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Autore: ElenCelebrindal    25/03/2015    4 recensioni
25 marzo. Il compleanno di Lee Pace. Il compleanno di Thranduil.
Forse una storia un po' triste, ma Legolas sa trovare il modo di esprimere l'affetto che prova nei confronti del padre. Una lettera breve, ma che contiene ogni suo sentimento.
Tanti auguri, ada
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Legolas, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TANTI AUGURI ADA
 
Molti, in tutti gli anni di dominio di re Thranduil, hanno avuto l’ardire di pronunciare parole dure, di affermare che il sovrano degli Elfi Silvani non possiede un cuore, che non pensa mai a coloro che ha intorno e che costituiscono la sua gente da, ormai, secoli.
Molti pensano di avere a che fare con un re spietato, che non rinnega certo la guerra se si tratta di riconquistare un tesoro perduto, seppur misero come un solo scrigno di gioielli bianchi.
Molti non credono in Thranduil, giudicandolo troppo avventato e solitario fino all'’esagerazione.
Tuttavia, gli Elfi Silvani sono felici, e lieti, sotto la sua saggia guida, mai esitando ad eseguire ogni suo ordine, perfino il più insignificante, mai lamentandosi di essere al suo servizio, perché ognuno di loro sempre rimane libero cittadino dei boschi.
I guerrieri scendono sul campo di battaglia di loro spontanea volontà, non restii a frapporsi tra un pericolo mortale ed il loro re, anche a costo di perdere la vita.
I servitori del palazzo sono felici di aiutare Thranduil, perché sanno che sempre verranno ricompensati e mai maltrattati, come accade tra i mortali.
E tutti gli Elfi che non hanno dimora nel palazzo non abbandonano mai la foresta, perché sanno che il loro sovrano saprà proteggerli sempre, sanno che non permetterà agli alberi di bruciare e alla popolazione di venire uccisa senza un motivo.
 
Scrisse questo, Legolas, in aggiunta alla lunga lettera che aveva intenzione di consegnare al padre quel giorno, 25 marzo. Una lettera che conteneva tutti i pensieri del principe, tutti i ricordi felici, ma anche quelli tristi, dei momenti trascorsi assieme al re. Una lettera che sarebbe stata presto abbinata ad un semplice regalo, tanto piccolo quanto pieno di affetto.
Rilesse velocemente ciò che aveva scritto, poi arrotolò la pergamena e la legò con un nastro dorato alla sottile corona di mithril e argento che, nelle isolate fucine del palazzo, era stata forgiata dalle mani dello stesso Legolas, aiutato solamente poche volte dall’abile fabbro del regno. Un semplice ornamento di fili intrecciati, decorato da un’unica gemma trasparente come l’acqua più pura e cristallina.
Il principe sarebbe partito proprio quel giorno, per raggiungere il caro amico Gimli, ma voleva lasciare qualcosa di sé nel palazzo che per tre millenni era stato casa propria, desiderava lasciare qualcosa di sé al padre, in modo che mai, nemmeno nell’oscurità più recondita, Thranduil sarebbe stato in grado di abbandonare il ricordo del figlio. Diede un’occhiata all'’arco in legno scuro che il re gli aveva regalato quando ancora non aveva la forza necessaria per tenderlo, e senza esitazione decise di affiancarlo alla lettera.
E mai più il principe di Eryn Lasgalen fu visto, in quelle terre.  
 
 
Thranduil sapeva bene che Legolas non lo avrebbe salutato il giorno della sua partenza; si erano già detti addio mesi prima, ed il re sapeva, nel cuore, che quella era stata la scelta migliore. Legolas era ormai partito per non fare più ritorno, ed il dolore che lo attanagliava era tale da fargli dimenticare tutto ciò che accadeva intorno a sé, dal fievole rumore di passi e di voci all'’armonioso suono di voci e strumenti.
Il trono su cui era seduto sembrava troppo scomodo, se non aveva più il figlio al fianco, a spronarlo ad andare sempre avanti.
La stanza di Legolas sembrava spoglia, priva della vitalità che vi scorgeva sempre, ogni volta che occhieggiava in quella direzione, ma nulla era cambiato: solamente pochi abiti erano stati portati via, tutto il resto era esattamente uguale, ma sembrava congelato in un’immobilità quasi irreale.
Qualcosa, però, attirò l’attenzione del re; degli oggetti ordinatamente disposti sul tavolo in legno chiaro, ed una lettera. Avvicinandosi, Thranduil capì che si trattava di una corona e dell’arco che sempre Legolas utilizzava, almeno fino ad averne ricevuto in dono uno dei Galadhrim. Sfiorò leggermente i legno scuro dell’arma, intriso di ricordi, e volse la propria attenzione alla lettera, indirizzata proprio a lui.
Svolse la pergamena e cominciò a leggerla:
 
Molti pensano che tu sia senza cuore. Di avere a che fare con un re spietato. Non credono in te. Altri sono felici si stare al tuo fianco. Di morire per te. Di servirti e di esserti fedeli
So che quando leggerai queste righe, io sarò già molto lontano da qui. Sarò a bordo di una barca che mi porterà alle Terre Immortali che tu non hai voluto raggiungere. Come lo so? Perché ti conosco, forse anche meglio di quanto tu conosci te stesso. Sapevo che non avresti mai avuto la forza di scendere in queste stanze appena dopo la mia partenza. Ti ho scritto queste righe per chiederti di perdonarmi, di perdonare la mia decisione di andare via da te, di lasciarti solo, di abbandonare la foresta in cui sono nato e cresciuto. E ti ho scritto queste righe per ricordare.
Per ricordare le cose belle, quelle tristi, quello che ha fatto ridere e quello che ci ha fatto piangere fino a stare male.
Fin da quando era un bambino, ti ho sempre visto come la mia sola figura di riferimento, l’unica persona su cui avrei sempre potuto contare, se mai fossi stato in difficoltà, l’unica che mi avrebbe sempre sorriso, dopo la rabbia, e che mi avrebbe consolato se avrei versato lacrime.
Ricordo bene quando, ancora bambino, scappai dal palazzo e mi persi nel bosco. Piangevo disperato, incapace di trovare la strada di casa, ma tu mi hai trovato. Non hai mai abbandonato tuo figlio. Mi hai sgridato, ma poi mi hai abbracciato, e stringendomi forte mi hai chiesto di smettere di piangere. Ed io ti ascoltai.
Ricordo bene quando, appena ragazzino, tu mi raccontasti la storia della morte del nonno,  e cercasti me per non disperarti.
Quando tu mi rinchiudesti nelle segrete, e quando uscii mi organizzasti una festa per scusarti di essere stato troppo impulsivo e duro con me.
Quando combattei la mia prima battaglia, e persi alcuni tra i miei migliori amici, e tu mi consolasti, fermando le mie lacrime e parlandomi in modo talmente dolce da riuscire a farmi sorridere.
Quando mi donasti l’arco che non ho mai abbandonato, assicurandomi che non avrebbe mai fallito un colpo.
Quando mi lasciai sfuggire Gollum, ma tu fosti comprensivo. E come mi abbracciasti, prima della mia partenza per Imladris, da dove non tornai.
E, quando feci ritorno, non potrei mai dimenticare il modo in cui mi sei corso incontro, ignorando tutte le buone maniere, per gettarmi le braccia al collo e stringermi a te,  e tutti e due piangevano di gioia, quel giorno, perché eravamo di nuovo insieme.
Potrei scrivere ancora all'’infinito, perché sono stati tanti i momento felici che abbiamo trascorso assieme, come quella volta che tu dovesti riportarmi in camera mia in braccio perché avevo bevuto troppo, oppure quando mi aiutavi a scappare dal mio maestro, lasciandomi libero di girovagare nella foresta.
Tanti i momenti tristi, come dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti, quando entrambi piangemmo la morte di tanti dei nostri guerrieri ed amici, o come quando mi raccontavi della mamma, cercando di farmela immaginare.
 
Hai sempre voluto proteggermi, temendo qualcosa di inaspettato, ed io, pian piano, ho imparato a capire che quel cervo bianco che mi seguiva ogni volta, nel bosco, eri proprio tu. Tante volte mi hai salvato la vita, e troppe io non ti ho ringraziato, troppo impegnato a lamentarmi del fatto di non essere lasciato mai solo.
Ripetevo di essere adulto, e di sapermela cavare da solo, ma non avrei mai rinunciato a te, alla tua presenza, ai tuoi rari sorrisi, ai tuoi abbracci.
Ora mi manchi, tanto.
Io mi sono portato via un pezzo di te, nel mio cuore, ed ho lasciato un pezzo di me proprio qui. Ho lasciato quell’arco perché simboleggia tutte le avventure che abbiamo vissuto, tutte le battaglie, le risate, i pianti, le corse a cavallo, le chiacchierate. Tutto.
Simboleggia noi due, sempre insieme, come arco e freccia.
So di avere un posto nel tuo cuore, l’ho sempre saputo e mai lo dimenticherò.
Ti voglio bene, e te ne vorrò sempre.
 
Tanti auguri, ada.
 
Thranduil, con le lacrime agli occhi, rilesse ancora quella lettera, come avrebbe dovuto fare molto tempo prima, e sorrise, a quelle parole, a tutto quello che Legolas aveva scritto su quel semplice foglio di pergamena. Sorrideva e piangeva al tempo stesso, felice e triste di poter sapere cosa il figlio aveva sempre provato nei propri confronti.
Alla fine, arrotolò la lettera e la nascose nella lunga veste che indossava, all'’altezza del cuore.
Si tolse la corona di rami, sostituendola con quella forgiata da Legolas stesso.
Si mise l’arco in spalla.
Sorrise.
“Non potrei mai amare qualcuno più di te, Legolas, luce della mia vita”, sussurrò.
Lasciò quelle stanze e, incurante che qualcuno potesse vederlo con le lacrime che gli rigavano il volto, si recò alle stanze più alte dell’intero palazzo, le uniche da cui si poteva accedere a dei balconi per guardare fuori; non si vedeva il mare, da lì, e nemmeno Thranduil poteva immaginarlo, non avendolo mai visto, ma il re riusciva a vederlo. Onde che si infrangevano, il suono sciabordante delle acque che riempiva l’aria, il verso di centinaia di gabbiani risuonava dappertutto. E un’isola, rispendente di bellezza e luce, piena di alberi, e ruscelli, e animali.
Thranduil stava guardando con gli occhi del figlio.
 
 
Legolas, dall’alto di una torre, non vedeva il mare, né udiva il verso stridulo dei gabbiani. Vedeva una distesa di alberi senza fine, foglie verdi e rosse, tronchi forti, dritti o contorti, il verso degli scoiattoli e degli uccelli che volavano di ramo in ramo.
Legolas stava guardando con gli occhi del padre.
 
 
E i due Elfi sorrisero, di nuovo insieme, e solo tre parole poterono udirsi dalle loro labbra, prima che il silenzio tornasse a dominare su tutto.

“Ti voglio bene”

Breve angolo dell'autrice
Voglio scrivere un angolo autrice solamente per dire questo: so che i compleanni dovrebbero essere allegri e festeggiati in compagnia, ma io ho voluto mettere tutto sotto questa luce per far capire a Thranduil quanto in realtà Legolas tenga a lui. Thranduil trova la lettera esattamente un anno dopo la partenza del figlio, il giorno del suo compleanno.
Non so se questo brevissimo racconto vi sia piaciuto o meno, ma spero in una risposta affermativa.
A presto.

Hannon le

ElenCelebrindal

 
   
 
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