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Autore: Franfiction6277    25/03/2015    3 recensioni
Sequel della one-shot "Angie". Per leggerla è necessario aver letto la prima.
"Pensava a Shannon Leto: non faceva altro che pensare alla sua bocca, al modo in cui aderiva al suo corpo, al modo in cui la toccava con le sue mani ruvide e callose, al modo in cui gli occhi gli brillavano quando si muoveva dentro di lei."
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: Lemon | Avvertimenti: PWP
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All I wanted was you.

Angie si girò e rigirò sul suo letto nel suo squallido appartamento di Los Angeles: nonostante avesse staccato dal lavoro un'ora prima dopo un estenuante turno notturno di 8 ore, non si sentiva affatto stanca.
L'adrenalina scorreva impetuosa nel suo corpo, i battiti del suo cuore erano come impazziti, e certamente non poteva dare la colpa al caldo di inizio Settembre.
Pensava a Shannon Leto: non faceva altro che pensare alla sua bocca, al modo in cui aderiva al suo corpo, al modo in cui la toccava con le sue mani ruvide e callose, al modo in cui gli occhi gli brillavano quando si muoveva dentro di lei.
Erano passati tre giorni dal loro incontro, e lei sapeva che tra qualche giorno sarebbe dovuto ripartire per continuare il tour con la sua band, che lei amava più della sua stessa vita.
Per un attimo venne accecata dalla luce del giorno che entrava dispettosamente dalla finestra e sospirò con rassegnazione, pensando che avrebbe avuto bisogno di un bel sonnifero... ma non poteva permetterselo: aveva a malapena i soldi per pagare l'affitto dell'appartamento decadente in cui viveva, ma non era mai stata così felice.
Era a Los Angeles, era indipendente, aveva avuto l'uomo dei suoi sogni per una sola notte e si sentiva come se per una volta nella sua vita tutto stesse andando per il verso giusto.
Aveva paura, non poteva nasconderlo: quando ottieni qualcosa di bello dalla vita, essa ti bastonerà inevitabilmente per ricordarti che è solo tutta una dannatissima illusione, ma ora non intendeva pensarci.
Ormai rassegnata al fatto che non avrebbe mai preso sonno in queste condizioni, si alzò dal letto, si legò i capelli, prese un top e un paio di leggings e si preparò per andare a fare una corsetta: non era una persona particolarmente sportiva, ma da quando si era trasferita a Los Angeles le piaceva uscire il più possibile per esplorare quella città conosciuta e sempre nuova, che non mancava mai di affascinarla.
Non sapeva dove si sarebbe diretta alle 6 del mattino, sapeva solo che aveva bisogno di correre lontano, lontano dai suoi pensieri e dal suo cuore.
Voleva correre finché non avesse più avuto fiato in gola, finché i suoi polmoni non avessero implorato pietà bruciando nel petto, finché non si fosse liberata di quei pensieri su Shannon.
Prese il suo fedele iPod, più che altro un prolungamento del suo braccio, e la riproduzione casuale fece iniziare la sua corsa con una canzone a dir poco adatta alle circostanze in cui si trovava: Night of the Hunter.
Fece una risatina nervosa, scuotendo la testa con rassegnazione e iniziando a correre per le strade tranquille di Los Angeles.
Passò sul Sunset Boulevard, sorridendo a tutta quella serie di stelle che contornavano il cielo della Walk of Fame.
Dopo un'oretta si fermò di fronte a una casa e meditò di andarsene prima che fosse troppo tardi, prima che la sua vita cambiasse irrimediabilmente.
Ma cosa diceva? La sua vita era già cambiata incondizionatamente e lei non poteva farci nulla.
Aveva il fiatone, sia per la corsa che per l'emozione e, nonostante ogni fibra del suo essere la stesse allarmando di scappare, di fuggire da tutte quelle complicazioni, lei suonò il campanello... della casa di Shannon Leto.
Sentì dei passi lenti e felpati, poi la porta si aprì ed ecco Shannon, con i capelli scompigliati, a petto nudo e in un lago di sudore, come lei.
«Angie?» esclamò sconvolto, come se non potesse credere ai suoi occhi.
«Io... ecco, passavo di qui» mentì lei, e si ripulì il viso da una goccia di sudore che le era colata dal naso: non doveva essere una bella visione, ma non le importava granché in confronto a ciò che aveva fatto.
«Entra» le disse Shannon, come se stesse intraprendendo una sorta di lotta interiore: i suoi lineamenti erano spigolosi, le labbra contratte, le sopracciglia corrugate.
Il batterista si spostò di lato per permetterle di entrare e chiuse il portone a chiave facendo sobbalzare Angie, che probabilmente si era resa conto solo in quel momento dell'enorme sfida che stava per affrontare.
Shannon tossicchiò, quasi avesse percepito che l'aria si stava facendo improvvisamente pesante.
Senza accertarsi che lo stesse seguendo - sapeva che lo stava facendo - si diresse verso il bagno.
«Immagino che vorrai farti una doccia» sussurrò, con voce roca: stava immaginando lei che si insaponava, nuda, e la cosa gli piacque fin troppo.
Lanciò un'occhiata verso le sue parti basse, quasi grugnendo perché aveva reagito con una mostruosa erezione a una semplice fantasia.
«Grazie» sussurrò Angie, con voce soffocata; Shannon evitò di girarsi verso la ragazza, andando invece a procurarle uno tra i tanti accapatoi nuovi di zecca che aveva nella sua cabina armadio.
Angie lo guardava camminare con passo felpato, i muscoli della schiena lucida di sudore che si contraevano e rilassavano a seconda dei passi... era un vero e proprio animale.
La ragazza rimase senza fiato, stregata da quella vista.
Quando Shannon le porse un accapatoio bianco, lei lo prese di riflesso e rimase a guardarlo negli occhi.
Lui ricambiò lo sguardo, sapendo come sarebbe finita quella visita: con loro due nudi a contorcersi per il piacere.
I suoi occhi si incupirono e lei seppe a cosa stava pensando in quel momento... perché era anche ciò che immaginava lei.
«Grazie» gli disse, abbassando lo sguardo e chiudendo silenziosamente la porta del bagno dietro di lei.
Shannon fece un respiro profondo e scosse la testa, tornando a suonare la batteria: c'era una melodia che l'aveva tormentato tutta la notte, rubandogli il sonno, e non aveva potuto fare a meno di alzarsi nel cuore della notte e mettersi a suonare.
Era come il pifferaio magico, una melodia che lo incantava e lo obbligava a portarla in vita attraverso la batteria.
Angie rimase a lungo sotto il getto d'acqua della doccia, riflettendo su cosa fare: doveva restare o doveva restare lì? Sapeva che Shannon non l'avrebbe mai costretta a fare niente che lei non volesse, ma due parti di lei erano in lotta l'una contro l'altra e non sapeva a quale cedere.
La sua vita era sempre stata complicata, tutto ciò non era nuovo per lei, ma Shannon e i 30 Seconds to Mars erano una costante nella sua vita e sapeva che non avrebbe mai rinunciato a nessuna delle due cose solo perché erano complicate.
Con un sospiro si avvolse nell'accapatoio e uscì dal bagno, seguendo il ritmo animalesco della batteria di Shannon fino a trovarsi di fronte a un enorme stanzone dove Christine dominava al centro, come un riflesso della vita del batterista.
Shannon era concentrato su una melodia nella sua testa e muoveva la testa a tempo mentre con le bacchette picchiava senza sosta sui tamburi.
Angie rimase senza fiato: non l'aveva mai visto suonare così da vicino e non trovò parole neanche nella sua mente per descrivere il fascino che il batterista aveva in quel momento, con gli occhi concentrati.
La sua passione veniva sprigionata a onde e lei poteva quasi sentirne la consistenza, poteva quasi toccarla con mano.
Senza interromperlo si appoggiò allo stipite della porta e incrociò le braccia al petto, guardandolo affascinata come se fosse il più bel film che avesse mai visto.
Shannon si girò di scatto verso di lei, notando l'ombra proiettata dal sole ormai sorto: il suo accapatoio le stava grande, le sue braccia incrociate mettevano in risalto la curva del seno e nonostante avesse legato l'accapatoio con la cintura una gamba nuda sporgeva dispettosamente, come ammiccando.
Il batterista deglutì rumorosamente, mentre la melodia continuava a scorrere nella sua mente, ma ormai il suo corpo era totalmente proteso verso la barista, come se aspettasse solamente di unirsi a lei.
«Vieni qui» le sussurrò, come se si aspettasse che lei obbedisse a ogni suo comando... e infatti lo fece.
Angie sciolse le braccia e si avvicinò piano; Shannon notò la sua lotta interiore e vide la sua parte razionale sgretolarsi di fronte ai suoi occhi a favore di un bisogno ben più grande, che non aveva niente a che fare con la ragione.
Quando arrivò di fronte a lui, il batterista la prese per la vita e la fece sedere in braccio a lui: guardando le sue gambe che si allargavano per poterlo accogliere gli venne voglia di prenderla subito.
Angie gli avvolse le braccia attorno al collo, i capelli ancora umidi che gli solleticavano il petto.
Shannon si sporse verso il collo della ragazza, respirando a fondo il profumo del suo shampoo: era meraviglioso.
Angie chiuse gli occhi, accarezzando la nuca del batterista e seguendo la linea della Triad: non poteva farne a meno, era un richiamo troppo forte e un simbolo che racchiudeva il suo cuore.
Shannon rabbrividì, notando i glyphics della ragazza sul polso, e chiuse gli occhi: non immaginava che un giorno avrebbe potuto fare sesso con una Echelon, ma dentro di sé sentiva che Angie era molto, molto di più di una semplice Echelon.
Abbandonando l'ultimo barlume di ragione, racchiuse il viso della ragazza tra le sue mani e la baciò.
Lei si avvinghiò con tutte le sue forte alle spalle del batterista come se volesse diventare parte di lui e intrecciò la lingua alla sua con passione, ingaggiando una lotta tra pari.
Le sue labbra erano morbide come nei suoi ricordi, meglio dei suoi ricordi, e fu pervarsa da mille brividi perché stava per fare nuovamente l'amore con l'uomo che amava: che lui lo vedesse come semplice sesso, a lei non importava; lo avrebbe amato per sempre, l'avrebbe amato abbastanza per tutti e due.
In un impeto di rabbia per quei sentimenti inaspettati che provava in quel momento, Shannon le morse il labbro inferiore fino a sentire il sapore metallico del suo sangue.
Angie gemette piano, come se quel trattamento rude le fosse piaciuto da morire.
Shannon si staccò da lei per respirare e le slacciò la cintura, lasciando che il corpo nudo della ragazza si mostrasse di fronte a lui in tutta la sua bellezza: la pelle morbida, liscia e leggermente abbronzata, la curva esile del collo, il seno alto e sodo, i fianchi stretti che si allargavano in una curva assolutamente femminile e sensuale, il suo sesso nudo e le cosce sode irrigidite dalla posizione, le gambe avvolte attorno alla sua vita.
«Andiamo a letto?» ansimò Angie, arrossendo subito dopo, probabilmente per l'improvvisa audacia.
Shannon le sorrise malizioso, togliendole l'accapatoio e gettandolo dietro di sé.
«Non l'ho mai fatto sopra la mia batteria» le sussurrò a un orecchio, e la sentì ansimare per la sorpresa.
Shannon ridacchiò, capendo che anche lei era eccitata all'idea di fare sesso lì anziché su un “banale” letto.
La tenne per i fianchi mentre abbassava la testa per baciarla sul seno: iniziò a succhiare uno dei capezzoli, godendo dei gemiti della ragazza e del modo in cui si aggrappava con forza alle sue spalle.
Angie iniziò a ondeggiare avanti e indietro, creando una piacevole frizione che fece indurire immediatamente il membro di Shannon.
Il batterista si staccò un attimo dal seno di Angie a causa del respiro affannato che quel movimento gli causava e chiuse gli occhi, godendosi quella sensazione piacevole.
Poche volte in vita sua si era sentito così sfrenato, così impaziente, così irrazionale: voleva prenderla subito, voleva stare dentro di lei per sempre.
Sentì che Angie stava tirando maliziosamente l'elastico dei suoi vecchi pantaloncini da basket e si irrigidì, in attesa che lei trovasse quella parte che agognava il suo tocco.
Si alzò un attimo in piedi per liberarsi dei pantaloncini, mentre teneva Angie per il retro delle cosce; la ragazza venne contagiata dalla sua frenesia, perché per poco non glieli strappò di dosso.
Il suo membro svettò subito verso l'alto, ormai libero da ogni restrizione: Angie lo prese in mano saggiandolo delicatamente con le dita, affascinata.
L'altra volta non aveva avuto il tempo di ammirare per bene il corpo del batterista che ora brillava, lucido di sudore, in tutta la sua magnificenza.
Shannon gemette piano, mentre vedeva la mano pallida della barista che andava su e giù per il suo membro: capì che lo stava esplorando, che non aveva fatto spesso ciò che si era concessa di fare con lui.
Shannon la tirò quasi con violenza per i capelli, attaccando la bocca della ragazza alla sua e sorprendendola con un bacio così languido che le venne voglia di piangere: era quasi pura devozione, come se non potessero più fare a meno l'uno dell'altra.
Shannon la prese per i fianchi, allineando la sua entrata in prossimità del suo membro e riempendola centimetro dopo centimetro in una penetrazione che per poco non li fece venire entrambi.
Il batterista si fermò un attimo, ammirando le loro intimità fuse come se fossero una cosa sola.
Angie fece lo stesso, arrossendo e nascondendo il viso sul collo di Shannon, ma non le avrebbe permesso di nascondersi a lungo.
«Appoggiati ai tamburi» ansimò il batterista, già eccitato all'idea di scoparla lì sopra.
Angie obbedì, appoggiando le braccia ai lati della batteria: quella posizione vulnerabile, col batterista che la guardava cupo dall'alto, la faceva impazzire.
Shannon la prese per i fianchi e cominciò a farla ondeggiare a un ritmo lento, costante, come una canzone che inizia lentamente.
Da quella posizione il batterista aveva una visuale meravigliosa della barista che si aggrappava con forza alla batteria, i capelli sparsi attorno a lei, il seno che ondeggiava lentamente al ritmo delle spinte, il suo membro che entrava ed usciva da lei.
Dopo un po' l'impazienza prese il sopravvento e Shannon iniziò ad aumentare il ritmo delle spinte, che si fece più pressante.
Angie sgranò gli occhi, inarcando la schiena e aggrappandosi improvvisamente ai polsi del batterista: gli sgraffiò le braccia, gliele accarezzò e fu quel contatto fin troppo intimo a fargli perdere definitivamente la testa.
Si alzò dallo sgabello e le avvolse per bene le gambe attorno alla sua vita, con una presa ferrea: quella posizione gli permise di andare più in profondità e grugnì, sentendo un piacere che gli montava dentro, il battito del suo cuore accelerato, il sangue che pompava furiosamente nelle sue vene.
«Shan» ansimò Angie, mentre i suoi calcagni premevano sulle natiche del batterista.
Il batterista aumentò il ritmo, abbassando di tanto in tanto la testa verso la ragazza: le succhiava i seni, la baciava tutto attorno alla mascella, le leccava le labbra.
Angie iniziò a irrigidirsi e Shannon capì che stava per raggiungere all'orgasmo: lo stesso era per lui, pregò solo che lei lo raggiungesse per prima perché sentiva che stava perdendo il controllo.
In un impeto di passione Shannon diede una spinta violenta ed Angie, presa alla sprovvista, colpì involontariamente i piatti della batteria.
Quel suono si riverberò dentro il corpo del batterista e per un momento gli si annebbiò la vista.
Il ritmo delle spinte si fece più incalzante, ormai Angie gemeva ad ogni spinta e Shannon le posò una mano sul clitoride per darle la spinta finale verso l'orgasmo e lei gridò di piacere, mentre i muscoli della sua vagina si contraevano e rilassavano ritmicamente attorno al suo membro.
Shannon provò un piacere inimmaginabile e venne subito dopo, mentre il suo seme la riempiva impetuosamente.
Angie attaccò un'ultima volta la bocca a quella del batterista e ansimarono l'uno sulle labbra dell'altra, mischiando i loro respiri.
Shannon si sedette nuovamente sullo sgabello, trascinando Angie in braccio a lui.
La ragazza gli si aggrappò alla schiena, premendo le sue dita così forte che gli stava facendo quasi male.
«Perché non l'ho fatto prima?» ansimò Shannon, e sentì Angie ridacchiare, anche lei col fiato corto.
«Forse aspettavi la persona giusta» scherzò la ragazza, che subito dopo sentì il corpo del batterista irrigidirsi da testa a piedi.
Capì che aveva esagerato e gli accarezzò i capelli, facendolo rilassare.
Rimasero in silenzio per un tempo che sembrava infinito e Shannon sentì che Angie stava tremando di freddo: nonostante a inizio Settembre a Los Angeles ci fosse un caldo asfissiante, loro erano sudati fradici.
La fece scendere delicatamente dalle sue ginocchia, porgendole l'accapatoio, che lei si infilò in silenzio: Shannon sorrise teneramente notando quanto fosse turbata mentre si pettinava i capelli lunghi che in quel momento erano scompigliati.
Non poté resistere e si sporse verso di lei, dandole un lungo bacio sulla bocca.
La prese per mano, portandola in giro per la casa: lei si guardava attorno affascinata, ammirando le foto che erano appese in tutte le pareti.
Shannon sentì suonare il campanello e si irrigidì: era Jared.
Dovevano vedersi per provare delle nuove melodie insieme, se n'era completamente scordato.
Nel giro di un paio di secondi valutò se farlo conoscere o meno ad Angie, dato che lei era una Echelon. Le avrebbe fatto piacere o ne sarebbe stata imbarazzata?
Facendo spallucce andò ad aprire e suo fratello entrò come una furia, con i capelli lunghi legati in un chignon improvvisato: aveva delle occhiaie spaventose.
«Insonnia di merda. Non riesco più a dormire, il mio cervello ormai usa la notte per inventarsi tutte le melodie possibili e immaginabili e non riesco neanche più a scopare come si deve perché quello stronzo mi manda segnali di creatività nei momenti meno opportuni» sbraitò, sgranando gli occhi nel sentire la risata divertita di Angie.
Si voltò nella sua direzione, sbattendo le palpebre per la confusione e notai immediatamente lo sguardo di apprezzamento che le lanciò.
Shannon strinse i pugni, improvvisamente colto da un attacco di gelosia irrazionale.
«Bro, ti presento Angie» disse Shannon, cercando di non prenderlo a calci per quell'occhiata strappa-mutandine.
Angie aveva un'aria intimidita, sapeva che avrebbe reagito così: d'altronde era il cantante della sua band preferita.
Gli porse silenziosamente la mano e Jared sgranò gli occhi, notando i glyphics sul polso.
«Shannon» ansimò stupito: il batterista sapeva ciò a cui stava pensando, ma fece spallucce e il cantante decise di lasciar perdere.
Strinse brevemente la mano della ragazza, indietreggiando di qualche passo poco dopo.
«Forse è meglio che vada» tossicchiò Angie, rivolgendosi al batterista.
Shannon annuì una sola volta: non voleva che se ne andasse.
«Ti procuro qualche vestito pulito» rispose Shannon, dirigendosi velocemente verso la cabina armadio.
Angie rimase per qualche momento da sola con Jared, che la scrutava sospettosamente.
Sapeva che stava pensando alla regola di non fare sesso con una Echelon, ma non le importava.
«Underneath the falling sky, all my dreams are rushing by...» canticchiò Jared a bassa voce, cercando di spezzare la tensione.
Angie si illuminò, affascinata; Jared le sorrise per la prima volta, riconoscendo in lei la devozione verso la sua band.
«Ehi, bro, non è niente male» esclamò Shannon, tornando con una maglia dei Led Zeppelin e un paio di pantaloncini che si potevano stringere in vita: erano le cose più attillate che avesse.
Porse i suoi vestiti ad Angie, che gli sorrise con riconoscenza e andò a cambiarsi in bagno.
Shannon sospirò, vedendo lo sguardo inquisitore di suo fratello.
«Che c'è?» borbottò, sedendosi su una poltrona di fronte al camino.
«Shannon, sul serio? Una Echelon?» sussurrò con rabbia il cantante.
«A mia difesa posso dire che non avevo notato i tatuaggi finché non me la sono portata a letto» gli rispose Shannon, sfregandosi il mento.
Jared sospirò, esasperato, scuotendo la testa con rassegnazione.
«Lei è diversa, Jared» continuò Shannon, senza guardarlo.
Jared sgranò gli occhi: non gli aveva mai sentito dire una cosa simile.
«Stai ragionando col cazzo, come sempre» sbraitò il cantante, ma venne interrotto da un colpo di tosse imbarazzato.
Jared e Shannon si girarono verso Angie, che stava bene persino con quella roba larghissima addosso.
Il batterista la guardò con desiderio, il cantante con pietà.
«Ti accompagno alla porta» le disse Shannon, prendendola per mano e allontanandola da Jared.
Angie si alzò in punta di piedi, dandogli un bacio sulla guancia; Shannon chiuse gli occhi, godendosi quel contatto e quel profumo.
«Presumo che dovrò renderti i vestiti» gli sussurrò a un orecchio, e il batterista si aprì in un grande sorriso: voleva che si rivedessero.
«Assolutamente sì» rispose, mentre lei si allontanava sorridendogli maliziosamente.
Erano in un grande, enorme casino.


Nota di Fran:
Come sempre ringrazio chi leggerà e recensirà questa one-shot! Spero che sia di vostro gradimento.
Angie, grazie di essere la migliore amica che potessi trovare. Ti voglio bene.

Alla prossima!
   
 
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