Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Kotoko_chan    25/03/2015    6 recensioni
Kuroko Tetsuya è un ragazzo timido e di poche parole, che entra nella squadra di basket del liceo Seirin, dove incontrerà Kagami Taiga, il suo esatto opposto. Tra i due si creerà una certa intesa anche se Kagami non riesce a spiegarsi il motivo per cui Kuroko odia essere toccato. Che sia colpa del suo passato? E qual è il suo legame con la "Generazione dei miracoli"? Cosa unisce questi sei ragazzi straordinari ma così altezzosi? Tra partite di basket e colpi di scena, riuscirà il nostro sesto uomo a liberarsi dei suoi vincoli? Lo scoprirete solo leggendo...
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kiseki No Sedai, Satsuki Momoi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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22. Il ritiro estivo: parte seconda
 
“Che bella giornata!”
“Finalmente il mare!!!”
“Koganei, siamo qui per allenarci e non per divertirci!!”
“Junpei, non fare il guasta feste. Per oggi potete rilassarvi, da domani si lavora duro!”
L’intera squadra lanciò un’occhiata preoccupata alla coach che sorrideva affabile. Indossava un vestito bianco e un grazioso cappello di paglia. Era talmente chiaro che si poteva notare sotto il suo bikini rosso. I suoi capelli scendevano morbidi sulla schiena e non era più minuta come una volta: aveva subito una serie di trasformazioni che avevano reso il suo corpo più femminile e il seno era almeno di una taglia in più. Queste cambiamenti non erano sfuggiti alla squadra che ogni tanto la guardavano con ammirazione, complimentandosi mentalmente per quella sua evoluzione. Non si esprimevano perché sapevano che Hyuuga li avrebbe eliminati all’istante.
“Ma come? Ci siamo classificati all’Interhigh e ci fermiamo?? Io voglio allenarmi!!” protestò Kagami guardandola contrariato.
Kagami aveva preso un paio di centimetri in altezza negli ultimi mesi e la separazione da Kuroko lo aveva fatto maturare molto, anche se ogni tanto mostrava il suo lato infantile.
“Kagami-kun, il viaggio è stato lungo e poi ieri abbiamo finito molto tardi di allenarci. Per oggi rilassatevi un po’. Ne avete bisogno” rispose la coach paziente.
Sapeva che era quello che si stava impegnando più di tutti per poter rivedere Kuroko, però il suo corpo ne stava risentendo e nell’ultima partita aveva avuto segni di cedimento.
Lui rimase un attimo in silenzio osservandola, anche se Riko non riuscì a leggere la sua espressione visto che il suo viso era coperto da un paio di Ray-Ban neri.
“Va bene” sospirò alla fine.
Lei sorrise e fece segno alla squadra di seguirla. La scuola aveva affittato per loro una piccola villa vicino al mare.
“Ma abbiamo vinto la Winter Cup e ci siamo qualificati per l’Interhigh… perché solo una villa dove dovremo occuparci di tutto noi?” chiese Koganei in tono lamentoso.
“Perché non è una scuola con grandi risorse finanziarie, quindi è già tanto che non siamo accampati in spiaggia con le tende” rispose Hyuuga dandogli una pacca sulla schiena.
Appena arrivarono, notarono che la villa poteva tranquillamente far parte del set di un film per l’orrore: era di colore bianco/giallo/nero, corrosa dal tempo, con rigogliose piante che avevano invaso buona parte della facciata. Anche l’interno non era un granché: le pareti erano umide e pezzi d’intonaco erano appesi al soffitto, le panche disposte sul lato destro erano sfondate, mentre sul lato sinistro c’erano una serie di piante morte. L’unico lato positivo di quella villa era la sua posizione e la sua luminosità solo perché mancavano pezzi di muro.
“… siamo ancora in tempo per le tende?” disse Koganei esprimendo il pensiero di tutti.
“Bu-buon-buon-bu” apparve una vecchietta balbuziente alle loro spalle facendoli trasalire.
“Buongiorno” salutò Riko incerta, avvicinandosi “ehm… credo che abbiamo sbagliato posto, togliamo immediatamente il disturbo”.
“N-n-n-no, non ave-ave-te sba-sbaglia-t-t-t-o” disse tremante avvicinandosi ad un tavolo che inizialmente non avevano notato “Se-seirin, eh? Que-quest-e so-o-n-n-n-o le chiav-vi della villa” aggiunse porgendo un mazzo di chiavi arrugginite.
Kiyoshi lo prese regalando il suo solito sorriso rassicurante. La vecchietta rispose con una sorriso sdentato facendo venire i brividi a Junpei.
“Questa ca-sa è mol-t-t-to vecchia. Fa-te attenzione” e con quell’affermazione enigmatica si avviò con passo lento verso l’uscita.
I ragazzi si guardarono attorno preoccupati. Sembrava una casa abbandonata, popolata da fantasmi sul punto di crollare.
“Bene! Andiamo” disse la coach con energia.
“Aida senpai, non hai paura?” chiese una matricola del primo anno.
“Cosa siete? Pappamolle? Andate immediatamente nelle vostre stanze! Ci vediamo in spiaggia tra mezz’ora!” ordinò.
“Si, signora!!” esclamarono tutti dirigendosi con passo spedito all’interno dell’edificio.
Anche il resto della struttura non era nelle migliori condizioni e ad ogni passo emanava inquietanti scricchiolii. I ragazzi si fermarono davanti a un’antica porta decrepita che non prometteva nulla di buono. Fu Hyuuga il primo ad avere il coraggio di aprirla deglutendo nervosamente, prima di posare la mano sulla maniglia arrugginita.
La porta cigolò facendo rabbrividire buona parte della squadra e nuvolette di polvere si sollevarono quando varcarono la soglia. L’ambiente era sporco, ma almeno i muri e le finestre erano interi. La camera era enorme e, spiando negli armadi, trovarono i futon che avrebbero utilizzato per la notte.
“Uhm… ci vediamo tra un’ora. Bisogna pulire…” commentò la coach aprendo le finestre in modo da far entrare dell’aria fresca.
Infatti all’interno si sentiva una terribile puzza di chiuso e umido e, sembrava una fornace. Non c’erano i climatizzatori.
“Sarà il ritiro peggiore di sempre” commentò Koganei.
“Bene allora… dividiamoci! Se le stanze sono così, non immagino i bagni! Quindi voi del primo anno vi occuperete dei bagni, il secondo anno della cucina, noi del terzo delle camere. Rendiamo questo posto vivibile!” ordinò Hyuuga.
I ragazzi annuirono pensando che quel giorno il mare lo avrebbero visto solo tra gli squarci del muro.
“Io vado a fare la spesa. Kagami-kun, Teppei, venite con me” disse Riko.
“Si” risposero all’unisono sollevati.
Kagami, vivendo da solo, già puliva abbastanza, quindi non aveva proprio voglia di mettersi al lavoro.
Passarono la giornata così, tra pulizie, compere, guerre con l’acqua, mangiando il pranzo a sacco preparato dalla coach. Le conseguenze furono devastanti per quelli del primo anno che, ignari, accettarono con gioia, mentre i senpai rifiutarono gentilmente mostrando i bento che avevano portato da casa. I bagni, appena puliti, furono usati da loro per poter vomitare anche l’anima, mentre Riko si chiedeva corrucciata che cosa avesse sbagliato. Kagami, pazientemente, si mise accanto a lei per farle alcune domande sugli ingredienti e consigliandola in modo adeguato.
“Cuciniamo insieme stasera, così ti faccio vedere” propose.
Lei annuì cupa.
“Che ne dite se ora andiamo in spiaggia?” propose Koganei posando gli ultimi secchi utilizzati per la pulizia.
L’orologio da polso di Kiyoshi segnava le 17:01.
“Perché no? Tutti in spiaggia!” esclamò divertita la coach.
Recuperarono i loro asciugamani e invasero la spiaggia affollata nonostante il pomeriggio stava volgendo al termine. Riko camminava in mezzo all’intera squadra di basket, sentendosi in un harem. Gli occhi erano tutti puntati su quei ragazzi belli, alti, muscolosi, suscitando l’invidia di molte ragazze che le lanciavano sguardi di fuoco.
Con un ghigno soddisfatto, lei distese il suo asciugamano su un fazzoletto di spiaggia ancora libera, lasciando a Hyuuga e Izuki il compito di mettere l’ombrellone. Ne avevano portato solo uno su richiesta della coach.
“Mare!” esclamò Koganei scagliando la maglia sulla sua asciugamano spiegazzata.
Fu il primo a correre in acqua, seguito dalle matricole e dai ragazzi del secondo anno. I senpai li guardarono divertiti per poi unirsi a loro.
“Riko, posso lasciarti gli occhiali? Non so dove metterli” disse Hyuuga.
“Va bene” rispose lei mettendoli con cura in borsa “Junpei, mi aiuti?”
Lui, che stava già per prepararsi a correre verso Koganei che lo stava scimmiottando, si voltò verso la sua ragazza. Era di spalle e aveva alzato i capelli con una mano mostrando la sua candida nuca.
“Junpei?” chiamò lei non cogliendo l’atmosfera “mi aiuti con la cerniera? A casa ci ha pensato papà” continuò indicandola con la mano libera.
Lui avvicinò la mano sfiorandole delicatamente la nuca, mentre con l’altra calò piano la cerniera. Riko rabbrividì a quel tocco e si irrigidì quando la mano di Junpei arrivò a metà schiena.
“F-fatto. Vado!” esclamò agitato correndo in acqua.
Riko si tolse il vestito, indossò un paio di occhiali da sole e si sdraiò di pancia in giù sull’asciugamano cercando di nascondere il suo viso arrossato. Mentre Junpei la toccava, aveva desiderato ardentemente di più, ed era la prima volta che provava quella sensazione in modo così travolgente. Si coprì il volto tra le mani quando si rese conto che se fossero stati da soli, sicuramente lo avrebbe assalito.
“Oh mamma... Riprenditi Riko!” pensò.
“Coach, hai la pelle chiarissima. Hai messo la protezione?” chiese una voce maschile.
Riko guardò alla sua destra, trovando un grondante Kagami che si stava frizionando i capelli con un asciugamano. Lei rimase un attimo ad osservarlo rendendosi conto che era molto bello. Il suo fisico lo conosceva meglio di tutti grazie al suo occhio analitico ma, in quel momento, con i capelli bagnati, le gocce d’acqua che rilucevano sul corpo e la sua espressione rilassata, sembrava un modello. Sul suo petto brillavano al sole le due “T”; quella collana non la toglieva mai, neanche in partita.
“Ah, giusto. Mi potresti aiutare?” chiese frugando nella sua borsa rendendosi conto che Kagami attendeva una risposta.
“D’accordo”.
Kagami si mise in ginocchio posizionandosi alle spalle di Riko, premette il tubicino della crema sulla schiena e iniziò a spalmarla con cura e delicatezza, sorprendendo la coach stessa. Quelle grandi mani, così rudi che compivano miracoli in campo, la stavano toccando come se stesse maneggiando un oggetto delicatissimo.
“Allora... Kagami-kun... come sta andando?” chiese.
“Come al solito” rispose lui concentrandosi sulle spalle.
“... ti manca?”
Il silenzio che seguì fu teso e Kagami continuò a spalmare la crema. Quando finì le diede indietro il tubicino sedendosi accanto sull’asciugamano.
“Sempre” riuscì a dire alla fine.
“Mi dispiace...” mormorò lei.
Guardarono per un attimo i loro compagni che stavano provando tuffi assurdi. Ad un certo punto Kiyoshi prese sulle spalle Koganei e Izuki il capitano. Si guardarono con aria di sfida ingaggiando una lotta a colpi d’acqua, mentre gli altri facevano il tifo.
“Scemi” commentò la coach con un sorriso.
Kagami annuì e si distese chiudendo gli occhi.
“Kagami-kun, dovresti toglierti la collana, altrimenti ti resterà il segno”.
“Non la toglierò mai” rispose con forza “ho come la sensazione che se la togliessi, lui scomparirebbe per sempre”.
“Anche se è ritornato con il suo ex?” chiese la coach pentendosene subito.
Era stata troppo indelicata.
“Ho dei dubbi al riguardo” rispose calmo, incrociando le braccia dietro la testa a mo’ di cuscino “Tetsuya aveva paura di quel folle. Perché tornarci insieme? E poi da quel giorno non ho sentito più nessuno dei Miracoli, tutti hanno cambiato numero. Ho provato a chiedere a qualche membro delle loro vecchie squadre: Kasamatsu Yukio sente ancora Kise e, quando lui viene a Tokyo per lavoro, si incontrano. Pensavo si fossero lasciati e invece no. Ho tentato di avere il nuovo numero di Kise ma Kasamatsu si è opposto: Kise non può rilasciare più il suo numero a nessuno da quando è diventato un idol” spiegò corrucciato.
“Cosa? Cosa? COSA!?” disse la coach spalancando gli occhi.
“Si, lo so... si è montato la testa” disse alzando gli occhi al cielo.
“Non mi riferivo a questo! Kise e Kasamatsu... stanno insieme... insieme?”
“Ah, si si” rispose lui indifferente.
“E pensare che prima di mettermi con Junpei avevo fatto qualche pensierino su Kise!!” pensò lei scoraggiata.
Kagami si mise seduto, improvvisamente innervosito.
“Ho chiesto anche a quell’idiota di Tatsuya però lui si ostina a dire che non ha più contatti con Murasakibara” strinse i pugni con rabbia “per non parlare di Takao Kazunari! Mi evita da quel giorno in palestra, neanche fossi una brutta malattia!”
La coach lo guardò intristita. Kagami doveva amare moltissimo Kuroko per cercarlo così disperatamente, mentre magari, in quel momento, l’ex Ombra del Seirin se la stava spassando con l’Imperatore.
“Aomine-kun e Momoi-san?” chiese lei.
“Non mi parlare di quei due! Anche loro mi stanno ignorando!” sbottò sbattendo un pugno sulla sabbia.
Fece un suono sordo, attutito dalla sabbia. La coach, invece, iniziò a fare cerchi concentrici su di essa, pensierosa. Se il problema era solo tra Kagami e Kuroko, perché anche gli altri avevano cambiato numero e lo ignoravano? Poteva capire i suoi due amici d’infanzia ma, gli altri proprio no.
“Forse è successo qualcosa di importante in quella settimana, Kagami-kun. Qualcosa che ha costretto i Miracoli a stare di nuovo tutti insieme...” disse incerta.
“Sei giunta alla mia stessa conclusione. E spero che l’incontreremo subito in campo, almeno avrò la possibilità di capirci qualcosa” concluse determinato.
Riko posò la sua mano su quella di Kagami che si voltò a guardarla.
“Lo spero per te, Kagami-kun” disse con un sorriso rassicurante.
Si conoscevano da un anno e mezzo ormai e lo considerava un buon amico. Era l’unico che la faceva arrabbiare come non mai, l’unico che sapeva trattarla con gentilezza quando cucinava male, insegnandole pazientemente tutto ciò che sapeva della cucina. L’unico con cui aveva confidato le sue paure sull’argomento sesso, senza essere derisa e giudicata. Era stata una conversazione imbarazzante, argomento saltato fuori quasi per caso, eppure Kagami l’aveva ascoltata e rassicurata. E ora lei voleva fare di tutto per vederlo felice.
“Grazie” disse lui ricambiando la stretta e il sorriso.
Una secchiata d’acqua gelata calò su di lui facendolo sobbalzare. Riko si alzò allontanandosi per evitare il contatto con l’acqua. Non le andava il bagno in quel momento.
“KAAA-GAAA-MIIII” sillabò Junpei indemoniato.
Gli altri lo guardavano dalla riva intimoriti. Solo Kiyoshi sorrideva.
“Cazzo!” esclamò lui.
Con un scatto felino si alzò in piedi e iniziò a correre, inseguito dal demone Junpei.
Inizialmente tutti li guardarono preoccupati, poi scoppiarono a ridere quando Hyuuga inciampò a terra.
“Junpei!” esclamò esasperata la coach.
Lui si rimise in piedi imbarazzato e si scagliò contro i suoi compagni che iniziarono a correre in acqua e schizzarsi. Si unì anche Riko che venne issata sulle spalle di Kiyoshi per poterla portare in acque più profonde, inseguito da Hyuuga che si dovette fermare perché non sapeva nuotare tanto bene.
Tutti ridevano spensierati, sciogliendo la tensione che avevano accumulato negli ultimi mesi per la qualificazione all’Interhigh e Kagami, mentre voltava le spalle per difendersi dagli schizzi d’acqua di Urehara, pensò a Kuroko, sperando che presto lo avrebbe riavuto tra le sue braccia.
 
***
 
Avevano da poco terminato una cena abbondante, preparata da Kagami, Hyuuga e Izuki, con la partecipazione di Riko che, sotto la guida di chef Taiga, aveva fatto alcuni contorni davvero deliziosi. Dopo le pulizie erano tornati in spiaggia, ormai vuota: distesero alcuni asciugamani sulla sabbia, per potersi accomodare e accesero un falò. Koganei aveva portato con sé una chitarra e tutti lo guardarono con ammirazione; non sapevano che avesse un lato artistico.
I ragazzi si riunirono tutti attorno al fuoco, in attesa del loro amico, che intanto strimpellava per accordare lo strumento. Poi iniziò a suonare, semplici note che pian piano divennero più ritmate. Alcune matricole si alzarono mettendosi a ballare, altri membri invece preferirono stare seduti a guardarli e a bere birra.
Riko era seduta appoggiata a Junpei e, ai loro lati, c’erano Kagami e Kiyoshi. Il primo stava bevendo distrattamente una birra guardando il fuoco che rischiarava tutto attorno, mentre Kiyoshi sorrideva, osservando i suoi compagni che ridevano, bevevano, ballavano e scherzavano. Tirò fuori una macchina fotografica scattando foto all’impazzata.
Kagami posò la birra a terra e si alzò, eliminando i residui di sabbia sulle sue bermuda. Indossava una maglia a maniche corte nera e i suoi inseparabili ciondoli a “T”.
“Dove vai?” chiese Riko.
“Voglio farmi una passeggiata, qui fa troppo caldo” rispose.
“Ok, non ti allontanare troppo” replicò severa.
“Va bene, mamma!” esclamò lui divertito.
Si allontanò con il sorriso sulle labbra e Hyuuga strinse un po’ di più a sé Riko.
“Che c’è Junpei?” chiese lei accoccolandosi sul suo petto.
Indossava un vestito rosa antico che le arrivava sopra il ginocchio e un paio di sandali bianchi. I suoi capelli li aveva fermati in una coda laterale e inoltre si era truccata, un trucco leggero che risaltava i suoi lineamenti.
Lui avvicinò le sue labbra vicino all’orecchio di lei.
“Andiamo a farci una passeggiata?” mormorò.
A lei iniziò a battere velocemente il cuore e deglutì nervosamente.
Una passeggiata solo lei e lui.
In spiaggia.
Di notte.
Sotto un cielo stellato.
Aveva visto fin troppi film romantici per non capire cosa stava per succedere. Ma era pronta?
Lo guardò negli occhi in cui si riflettevano i riflessi del fuoco: quella sera aveva messo le lenti a contatto perché aveva trovato un graffio sugli occhiali per via della sabbia. Inoltre la maglietta bianca risaltava il suo fisico asciutto.
Restarono a fissarsi negli occhi, i cuori in tumulto, mentre intorno a loro i ragazzi continuavano a ballare.
Riko si perse in quello sguardo ricordando il loro primo incontro.
 
La scuola era iniziata da una settimana e Kiyoshi Teppei la stava supplicando per diventare la coach della squadra di basket. Lei era infastidita da questo comportamento e, per evitarlo, si era rifugiata in giardino approfittando della pausa pranzo. La primavera stava raggiungendo il suo culmine e i fiori di ciliegio erano un trionfo di rosa di diverse sfumature. Stava per addentare un onigiri, quando, da un cespuglio, apparve un ragazzo biondo ed occhialuto che si guardava alle spalle nervosamente.
“Ma cos...?” stava per dire Riko ma il ragazzo corse verso di lei tappandole la bocca.
“Mmmmm!!!”
“Sssshhh!” esclamò lui.
“Hyuuga! Dove ti sei nascosto?”
Riko si irrigidì e così il ragazzo di nome Hyuuga. Aveva riconosciuto quella voce. Liberò la bocca e lo prese per mano, agitata.
“Nascondiamoci” mormorò.
Il ragazzo annuì confuso, però accettò ben volentieri il nascondiglio in cui lo stava portando. Era una piccola botola dove venivano messi alcuni attrezzi da giardino.
I due ragazzi, in silenzio, ascoltarono i passi di Kiyoshi che superavano il loro nascondiglio.
“Per un pelo!” disse lui sollevato.
“Già! Non si può neanche mangiare in pace!” esclamò Riko.
Si guardarono per un istante rendendosi conto della situazione: un ragazzo e una ragazza nel pieno dell’adolescenza, nascosti in una botola semibuia.
“Ehm... perché stai scappando da Kiyoshi?” chiese Hyuuga per spezzare la tensione.
“Vuole che diventi la coach del club di basket” rispose lei infastidita.
Hyuuga scoppiò a ridere.
“AHAHAHAHAHAHAHAH! TU UNA COACH? AHAHAHAHAHAH!”
“Ehi!” esclamò lei sferrando un pugno nel suo stomaco “razza di biondo tinto quattrocchi! Non offendere!!!”
Lui tossì cercando di riprendere fiato.
“Tu dovresti essere un giocatore di basket? Non farmi ridere!” esclamò disgustata.
“Io non voglio essere un giocatore. È lui che vuole!” sbottò sistemandosi gli occhiali “e cos’hai contro i miei capelli??”
“Sono ridicoli. Come te!”
“COOOSAAA??”
Dieci minuti dopo furono trovati da Kiyosh, mentre Junpei era a petto nudo.
“Guarda! Che pettorali, eh??”
“Scarsa massa muscolare. Bicipiti flosci. Poca resistenza” commentò lei con occhio clinico.
“Ehm... cosa state facendo?” chiese Kiyoshi perplesso.
Quando si resero conto che ciò che stavano facendo era alquanto ambiguo, fuggirono entrambi in direzioni diverse.
“Non potrò mai essere sua amica!” pensò indignata.
 
Erano passati due anni e mezzo da quell’incontro burrascoso, eppure eccoli lì, ad affrontare uno dei passi più importanti della loro vita.
Insieme.
“Va bene” rispose lei con un sorriso.
Hyuuga fece un sospiro sollevato e intrecciò le dita tra le sue. Si alzarono in piedi iniziando a passeggiare lentamente. La brezza era piacevole e lei alzò gli occhi al cielo, beandosi della vista delle stelle. Era una notte senza Luna e le stelle trapuntavano il cielo, emozionando Riko.
“Sono bellissime” commentò con voce bassa.
Non voleva rompere quel dolce silenzio in cui erano caduti, voleva sentire solo il rumore delle onde, dei loro passi leggeri e il profumo del mare.
“Già, ma tu lo sei ancora di più” ribatté Junpei.
Lei lo guardò. Erano rari i suoi complimenti e ogni volta la spiazzava.
“Grazie” mormorò imbarazzata.
Lui si fermò posizionandosi di fronte a lei. Si chinò posando delicatamente le labbra su quelle di Riko che le dischiuse per poter sentire di più. Le loro lingue si incontrarono, iniziandosi a stuzzicare, finché Junpei si staccò.
“Riko” mormorò con voce roca “se non vuoi, siamo ancora in tempo”.
Lei lo abbracciò e si mise in punta di piedi, riuscendo a dargli un leggero bacio sulle labbra.
“Ti voglio, Junpei” disse con calma.
Lui non se lo fece ripetere due volte e tornò ad assaporare con foga la sua lingua, stringendola forte. Sentivano i loro cuori battere sempre più velocemente e Riko in più di un’occasione dovette riprendere fiato perché Junpei era inarrestabile. Improvvisamente la prese in braccio conducendola in una zona più appartata.
Si spogliarono, non riuscendo più a resistere, baciandosi, ansimando, ridacchiando quando toccavano zone più sensibili. Alla vista dei seni nudi, Junpei si fermò guardandoli ipnotizzato, mentre Riko ansimava imbarazzata. Stavano per fare qualcosa che avevano temuto per mesi, velata da un senso di proibito.
Con mano tremante, Junpei sfiorò i capezzoli turgidi della sua compagna che trattenne il fiato. La frenesia era stata sostituita dall’imbarazzo e dal desiderio di andare con calma.
“Junpei...” mormorò lei.
I suoi occhi erano due pozze scure puntellati di stelle. Era bellissima. Lui eliminò ogni traccia di imbarazzo e riprese a tormentarle la lingua. Aveva finalmente tra le mani la sua Riko, il suo primo amore che aveva smosso il suo cuore di ghiaccio.
Lentamente scese con la lingua sul collo, iniziando a succhiare mentre con le mani tormentava i capezzoli di Riko. Lei ansimava stringendo le forti spalle di Junpei, perdendo sempre di più il controllo.
“Al diavolo le paure!” pensò Riko mentre con le mani accarezzava le spalle del suo ragazzo arrivando quasi fino ai glutei.
Junpei riprese a tormentarle la lingua, allargando con il ginocchio le cosce di Riko. Arrivando fino all’apice si rese conto che era già molto bagnata. In realtà anche lui era eccitato e lei avvertiva il suo calore sullo stomaco. Curiosa e con un po’ di intraprendenza, lo sfiorò con la mano ma, Junpei gliela tolse subito.
“Così mi farai venire senza poterti soddisfare” disse stuzzicandole con la lingua l’orecchio.
Lei arrossì e inarcò la schiena quando la sua intimità fu invasa da un dito.
“Ahn...” ansimò stringendo più forte le spalle di Junpei.
Hyuuga iniziò a muoverlo sentendo Riko assecondare i movimenti. Il dito veniva risucchiato all’interno facendolo arrossire. Era la sua prima volta e tutto ciò gli sembrava strano: aveva visto film, letto libri, si era documentato per non fare brutta figura ma, non venivano spiegate le sensazioni. Stava provando di tutto, dall’imbarazzo al forte desiderio di possederla fino a farla crollare.
“Junpei...” ansimò contrariata quando lui tolse il dito.
“Siamo impazienti, eh?” disse lui con un dolce sorriso.
Lei arrossì e si coprì il volto. Lui ridacchiò prendendo il preservativo e indossandolo. Avere figli a quell’età non gli andava proprio. Si chinò nuovamente verso di lei che intuendo divaricò le gambe, pronto ad accoglierlo. Lui non si fece ripetere due volte l’invito, penetrandola lentamente.
Riko trattenne il fiato sentendo un forte dolore. Sentiva di essere stata lacerata all’interno e qualcosa stava colando dalla sua intimità. Con le lacrime agli occhi fece un profondo respiro per controllare il dolore.
“Tutto bene?” chiese Junpei preoccupato.
“Dove ho sbagliato?” si chiese osservando il viso sofferente di Riko.
Lei fece cenno di no con la testa. Si stava abituando a quella presenza e pian piano il dolore sparì.
“Posso... posso muovermi?” chiese incerto.
“Si” rispose lei intrecciando le mani con le sue.
Iniziò a muoversi lentamente avvertendo le contrazioni di Riko e il suo respiro sempre più affannoso. Lei stringeva forte le sue mani, come l’unica ancora che la teneva lì. Non esisteva più nulla intorno, solo loro due e quella danza che divenne frenetica, facendoli ansimare entrambi. La presenza al suo interno di Junpei era piacevole e calda, quella sensazione la fece eccitare ancora di più e morse il collo di Hyuuga. Lui ansimò forte ma ormai non gli importava più nulla di trattenersi, sentiva sciogliere tra le sue mani la sua ragazza, ansimava e provava piacere per lui e sentiva sempre più il bisogno di non separarsi.
“Junpei!” esclamò Riko raggiungendo l’apice.
“NO!”
Entrambi si bloccarono. L’urlo proveniva dalla spiaggia.
“Ma cos...?”
“Resta qui” disse Junpei rivestendosi in fretta.
Riko rimase per un attimo allibita. Poi si concentrò per sentire se ci fossero altri rumori ma, oltre le onde del mare, non giungeva più nulla.
 
***
 
Kagami stava camminando annoiato sulla spiaggia. Il paesaggio era mozzafiato con tutte quelle stelle che brillavano nel cielo sembrava che stesse facendo una passeggiata nello spazio.
“Che pace” pensò.
Si allontanò dalla riva e si distese sotto alcuni alberi di palma.
“Peccato che non ci sia un’amaca”.
Domani la pacchia sarebbe finita e lui non vedeva l’ora di riprendere gli allenamenti. Non erano ancora usciti il calendario degli incontri ma, sperava di scontrarsi subito con il Rakuzan e rivedere il suo Tetsuya. Anche se lui l’aveva lasciato, non riusciva a non pensare che lo aveva fatto per qualche motivo importante. Non poteva averlo lasciato così da un giorno all’altro, senza una parola. No. Una parola c’era stata ed aveva avuto un effetto devastante su di lui.
Sospirò chiudendo gli occhi. Chissà cosa stava facendo in quel momento Tetsuya? Si stava allenando? Era in viaggio per arrivare lì? Oppure era a letto con Akashi?
“No!” pensò irritato.
Lui non stava con quel folle. Neanche sotto tortura.
“NO!”
Un urlò squarciò la notte e lui si alzò di colpo mettendosi in allarme. Si guardò intorno e scorse una persona che si era appena tuffata in acqua. Si avvicinò perplesso scrutando il mare nel caso qualcuno stesse affogando però, oltre a quella persona che stava nuotando, non c’era nessun altro.
Rimase lì ad osservarlo mentre nuotava con foga. Non riusciva a distogliere lo sguardo, c’era qualcosa che no gli permetteva di andare via. Il suo corpo si mosse da solo avvicinandosi lentamente alla riva come se sentisse un forte richiamo.
La persona andò sott’acqua e non tornò più a galla. D’istinto si tolse le scarpe e si tuffò in acqua e, dopo alcune bracciate, raggiunse il punto in cui la persona era scomparsa.
“KAGAMI!” dalla riva il capitano lo stava guardando allarmato.
“CHIAMA QUALCUNO!” urlò di rimando.
Prese un bel respiro e si immerse. Sapeva aprire gli occhi sott’acqua ma il buio non aiutava, se almeno ci fosse stata la Luna...
Nuotò alla cieca cercando di afferrare qualcosa, inutilmente. Riuscì solo a catturare un pesciolino agitato che liberò all’istante, poi le vide, una serie di bolle che provenivano dal basso. Si immerse ancora di più e riuscì ad afferrare qualcosa che sembrava un polso. Sollevato, iniziò a nuotare verso la superfice prendendo finalmente fiato. Fece emergere immediatamente la figura inerme portandola all’aria e rimase stupito quando si rese conto che quella persona gli era familiare.
“TETSUYA!” urlò.
Kuroko, dal volto pallido, non rispose.
Nel panico, nuotò verso la riva posando poi delicatamente il corpo di Kuroko sulla sabbia.
“Kuroko!” esclamò Junpei stupito e preoccupato allo stesso tempo.
Kagami era al suo fianco dandogli qualche colpetto sul volto. Lui non reagì e il suo viso era funereo.
“Spostatevi!” esclamò una voce autorevole.
La coach, con i capelli scarmigliati, aveva fatto la sua comparsa inginocchiandosi verso il corpo inerme di Kuroko. Agitata mise in iperestensione la testa del ragazzo pronta ad eseguire la respirazione bocca a bocca.
“JUNPEI! CORRI A CHIAMARE AIUTO!”
Hyuuga obbedì e corse verso una serie di edifici ancora illuminati. La coach iniziò la tecnica mantenendo il controllo.
1-2-3.
Aria.
1-2-3.
Aria.
Kagami stringeva la mano di Kuroko non sapendo cosa fare. Si sentiva inutile e guardava con angoscia il corpo esamine dell’unica persona che lo rendeva vivo.
“Tetsuya” mormorò mentre una lacrima sfuggì al suo controllo.
1-2-3.
Aria.
“COFF! COFF! COFF!!”
Kuroko si mosse, mettendosi in posizione laterale. Stava vomitando tutta l’acqua che aveva ingurgitato non riuscendo a prendere aria.
“SI, TETSUYA! SI!” esclamò Kagami reggendolo per non fargli affondare il viso sulla sabbia.
Kuroko si voltò lentamente verso di lui. Si guardarono per un lungo istante senza riuscire a proferire parola, mentre il suo corpo continuava ad essere scosso da tremiti.
“T-Taiga...” riuscì a dire infine per poi svenire.
“TETSUYA!”
“Tranquillo, è solo svenuto” disse Riko “ma ha bisogno di andare all’ospedale. Che fine ha fatto Junpei!?” si voltò verso la direzione in cui era andato, scrutando l’orizzonte.
Passarono un paio di minuti dove Kagami teneva stretto a sé il suo amato. Erano finalmente insieme, non nel modo in cui se l’era immaginato ma, erano lì. Si beava solamente guardandolo notando tanti piccoli particolari: aveva le occhiaie e su una guancia aveva una piccola cicatrice, molto sottile. Nonostante lo aveva portato fuori dall’acqua, gli era sembrato più leggero. Cosa stava facendo? Perché stava così? E poi perché si era tuffato quando sapeva benissimo che non sapeva nuotare?
“Tetsuya, cosa ti è successo?” chiese con angoscia continuando a cullarlo ed accarezzargli il viso.
A quella scena la coach si commosse. Vedere Kagami che trattava Kuroko come se avesse tra le mani il tesoro più prezioso al mondo, le andava dritto al cuore. Si voltò nascondendo una lacrima e riuscì a scorgere Junpei con due persone al seguito. Più si avvicinavano e più lei avvertiva un forte gelo. Anche Kagami guardò da quella parte con disapprovazione.
Junpei stava avanzando verso di loro seguito da Murasakibara ed Akashi. Kagami strinse di più a sé Kuroko con fare protettivo.
“Tetsuya!” disse Akashi chinandosi verso di lui.
Aveva tra le mani un asciugamano e glielo mise intorno. Kagami allentò la stretta per consentire di coprirlo ma, lo guardava come un mastino pronto ad azzannarlo.
“Atsushi, prendilo tu. Il dottore arriverà a breve. Portiamolo in camera” ordinò rialzandosi.
Murasakibara obbedì e Kagami lo lasciò andare a malincuore, però sapeva che aveva urgentemente bisogno di un medico. Akashi guardò prima la coach, che aveva i capelli in disordine e il vestito infilato male, poi Kagami, tutto bagnato.
“Vi ringrazio per averlo salvato” esordì in tono pacato “vai Atsushi, vi raggiungo a breve” aggiunse.
Murasakibara si avviò seguito a vista da Kagami. Gli faceva male il cuore a vedere Kuroko portato via come una bambola tra le braccia del gigante.
“Sapete dirmi cosa gli è successo?” continuò lui costringendo Kagami a distogliere lo sguardo.
“Eravamo qui a fare una passeggiata quando abbiamo sentito un urlo” esordì la coach mettendosi in piedi.
Hyuuga le andò incontro consegnandole la sua maglietta che lei indossò mentre lui si rivolse ad Akashi. Gliela aveva data perché aveva qualche segno ben visibile del loro approccio di prima.
“Quando son... siamo arrivati in spiaggia, abbiamo visto Kagami in acqua” disse cambiando la versione.
Non poteva certo dire che si era fermato a metà della loro prima volta, lasciando la sua ragazza nuda dietro un cespuglio.
Akashi si voltò verso Kagami per avere altre spiegazioni.
“Hai altro da aggiungere?” chiese freddamente.
Kagami stava per raccontargli la verità, quella che aveva intuito però, qualcosa lo trattenne.
“Ero seduto qui vicino e ho visto un ragazzo nuotare. Poi il suo urlo e non l’ho visto più. Forse mentre nuotava ha avuto un crampo” spiegò lui.
“Va bene” replicò lui pacato “alla prossima” aggiunse andando via.
“Ehi! Alloggiate in quell’albergo?” chiese Kagami indicando l’edificio lussuoso.
“Si, perché?”
“Perché domani verrò a trovare Tetsuya”.
Akashi inclinò il capo con un sguardo pericoloso negli occhi.
“Non puoi” disse.
“Perché!?” esclamò adirato.
“Per tre motivi: uno” alzò il pollice “non consento a nessuno di entrare nella nostra camera”.
“Come!? Nostra??” esclamò la coach.
“Si, le stanze al Rakuzan sono condivise e io e Tetsuya siamo compagni di stanza” spiegò.
A Kagami gli si gelò il sangue nelle vene.
“Due” proseguì Akashi alzando l’indice “durante il ritiro è vietato incontrare gli avversari, politica della mia squadra”.
“Che stronzata” replicò Hyuuga con tono sprezzante.
Akashi non si scompose e alzò il dito medio.
“Tre. Lui non vuole vederti”.
Quattro parole che sembravano una condanna a morte per Kagami.
“In... in che senso?” chiese con un filo di voce.
“Mi ha detto espressamente che non vuole più vederti e io sono felice di accontentarlo” fece un sorriso sghembo “non voglio che il suo ex giri attorno al mio ragazzo”.
Kagami impallidì e dovette aggrapparsi a Hyuuga per non cadere.
“Co... come sarebbe??” chiese la coach facendo un passo in avanti.
Non voleva crederci, non dopo aver visto quella scena. Kuroko quando aveva riaperto gli occhi e visto Kagami era incredulo ma felice. E poi Kagami lo aveva curato con tanto amore. Non era possibile tutto questo.
“Non te l’aveva già detto? È venuto al Rakuzan per me, perché mi ama. Il primo amore non si scorda mai” si avvicinò a Kagami e gli posò una mano sulla spalla “quindi, a meno che non si tratta di un campo da basket, non farti più vedere” disse in tono glaciale.
Mollò la presa e si avviò verso l’albergo, lasciando Junpei e Riko confusi e Kagami in preda alla disperazione.
 
***
 
Oblio... dolce oblio...
Tutto era fluido intorno a sé e provava solo pace.
Stava sprofondando in quel mondo fatto di buio.
Senza problemi.
Solo.
Sentì una presa salda sul polso.
“No, non voglio tornare”.
Tutto divenne rumoroso e una voce lo chiamò.
Era così famigliare, così rassicurante...
Lo toccava gentilmente.
Era al sicuro.
Tra le sue braccia.
“... Taiga...”
Aprì gli occhi e avvertì un forte bruciore alla gola e si mosse cercando di mettersi seduto.
“Stai giù” disse una voce gentile.
Si voltò da quella parte e trovò Murasakibara che lo scrutava preoccupato.
“Murasakibara-kun...” gracchiò.
“Si è svegliato?” chiese un’altra voce.
“Si” rispose il ragazzo spostandosi per dare spazio al nuovo venuto.
Akashi lo stava scrutando con i suoi occhi ansiosi posandogli dolcemente una mano sulla fronte.
“Cos’è successo?” chiese con voce rauca.
Cercò di schiarirla ma una fitta di dolore lo trafisse facendolo lacrimare.
“Non parlare. La tua gola per oggi è fuori uso” si voltò verso Murasakibara “puoi andare. Ci vediamo domani a colazione”.
“Ok”.
Chiuse la porta con un tonfo sordo lasciandoli soli. Akashi si accomodò al bordo del letto non guardandolo e Kuroko si sentì in pericolo. Emanava un’aura minacciosa.
“Tetsuya, non ti libererai facilmente di me” disse in tono lapidario.
Si voltò, gli occhi che brillavano minacciosi.
“Hai tentato il suicidio, mio piccolo e innocente Tetsuya...”
A Kuroko gli si gelò il sangue nelle vene. Era davvero andata così? Ricordò gli ultimi istanti prima di gettarsi in mare e la sua disperazione. L’idea del suicidio non gli era venuta ma, da come si era lasciato andare in mare, forse l’aveva tentato inconsapevolmente.
“Se dovessi fare di nuovo una cosa del genere, il tuo amato Kagami Taiga farà la stessa fine”.
“No!” disse con un urlò strozzato.
Iniziò a tossire dolorante afferrandosi la gola.
“Coff... coff... cosa... vuoi?” riuscì infine a dire.
Akashi con un sorriso si mise a cavalcioni su di lui bloccandogli le mani sopra la testa. Lo guardava con puro odio.
Vendicarmi” disse con tono irritato “tu sei stato la mia rovina, Kuroko Tetsuya. Una persona qualsiasi che ha calpestato il mio cuore. Hai giocato con i miei sentimenti e, dopotutto quello che ho fatto per te, mi hai voltato le spalle. È tutta colpa tua!”
Kuroko lo guardava sbalordito e notò che gli occhi dell’Imperatore erano diventati bicromatici: rosso e arancione.
“Mi hai messo contro tutti, dipingendomi come un mostro che vi monopolizzava, quando non ho fatto altro che proteggervi! Però, da una parte devo ringraziarti... se non fosse stato per te io non sarei nato” i suoi occhi divennero entrambi arancioni e sul suo volto si dipinse un ghigno “grazie a te il fragile Seijuro è cresciuto diventando la persona più temuta dell’alta società”.
Ci fu un momento di pausa in cui Kuroko iniziò a tremare senza controllo. Non accettava di essere toccato da lui, da quel... mostro.
“M... mostro!” riuscì a dire che enorme dolore.
“Sei stato tu a crearmi ed ora pagherai le conseguenza delle tue azioni, Tetsuya. Vedrai gli altri Miracoli solo durante le partite e gli allenamenti, per il resto del tempo starai con me. Nessuna via di fuga. Pagherai tutto!” gli sollevò con un dito il mento costringendolo a guardarlo.
“Benvenuto nel tuo incubo peggiore, Tetsuya”.
 
 
Angolo della follia @.@
Ehilà!!! Salve a tutti! ^^
Mi sono appena messa una corazza per difendermi dall’attacco degli AkaKuro :O
Ma procediamo con ordine: il capitolo si apre con il Seirin e i loro cambiamenti, dalla maturità di Kagami alla femminilità di Riko. In questa storia ho deciso di riscattarla visto che viene sempre indicata come simbolo di mascolinità... con Junpei si è trasformata! =D
Poi solo scene di tranquillità e divertimento dei ragazzi e l’amicizia tra Kagami e Riko. È rimasto solo dopo essersi lasciato e ha trovato un’ancora di salvezza proprio in Riko, che sotto sotto ama poter confidarsi con qualcuno di diverso da Junpei. Ha poche amiche perché dedica il suo tempo al basket e non è riuscita a stringere forti legami.
Ho ripreso il filo narrativo di Riko e Junpei giungendo ad una “conclusione” anche se interrotta bruscamente da un urlo (per quanto riguarda il loro primo incontro, non lo ricordavo e l’ho inventato di sana pianta xD).
Infine Kagami e la sua malinconia: gli manca Kuroko ma riesce a gestire meglio la solitudine perché ha un obiettivo. Incontrarlo in partita.
E poi Kuroko e il suo “tentato omicidio”. Kagami l’ha capito e i dubbi lo assalgono e purtroppo l’ha capito anche Akashi che lo mette alle strette rivelando un importante dettaglio: è colpa di Kuroko se l’Imperatore è nato.
Cosa sarà successo?
Nei prossimi capitoli continuerò l’arco narrativo del ritiro estivo, ma a breve ci saranno capitoli dedicati al “Teiko Arc”.
Spero che vi sia piaciuto e ringrazio tutti coloro che mi sostengono e leggono la mia storia ^^
Alla prossima ;)
 
P.S. non pubblicherò più a cadenza settimanale con giorni precisi a causa di diversi impegni, quindi controllate spesso ;)
   
 
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