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Autore: formerly_known_as_A    24/03/2015    1 recensioni
SouMomo week, giorno 3: "ti ho aspettato qui."
Ad interrompere la contemplazione del mare, oggi, c'è qualcuno che non si aspettava di vedere.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Momotarou Mikoshiba, Sosuke Yamazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Flirt'
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"Alla fine sei arrivato."

Sousuke sobbalza, distogliendo lo sguardo dal mare per rivolgersi invece all'origine di quella voce.

Momo. L'aveva riconosciuto, ma non voleva crederci.

"Arrivato?" ripete, confuso, chiedendosi da quanto tempo non veda il ragazzo e perché sembri essere diventato così alto.

Momo sospira, avanzando verso di lui con le mani in tasca e sollevando appena la testa per piantare lo sguardo nel suo. Sembra risoluto, ma c'è il corrucciarsi delle sopracciglia, il piccolo broncio che di solito accompagnano un lamento.

"Rincchi mi ha detto che Aicchi gli ha detto che passi davvero troppo tempo qui. E in effetti ti ho guardato mentre fissavi il mare per almeno mezz'ora!" spiega il ragazzo, prima di chinarsi sul pontile per osservare il mare a propria volta.

Come fanno a sapere che...?

"La Squadra di Recupero Sousuke non può permettersi di perdere il suo protetto!" esclama Momo, lasciando scivolare le gambe sul legno per dondolarle verso il mare. Gli fa un sorriso, mentre gli confessa, a grandi linee, che lo tengono sotto controllo e Sousuke non riesce a non rispondere con una smorfia.

Anche Aiichirou... Anche lui non sente da moltissimo tempo. Da quando si è diplomato e ha lasciato la Samezuka alle spalle.

Con Rin non è riuscito a tagliare i ponti. Non è riuscito a perderlo, dopo averlo ritrovato. Sarebbe troppo doloroso ritrovarsi a pensare a lui per ipotesi e non sapere se, almeno lui, sta cercando di raggiungere il suo sogno.

"Soucchi! Guardi tanto il mare perché vuoi diventare un pittore?" domanda, l'ingenuità nella sua voce che lo lascia senza parole, perché nessuna persona normale penserebbe davvero una cosa del genere.

Sospira e scuote la testa, sedendoglisi accanto, i palmi posati sul legno del pontile e le gambe a penzoloni che si bagnano quasi subito per l'andirivieni dell'acqua sui piloni. Non guarda il mare, così, si concentra sul cielo, sui rossi che lo compongono, sui gabbiani che sembrano volare troppo lontano. Ne sente il vociare confuso, il rumore delle ali, l'impatto in acqua quando decidono di pescare, ma è come se appartenesse ad un altro mondo, lontanissimo da lui.

"Guardo il mare... Non lo so, non credo di guardarlo davvero." sussurra, voltando il viso verso il rosso e scoprendosi osservato.

Momo porta le ginocchia al petto e vi posa la guancia, socchiudendo gli occhi con un sospiro.

"Non dovresti restare da solo a pensare." dice, una verità diretta, senza giri di parole, in cui riconosce il modo di fare di Mikoshiba.

"Non so nemmeno a cosa dovrei pensare. Non ho mai pensato veramente alla vita senza nuoto. Non so nemmeno se farmi operare. In ogni caso, a cosa servirebbe, Momo? Rin sarebbe comunque lontanissimo. Non mi illudo di tornare a nuotare come un tempo."

È strano riuscire a parlare liberamente, senza l'ostacolo che sembrava insormontabile quando pensava di selezionare uno a caso tra i loro numeri per riversare tutto quello che ha dentro.

"E?"

Alza la testa verso Momo, offeso dalla sua mancanza di tatto. Per fortuna che si è fidato!

"No, dico, e allora? Non puoi più nuotare, non hai più un sogno... E allora? Rin non è irragiungibile. Non è come se perdessi valore ora che non puoi più gareggiare!" esclama, lasciandolo ancora una volta senza un modo per controbattere. "È questo che pensi? Che hai perso valore? Aicchi non gareggerà mai, dopo la Samezuka, eppure non vedo Rincchi fargli meno gli occhi dolci per questo! E anche io non nuoterò mai come mio fratello, non so nemmeno cosa farò dopo il diploma! Questo non vuol dire che Rin si dimenticherà di me, né che abbia meno valore di lui, anche quando avrà vinto alle olimpiadi!"

Momo si muove per andargli accanto, sciogliendo il nodo di braccia per toccargli con delicatezza la spalla infortunata.

"Sei importante, Soucchi. Davvero davvero davvero importante." gli assicura, con un sorriso luminoso.

Sousuke scuote la testa, perché non sono rassicurazioni che desidera. Vuole tornare come prima, vuole poter nuotare, smettere di fissare il mare e fantasticare di scivolarci dentro, sparire senza lasciar traccia, perché nessuno sentirebbe la mancanza di qualcuno che ha fallito così tanto nella propria vita.

"Sì, lo sei. Lo sei assolutamente!" ripete Momo, gli occhi pieni di lacrime.

"Lo sono?" mormora, con un filo di voce.

Non ci crede, non vuole crederci.

Perché restare ancorati a quella disperazione, quelle quattro mura che lo soffocano, è meno spaventoso di rendersi conto di avere davanti così tante possibilità da dover ricominciare tutto da capo.

Momo annuisce, spostandosi quel che basta per asciugarsi le lacrime con il palmo e fargli un sorriso incerto.

"Eh... Ti stavo aspettando qui, no? Ti aspetterò sempre." confessa, la luce rossastra del tramonto che peggiora la situazione delle sue guance.

"Hai ragione." mormora Sousuke e gli sembra, per un momento, di sentire il cuore risvegliarsi da un lungo sonno.

   
 
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