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Autore: anotherlivingpoet    26/03/2015    2 recensioni
[...] nonostante John continui a parlargli e ad avere quell'espressione che è un misto di preoccupazione, sollievo, amore e rabbia, lui non ascolta.
Semplicemente lo guarda.
Lo guarda come se fosse la cosa più bella del mondo.
[Teen!Mycroft] [Child!Sherlock]
nowadays: [Established!Johnlock]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Redbeard, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Sherlock (BBC)
Genere: fluff, romantico, slice of life, mycroft ti amo, sì è un nuovo genere
Tipo: One Shot
Parole: 542
Personaggi: Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Redbeard, John Watson
Coppia: slash (Johnlock, of course)
Rating: verde o giallo? nell'indecisione, facciamo verde
Disclaimers: non posseggo né i personaggi né l'ambientazione!
Note dell'autrice: Oilà miei cari, sono tornata con una Johnlock! Che originariamente non doveva essere una Johnlock... *si guarda i piedi*... Al principio doveva essere una ff incentrata su Mycroft (perché lui vale)! A proposito! In questa ff lo vedremo triste, sappiate è perché ha appena rotto con il/la suo/a ragazzo/a. A voi la scelta. Per me Mycroft è pansessuale... ma vbb.
P.s. Ultima cosa e poi vi lascio: se avete traduzioni migliori per "caring is not an advantage"... mandatele!




Importarsene.



“ «Parti dal presupposto che farà male, Sherlock» Perché chi glielo potrà mai dire, se non lui?
«Mycroft... perché? Perché farà male? Mamma e papà– provò il bambino.
«Mamma e papà sono un'eccezione, Sherlock. È l'universo non è così gentile da permetterti di incontrare la persona giusta come ha fatto con loro. Non succede a tutti. Ricordati: importarsene non è un vantaggio.»

E Mycroft scappò con gli occhi pieni di lacrime, lasciando solo il fratellino che, sconsolato e dispiaciuto, teneva una mano affondata nella pelliccia di Redbeard. «Gli passerà, vedrai...– sussurrò piegato verso il cane – gli passerà.»
Ma più che altro, tentava di convincere se stesso. ”


•••

«Sherlock. Sherlock, svegliati. Sherlock
Il consulente investigativo apre gli occhi di scatto, mettendo a fuoco la figura di John piegata su di sé.
«Oh, Cristo! Sei stato un totale deficiente. Un emerito idiota. Ci saresti potuto finire secco, cazzone!» nonostante John continui a parlargli e ad avere quell'espressione che è un misto di preoccupazione, sollievo, amore e rabbia, lui non ascolta.
Semplicemente lo guarda.
Lo guarda come se fosse la cosa più bella del mondo.
«Sher... Sherlock? Ma mi stai ascoltando?» si interrompe così l'oggetto della sua contemplazione.
«John, andiamo a casa» mormora invece.
E John, il suo John, annuisce sospirando: «Chiama un taxi, spilungone.»
Dentro l'abitacolo, regna la tranquillità. Sherlock si accocca sul grembo di John, che comincia a giocare con i suoi capelli, mentre ripensa a tutto ciò che è successo loro quella sera:

 Stavano lavorando ad un caso, come al solito. E come al solito lui e John partono alla rincorsa del criminale (sulla trentina, basso, viso completamente anonimo, spiccatamente intelligente, sicario, dodici vittime in totale - di cui quattro per questo caso, si è tagliato i capelli quel mattino).
All'improvviso li depista e dopo qualche minuto spunta da una via secondaria, colpendo Sherlock con una spranga in direzione della testa. Fortunatamente il buon dottore
(rimasto indietro rispetto al consulente) ha placcato l'assassino attutendo così il colpo, ma l'alto sacco di patate anche chiamato Sherlock Holmes è caduto lo stesso.

Torna bruscamente al presente quando John lo scuote: «Siamo arrivati, paghi tu? Ah, per quanto mi piacciano i versi che fai mentre ti tocco i capelli, il taxista ci guardava male.»
Sherlock aggrotta le sopracciglia. Quali versi? Lui non ha fiatato!
Mentre allunga i soldi al conducente, John se la ride, aprendo il portone del 221.
Ora ti faccio ridere io” pensa immediatamente il moro, ed è sicuro che John glielo abbia letto negli occhi, perché si sbriga a salire le scale ed aprire anche la porta del loro appartamento, seguito a ruota da Sherlock.
Non gli dà neanche tempo di chiuderla, in effetti.
La lascia chiudere alla schiena di John, quando ce lo sbatte contro (ma Sherlock non crede che al medico importi tanto, dato il suono uscito dalla bocca di suo marito appena sente le dita pallide sul proprio collo).
In più, non gli dà neanche il tempo – né il modo! – di respirare: quando non lo bacia lo carezza, lo morde e lo stringe in tal modo da farlo solo annaspare e implorare di più.
All'improvviso, gli torna alla memoria quello strano, insolito discorso che gli fece Mycroft da bambino.
E decide che no, con John accanto a lui, importarsene è un vantaggio.


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