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Autore: Gohos    17/12/2008    5 recensioni
What if...Cosa sarebbe successo se Jasper, durante il diciottesimo compleanno di Bella fosse riuscito ad ucciderla?
Genere: Triste, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Perchè?
Perchè lui? Perchè lei? Perchè io?
Perchè?
La pioggia batteva ininterrottamente sui miei capelli, ma non mi importava.
Come avrebbe potuto? Jasper, il mio Jazz, non c’era più....
Successe in modo oltremodo sciocco.
Eravamo tutti in casa, tutti, compresa Bella. Festeggiavamo il suo compleanno. Non ne festeggiavamo uno da settant’anni.
I preparativi furono la parte che preferii, forse esagerai come mio solito, ma dopotutto eravamo tutti tremendamente eccitati al pensiero. Io non ero da meno, dopotutto.
Per attrezzarmi feci un salto veloce a Port Angeles, comprai tutto il necessario, forse anche di più.
Guidando per tornare a casa, prese corpo nella mia mente tutto il proggetto della disposizione di luci e ogni altra decorazione di cui avevo fatto scorta oggi. Sorrisi quando vidi la reazione che avrebbe fatto Bella.
Per questa volta non volli nessuno ad aiutarmi con le decorazioni. Le sistemai sugli alberi del vialetto, in casa, ovunque prevedesse il mio progetto.
Finii qualche ora dopo l’alba, ammirai il lavoro che avevo svolto, e sorrisi mestamente congratulandomi con me stessa.
Edward si limitò a scuotere la testa, ridendo anche lui, Emmet invece espresse la sua opinione, che probabilmente coincideva con quella di molti altri
«Sempre la solita, Alice...» sghignazzò
Risero tutti.
Mi fiondai in camera, in pochi secondi aprii l’armadio, scelsi dei vestiti a caso e li indossai. Poi andai al garage, pronta per la scuola. O almeno pronta ad aspettare che le lezioni di oggi terminassero.
Come al solito il tempo sembrò prendersi gioco dei miei desideri, e invece di accelerare sembrò rallentare, ma tutto prima o poi deve finire.
Edward prese Bella con se sulla macchina, lei cercò di convincerci a non celebrare il suo compleanno, inutilmente, poi presi la situazione tra le mani, cominciai a ciarlare dicendo tutto quello che mi passava per la testa, per farla tacere.
Finalmente l’ora fatidica arrivò, lei varcò la soglia.
Eravamo felici e spensierati, finchè quell’imbranata di Bella non si tagliò con la carta del regalo che cercva di scartare.
Una sola, lucente e densa goccia del suo insopportabilmente buono e dolce sangue colò dal dito.
Conoscevamo Jasper, avremmo dovuto prevederlo, avrei dovuto prevederlo. Gli occhi di Bella colsero soltanto un guizzo.
Jazz le fù addosso in un attimo, Edward non fece in tempo a scostarla, Isabella Swan morì in poco meno di un secondo.
Un eternità.
Edward rimase impietrito; finchè Jazz non riuscì a riprendersi, gli occhi che parlavano per lui. Mortificati. Terrorizzati.
Tremendamente e magnificamente rossi. Non si prese la briga di parlare, pensò soltanto le sue scuse, verso Edward, ancora immobile senza respirare.
Vidi tutto quello che sarebbe successo. Edward non avrebbe mai perdonato Jasper.
Jasper si fiondò fuori, di sicuro aveva percepito i nostri sentimenti. Pronta a seguirlo mi fiondai dietro di lui, ma il braccio di Carlisle mi bloccò. Lo guardai negli occhi, non mi serviva il quinto senso di Edward per capire ciò che intendeva. Lasciai che Jasper si allontanasse, solo con il suo dolore.
Cercai di reprimere l’ansia che provavo. Jasper era chissà dove a struggersi per aver ucciso di nuovo un’umana, per di più colei che Edward amava. Ma dopotutto Carlisle aveva ragione, doveva aver ragione.
Era notte fonda, Jasper non era ancora tornato, avevo gli occhi chiusi, come a voler dirmire, per sfuggire a quella situazione. Tenevo d’occhio le decisioni di Jasper, per essere pronta ad intervenire, se avesse deciso di fare sciocchezze.
All’improvviso non fui capace di vedere più nulla, Jasper, e il suo futuro, erano spariti.
Fui colta dal panico, cosa voleva fare? Non poteva essere......non riuscii a completare il pensiero, non poteva essere così.
In quel momento Jasper entrò dalla finestra che avevo lasciato spalancata apposta. Era vivo, ma allora perchè non vedevo il suo futuro? Fui distratta dai miei pensieri, i suoi occhi misti, un colore scuro, tra oro e rosso, era stato a caccia, ma perchè? Prima che potessi formulare anche solo una risposta coerente, mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Non fu uno dei soliti baci che eravamo costretti a scambiarci in publico, fu un bacio molto più tormentato, e ben presto degenerò in altro. Ne fui felice, dovevo distrarlo in qualche modo, e dovevo tornare a vedere il suo futuro.
Non riuscii a vedere il suo futuro, ma almeno riuscii a distrarre Jasper. I vampiri hanno come loro unici limiti i loro desideri e la loro fantasia. A noi non mancava nessuno dei due, e quindi non stancandoci mai avremo potuto andare avanti per giorni.
Quella volta però ci interrompemmo prima dell’alba, volevo parlare con Jasper, rassicurarlo, provarci almeno.
Eravamo distesi sul letto, lui girato di spalle, io che tracciavo ghirigori immaginari sulla sua pelle, coperta dalle cicatrici dei morsi che aveva subito, con la punta di un dito.
Con mia grande sorpresa fu lui a rompere il silenzio:
«Perchè?» sospirò «Edward non mi perdonerà mai, e come biasimarlo, gli ho portato via la sua ragione di vita.» aveva un tono talmente triste e mortificato, che mi venne voglia di abbracciarlo, per rasserenarlo.
Non mi diede tempo di rispondere quello che avrei voluto. Gli avrei detto che con Edward ci avrei parlato io, mi sarei fatta ascoltare, a costo di strapparlo dal suo stato di shok un morso alla volta.
«Forse sarebbe stato meglio per tutti se non mi fossi mai unito a questa famiglia» il mio dito si blocco.
«Questo non dirlo» carcai di usare il tono più dolce che potei
«Alice, questo non è il mio destino, non riuscirò mai ad abituarmi al sangue animale, come te o gli altri»
«Jasper...» fu poco più che un sighiozzo «Smettila, non dirlo neanche per scherzo, ci riuscirai, hai solo qualche
problema di abitudini» la mia mente fu folgorata da un’idea «Scappiamo, insieme, lontano da qui. Parlerò con Carlisle, e con Edward, vedrai, sarà la cosa migliore» o almeno speravo che lo fosse, ero cieca come gli altri, ora.
Si alzò di scatto
«Non sarebbe giusto, è da codardi» maledetto orgoglio
«Jazz, non stiamo scappando, intraprendiamo un viaggio di riflessione»
I suoi occhi si illuminarono
«Andremo lontani, in cerca di posti nuovi, nuove emozioni» continuai io, per cercare di convincerlo, con scarsi risultati, il suo sguardo era tornato tormentato come poco prima.
«Jazz, ti prego, non puoi rimanere qui, perderesti il senno, avendo tutti i giorni sotto lo sguardo il dolore di Edward, percependone l’intensità...ti prego Jazz»
«Viaggio di riflessione...» aveva il tono di una persona che sogna ad occhi aperti, un sogno magnifico «Mi piace» decretò infine.
I preparativi furono rapidi: presi tutti i vestiti più confortanti e comodi che riuscii ad infilare nella borza, assieme ai soldi, tutti i soldi che trovai sparsi nella camera.
Andammo da Carlisle, che era ancora vicino ad Edward, che non si muoveva, gli occhi fissi in un punto. Ci guardò, con sguardo comprensivo, e poi annui.
Mi avvicinai a Edward, gli sussurai le mie scuse, gli sussurai che si sarebbe aggiustato tutto, gli sussurai di nuovo di perdonarci.
Jasper fece lo stesso.
Uscimmo di corsa dalla casa, lasciandoci dietro più strada possibile. Mi voltai a contemplare la casa in cui avevavo abitato negli ultimi tre anni, pensando a tutte le persone che ci vivevano dentro, chiedendomi se mai le avessi riviste.
Mi persi nei ricordi, ricordi di tutti i momenti migliori che avevamo passato tutti assieme, dell’arrivo di Bella, e i ricordi di quello che saremo potute diventare.
Fui riscossa dal mio stato di trance dall’urlo di Jasper, mi voltai, ma non lo vidi dove credovo che fosse, ne nel luogo in cui era provenuto il rumore. Lo trovai in pochi secondi, era a molti metri da dove si trovava poco prima, sovrastato da Edward.
Corsi verso di loro, ma fui colta alla sprovvista da Edward che mi colpii, scaraventandomi via.
Jasper si rialzò in piedi, guardò Edward con sguardo supplichevole, ma Edward lo guardava con ben altro sguardo.
Di nuovo provai a fermare Edward, ma di nuovo lui mi colpì, allontanandomi. Era mosso dall’odio, dalla disperazione, non avovo speranze contro di lui, sopratutto non ora che la mia vista supplementare era oscurata.
«Alice, stanne fuori» mi ringhiò contro. Il suo sguardo era pieno di rabbia.
Jasper si rialzò, mi fissò per un secondo, e poi scosse la testa. Compresi, non avrei dovuto intromettermi, spettava a lui rimediare a ciò che aveva fatto. Maledetto orgoglio.
«Edward, ti prego, permetti me e a Jasper di andarcene» supplicai «Ti capisco, ma non è la scelta giusta, fidati di me, io lo so» mentii, ma mi affrettai a bloccare la mia mente dal sesto senso di Edward.
«Non è vero, tu non vedi niente, non ora» rise maligno «Me ne sono accorto»
Maledizione. Tornò a fissare Jasper.
«Jasper, sai che c’è un solo modo di risolvere la questione, nulla di personale»
«Nulla di personale? Vuoi solo ucciderlo!» mi guardò con odio, poi tornò a Jasper.
«Jasper? Non vorrai mica accettare! JASPER!!» la mia voce resa acuta dalla preoccupazione
Lui mi guardò, e lentamente annui. Finalmente tornai a “vedere”.
Vidi Jasper che attaccava, la schivata di Edward, che contrattaccava, li vidi scambiarsi finte su finte, finchè Edward non mise a segno un colpo, uno solo, e la testa di Jasper non fu più attaccata al collo.
«NO!!» gridai di colpo, gli altri mi fissarono, Edward sorrise, ormai sicuro della vittoria. L’avrei impedito, non avrei visto nuovamente quell’orrore che stavolta sarebbe stato definitivo.
Mi lanciai verso Edward, ma con mia grande sorpresa non si mosse, fu Jasper a bloccarmi.
«No» disse solo, poi mi lasciò andare.
Doveva risolverla da se. Ma perchè doveva sempre essere così testardo? Perchè?
Ruggii il mio dissenso, ma fui ignorata. Il duello iniziò, e andò esattamente come avevo già visto.
Arrivò il momento fatale, ma lo capii troppo tardi, mi tuffai contro Edward, ma fu più veloce di me. La testa di Jasper rotolo per qualche metro, io cozzai contro Edward, ma accecata nuovamente della mia vista secondaria, fui allontanata, non mi diedi per vinta, Edward non avrebbe compiuto la sua opera, lo avrei fermato, e se non ci fossi riuscita, sarei stata di nuovo in compagnia di Jasper. Un improvviso rumore, ben troppo familiare mi giunse alle orecchie, e scattai come una molla verso Edward, che mi schivò, ci riprovai, ma ogni volta che provavo a colpirlo mi schivava, leggendo le mie intenzioni nella mia mente. Ogni volta che mi schivava, aveva un secondo prima che io lo assaltassi di nuovo.
Procedemmo così per circa trenta assalti. Dopo ogni assalto altri rumori, e altri pezzi di Jasper, il mio Jazz, volavano via, verso un mucchio che via via si innalzava. Edward finì di smembrare il suo corpo, mi lanciai di nuovo contro di lui, che mi afferrò saldamente, costringendomi a terra. Accese il suo luccicante accendino a benzina e lo getto verso i resti di Jasper, che presero fuoco.
Dopo qualche minuto mi lasciò andare, ma io non mi mossi, non avevo alcun motivo per muovermi, per vivere.
La pioggia cominciò a cadere, prima lieve, poi via via più forte, mentre io ero ancora distesa accanto alla pira dove bruciava Jasper.
Non so quanto tempo rimasi distesa, ma non mi importava, nulla importava più...
Perchè?
Perchè lui? Perchè lei? Perchè io?
Perchè?
La pioggia batteva ininterrottamente sui miei capelli, ma non mi importava.
Come avrebbe potuto? Jasper, il mio Jazz, non c’era più....
  
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