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Autore: Sally90    14/02/2005    10 recensioni
Un forte vento si abbatte su un cimitero...unica voce di quello che è stato...un solo uomo accompagna le sue note...con i ricordi marchiati nel suo cuore...
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Memory Day

The Memory Day

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A tutte le persone che hanno vissuto le tragedie della deportazione, della tortura, del massacro. A tutte le persone vittime della Shoah e delle leggi razziali che continuano a macchiare l’intera umanità.

A cinquant’anni da Auschwitz. Per non dimenticare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Un ritratto di Paul Klee si intitola Angelus Novus: raffigura un angelo con gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. E' l'angelo della storia: nelle sue ali è impigliata una tempesta che lo spinge inesorabilmente verso il futuro, cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine del passato sale dinnanzi a lui verso il cielo. Ciò che chiamiamo progresso è questa tempesta”

Walter Benjamin

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un forte vento si abbatteva, in quell’inverno, su tutta l’isola della Gran Bretagna, non lasciando posto alla pioggia, ma raggelando chiunque osasse mettere il piede fuori casa. Il freddo pungente di quei mesi ebbe ripercussione sulla salute dei cittadini britannici, e sulle varie attività economiche dell’Inghilterra, allontanando, in primo luogo, i numerosi turisti che solevano passarvi le feste natalazie e i finesettimana successivi.

Lo stesso vento imperioso si infrangeva, quel giorno, contro le lapidi di un cimitero, scostando via i fiori appassiti che nessuno da tanto era venuto a cambiare. Figure ammantate rimanevano in piedi ad ascoltare le parole di un uomo mischiate al sibilo furioso delle falde. Un bell’uomo, a giudicare dal volto, sulla sessantina. La statura alta e slanciata avvolta nel mantello, i capelli grigi ad incorniciargli un viso tirato, parlava fiero puntando gli occhi in quelli della folla.

 

“Chi erano, signori? Chi erano quei volti di cui tutti oggi ricordiamo il passaggio nel nostro mondo e nella nostra vita? Non erano forse donne e uomini e bambini come lo siamo noi e come lo sono i nostri cari? Erano forse qualcosa di più della carne? Certo, mi direte, signori, ma quanti di voi sanno quello che hanno fatto? Quanti hanno conosciuto le storie impresse nei loro occhi? Io le ho conosciute, io ho conosciuto i volti di queste fotografie, purtroppo e per fortuna. I loro nomi, i loro sorrisi, sono impressi a fuoco nella mia mente, più dolorosi del Marchio Nero. Ogni dettaglio del corpo e dell’anima che mi è mai stato dato di conoscere mi accompagna pungente come un ago. Capelli rossi, espressioni sapute, sguardi persi nel vuoto…ciccatrici. Ricordo ogni cosa. Ricordo quando ho incontrato per la prima volta i miei compagni, di scuola, di casa, di sventura. Avevo appena undici hanni quando mi sono imbattuto in loro, e non l’ho dimenticato. Avevo appena undici hanni quando ho visto la capigliatura crespa di una ragazza, dall’aria intelligente e sentenziosa, chiedermi se avevo bisogno di aiuto e mai avrei immaginato che l’avrei vista morire. Non la vedete? È lì affianco a voi, a salutarvi dalla cornice dorata, la divisa di Hogwarts ancora addosso, i libri stretti al petto, la spilla di prefetto brillare. Non la vedete? Immaginate quei capelli tagliati, il sorriso spento, le mani legate alle catene di un muro, il corpo ospitande chiunque, privo di ogni volontà. Vedete il fuoco dove bruciano i suoi vestiti, le salme martoriate dei suoi genitori, i libri che aveva tanto amato? La sua intelligenza, la sua impertinenza e la sua purezza calpestate da piedi immondi? Quella ragazza non passerà più alla storia come la miglior studentessa che Hogwarts abbia mai avuto, ma come un cadavere testimone della nostra crudeltà. E questo non è giusto. Siete qui per ricordare signori, ma non per ricordare i corpi sepolti in quelle bare, coperti dalla stessa terra che abbiamo sotto i piedi. Siete qui per ricordare le ombre di quelle persone, quelle che si riflettono in queste fotografie, quelle di cui forse rammentate un sorriso. Ricordatevi di Hermione Granger e dei sette figli Weasley, della stramba, lunatica Luna Lovegood, e di Harry Potter, ricordatevi ciò che ricordate, non ciò che avete visto, perché vi è differenza. Vi sono tante persone che meritano un posto speciale in questa giornata, la mia amica Hermione ne è solo un esempio. Ognuno di noi ha una persona amata dietro a queste lapidi, non prendete quindi queste mie memorie come un’offesa a chi non viene menzionato. Io vi riporto ciò che ho conosciuto, la storia degli individui che hanno incrociato la mia strada mettendosi poi a percorrerla insieme a me.”

 

Tacque un itante lasciando vagare lo sguardo oltre le mura di pietra grigia, mentre la folla tremava aspettando la fine del suo discorso. Un bambino pianse in prima fila attirando su di sé alcuni sguardi indulgenti e morbidi. Anche l’uomo abbassò gli occhi spenti accennando una smorfia bonaria simile ad un sorriso. Prese, poi la sua bacchetta, e agitandola in aria attuò un incantesimo riscaldante sul neonato, lasciando che il torpore gli desse pace. Un brusio si levò dai presenti sormontando il vento implacabile. La madre gli rivolse un cenno di gratitudine, anche se nel Giorno della Memoria era proibito fare magie. Il vecchio si schiari la voce come aveva sentito più volte fare da Albus Silene in persona, azzittendo la gente.

 

“Faceva freddo quella mattina, era febbraio. Ci eravamo ugualmente alzati presto. Noi ci svegliavamo sempre presto. Quando scesi in cucina, Hermione e Ron stavano bevendo il caffè, già vestiti. Mi sembravano più agitati del solito. Hermione mi salutò con un sorriso prima di riprendere la lettura di un giornale. La Gazzetta del Profeta era un ammasso di balle, ma eravamo soliti leggerla ancora, o almeno, lei la leggeva ancora. Alla fine aveva seguito i due inseparabili, rimandando la protezione degli elfi domestici ad un periodo successivo. Sia lei, che Ron, che Harry erano diventati membri della Resistenza. Ginny accedé alla stanza togliendosi il mantello, il suo turno di sorveglianza era finito. Probabilmente di lì  poco sarebbe arrivata anche Luna. Di solito lavoravano in coppia. Con un rapido gesto della bacchetta, i suoi capelli tornarono rossi, e i suoi connotati la resero riconoscibile. Ormai tutti sapevamo cambiare aspetto, anche se ci servivamo ancora della bacchetta. “Era come pensavi tu, Hermione” disse salutandoci con un cenno “Preparano un attacco, per questo pomeriggio. Silente sarà qui fra poco, dobbiamo tenerci pronti.”Ron strinse forte la mano di Hermione.  Gli altri membri ci raggiunsero poco dopo. Silente formò le squadre, scandendo con precisione le fasi dell’azione. Saremmo partiti subito, ma non potevamo muoverci dal nostro posto di arrivo per almeno due ore. Ci salutammo. Lo facevamo sempre prima di una missione. Era un rito che ci dava coraggio, un occasione per stare più vicini. Strinsi la mano ad Harry e a Ron prima di smaterializzarmi con la loro migliore amica. Mi raccomandarono con gli occhi di occuparmi di lei. Annuii deciso. Ancor oggi chiedo perdono per non averlo saputo fare.

 Io e Hermione resistemmo a lungo. Il gruppo di ragazzi a noi subordinati era numeroso, ma i Mangiamorte risultarono preparati. Li vedemmo morire, i nostri amici e i nostri avversari, uno dopo l’altro. Rimanemmo in pochi. Eravamo più spossati dei Mangiamorte. La nostra lealtà aveva risucchiato le forze che ci rimanevano. Accadde in un secondo. Quattro schiantesimi colpirono Hermione facendola crollare. La vidi accasciarsi al suolo respirando piano. Mi sembrava di rivedere l’attacco alla professoressa McGranitt che era avvenuto ad Hogwarts durante il mio quinto anno. Nel corpo di Hermione rivedetti mia madre. Sperai con tutto me stesso che non diventasse come lei. Ero così terrorizzato che non mi accorsi degli incantesimi che si dirigevano verso di me. Ma la mia amica aveva mantenuto la sua naturale lucidità. Eseguì un incantesimo di protezione così potente che la sua forza magica mi fece barcollare. Stavo per perdere i sensi. Mi ricordo di essermi girato verso di lei. Gli occhi nocciola mi rivolsero un’ultima preghiera. Non capii finchè le sue labbra non articolarono i nomi dei suoi due migliori amici. Non stava parlando con me, non cercava il mio aiuto, ma il loro affetto. I Mangiamorte la portarono via prima che io chiudessi gli occhi. Pensavo che non l’avrei rivista mai più.

Solo più tardi seppi cos’era successo agli altri. Silente mi venne a trovare al San Mungo raccontandomi le sorti dei miei compagni. Le forze della resistenza erano state decimate. Di Hermione, Ginny e Luna non si sapeva più niente. Erano state portate via, forse come forma di divertimento per Voldemort e i suoi seguaci. Per quanto riguardava Harry e Ron…bè loro erano ancora vivi, ma le loro condizioni erano notevolmente preoccupanti. Fu l’unica cosa che seppi.

Venni dimesso un paio di giorni dopo, praticamente ristabilito. Stavo uscendo dall’ospedale quando conobbi l’inferno di Ronald. Giocava con delle carte di caramelle vicino alle scale. Mi vide, ma non mi riconobbe. Un’infermiera mi fermò mentre mi apprestavo a parlargli. Capii. Era diventato matto. Uscendo lo guardai a lungo. Mi ricordavo bene di lui ai tempi di Hogwarts, quando lo vedevo girare per i corridoi, quando volava, quando avevamo combattuto insieme al Ministero. Quando si era dichiarato ad Hermione, con le orecchie che fumavano. Mi sentii in colpa per non avergliela riportata.

Quando arrivai al Quartier Generale, si stava svolgendo una riunione. Fui sorpreso nel trovarvi Harry, almeno quanto lui lo fu di vedere me. Non ci scambiammo nessun sorriso. Entrambi sapevamo che non era più il caso. Mi disse solo che il professor Piton lo aveva curato in fretta. Non c’era tempo per la convalescenza.

Partimmo la mattina dopo, insieme ad una decina di uomini, alla volta di Malfoy Manor. La nostra spia ci aspettava lì. Gran parte dei Mangiamorte era già stata trasferita, ma i prigionieri e Voldemort in persona ci attendevano nei sotterranei. Harry mi premette il braccio, prima di dirigersi verso di lui. Non gli diedi il saluto di Hermione, non ce ne fu bisogno. Lui stesso la vite incatenata a quel muro, probabilmente appesa alla vita con un filo. Combattemmo per giorni interi senza pause di nessun genere. Silente ed altri Auror si erano aggiunti a noi. Nessuno ci poteva aiutare, e le cose andavano sempre peggio. Ronald arrivò la mattina dell’ultimo giorno, scortato da alcuni seguaci del male. Fu la sua vista che diede ad Harry e a noi la forza di lottare. Un Mangiamorte ebbe un lampo di umanità. Lo legò vicino ad Hermione. Poi si girò per scappare. La mia gratitudine per quello che aveva fatto era mischiata al disgusto per come avesse tutto tra le sue sporche mani. Lo avrei attaccato se non avesse cambiato nuovamente senso di marcia. La sua bacchetta slegò i polsi dei miei due amici, liberandoli da quella posizione infernale. Si accasciarono l’una sull’altro. Guardai l’uomo girarsi verso di me. Un incantesimo che gli passò vicinò gli fece calare il cappuccio, e allora lo vidi. Un attimo prima che si smaterializzasse incontrai lo sguardo di ghiaccio di Draco Malfoy. È stato quel gesto ad impedirmi di denunciarlo quando l’ho incontrato qualche anno fa. Lui aveva cancellato in qualche modo il mio peccato.

Il responso della battaglia lo conoscete voi stessi. La profezia pretendeva la morte di uno solo dei due rivali, ma accettò di buon cuore anche quella dell’altro. Perché Harry Potter è morto quel giorno, signori. Intendo il vero Harry Potter.

Quando Voldemort è stato sconfitto per Hermione e Ron non c’era più niente da fare. Respiravano ancora, ma sempre più lentamente, lottando con le palpebre per non farle chiudere. Avevano assistito alla vittoria del loro amico, senza capire cosa succedeva. Sono morti così, lentamente. Quando Harry li ha raggiunti il loro cuore non batteva già più. Il suo urlo mi sveglia ancora la notte, senza darmi la possibilità di dormire in pace. Quando mi ha guardato, pensavo mi volesse uccidere. In realtà odiava me quanto se stesso. Come io non sono stato capace di difendere Hermione, così lui ha lasciato morire l’altra metà della sua famiglia. Da quel giorno non ha più parlato, né con me, né con nessuno, fino a quando è morto, pochi anni dopo. L’hanno trovato nel suo appartamento. Aveva smesso di mangiare e si era messo a letto, lasciandosi cullare da suono macabro della solitudine. Tutti i suoi tesori sono stati dati in favore di Hogwarts, la sua casa.

Per quanto riguarda Ginny e Luna, le abbiamo ritrovate il giorno dopo la battaglia, insieme ad altri cadaveri, in una stanza appartata. Nessuna delle centocinquanta persone che vi erano entrate, è uscita viva. I colpi delle maledizioni senza perdono erano ancora impressi nel muro. Ce n’erano alcuni ad altezza di bambino.

Vi ho detto di ricordare i vostri ricordi, e non tutte queste atrocità, ma è giusto che voi sappiate. Conoscere l’errore dovrebbe impedirvi di rifarlo. È giusto che i vostri sogni questa notte siano scossi, è giusto che la vostra tranquillità traballi, per imprimervi in fondo ciò che è accaduto. Perché voi possiate capirlo anche solo per un’ora. Usare la magia in questa giornata per riscaldare un bambino è stato il mio crimine, ma se voi ve ne andate leggeri come siete venuti, allora quello sarà il vostro. Guardate chi avete vicino, stringetegli la mano, perché un grande uomo di cui sento tremendamente la mancanza, un giorno mi ha detto, che siamo forti solo se uniti, deboli se divisi. E questo vale per tutte le cose.”

 

L’uomo si girò, dopo un ultimo sguardo alla folla. La sua andatura zoppicante lo faceva oscillare con il vento. La ghiaia del selciato scricchiolava sotto i suoi passi stanchi mentre si dirigeva al cancello di ferro. Per un attimo chiudendo gli occhi gli parse di camminare per la vie di Hogsmeade, con i suoi vecchi amici. Poi il dolore alla gamba gli gettò in faccia la dura realtà. Non si girò neanche una volta, né depositò un fiore su qualche lapide. Neanche le guardava. Ricordava bene la disposizione di ogni nome su quelle lastre di pietra, ricordava ogni fotografia. Passato il cancello si smateralizzò a Grimmauld Place, avanzando verso il numero dieci ed il numero 14. Penso forte alla sede dell’Ordine e, mentre questa appariva si accasciò al suolo lentamente. Un smorfia leggera gli illuminava il volto, sereno. Il mattino dopo due poliziotti lo trovarono. Aveva addosso solo la spilla dell’Ordine della Fenice, con scritto sopra il suo nome. Neville Paciock.

 

 

 

Sally

 

 

 

  
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