Settore ZZ9 Plurale Z Alpha." gli giunse in aiuto Ford. 

"Io..." Rose non ne aveva la minima idea. Guardò il Dottore in cerca di aiuto. 

"Sì, lei viene da lì." rassicurò il Dottore. 

Arthur e Ford si scambiarono svariate occhiate di stupore in una conversazione mentale che poteva come poteva non essere del tutto razionale. 

"Cosa c'è che non va?" sbottò alla fine Rose, indicando l'elefante nella stanza. 

"Ecco... Io..." cercò di spiegare Arthur. 

"La Terra è stata spazzata via, non ci aspettavamo di vedere altri terrestri." lo interruppe Ford.

"Co- come?" 

"Potevi usare un po' più di tatto!" lo riproverò Arthur, vedendo la reazione sconvolta della ragazza alla notizia. 

"Come?" chiese il Dottore, pragmatico, mentre Rose, accasciata su un gradino, li fissava a turno, sconvolta. 

"I Vogon l'hanno spazzata via per costruire un'autostrada." 

"Un autostrada? Ma non c'è nessuna autostrada."

"Non l'hanno mai costruita infatti." 

Rose aveva assistito allo scambio di battute tra il Dottore e Ford Prefect senza in realtà ascoltare una sola parola.

"Mia madre... Mickey... Sono morti?" chiese con sguardo supplice ad Arthur, mentre le lacrime le bagnavano il viso. 

Quello sedette accanto a lei, con espressione desolata."Temo di sì. In tutto l'universo siamo solo tu, io e un'altra ragazza della nostra razza ad essere sopravvissuti. Certo, non sappiamo se per caso qualcun'altro sia riuscito a trovare un passaggio su un'astronave. Quindi di tutto il pianeta Terra siamo tu, io e Trillian. Ah, e i topi e i delfini." 

"Aspetta, hai detto topi e delfini?" Il Dottore interruppe le speculazioni sul perché l'autostrada non fosse mai stata costruita per prestare attenzione al piccolo umano straccione. 

Arthur e Ford si intervallarono, aiutando a chiudere i buchi nel racconto dell'altro, e rivelarono a Rose e al Dottore che la Terra non era altro che un mega-computer a matrice organica,voluto da quelli che sulla Terra erano topi, per riuscire a elaborare la Domanda.

"Che domanda?" chiese Rose.

"La Domanda Fondamentale sulla Vita, l'Universo e Tutto Quanto, la Domanda la cui risposta è 42." rispose Ford. "Ma i Vogon hanno distrutto il pianeta prima che fosse elaborata."

"42... La Domanda ancestrale la cui risposta è 42..." ripeté il Dottore. Fece scorrere lo sguardo su i suoi ospiti. "So cosa è successo." 

Quindici minuti dopo, seduti intorno ad un tavolo con una bella tazza di tè davanti, Rose era molto più calma. Il Dottore poteva risolvere la situazione, ne era certa. 

"Hai detto che sai cos'è successo. Spiegaci." Ford si rivolse al Dottore. 

Il Dottore sorseggiò il suo tè prima di rispondere. "La Risposta è 42, ma vedi, si può conoscere o la Domanda o la Risposta, mai entrambe."

"Perché no?" chiese Rose. 

"Perché l'Universo perderebbe di senso e collasserebbe." spiegò con una scrollata di spalle. "La Terra era prossima a rivelare la Domanda, quindi l'Universo ha fatto l'unica cosa possibile: ha eliminato il cancro. Ha creato una scusa ad hoc per far sì che una delle specie più ottuse e violente risolvesse il problema, quindi i Vogon hanno sentito la necessità impellente di costruire un'autostrada proprio lì, solo che una volta eliminata la Terra non ce n'era veramente bisogno, quindi non hanno mai portato a termine il progetto." 

"L'Universo ha fatto scattare un antivirus, insomma." chiarì Ford. 

Rose si prese la testa fra le mani. "State dicendo che possiamo salvare o Terra o l'Universo, ma nel secondo caso moriremmo tutti comunque?" 

"No. Non è del tutto vero. Se i miei calcoli sono esatti, c'è un modo per salvare la Terra." rispose il Dottore. 

"Ma la Terra è stata vaporizzata!" obiettò Arthur. 

"Sei sulla più potente e meravigliosa macchina spazio - temporale mai allevata su Gallifrey. Possiamo tornare indietro."

"E come pensi di poter risolvere il problema senza distruggere l'Universo?" borbottò Ford. 

"Interrompendo il programma di elaborazione del Computer."

"Non rischieremo di danneggiare comunque il pianeta?" chiese Arthur. 

"No, se mandiamo in cortocircuito il sistema." 

"Come facciamo?" chiese Rose, aggrappandosi alla speranza di riuscire a salvare almeno sua madre. 

"Ci sono delle interfacce esterne su cui possiamo agire." rispose il Dottore con un sorriso. "Fidatevi di me." Scrutò una ad una le persone sedute attorno al tavolo. "Ma prima troviamo qualcosa di adeguato da mettere addosso ad Arthur. Amico, non puoi andare in giro in vestaglia." 

 

La Terra non era stata vaporizzata. Per lo meno non ancora. 

Il sole splendeva in un cielo azzurro con a malapena qualche nube e l'aria era fresca. Arthur non avrebbe mai pensato di poter rivedere la Terra in tutto il suo splendore. 

Un sorriso stupido si dipinse sul suo viso.

"Stonehenge?" chiese Rose, seguendo Arthur fuori dal TARDIS. 

"Stonehenge." confermò il Dottore. 

"Perché Stonehenge?" 

"Mia cara, ha perfettamente senso." le sorrise Ford. "Stonehenge è antichissima, nessuno è mai riuscito a spiegarsi con che tecnologie sia stata costruita ed è ancora in piedi nonostante i millenni." 

"Quindi Stonehenge è l'interfaccia esterna." si limitò a constatare Rose. "Ormai non mi stupisce più niente.

Arthur infilò le mani nelle tasche dei nuovi pantaloni. "Che dite, ci mettiamo in fila?" indicò con un cenno del capo la fila di persone che si snodava per metri a partire dalla biglietteria. 

"Certo che no!" il Dottore estrasse dalla tasca interna della giacca la sua carta psichica. "Signori, un attimo di attenzione, prego." si rivolse alla folla, usando un tono di voce abbastanza alto da qualificarlo come qualcuno che sicuramente sapeva cosa stesse facendo. "Purtroppo sappiamo da fonte certa che si sta avvicinando una terribile tempesta. Sì, so che il cielo è azzurro e senza una nube, ma presto qui si scatenerà il finimondo e le rocce hanno subito un danno strutturale, dobbiamo mettere in sicurezza la zona. Per favore allontanatevi in una fila ordinata." 

Quelli molto preoccupati si affrettarono ad andarsene, con il branco di scettici che sostenevano che i monoliti erano lì da millenni e che non sarebbero state quattro gocce di pioggia a farle cadere il Dottore dovette parlare un po' più a lungo. 

Alla fine, esasperato, riuscì a convincere le guardie della sicurezza di essere di un ente geologico / metereologico / archeologico / molte altre cosa che finivano con -logico / statale e a farsi aiutare a sgombrare l'area. 

Arthur non pensava davvero che il piano del Dottore avrebbe funzionato, aveva un po' di fiducia nel l'intelligenza del redivivo genere umano, quindi quando anche l'ultima persona ebbe lasciato l'area la sua sorpresa fu genuinamente colossale. 

"La Cuore d'Oro deve essere qui! Come é possibile altrimenti che-?" Arthur non riuscì nemmeno a completare la domanda. Era talmente assurdo e Improbabile che qualcuno credesse a quella storia...

Ford scrollò le spalle accanto a lui, borbottando qualcosa di indistinto che poteva somigliare vagamente a "gli esseri umani sono stupidi", ma anche a "i serpenti piumati sono cupidi". Nell'indecisione Arthur preferì non indagare. 

Il Dottore intanto aveva tirato fuori quello che assomigliava incredibilmente al Pollice di Ford per fare l'autostop e lo stava puntato contro i maestosi monoliti di pietra. 

"Oh, sì, eccolo lì." Il Dottore indicò una pietra esattamente identica a tutte le altre a detta di Arthur, ma lui non era uno che si intendesse di cose aliene, così si incamminò dietro allo strambo gruppo con cui per caso si era ritrovato a condividere l'esistenza. Se non altro il Gallifreyano pazzo con la cabina blu era meno inquietante di Zaphod, sembrava sapere cosa stava facendo e, cosa più importante di tutte, non aveva due teste. 

Il Dottore puntò il cacciavite sonico contro la straordinaria e specialissima pietra uguale a tutte le altre e non accadde nulla. Perplesso tornò a scansionare la pietra, temendo di essersi sbagliato, ma non c'era dubbio. Il cacciavite sonico diceva che quello era il monolite che nascondeva i circuiti principali. 

Arthur pensò che lui non era quello intelligente e che sicuramente quei tre non avevano bisogno di lui per risolvere il problema, quindi si mise a gironzolare intorno al complesso di pietre millenarie senza una particolare meta. Come accade di solito che chi non sta cercando spesso trova, Arthur, con grande sorpresa di tutti i presenti, scoprì la soluzione. 

Effettivamente il Dottore aveva trovato il monolite giusto, ma lo stava guardando dalla prospettiva sbagliata. Sul lato rivolto verso l'interno del cerchio di pietre, quello che nessuno stava guardando eccezion fatta per Arthur Dent, campeggiava un incisione che in un qualche modo stonava. Sembrava quasi un antico graffito. 

"Ehi, di qua c'è una scritta." Le parole gli uscirono dalle labbra senza che lui ci avesse neanche pensato.

Subito i tre girarono attorno alla pietra per osservare gli incomprensibili geroglifici. Davanti ai loro occhi, tradotti grazie alla matrice del TARDIS - o a un pesce Babele opportunamente infilato in un orecchio - i segni presero la forma di una scritta in una lingua comprensibile. 

"Vedi quello che vedo io?" chiese Rose.

"Si." rispose il Dottore ed entrambi rimasero in silenzio ad osservare la scritta. 

I minuti scorrevano imperterriti e nulla accadeva, così Ford decise di rompere l'atmosfera idilliaca. 

"Che cosa diamine significa Bad Wolf?" 

Rose mantenne lo sguardo vacuamente fisso sulla roccia, mentre rispondeva. "Significa che sono già stata qui e che c'è proprio bisogno del Dottore." 

Quello si sentì preso in causa e puntò il cacciavite sonico contro la pietra. Subito una crepa cominciò ad allargarsi sulla superficie fino a raggiungere la forma di un rettangolo regolare grande come una porta. Infine con un piccolo sbuffo e una nuvoletta di polvere degna dei migliori cartoni animati la porta improvvisata scivolò verso destra, mettendo in mostra i circuiti interni. 

"Tecnologia pan-dimensionale! Certo!" esclamò il Dottore come se fosse Natale e avesse ricevuto il più bel regalo dell'universo. "Peccato distruggerla!" sbuffò, per poi puntare il cacciavite sonico tra i cavi. 

Di nuovo non successe un bel niente. 

"Oh. Non mi dire." borbottò tra sé e sé, mentre gli altri si accalcavano attorno a lui per vedere cosa stesse accadendo. 

Rose spostò i cavi con una mano, mettendo in mostro il Meccanismo Principale. 

"È di legno!" esclamò, sorpresa. "Oh, come è possibile che sia legno! Non è la cosa a cui uno penserebbe nel creare un congegno che debba funzionare per millenni!"

"Questo non è semplice legno. È una pianta viva." spiegò il Dottore.

"Una pianta viva... nella roccia? Cioè, dentro la roccia, senza sole, aria, acqua è...è ancora viva?" 

"Sì. È tecnologia pan-dimensionale, Rose. Questa pianta è qui solo in parte. Riceve il nutrimento di cui ha bisogno nella dimensione da cui viene, questa è solo la sua forma esterna."

"Vuoi dire che è contemporaneamente qui e sul suo pianeta?"

"Sì. È abbastanza facile nella maggior parte dei pianeti dei Settori Plurali, dove i problemi di probabilità si accumulano." 

"Ma è a forma di ingranaggio! Voglio dire, mi aspettavo qualcosa di più tecnologico, di più... Spock!" 

Il Dottore sbuffò. Faccia diversa, stesse richieste di Rose. 

"Scusate se vi faccio fretta, ma... quanto pensate che ci impiegheranno a scoprire che nessuna calamità naturale si sta per abbattere su Stonehenge e tornino a vedere cosa stiamo facendo?" chiese Ford, che stava cominciando ad annoiarsi.

"D'accordo." disse il Dottore, prendendo gli occhiali dalla tasca della giacca. "Dovremmo provare a fermare gli ingranaggi bloccandoli. Servirà qualcosa di abbastanza sottile da riuscire a passare e abbastanza morbido per evitare che si rompa sotto lo sforzo meccanico."

Il Dottore squadrò ad uno ad uno i presenti. Un indumento avrebbe fatto al caso loro, ma erano vestiti tutti troppo semplicemente per rinunciare a un qualche capo d'abbigliamento ed evitare di venire arrestati. L'unica alternativa che aveva era sacrificare la sua giacca o la sua cravatta. 

Con un singulto strozzato si sfilò la seconda. "Ah, cosa non si fa per salvare questo pianeta. La mia cravatta preferita." la salutò infilandola tra i due ingranaggi di legno. La cravatta però non era abbastanza spessa e venne stritolata tra le due rotelle dentate per poi essere risputata fuori irrimediabilmente danneggiata. "Ah sacrificio inutile." 

Fu il turno, ancora più doloroso, della giacca, che con la sua fodera interna si rivelò essere troppo grossa. 

Rose nel frattempo stava scalpitando impaziente, le braccia strette al petto e un espressione scocciata. "Dobbiamo proprio farlo adesso? Non possiamo trovare qualcosa di adeguato e poi tornare per sistemare le cose?" 

Il Dottore la guardò stranito. Cosa cavolo le prendeva adesso. "No, Rose, non sappiamo cosa potrebbe succedere." E quando mai una scusa cretina come quella che ho usato potrebbe funzionare di nuovo, pensò, ma non lo disse. 

"D'accordo, allora." disse lei con espressione sconsolata. "Voltatevi." 

"Come?" chiesero più o meno contemporaneamente tutti e tre gli individui di sesso maschile. 

"Giratevi dall'altra parte e possibilmente chiudere gli occhi."

"Perché?"

"Voi fatelo e basta!" gridò loro contro quasi istericamente Rose. 

La sentirono armeggiare per qualche minuto prima che lei dicesse loro che potevamo voltarsi. 

La scena che gli si presentò davanti fece scoppiare Ford a ridere delle risate più grasse che avesse mai emesso.

Davanti alla mano tesa della ragazza, Arthur ritenne meglio osservare il prato e mettersi a contare quanti fili d'erba ci fossero, nel classico aplomb che distingueva gli inglesi e che gli impediva di essere grandissimi ficcanaso, mentre le guance del Dottore raggiungevano soglie di rosso che dopo novecento anni di vita ed esperienza non ci si aspetterebbe di vedere nemmeno davanti a scene di nudo di Eccentrica Gallumbits, la famosa prostituta a tre seni di Eroticon VI. 

Rose intanto cercava di non morire di imbarazzo, ringraziando mentalmente Arthur che si stava facendo gli affari suoi ignorandola educatamente, e maledicendo Ford, che adesso si stava rotolando a terra tenendosi la pancia per le risate, e il Dottore che la fissava come un cervo davanti ai fari di un'auto. 

"Vuoi deciderti a prenderlo e a fermare quei dannati ingranaggi!" gli urlò contro Rose, sventolandogli sotto il naso l'indumento rosa perla che teneva in mano per indurlo ad afferrarlo. 

Ciò scatenò ancora di più l'ilarità di Ford che adesso si ritrovava ad uggiolare per il gran ridere. 

Rose sembrava sempre di più sul punto di ammazzare qualcuno e dalle occhiate fiammeggianti che lanciava in giro si poteva dedurre che l'unico che si sarebbe salvato sarebbe stato Dent, così, per evitare la catastrofe, il Dottore prese delicatamente in mano il reggiseno che Rose gli stava porgendo e si affrettò a infilarlo tra gli ingranaggi.  

Il lavorio del Meccanismo cessò di botto e dall'altra parte dell'Universo Gag Halfrunt cestinava l'idea di far costruire un'autostrada proprio alle coordinate in cui si trovava il pianeta Terra come un'idea stupida, visto che molto presto si sarebbe scoperta la Propulsione ad Improbabilità e di autostrade non ci sarebbe stato bisogno. 

Quando Ford ebbe smesso di ridere e Rose ebbe placato gli istinti omicidi, il Dottore pensò di informarsi su cosa avrebbero fatto gli amici da poco incontrati.

"Avete intenzione di rimanere sulla Terra adesso che è salva?"

"Con tutto il rispetto, Dottore, anche se mi fa piacere che la Terra sia salva - se non altro per evitare di vedere quindici anni del mio lavoro classificati con le due parole 'mostly harmless' - non credo che vi rimetterò mai più piede volontariamente. Non per passarci le vacanze, ecco." 

Il Dottore si strinse nelle spalle. "So che l'altra volta hai rifiutato perché non era eticamente corretto che ti lavorassi per la Guida e non ti muovessi in autostop, ma, se vuoi unirti a noi, la mia offerta è sempre valida."

"Scusami, ma il mio medico dice che ho la ghiandola del dovere malformata e una deficienza congenita della fibra morale, e che quindi sono esentato dall'incarico di salvare universi. Non credo che potrei fare il tuo lavoro, Dottore." rispose Ford con un sorriso.

"E tu Arthur? Vuoi venire con noi o preferisci restare sulla Terra?" 

Arthur guardò il prato, poi Ford, poi Rose, il Dottore e infine il TARDIS. "Se non ti offendi, Dottore, preferirei continuare a fare l'autostop." 

Ford sembrò vagamente sorpreso, ma il Dottore e Rose si scambiarono uno sguardo di intesa. 

"Molto bene. Lasciate allora che vi diamo un passaggio fino al pianeta più vicino." 

"Con te si finisce sempre in posti dove si rischia la vita, Dottore, ma non credo che aspetteremo la prossima astronave. Andiamo." 

Arthur non poté che ritenerla un'ottima idea, almeno avrebbe bevuto un'altra tazza di quel delizioso tè. 

"Dottore, ancora non ho capito cosa sia accaduto al TARDIS prima. Non si era mai comportata così."

"Oh, vedi è stata colpa del mio Pollice. Lavora su tecnologia sub-eta, tutte le navi spaziali costruire in Settori non plurali ne sono attratte. Penso che il TARDIS abbia cambiato rotta solo per venirci a prendere." le rispose Ford. 

"Questo è stato uno degli incontri più strani della mia vita."

"Oh, ne vedrai delle belle allora!" le fece l'occhiolino Arthur. 

 

 

 

 

 
  
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