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Autore: Sakura___    26/03/2015    4 recensioni
Questa mia prima fanficion è un continuo della storia diverso da quello che tutti si aspettavano, spero vivamente possa piacervi!
Il vento quel giorno soffiava forte, tanto che attraversando i fioriti rami degli alberi, di quello che un tempo veniva chiamato il bosco di Inuyasha, ne spostava le punte meno robuste.
Il mezzo-demone carezzo per un'ultima volta il Boshingoku, beandosi del profumo che i suoi fiori rosati liberavano nell'aria. «Avanti Kaede». La donna, che in quei minuti era rimasta in silenzio, lasciò che la piccola Rin si andasse a rifugiare dietro alla sua sacrale veste, prima di tender ancor una volta l'arco e scoccare quella freccia che era sicura le sarebbe costata la vita.
Così quella freccia imprigionante andò a colpire la spalla del mezzo-demone, che un tempo la sorella della sacerdotessa, e la sua reincarnazione avevano amato, costringendolo all'albero sacro, proprio come cinquantatré anni or sono, questa volta per l'eternità.
«Kagome». Sussurrò esalando l'ultimo respiro.

~
«Ka-Kagome...». Sussurrò il mezzo-demone.
«Sbagliato! -Esclamò la ragazza, ad un palmo dal suo naso- Mi chiamo Kaori!».
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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III
Capitolo Terzo




Quando Inuyasha si risvegliò era solo. Neppure delle sue lacrime vi era più traccia, e per un secondo pensò si fosse trattato solo di un sogno, ma il profumo di Kaori riempiva l'aria ed impregnava la sua veste. Si sentì strano, ancora le parole pronunciate da quella ragazza rimbombavano nella sua testa, impedendogli di reagire. Non si capacitava ancora di come quella ragazza fosse riuscita a risvegliare le sue lacrime e di come fosse riuscita ad infondergli coraggio, ma fra le sue braccia si era sentito protetto. Erano sensazioni strane, che riviveva solo nel ricordo delle parole di Kagome, che quando protetta fra il petto del mezzo-demone ne rivelava le emozioni. Kagome sentiva calore, coraggio, sicurezza, tutto ciò che aveva sentito anche Inuyasha, cullato nell'abbraccio di Kaori. Ed è proprio lì che prendeva vita il suo interrogatorio peggiore, che cosa ci faceva lei nell'epoca Sengoku? Di certo non poteva dirsi reincarnazione di Kagome, visto che la fisionomia e l'odore eran completamente differenti, e della sfera dei quattro spiriti non vi era ombra da che la sua giovane innamorata l'aveva distrutta, dunque a che cosa poteva riferirsi Rin quando disse di lei che il pozzo l'aveva portata in quell’epoca per uno scopo.
Con questi pensieri fra la testa il mezzo-demone si incamminò per far ritorno al villaggio, quando le urla spaventate di Kaori arrivarono lontane alle sue orecchie. Scattò correndo dove le tracce del suo odore lo portavano fino a quando non la trovò. Correva, correva disperata e con le lacrime agli occhi, immersi di paura. «Inuyasha!». Gridò ella, scappando dal gigantesco demone ragno alle sue spalle. Con un balzo Inuyasha la raggiunse, prendendola in braccio e portandola al riparo accanto al pozzo. «Che bestiaccia immonda! È risaputo ormai che i ragni non li sopporto! ». Esclamò il giovane mezzo-demone sgranchiendo le ossa. Quando il debole demone insetto riconobbe il ragazzo si pentì amaramente di aver dato rogne a quella ragazza e, scioccato, non poté far a meno di rivolgersi al forte mezzo-demone. «Mezzo-demone, tu dovresti essere morto sigillato! ». Esclamò sorpreso, mentre Inuyasha, ghignante spiccò un balzo verso il ragno. «Morto dovresti essere tu che hai osato chiamarmi mezzo-demone!». Gridò rabbioso lui, lasciando che i suo affilati artigli riducessero il demone in brandelli che pesanti si scagliavano al suolo e contro gli alberi, ma uno di essi, senza vita, era diretto alla ragazza.
Kaori, spaventata da tutto quello che stava accadendo desiderò solo di potersene tornare a casa, dalla sua famiglia, al sicuro, dove, dopo aver visto la ferocia con cui aveva ucciso quel demone, non vi si trovava più neppure al seguito di Inuyasha. Fu così, che come in un lampo, quando il pezzo di quel demone la colpì, lei cadde dentro al pozzo, scomparendovi dentro proprio come era arrivata.

«Cosa?! Ma come è possibile!». Esclamò scioccato il demone. «Perché ti scaldi tanto, Koga, infondo è giusto così». Disse la sterminatrice, che, serena, era stata rincuorata alla notizia che quella ragazza non avrebbe dovuto vivere insieme a loro le innumerevoli lotte che si sarebbero presentate sul loro cammino, anche se era dispiaciuta per gli incubi che ne avrebbero infestato i sogni dopo la cruenta uccisione di quel demone. «Tornerà». Sussurrò la sacerdotessa, sicura delle due parole. «Chi te lo garantisce?». Domandò scettico Inuyasha, mettendo in dubbio la sua certezza. -Il suo destino-. Rispose gelida lei, congedandosi e lasciando i tre vecchi compagni di avventure soli nella sua abitazione.

Kaori si risvegliò frastornata, la caduta le aveva fatto battere la testa e lo shock perdere i sensi. Quasi avrebbe potuto credere si fosse trattato di un brutto sogno, dovuto all'essersi gettata a capofitto in quel pozzo il giorno prima, ma la divisa scolastica sgualcita ed un capello argenteo, incastrato nel bottone della sua camicia erano la prova che tutto ciò che credeva un sogno era reale, quel pozzo era realmente il passaggio fra due mondi separati da ben cinquecento anni. La ragazza si arrampicò fra le crepe di quel pozzo, fino a trovarvi uscita e, ancora frastornata, si recò a casa per riabbracciare la sua famiglia. «Mamma, Reiko! Sono a casa!». Urlò gioente la ragazza, che venne subito accolta dalla sorellina più piccola, che sentendo le sue grida era corsa in lacrime fra le sue braccia. «Mi sei mancata, Kaori-chan!». Frignò la bambina, saldando sempre più la sua presa sulla gonna della ragazza. «Oh, Kaori!». Esclamò sorpresa la madre, che dall'emozione cadde a terra. Erano entrambe incredule che la loro Kaori fosse tornata a casa, e per sua madre la gioia era talmente tanta che quando la ragazza andò per aiutarla ad alzarsi, la braccò in un forte abbraccio che costrinse entrambe al pavimento. «Piccola mia, dove sei stata? Eravamo in pensiero per te!». Sussurrò singhiozzante la madre, mente la giovane, carezzandogli una guancia bagnata le sussurò. «Ti spiegherò tutto, ma dovrà rimanere un segreto».



«Diventi ogni giorno più puntuale». Esclamò freddo il demone. «Come potrei tardare ad un nostro incontro?». Rispose la ragazza, avvicinandosi all'imponente figura. «Sesshomaru, come mai siete venuto con questi giorni di anticipo?». Domandò la sacerdotessa, andandosi a rifugiare nel petto del suo amato, che non ricambiò l'abbraccio. «Sono qui per Inuyasha». Rispose il giovane uomo, dagli occhi vitrei e lo sguardo perso nel vuoto. «Le voci corrono in fretta, vedo». Sussurrò ironica la giovane Rin, sorridendo appena quando il suo amato incontro il suo sguardo. «Ne ho sentito l'odore vivido». La corresse lui, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. A quel gesto Rin arrossì, erano pochi i gesti di gentilezza che le riservava, ma quelle poche volte in cui dimostrava apertamente quanto tenesse a lei era un tuffo al cuore. Nessuna dichiarazione fra i due, solo un amore troppo intimo per esser svelato, da tenere al sicuro nel cuore di entrambi.
«Lo ha svegliato una ragazza, come Kagome viene dal pozzo mangia ossa». Sussurrò la ragazza, carezzando la montagna di pelo sulla spalla del demone. Silenzio. Sesshomaru era di poche parole, questo lo sapeva bene, eppure anche quel silenzio era per lei piacevole. «Eri così piccola ed indifesa, ed ora sei una giovane donna». Sussurrò d'un tratto il ragazzo, lasciando un po' sorpresa Rin, che non si aspettava tutta quella loquacità da parte del suo amato. «Noi umani siamo deboli, per questo abbiamo vita breve». Sorrise amara lei, al pensiero che un giorno si sarebbe potuta separare inevitabilmente da Sesshomaru. «Non dire stupidaggini, Rin».Quelle parole furono un deja vu, già prima di allora erano state pronunciate dal demone, quando ancora lei era solo una bambina. Quel giorno le disse che mai l'avrebbe dimenticata, anche se fosse sopravvissuto alla sua morte.
Istintivamente la ragazza alzo le punte dei suoi piedi, avvicinandosi al viso di lui, vi lasciò un casto bacio sulla guancia. Una delle poche attenzioni che gli erano concesse, e sebbene fosse un eufemismo confronto l'amore che serbava per il demone, quel bacio fece sorridere dentro il glaciale demone.


 

 



 

Chiedo fortemente scusa!
Speravo sarei riuscita ad aggiornare frequentemente, invece eccomi qui dopo un anno... ahi ahi.
In compenso la maggior parte dei capitoli son pronti, nel frattempo fatemi sapere se questo è stato di gradimento! :)
Un bacione, Sakura.

  
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