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Autore: Troublemaker22    26/03/2015    0 recensioni
-Dicevi che qui non c'è spazio per i sentimentalismi-
-già ma c'è spazio per la frustrazione, la frustrazione necessita di essere sfogata-
-quindi io sarei il tuo sfogo?-
- se preferisci,io potrei essere il tuo-
Non c'è spazio per i sentimentalismi tanto meno per la speranza,lei si rassegna alla sua sorte,lui vuole scrivere il suo destino, loro sono Elizabeth e Balthazar, il tributo femmina dell'ultimo distretto e il tributo maschio del primo.Persone senza speranza.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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"Nulla dovrebbe essere oltre la speranza. La vita è una speranza."

-Oscar Wilde

 

 

Prologo 

-Vedrai che andrà tutto bene-
Disse Kaila stringendomi la mano,non erano le ultime parole disperate di un condannato a morte nel giorno del suo giudizio, erano le parole di una ragazza che ancora non aveva smesso di sperare.
Sapeva benissimo che là in mezzo, tra tutti quei fogli, tra tutti quei nomi c'eravamo anche noi,i nostri destini, le nostre vite, le nostre paure erano lì rappresentate da un semplice pezzo di carta che portava il nostro nome scritto in inchiostro. 
Ma lei non smetteva di sperare, c'è l'avremmo fatta anche quest'anno.
Sono passati ormai quattro anni dalla nostra prima mietitura ma la sensazione è sempre quella, angoscia, disperazione e speranza.
Per lei è peggio pensai, non solo perché il suo nome era contenuto in quella botola molte più volte del mio che non ho mai avuto bisogno di munizioni ma anche perché  dietro di noi c'era sua sorella per la quale questa sarebbe stata l'ultima mietitura e laggiù proprio in prima fila con lo sguardo basso e intimorito c'era un ragazzino al quale a prima vista daresti appena dieci anni, suo fratello. 
Kaila  ha tre fratelli ma per la più piccola non è ancora giunto il momento di stare qui in piedi ad aspettare di sentirsi nominare.
Suo padre lavora in miniera ma avendo ben quattro figli da sfamare la vita per loro risultava dura, soprattutto dopo la morte della madre la responsabilità sulle più grandi, Kaila appunto e Kenh era troppo grande una conseguenza della loro difficile situazione è stata anche trovarsi il loro nome ripetuto tante volte da aver perso il conto.
Io invece lo sapevo, c'erano quattro fogli con il mio nome li dentro, pochi apparentemente  ma non bisogna dimenticare che è fortuna ad avere l'ultima parola.
I miei genitori  sono medici,probabilmente gli unici e comunque  due dei pochi che abbiamo qui al dodici. 
Non posso lamentarmi non abbiamo mai avuto i problemi che ha la famiglia di Laila, forse perché non siamo lontanamente vicini ad essere una famiglia. 
Bisognerebbe raccontare la romantica storia d'amore dei miei genitori per capire il perché di questa affermazione due adolescenti provenienti da due famiglie benestanti che si incontrano per caso,ancora troppo giovani per fare seriamente, un rapido evolversi di situazioni che non sto a raccontare e poi arrivano i problemi, e poi arrivo io.
Improvvisarono un matrimonio che non fu contestato dalle famiglie e vissero per sempre felici e contenti. Non eravamo una famiglia, non ci eravamo neanche lontanamente vicini, non ricordo quando sia stata l'ultima nella quale ho rivolto più di tre parole consecutive a mio padre, ma sicuramente era stata occasione per lui di ricordarmi che portavo il suo cognome e perciò dovevo tenere l'atteggiamento che lui riteneva migliore per non portare ulteriore disonore alla mia famiglia. 
Arrogante e pratico ecco la definizione adatta a mio padre. 
Mia madre sempre che si ricordi ancora di esserlo era un inguaribile sognatrice in cerca di qualcosa che qui al dodici non riuscirà mai a trovare, una figlia e una famiglia che non sente sua ne sono state le conferme.
Insomma al massimo mangiavamo insieme in un silenzio tombale nient'altro che potesse richiamare al fatto che fossimo una  famiglia. 
Passavo le mie giornate con Kaila, ci eravamo incontrate a scuola e abbiamo subito legato.Lei invece una famiglia seppure senza una madre era tutto c'è l'aveva anzi era tutto cio che le era rimasto, quindi so per certo che per lei quella frase è molto più di una rassicurazione, è una speranza. 
 

 

  
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