Una fiera selvaggia non può vivere in cattività. Non si possono tagliare le ali ad un’aquila reale, che è la padrona del cielo, e non si possono limare i mastodontici denti di un leone, che è il re della savana. Doveva essere allora stata davvero grande l’audacia di Freezer nel voler rinchiudere il Principe dei Sayan, che dei primati erano i più vicini discendenti, in una cella di pochi metri quadri come quella, imprigionare la libertà di un guerriero dietro le sbarre del suo mellifluo sorriso e delle sue minacce sottilmente velate.


L’appena diciassettenne principino si muoveva per la sua cella con la stessa foga e brama di un animale catturato. Percorreva l’impiantito liso e sordido con falcate veloci, consumando mano a mano le piastrelle più di quanto già non fossero. Vegeta lanciava occhiatacce fuggevoli e nervose alla spia rossa nascosta nel soffitto, in alto a destra. Gliela aveva messa Freezer quella telecamera, per controllarlo, certo. Credeva fosse stupido, il principino, ma sapeva che nonostante tutto la lucertola lo temeva; per la sua forza, la sua arroganza, la sua voglia di scappare dalla prigione di quelle quattro mura e dei suoi ordini tirannici. Da giorni si sentiva osservato, ma non aveva collegato subito la questione, almeno fino a quando Zarbon, di ritorno da una missione, lo aveva urtato di proposito, scatenando la sua ira.

“Sta calmo, Principino.” Gli aveva detto, osservando la mascella dagli antenati animaleschi ringhiare con ferocia.

“Freezer non gradirebbe di certo vederti così …” Vegeta si era irrigidito, cercando di mantenere il controllo.

“Freezer non è qui, non lo vedi?!” aveva ringhiato duro, eppure sentendo dentro di sé un senso d’oppressione al cuore farsi spazio con discrezione al vedere il sorriso mellifluo nascere sul volto di Zarbon. Lo scagnozzo di Freezer si avvicinò al Principe con lentezza, fermandosi a pochi centimetri dal suo viso.

“Ricordati una cosa, Principino … Freezer ti guarda. Sempre. Lui ti sta guardando …” soffiò minaccioso, prima di allontanarsi con una risata brutale, sguaiata, disgustosa. Da lì era successo. L’odio covato in quegli anni si era acuito in un attimo, ribollendo nelle vene di sangue blu del Principe, al sapere di essere imprigionato a Freezer sotto tutti i punti di vista, perfino all’interno della sua lurida cella.


Ma stai attento, Freezer. Perché forse non lo sai, ma non si dovrebbe mai rinchiudere una fiera selvaggia in una squallida gabbia di sottomissione. Sai poi dopo, quando piegate le sbarre di acciaio e odio, la belva uscirà dalla tua prigione, più forte, più violento … più feroce di prima. E per te non ci sarà alcuno scudo a difenderti dalla furia di chi è stato tuo prigioniero. Non più.

Nota autrice:
Da quando ho visto il trailer in italiano del nuovo film “Dragon Ball Z: la resurrezione di Freezer” (spoiler!) la mia mente ha preso a partorire idee e fantasie impossibili a rotta di collo (non voglio spoilerare, perciò se vi dico che a quanto pare sarà finalmente Vegeta il protagonista di un film mi uccidete?) . E niente, poi oggi stavo rimettendo in ordine la mia libreria e mi capita tra le mani “1984” di George Orwell e ripensando all’inquietante mantra: “Il grande fratello ti guarda!” ho detto: “Ma si dai, una cazzata delle mie in più  su questa sezione non ucciderà nessuno.” E niente, credo basti.  ;)
Alla prossima!
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