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Autore: Ode To Joy    26/03/2015    10 recensioni
REWRITING in Progress
[Kageyama x Hinata]
[Iwaizumi x Oikawa]
[Daichi x Suga]
"Ti racconto una cosa: quando un corvo riesce a trovare il proprio compagno gli rimane accanto per tutta la vita."
In un mondo la cui storia è scritta da continui giochi di potere tra principi e re, due regni continuano a scontrarsi senza che vi sia mai un vincitore.
"C'è una lezione che non devi mai dimenticare: un Re che decide di combattere da solo, è un Re sconfitto in partenza."
In un mondo in cui si può solo perdere o vincere tutto, alle volte è utile ricordare che anche il più grande avversario può divenire il più forte degli alleati.
"Alla fine, il Re più potente è sempre quello con a fianco più compagni disposti a seguirlo fino alla fine."
[Medieval+Fantasy -AU]
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Koushi Sugawara, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Raven Crown '
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Angolo dei deliri e delle inutili giustificazioni

Salve popolo!
Altro fandom, altro esperimento e questo richiede le note di premessa invece che a fondo pagina per rendere la lettura più agevole.
Io penso che quasi tutti conosciate anche solo di svista Haikyuu Finale Quest (per tutti gli altri googlate e divertitevi!). Bene! Probabilmente è stato il click definitivo che mi ha spinto a scrivere questa storia (insieme ad una lunga lista di fan art a tema che mi hanno dato alla testa) che tuttavia ha ben poco a che fare con quel videogioco. Più specificatamente, ne riprende la dimensione medioevale e poco altro da qui l'avvertimento Alternative Universe con elementi Fantasy e tanta licenza poetica per quanto riguarda il genere (penso che tutti abbiamo visto almeno un'immagine di Oikawa vestito di nero e con tanto di corna... Bene, questo da solo penso basti a giustificare).
Piccola introduzione: ogni squadra della storia originale qui corrisponde più o meno ad un regno. I regni si fanno le guerre, instaurano alleanze e via dicendo. E qui arriva il discorso delle coppie.
Come avrete letto questa storia nasce come una Kageyama x Hinata(che in questo specifico contrsto verranno chimati esclusivamente Tobio e Shouyou). Tuttavia, la trama presenta uno schema piuttosto corale e con l'importante presenza della Iwaizumi x Oikawa e della Daichi x Suga(specie nei primi capitoli) e questo non esclude il coinvolgimento di altre coppie che potremmo definire classiche per questo fandom.
Altre particolarità: la trama presenta elementi tipici delle relazioni Alpha-Omega e conseguente accenno ad mpreg nei primissimi capitoli, tuttavia la storia non gira intorno a nessuna delle due tematiche.
Mi auguro che la lettura sia piacevole!



Prologo:
Di regni distrutti e principi caduti



 
"Ti racconto una storia: quando un corvo riesce a trovare il proprio compagno gli rimane accanto per tutta la vita."




Il corvo cadde a terra.

La freccia era arrivata all'improvviso. Troppo perchè il rapace potesse evitarla, pur con l'assurda velocità che sembravano possedere le sue ali.

Il piccolo corpo nero toccò il terreno quasi senza emettere rumore ma al Principe era sembrato assordante come un colpo di cannone.

 
***



Il Regno di Seijou era andato distrutto.

Il Primo Cavaliere si sollevò a fatica dal letto in cui era stato portato alla fine della battaglia. Era rimasto sul campo fino all'ultimo, non si era arreso fino a che il suo corpo non aveva ceduto e sarebbe rimasto anche fino alla morte se non lo avessero trascinato via. Non aveva sperato di riaprire gli occhi quando lo avevano gettato tra quelle coperte nere chiamando disperatamente chiunque fosse in grado di medicare le sue ferite. Non meritava di vivere dopo aver fallito nel difendere la sua casa e la sua gente.

Provava vergogna per se stesso, per la sua debolezza. In quello che credeva fosse stato il suo ultimo minuto aveva voluto fare solo una cosa: chiedere perdono.

Perdono a Tobio per non essere riuscito a guidarlo come avrebbe voluto. Perdono al suo Re per aver tradito la promessa che gli aveva fatto ed il giuramento solenne che si erano scambiati. Non sarebbe stato al suo fianco fino all'ultimo, non poteva. Se ne sarebbe andato per primo e lo avrebbe lasciato indietro e si era sentito un bastardo traditore per quello.

Poi due mani si erano strette sulla sua. Nel caos che lo circondava, era riuscito ad avvertire il tremore che percorreva quelle dita ed aveva aperto gli occhi un'ultima volta per incontrare due occhi marroni che lo avevano accompagnato per tutta la vita. Non c'era stato nessun perdono in quelle iridi scure, rese lucide dalla disperazione, solo una preghiera che Hajime aveva sentito riecheggiare nella sua testa sebbene nessuno avesse parlato.

"Vivi!" Dicevano quegli occhi. "Vivi! È un ordine!"

E non aveva potuto disubbidire, non aveva importanza quanta rabbia provasse verso sé stesso.

Si era svegliato nel letto del Re, un'imprudenza a cui nessuno sembrava aver fatto particolarmente caso. Nessuno si preoccupava più di mantenere apparenze inutili in mezzo a caos e distruzione.

Tobio era stato l'imprudenza più grande e già allora non era certo un mistero il legame che vi era tra il giovane sovrano ed il Primo Cavaliere.

Hajime si portò una mano alle bende che gli fasciavano l'addome combattendo una fitta di dolore mentre si sollevava in piedi. Lo avevano liberato dall'armatura e dagli stivali lasciandolo solo con i pantaloni ancora sporchi di fango e sangue. Si avvicinò ad una delle grandi finestre della camera da letto ed osservò l'orrendo spettacolo che gli si presentava. Aveva osservato l'alba da quella stessa finestra innumerevoli volte nel corso degli anni. Aveva aspettato il sole sorgere dietro le montagne all'orizzonte per illuminare il loro regno con la luce di un giorno nuovo, l'ennesimo di altri mille.

Così aveva sperato. Così aveva creduto e doveva averci creduto anche il suo Re, quando si svegliava in quel letto dai tendaggi neri e si alzava per circondargli la vita con le braccia, poi appoggiava il mento sulla sua spalla ed osservava incantato lo stesso spettacolo che aveva catturato la sua attenzione.

Hajime non trovò nulla di quei giorni felici fuori da quella finestra. Vide solo la distruzione e la desolazione lasciati da una guerra finita in tragedia. I fuochi erano stati spenti ma si alzavano colonne di fumo oltre le mura di cinta della città. Hajime poteva indovinare senza sforzo di che cosa si trattassero e strinse i pugni fino quasi a ferirsi i palmi.

"Hajime?"

Il Primo Cavaliere si voltò. Era così diverso il suo Re alla luce di quell’alba grigia. Dov'era finito il mantello nero e l'aria spavalda? Dov'era finito il sorriso sicuro di chi non si è mai lasciato piegare da una sconfitta? In quel preciso momento, Tooru assomigliava tanto al sé stesso di anni prima, al giovane re con dorati sogni di gloria che era riuscito a tirarsi in piedi anche dopo che il Re dell'Aquila l'aveva fatto prigioniero ed umiliato. O, forse, no. Quel Tooru aveva ancora voglia di sorridere, anche se non sempre sinceramente. Il Tooru che lo guardava ora sembrava aver dimenticato come si faceva.

Aveva l'aria stanca, distrutta ma camminò a testa alta nell'attraversa la distanza che li separava.

Quanto tempo era passato dall'ultima volta che erano stati così vicini?

"Non dovresti stare in piedi," disse con triste gentilezza.

"Hai ragione," replicò Hajime. "Non dovrei."

Tooru strinse le labbra. "Non accetto sentire una parola di rimpianto da te."

"La mia vita per una qualunque di quei ragazzi che bruciano laggiù," disse Hajime fissando le colonne di fumo che si alzavano verso il cielo che andava via via schiarendosi. Non poté evitare lo schiaffo di Tooru. Non lo vide arrivare.

"Non osare," lo avvertì il Re con voce tagliente. "Non lo devi nemmeno pensare!" Faceva male vederlo così sinceramente emotivo, così disperato. Tooru aveva sempre nascosto tutto dietro ad un sorriso sarcastico e Hajime aveva impiegato praticamente tutta la sua vita per imparare a vedere cosa vi era nascosto dietro. Ora, Tooru non aveva più nemmeno la forza di nascondere niente.

"Stai bene?" Chiese Hajime.

"Non ho ferite che possano compromettere la mia salute," replicò Tooru, poi alzò una mano per sfiorare la fasciatura sull'addome del Primo Cavaliere. "Se non fossi così testardo saresti già morto."

"Non sei la persona più adatta per rimproverarmi per la mia testardaggine," gli ricordò Hajime.

"Stai zitto!" Sibilò il Re. "Stai zitto! Stai zitto! Stai zitto!"

Non era la prima volta che Hajime assisteva alla distruzione di Tooru, il Re Demone ma, in tutta onestà, ogni volta era una tortura terribile. Il giovane sovrano appoggiò la fronte contro la sua spalle e versò tutte le lacrime che non era riuscito a versare la notte scorsa. Hajime lo lasciò fare: non poteva essere di nessun'altra utilità in quella situazione.

"Dov'è Tobio?" Domandò il Primo Cavaliere come i singhiozzi del sovrano cominciarono a calmarsi. Tooru rimase immobile per una manciata di secondi, poi rivolse a Hajime uno sguardo di puro terrore. Quest'ultimo lo ricambiò immediatamente. "Non è tornato al castello?"

Il Re scosse lentamente la testa mentre una nuova ondata di panico gli chiudeva la gola. Dimentico del dolore, della stanchezza e delle ferite, il Primo Cavaliere afferrò i suoi stivali lasciati abbandonati accano al grande letto. "Fammi preparare un cavallo!"

Tooru scosse la testa. "Non puoi cavalcare nelle tue condizioni, vado io!"

"Non sai dove l'ho lasciato, non potresti mai..."

La porta della camera si aprì senza rispetto e Tooru si voltò a guardare l'intruso con occhi animati dalla più terribile ira. Fu solo un momento.

Gli occhi blu del giovane Cavaliere che li aveva appena interrotti fu abbastanza per calmare gli animi di entrambi. "Maledetto moccioso!" Esclamò Hajime irato gettando gli stivali a terra e avvicinandosi al ragazzo. Tooru fece per fare lo stesso ma l'orgoglio fu più forte: strinse i pugni e rimase dov'era.

Tobio reggeva qualcosa tra le braccia: un fagotto rosso e bianco. Il suo mantello, riconobbe il Re Demone. Il ragazzo parlava velocemente, come se fosse sul principio di una crisi di panico ma Tooru non ascoltava le sue parole, era troppo preso ad osservarlo in tutta la sua interezza.

Non era andato incontro ad un cambiamento fisico enorme nel periodo di tempo in cui erano stati separati, eppure era diverso. Forse, erano gli abiti da Cavaliere comune. Forse, era la luce di disperata umiltà con cui pregava Hajime di aiutarlo in qualsiasi cosa lo turbasse.

Il Primo Cavaliere prese il fagotto rosso dalle braccia di quello che era stato un Principe, il loro erede al trono e fissò il proprio sovrano come se avesse visto qualcosa di ben più tragico della distruzione che li circondava. "Tooru..." Chiamò, poi si avvicinò al letto depositandovi la creaturina agonizzante avvolta nella stoffa rossa.

Solo allora il Re Demone comprese il terrore negli occhi blu del Principe. Lo stesso terrore che doveva aver animato i suoi quando i Cavalieri avevano trascinato Hajime quasi morente all'interno del castello. Non poteva credere che il piccolo corvo fosse ancora vivo, non con la freccia che lo attraversava da parte a parte nel punto di giunzione tra l'ala e la spalla.

Era duro a morire il piccoletto.

Un altro esempio vivente di pura testardaggine.

"Farò qualunque cosa," era stato Tobio a parlare. Tooru alzò lo sguardo e si accorse che si stava rivolgendo a lui.

"Qualunque cosa," ripeté con solennità ed appoggiò un ginocchio a terra in segno di umiltà, "ma guaritelo, vi prego!"

Tooru non era certo di poter accettare tanto in un solo giorno: una sconfitta di tragiche dimensioni da parte di Wakatoshi ed anche l'erede che si umiliava senza remore di fronte a lui. Hajime lo giudicava in silenzio ma il Re Demone sospirò stancamente. Aveva già deciso nel momento in cui aveva visto lo stato in cui versava quel piccolo corvo. "Non possiamo fare niente finché rimane in questa forma, potremmo letteralmente staccargli l'ala per liberarlo della freccia," spiegò. "Non ci resta che aspettare... Hajime?"

"Sì?"

"Cerca Tetsuro e porta Tobio con te, digli di portare qui Kenma: non sarà una ferita facile da gestire."

Sentì gli occhi blu di Tobio su di sé ma Tooru non si disturbò ad alzare lo sguardo.

"Andiamo, Tobio," sentì dire Hajime e, in men che non si dica, erano già fuori dalla stanza.

Tooru appoggiò un ginocchio sul letto. "Dovresti essere fiero di te, piccoletto. Un futuro Re come quello che è pronto a prostrarsi in ginocchio per te... Non è da tutti."

La bestiola mosse debolmente l'ala sana e Tooru si accorse che tremava: la stanza era fredda. Si voltò verso il caminetto dove le braci non erano del tutto spente e si chinò per ravvivare il fuoco. Udì un improvviso frusciare alle sue spalle, seguito da un chiaro singhiozzo di dolore.

Il Re Demone si volto: non giaceva più un piccolo corvo ferito sul mantello rosso di Tobio.

Vedere quella freccia conficcata nel petto candido del ragazzino non era qualcosa a cui Tooru era preparato. Si muoveva lentamente sul letto lamentandosi per il dolore, gli occhi serrati ed il viso madido di sudore. Il Re non credeva fosse abbastanza lucido da aver realizzato dove si trovava.

Tornò accanto al letto e coprì quel corpo minuto con il mantello rosso in cui era stato avvolto per tutto il viaggio che lo aveva condotto lì. Preso da uno slancio di pietà passò una mano tra quei capelli ribelli dal colore impossibile.

"Sei al sicuro ora, Shouyou," gli disse gentilmente. Il piccoletto scottava ma non se ne sorprese con una ferita del genere. "Hai la febbre," lo avvertì. "Risparmia le forze."

Shouyou aprì a fatica gli occhi fissandoli in quelli del re senza timore. Strinse la stoffa rossa del mantello che lo ricopriva come se fosse qualcosa di prezioso. "Tobio?" Fu l'unica cosa che riuscì a dire. Era ad un passo dalla morte ed ancora quella era la sua unica preoccupazione?

"È qui al castello anche lui," lo rassicurò Tooru. "È al sicuro."

Shouyou chiuse gli occhi e si rilassò di colpo nel sentire quella risposta. "Ehi, piccoletto, resta sveglio," lo avvisò il Re Demone. "Resisti, avanti. Non ti sei mai arreso per così poco e non voglio essere io a riconsegnare il tuo cadavere a Koushi e Daichi."

"L'ho protetto..."

"Cosa?"

E Shouyou sorrise. Un sorriso debole, affaticato ma terribilmente simile ad un sorriso di vittoria. Tooru ne rimase sconvolto, mentre i grandi occhi quasi dorati si aprivano di nuovo e lo guardavano. "Non lo ha toccato. Sono riuscito a salvarlo..."

Perse i sensi un istante dopo e Tooru rimase lì a vegliarlo incapace di muoversi.

Per chi era stata la freccia che ora trapassava il petto di Shouyou?

Chinò la testa.

"Quanti altri Re conti di far inginocchiare ai tuoi piedi, Principe dei Corvi?"


 
   
 
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