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Autore: FireFistAce    24/03/2015    1 recensioni
"No no no! Non puoi morire. Thatch, mi avevi detto che saresti tornato!"
La mia solita maschera di pacata indifferenza era sostituita dalla paura di perderti, di vederti spirare tra le mie braccia.
[...]
La tua fronte imperlata di sudore, il viso ormai terreo e le labbra dischiuse alla ricerca di aria, il petto si muoveva lento, fin troppo per i miei gusti, le braccia abbandonate lungo i fianchi e gli occhi aperti a fatica.
[...]
Le infermiere arrivarono tardi [...] ed io ero rimasto lì, ad assistere al tuo ultimo istante di vita [...] Il cielo già piangeva.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Marco, Thatch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ame
 
Ed eccolo lì, Marco La Fenice, seduto sulla polena della grande nave bianca, sotto la pioggia che, insistente, continuava a cadere.
Anche quella notte stava piovendo.
Si disse Marco.
La notte in cui ti ho visto morire tra le mie braccia. Era il tuo compleanno. Era sempre il tuo compleanno.
Chiuse gli occhi, Marco, riportando alla mente tutti i ricordi legati a quel giorno.
Il loro primo, vero abbraccio fraterno.
Il loro primo bacio.
La loro prima volta.
La sua morte.
Era sempre quel maledetto giorno che Marco aveva iniziato ad odiare.
Troppo ricordi da sostenere, troppo pesanti in quel giorno, più pesanti del solito.
 
***
 
"Thatch, quell’uomo non mi convince" "Andiamo Marco, Teach ha una faccia simpatica!"
Sempre quel tuo ottimismo, sempre quel tuo sorriso che, ad oggi, ancora sogno.
Mi hai fatto diventare un sentimentale, Thatch, guardami. Guarda come hai ridotto la mia mente ed il mio cuore.
 
"Nhè Marco, credo di essermi innamorato di te" "Taci, idiota"
La tua risata, quel suono che riconoscerei tra mille, sempre presente nelle mie giornate: risate di divertimento, risate di scherno, risate amare. A volte ancora le sento, forse sono pazzo.
 
"Dai Thatch, dobbiamo andare alla riunione con gli altri comandanti" "Gli altri possono aspettare, noi siamo più importanti!"
I tuoi baci, oh, quelli non potrei mai dimenticarli.
La sensazione delle tue labbra sulla mia pelle durante le nostre notti di lussurioso amore. Mi mancano le tue labbra, sapevano sempre di buono.
 
"Thatch, per favore, non andare" "Perché non dovrei, Marco? È un nostro fratello e mi ha chiesto aiuto" "Ti prego Thatch, ho un brutto, bruttissimo presentimento!" "Tornerò, Marco, stai tranquillo"
Furono le tue ultime parole, ci fu il nostro ultimo bacio.
Quella notte ero irrequieto, avevo paura che le mie preoccupazioni divenissero realtà, per questo ti seguii sul ponte, e vidi Teach attaccarti alle spalle.
Quel vigliacco di un bastardo.
 
"THATCH!!!"
Il mio urlo, inutile in quella notte tempestosa, avvertì Teach della mia presenza e subito si dileguò, ma io non pensavo a lui, non in quel momento. Tu eri più importante.
Mi inginocchiai vicino a te e ti presi il viso tra le mani, eri già così pallido.
 
"No no no! Non puoi morire. Thatch, mi avevi detto che saresti tornato!"
La mia solita maschera di pacata indifferenza era sostituita dalla paura di perderti, di vederti spirare tra le mie braccia.
Avevo paura. Mi sentivo perso.
La tua fronte imperlata di sudore, il viso ormai terreo e le labbra dischiuse alla ricerca di aria, il petto si muoveva lento, fin troppo per i miei gusti, le braccia abbandonate lungo i fianchi e gli occhi aperti a fatica.
 
"Non puoi morire"
Mormorai disperato, il tuo sguardo era su di me senza vedermi veramente, ed io urlai. Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo.
Chiamai il Babbo, chiamai le infermiere, avevi bisogno di essere curato d’urgenza, ma dentro di me già sapevo.
Le infermiere arrivarono tardi, il forte vento aveva impedito al mio urlo di raggiungerle, ed io ero rimasto lì, ad assistere al tuo ultimo istante di vita, mentre le lacrime, lente, si mescolavano alla pioggia sul mio viso. Il cielo già piangeva.
 
***
 
"Avrei voluto dirti un’ultima volta che ti amo"
Mormorò tra sé il biondo, ancora seduto sulla polena.
"Anche quel giorno il cielo piangeva"
Le lacrime, di nuovo, scendevano sul suo viso. Poteva permetterselo. Era solo, sotto la pioggia.
"Nhè Thatch..."
Mormorò, ancora, la voce tremante per il pianto, ma non un singolo singhiozzo usciva dalle sue labbra.
"... credo di essere ancora innamorato. Forse lo sono in maniera inguaribile"
Prese una foto dalla tasca, Marco, lui e Thatch erano sorridenti, abbracciati e felici, probabilmente troppo ubriachi per rendersi conto di essere di fronte a tutti.
"Ricordi, Thatch? Era il tuo compleanno anche quel giorno... quando decidemmo di dire ad Oyaji della nostra relazione... era il nostro primo anniversario..."
Gli era difficile parlare, le lacrime adesso erano troppe, ma non poteva fermarle, non voleva fermarle. Non in quel momento. Voleva crogiolarsi nel suo dolore.
Mentre Ace era chissà dove a cercare quel maledetto bastardo, lui era lì a piangere e a non poter fare ciò che avrebbe voluto. Perché sapeva che sarebbe rischioso. Troppo.
E rimase lì, Marco, sotto la pioggia, il viso rigato di acqua e lacrime, la mente da tutt’altra parte, il cuore non si sa.
Tutto in quel maledetto, ma allo stesso tempo bellissimo giorno.
E la tristezza scivolò via con la pioggia, tornò ad esser chiusa in un angolo di quel suo cuore rotto per metà, mentre il sole di un nuovo giorno sorgeva e si specchiava in mare, la pioggia si placò e Marco si asciugò le lacrime.
Poi lo sentì, un tocco sulla spalla, leggero e deciso.
Poi una voce.
Quella voce.
E Marco capì, con certezza, di essere impazzito, mentre con lo sguardo vagava nel cielo infinito.
E sorrise, per la prima volta dalla morte del compagno.
Marco sorrise.
 
"Ricorda Marco: dopo la pioggia, vi è sempre l’arcobaleno"

 
 
 
No, non so cosa dire... è stato un travaglio per me trascrivere questa One Shot, piangevo mentre lo facevo, e non so se a voi è successo mentre la leggevate...
In realtà questa, inizialmente, doveva essere una bella Shot pornazza tra Ace e Thatch, ma poi il mio bisogno di tristezza ha preso il soppravvento e, boh... questo è il risultato.
Spero che vi sia piaciuta leggerla almeno la metà di quanto a me è piaciuto scriverla, ma adesso la smetto che altrimenti scrivo un poema.
Alla prossima (mi riprenderò con un bel pornazzo, ne ho bisogno!) e fatemi sapere se vi è piaciuta.
 
Ps: Ame vuol dire Pioggia in giapponese
 
See Ya

 
FireFistAce
  
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