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Autore: KiarettaScrittrice92    24/03/2015    7 recensioni
- Buona notte fanciulla...
- Buona notte mio Angelo...
- Ladri per sempre...
- ...bianchi e liberi!
- We can...
- ...do magic!
Questa storia è molto importante per me, ci ho messo tutta me stessa a scriverla parecchio tempo fa ed ho deciso solo ora di pubblicarla qui, per questo motivo sarà strutturata in modo diverso dalle mie altre fanfiction.
Innanzi tutto sarà divisa in tre parti (ossia tre grandi storie) che ovviamente avranno un filo conduttore che le unisce come se fossero una il sequel dell'altra.
Poi per ogni capitolo metterò l'angolo dell'autore (di solito non lo faccio con le long, ma con questa ci tengo a farlo) e lo metterò ad inizio capitolo non alla fine, pregherei tutti di leggerlo (ma se non volete pazienza).
P.S. Tutto quello che leggerete qui è strettamente collegato alle trame di Gosho, ma non sempre le seguirà alla lettera. Quindi se vedete delle incongruenze sono volute apposta (soprattutto nella storia del passato di Kaito), inoltre tutti gli spoiler della saga di Bourbon non esistono.
Per concludere il raiting giallo è messo solo per un singolo capitolo, quasi alla fine della storia, ma è tranquillamente raiting verde.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kaito & Kiaretta'
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Angolo dell'autrice:
Scusate il ritardo di oggi, ma purtroppo non ho trovato un momento veramente libero fino ad ora.
Come vi ho già avvisato stiamo per concludere questa saga. Ora che i nostri due personaggi si sono riappacificati possiamo stare tranquilli, penserete voi. Poveri illusi. No dai tranquilli si risolve praticamente tutto in questo capitolo.
A parte gli scherzi ho notato che dopo aver confessato reciprocamente il loro amore crediate tutti che stiano assieme. Non è proprio così facile come sembra.
Vi rangrazio di cuore per gli stupendi commenti che mi mandate ogni giorno.
Buona lettura ^-^

Due imprendibili amici



In trappola
 

Non passò molto, forse una settimana, non di più, quando decidemmo che dovevamo fare in modo che quei due uomini fossero puniti. Volevamo prenderci la rivincita contro quei due, ma questa volta non ci sarebbero stati travestimenti o trucchi. Saremmo stati noi contro di loro.
Organizzammo un piano di azione. Prima di tutto cercammo, aiutandoci con la memoria, di scoprire dov’era precisamente il loro covo, sebbene non fu facile trovarlo e ci stupimmo di che posto fosse.
Con il cuore in gola e le pistole in mano arrivammo sul luogo. Erano due edifici, uno attaccato all’altro. Il primo era un locale molto elegante chiamato “Golden Garden”, mentre l’altra era una struttura bianca molto scarna.
Entrammo nel secondo edificio. Le porte scorrevoli di vetro che ci dividevano dall’interno si aprirono tranquillamente, come se stessimo per entrare in un centro commerciale e subito, davanti a noi si parò un dedalo di corridoi, mettendoci in dubbio su quale strada prendere.
«Divid…» iniziai a dire, ma Kaito mi bloccò.
«No! Non ci divideremo!» fece perentorio.
«Non ce ne sarà bisogno!» disse una voce alle nostre spalle, facendoci voltare.
Uno dei due uomini, quello più robusto era di fronte a noi. Stessi pantaloni, stessa camicia, stesso sguardo da criminale.
«Cercavate me?» chiese con un ghigno.
Non ebbi neanche il tempo di parlare che l’altro mi prese alla vita con un braccio e mi puntò la pistola alla tempia. 
Kaito, con un gesto veloce alzò la sua arma e la puntò alternativamente all’uomo robusto e all’uomo che mi teneva.
Vedevo la sua mano tremare visibilmente e mi stupii. Non l’avevo mai visto così spaventato come in quel momento, sembrava un topolino spaurito davanti al gatto.
«Prova a sparare – lo provocò l’uomo robusto – e non rivedrai più la tua amica…»
A quelle parole sentii la canna della pistola, ancora fredda, premermi sulla tempia.
«Non ascoltarlo, Kaito, uccidilo, vendica i tuoi genitori!» urlai, presa da un attacco di coraggio.
Eppure la sua mano continuava a tremare, tanto che dovette mettere pure la sinistra sul calcio della pistola.
«Bene, caro il mio ladro – continuò l’uomo – ti lascio una scelta. Sai benissimo cosa vogliamo, perciò o parli o la tua amica muore.»
Il suo braccio si abbassò, la pistola gli scivolò di mano. Nuovamente mi stupii del suo comportamento. Lui, che era sempre stato coraggioso e sembrava non avere mai nessun timore, questa volta pareva inerme davanti al suo avversario, come se davanti a sé non avesse un uomo, ma un’enorme orso bruno.
«Kaito non fare lo stupido, – gli urlai – sparagli in pieno petto a quel bastardo!»
A quelle mie parole, l’uomo che mi teneva mi minacciò di stare zitta e strinse di più la presa su di me.
«Lasciatela stare!» urlò Kaito.
«Allora parla! – disse l’uomo che puntava la pistola su di lui – Se non parli la uccidiamo, sai che non ci facciamo scrupoli.»
«Vi ho già detto che non so niente! Non ho la minima idea di cosa volete sapere!»
Dovevo intervenire, non poteva finire così, non proprio ora che finalmente avevo trovato la mia anima gemella, non proprio ora che avevo trovato il mio angelo custode, non proprio ora che avevo trovato qualcuno che mi amava davvero.
Stavo per tirare una gomitata a quello che mi teneva, per fargli mollare la presa, quando un pallone sfrecciò colpendo, prima l’uomo di fronte a Kaito e poi, deviando, quello che mi teneva.
I due rimasero storditi a terra e noi scappammo velocemente verso il corridoio da cui era arrivato il pallone, incrociando quasi subito Kudo, nelle sue solite sembianze da bambino. Sicuramente era stato lui a calciare il pallone. 
«Di qua c’è un’altra uscita!» disse e tutti e tre corremmo verso l’esterno dell’edificio.
Solo quando fummo finalmente fuori, Conan si rivolse di nuovo a noi. 
«Come state?» chiese.
«Bene…» rispose Kaito per entrambi.
Io ero piegata in due e ansimavo. Cercando di non farmi notare, mi portai la mano al petto per sentire se il battito fosse regolare. Quando ripresi fiato e fui sicura di stare bene, mi rivolsi al bambino.
«Perdonami Kudo, ho sbagliato sul tuo conto, sei davvero un ragazzo fantastico!»
Lui sorrise, un sorriso che mi ricordava parecchio quello di Kaito.
«Spero diventeremo amici, Chiara…» disse porgendomi la mano.
«Solo se inizi a chiamarmi Kiaretta.» gli risposi.
«E sia Kiaretta, ci rivedremo.»
«Puoi starne certo!»

  
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