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Autore: vale_9826    26/03/2015    2 recensioni
Emma è tornata a Storybrooke dopo l'incantesimo di Pan grazie a Killian, che l'ha riportata indietro e le ha restituito tutti i suoi ricordi. Ma le ha anche tolto ogni certezza che aveva avuto quell'ultimo anno.
Ed è soprattutto la mancanza di certezze che un pomeriggio porta Emma, ormai troppo confusa, a rifiutare Killian e i suoi sentimenti ancora una volta.
Il pirata, stanco e rassegnato, deciderà, per il suo bene e anche per quello di Emma, di lasciare Storybrooke per sempre... ma i suoi piani non andranno come aveva previsto.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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< Scusami io non ce la faccio… >
Emma non ci riusciva, era più forte di lei, non ce la faceva proprio a lasciarsi andare. Le sue labbra erano a un centimetro di distanza, ma non riusciva a colmarla, quella maledetta distanza, nonostante fosse sicura di volerlo fare. E così le lacrime uscivano senza il suo controllo, senza che potesse impedirlo. Perché? Perché non riusciva ad abbandonarsi all’idea di poter avere un lieto fine? Tutti ormai si stavano ricostruendo una vita, perfino Regina, con Robin, lei invece no. Dopo un anno ancora non riusciva a pensare alla possibilità di poterlo trovare, quello stramaledettissimo e tanto sognato il suo lieto fine, e vedere il viso dell’uomo che ormai da tanto le era rimasto accanto pur di conquistarsi la sua fiducia, che l’aveva sempre aspettata, che l’aveva seguita dovunque pur di aiutarla, vedere quel viso spegnersi così la faceva stare anche peggio. Era terrorizzata all’idea di poter soffrire di nuovo, e così piangeva, lei che non lo faceva mai.
< Mi dispiace… >
E si allontanò da lui, ancora una volta… ancora una volta.
                                                                                                     
 
L’ennesimo rifiuto, di nuovo. E anche se questa volta era stato un bene che le loro labbra non si fossero unite altrimenti la maledizione di Zelina le avrebbe portato via i poteri, Killian sentiva il cuore spezzarsi.
Era stato un momento perfetto, e se si fossero baciati sarebbe stata quasi una scena all’altezza di quelle immagini d’amore che una volta Henry gli aveva fatto vedere nella scatola magica.
Loro due, sulla nave, al tramonto che si sorridevano e stavano bene durante uno dei rari momenti di tranquillità di quella città. Sarebbe stato tutto perfetto…
Killian da un lato era sollevato, si era salvata e lo aveva fatto inconsapevolmente. E non aveva salvato soltanto se stessa ma tutti quanti, solo i suoi poteri avrebbero sconfitto quella strega. Dall’altro però era deluso, quella donna, per quanto lui l’amasse, lo aveva di nuovo rifiutato, per l’ennesima volta, e lui ormai era stanco.
Amava davvero Emma Swan, altrimenti quella maledizione non lo avrebbe colpito, ma adesso era davvero stufo.
Stufo di rimanere lì a guardarla senza poterla mai avere. Era rimasto a guardare tutto: l’aveva guardata odiarlo la prima volta che si erano conosciuti, quando lui invece si era sentito subito attratto da lei.
L’aveva guardata cominciare a fidarsi di lui sull’isola che non c’è, dove era tornato soltanto per lei. Si era illuso di aver conquistato il suo cuore e di aver trovato di nuovo la felicità, ma poi era tornato Neal. E ugualmente era rimasto, per lei, era rimasto a guardarla mentre il suo ex quasi gliela portava via.
E poi era tornato da lei, dopo un anno, con ancora gli stessi sentimenti nel cuore, era tornato a prenderla, e l’aveva guardata con il suo nuovo fidanzato Walsh. L’aveva riportata a Storybrooke perché era un uomo d’onore e innamorato. Aveva fatto tutto per lei, ma non era mai stato ricambiato, non del tutto.
Possibile? Possibile che dopo tutto quello che aveva fatto, lei ancora non si fidasse di lui? Possibile che non riuscisse a credere che lui l’amasse davvero e che magari avrebbero potuto essere felici? Era mai possibile che non credesse ancora in lui?
Accecato dalla rabbia mollò dei pugni contro il legno della nuova nave che da un po’ aveva comprato, picchiò più forte che poteva, ma quel tipo di rabbia era un po’ difficile da sbollire.
Fu quando vide le nocche delle dita farsi rosse per il sangue che si fermò.
Dov’era Capitan Uncino? L’uomo che non doveva chiedere niente a nessuno, che viveva come gli pareva senza pensare a nessuno? Dov’era?
Era stato completamente messo da parte dal Killian innamorato, dal Killian del passato, di quando era ancora con Milah. Ma da quel momento in poi ci sarebbe stato più Killian Jones, ma Capitan Uncino, il terrore dei mari. Aveva perso anche troppo tempo a fare il sentimentale, per cosa poi? Per essere rifiutato ogni maledetta volta!
Non poteva più rimanere lì, non poteva sentirsi ancora in quel modo, non voleva più soffrire inutilmente, e non voleva metterla in pericolo. Aveva preso una decisione che, nonostante lo facesse soffrire, era di certo la migliore, per lei, e anche per se stesso.
Lasciò la nave e si recò nella sua stanza d’hotel, prese i suoi pochi effetti personali e pagò la nonnina. Se ne sarebbe andato, si sarebbe lasciato alle spalle quella breve parentesi della sua vita, e avrebbe ricominciato in un nuovo mondo. Avrebbe lasciato Storybrooke per sempre, era le decisione migliore, così non sarebbe più rimasto ferito, e la sua Emma sarebbe stata al sicuro, non avrebbe perso i suoi poteri e avrebbe salvato tutti. Si, era giusto così.
Killian Jones si avviò così lentamente verso il confine della città per iniziare una nuova vita dove avrebbe mantenuto per sempre il carattere del Capitan Uncino che era stato prima di incontrare lei.
 
 
Emma era vicino al porto, ma si era ben allontanata dalla barca di Killian fino a non vederla più, e si stringeva le ginocchia al petto mentre qualche lacrima le rigava il volto, mentre si chiedeva cosa fare. Era tornata a Storybrooke, dalla sua famiglia, ma farlo le aveva tolto tutte le certezze di quell’ultimo anno. Prima aveva una vita tranquilla, quotidianamente piacevole, lei Henry e Walsh. Ora non aveva più niente a parte Henry. Non aveva più nessuna certezza, solo dubbi, e poi ci si mettevano anche Killian e i suoi sentimenti.
< Al diavolo… > sussurrò mollando un pugno sulla panchina su cui era seduta.
< Emma! >
La bionda alzò il capo, e vide sua madre mentre passeggiava tranquilla carezzandosi il ventre ormai non più piatto. Emma imprecò mentalmente, adesso avrebbe sicuramente intuito tutto, come tutte le madri, avrebbe visto le sue lacrime, che mai nessuno invece aveva visto. Perché lei piangeva da sola per qualche minuto per sfogarsi e poi si faceva forza ed andava avanti.
Mary Margaret si sedette sulla panchina vicino ad Emma e la osservò, aveva ancora gli occhi arrossati.
< Cosa è successo tesoro? > le chiese dolcemente.
< Non è niente… > sussurrò appena lei, strofinandosi poi le mani sugli occhi.
< Emma, dai dimmi cosa succede, potrebbe aiutarti. >
Emma osservò il viso dolce e comprensivo di sua madre, e pensò che non le sarebbe dispiaciuto sfogarsi un po’. Pensò di nuovo a cosa era successo con Killian, a come lo aveva allontanato, ai suoi occhi delusi e spenti…
< Succede che sono un disastro! > esclamò abbracciando forte la madre di nuovo in preda alle lacrime.
Biancaneve la abbracciò forte, e la lasciò sfogarsi quanto volesse. Adorava sua figlia, e vederla soffrire così la faceva stare davvero male.
Dopo che Emma si era calmata Mary Margaret si fece spiegare cosa’era successo, e un sorriso un po’ incerto le nacque sulle labbra.
< Sai dirmi perché sei tanto spaventata? >
< Io non lo so, ho paura di soffrire, di poterlo perdere nei momenti più importanti e di rimanere di nuovo sola. >
< Emma io credo che dovresti dargli una chance, ci tieni a lui e si vede, perché non provare ad essere felice? >
< Perché so che stavolta se lui se ne andasse ne uscirei distrutta, non posso perdere anche lui, non posso! >
< Ma non è meglio godersi i pochi attimi di felicità, piuttosto che passare la vita a rimuginare? Emma credimi, questo vostro continuo rincorrersi l’ho affrontato anche io, e per quanto possa sembrare romantico all’inizio, dopo diventa parecchio snervante e difficile. Credo che Killian abbia già aspettato troppo, si è conquistato la tua fiducia, ed ora dovresti proprio smetterla di scappare. > concluse Biancaneve con un sorriso materno.
Emma riflettè sulle parole della madre, e qualcosa in lei cambiò. Stava contando troppo sul fatto che lui c’era, ma non ci sarebbe stato per sempre, non se lei non gli avesse dato una possibilità. Per quanto non volesse ammetterlo amava i momenti sereni che passava con lui, amava le sue battutine, amava i suoi occhi, amava i suoi sorrisi sghembi e, per quanto ricordava, credeva di amare anche le sue labbra. Perché non si era ancora decisa a dargli una possibilità? Probabilmente non avrebbe mai trovato una risposta sensata a quella domanda, ma in quel momento, Emma Swan capì che il suo scappare in realtà non la stava portando da nessuna parte, ma che, anzi, quello che lasciava ogni volta che scappava le mancava terribilmente.
Capì che non ci stava provando abbastanza, che non stava provando neanche a dare un po’ di fiducia al loro rapporto, alla loro possibilità di essere felici. E inoltre realizzò che, anche se aveva paura di affezionarsi troppo a lui perché nel caso lo avesse perso ne sarebbe uscita devastata, ormai il più era fatto. Provava già qualcosa di troppo forte per lui, e avrebbe soltanto sofferto di più allontanandolo.
< Grazie Mamma, ora so cosa devo fare! >
Si allontanò dalla madre e correndo raggiunse la barca che aveva lasciato in precedenza, ma non lo trovò, e l’ansia cominciò pian piano ad impadronirsi di lei.
“Sarà tornato nella sua stanza”.
E cominciò di nuovo a correre verso il locale di Granny, entrò nella parte “hotel”, dove anche lei aveva alloggiato, e si diresse verso la stanza di Killian, e quando arrivò trovò la porta solo leggermente chiusa. La aprì ed entrò all’interno, ma quello che trovò fu una semplice stanza d’albergo immacolata, senz’anima, senza nessuno ad occuparla.
L’ansia aumentò ancora, “Dove diavolo sei Killian?”.
Scese nella hall dove trovò la proprietaria dell’albergo.
< Granny sai dov’è Killian? > le chiese Emma nervosa.
< Oh Emma, ciao, no mi dispiace, ha preso tutte le sue cose, ha pagato il suo soggiorno e se n’è andato. Purtroppo non mi ha detto dove fosse diretto. > le rispose gentilmente la donna.
Emma andò letteralmente nel panico. Aveva preso le sue cose ed aveva lasciato l’albergo, perché l’aveva fatto? Quando una persona fa così di solito è perché ha deciso di lasciare un posto ed andarsene, ma lui non poteva essersene andato. Non poteva averlo fatto.
Sulla sua barca non l’aveva trovato, e il modo per lasciare la città era uno solo.
Quando Emma capì le sue intenzioni si sentì mancare, se ne stava andando, forse aveva già lasciato la città, forse l’aveva già abbandonata per sempre.
Cominciò a correre verso la sua auto, aprì la portierà e saltò dentro, poi accese il motore e partì alla velocità della luce.
E mentre attraversava la città con la paura di non riuscire a raggiungerlo rivide nella mente tutto quello che erano stati, tutto quello che avevano condiviso: erano stati nemici, quando si erano conosciuti la prima volta, nella foresta incantata. Avevano scalato insieme la pianta di fagioli, lui l’aveva fasciata quando si era fatta male, si era fidato, e invece lei l’aveva tradito. Perché? Perché l’aveva conquistata già allora, con i suoi modi sensuali e i suoi sorrisi sghembi, e sempre a causa delle sue stramaledette paure, lei aveva ben pensato di incatenarlo e lasciarlo indietro, con la speranza di non rivederlo mai più.
Erano stati alleati, lui le aveva offerto il suo aiuto, la sua nave, per andare a riprendere suo figlio. L’aveva seguita nel posto che aveva per anni cercato di lasciare, solo per lei.
E c’era stato quel bacio, quel bacio che aveva scatenato un uragano dentro di lei facendo crollare tutte le sue barriere, e anche se in seguito aveva cercato di ricostruirle, lui le aveva sempre attraversate, in un modo o nell’altro.
E non aveva attraversato solo quelle barriere pur di raggiungerla, aveva attraversato perfino portali su portali pur di ritrovarla dopo l’incantesimo di Pan, e allora aveva cominciato a far breccia nel suo cuore fino a diventare un amico indispensabile.
Ma in quel momento l’essere amici a lei non bastava più, e a lui probabilmente non era mai bastato.
Una figura scura finalmente entrò nella visuale di Emma, un sacco in spalla e una camminata lenta e rassegnata.
< KILLIAN! > urlò Emma a squarciagola fermando la macchina.
 
Stava camminando lentamente, Killian Jones, quasi sperasse che qualcosa, o meglio qualcuno, lo fermsse. E stupidamente davvero ci sperava che la sua Emma arrivasse e lo riportasse indietro, possibile che l’amasse così tanto?
E quando sentì la sua voce chiamarlo a squarciagola pensò che a volte il destino era proprio bastardo.
Si voltò indietro, vide il maggiolino giallo a lui tanto familiare, e poi lei. Aveva l’aria di chi aveva appena corso una maratona, ma con un pizzico di paura e turbamento negli occhi.
Questo non era valido, porca miseria, lui ci stava provando, se ne stava andando per il bene di lei, e anche per il suo. E invece lei piombava lì. Cavolo, non poteva farlo, non poteva. Al solo guardarla tutte le sue buone intenzioni cominciavano ad andare a quel paese, e a lasciarlo solo con l’amore che provava.
< Dove stai andando? > gli chiese con tono accusatorio.
Killian non rispose, guardò a terra, non sapeva proprio cosa dirle. Gli rendeva tutto più difficile, in fondo se se ne andava era meglio per entrambi.
< Non puoi andartene, mi hai fatto una promessa! > esordì lei.
< Una promessa? > le chiese Killian stranito.
< Mi avevi promesso che, una volta che tutto sarebbe tornato normale, mi avresti portato a fare una gita sulla tua barca. >
Killian sorrise malinconico. Quel pomeriggio, mentre scherzavano e si sorridevano, lei le aveva chiesto cosa si provasse a stare su una barca tanto a lungo. Così lui le aveva promesso che l’avrebbe portata fuori in barca una giornata intera, così che potesse provare la sensazione lei stessa.
< Non puoi andartene, non prima di averla mantenuta! > esclamò Emma avvicinandosi a lui pericolosamente.
Killian non capiva. No, non ci riusciva proprio. Un ora prima si era allontanata da lui in lacrime perché non ce la faceva a lasciarsi andare, ed ora invece lo stava indirettamente supplicando di non partire.
< Perché? Perché Swan? > le chiese allora lui, stanco, rassegnato, dai mutamenti e sbalzi d’umore continui di quella donna.
Emma rimase in silenzio per qualche minuto, poi si decise a parlare, ormai doveva farlo.
< Non voglio che te ne vai. > affermò decisa.
< Perché? Vuoi tenermi a disposizione quando hai bisogno di me e poi buttarmi via un attimo dopo? Sinceramente, sono stanco Swan. Sono innamorato di te Emma, te l’ho già detto a Neverland, te lo ripeto ora e potrei ripetertelo altre cento volte perché so quali sono i miei sentimenti. Ma vorrei capire quali sono i tuoi di sentimenti, altrimenti me ne andrò, e credimi sarà meglio per entrambi se lo faccio. > disse Killian risoluto.
Era la verità. Credeva fermamente in quello che aveva detto, e nonostante lui fosse pazzamente innamorato di lei, beh, se le cose non fossero cambiate si sarebbe fatto forza e si sarebbe allontanato da lei. Una volta per tutte.
Emma lo guardava, capiva di aver tirato la corda troppo a lungo, e che questa stava definitivamente per spezzarsi, eppure non riusciva a parlare, non ce la faceva, ancora una volta. Possibile che la sua paura fosse tanto grande?
Killian la guardò in silenzio per un minuto, ma quando vide che la donna non si decideva a parlare si voltò nuovamente e, frustrato e deluso, cominciò di nuovo a camminare.
Per Emma fu come ricevere una doccia gelata quando lo vide incamminarsi nuovamente verso il confine della città, e fu abbastanza gelida da risvegliare tutto quello che provava.
< Avevo paura! >
Killian si fermò improvvisamente, bloccato dalla sua voce. C’era ancora una parte di lui che sperava che quella donna abbattese i suoi muri e lo lasciasse finalmente entrare nella sua vita.
< Io non riuscivo a lasciarmi andare con te perché ero terrorizzata. Avevo la costante paura che potesse succederti qualcosa, e quindi questa paura ne ha comportata un'altra: quella di affezionarmi troppo a te. Ho sempre perso tutti Killian, tutte le persone che ho amato mi sono state strappate via, tutte, e mi sono resa conto che non potevo permettere che accadesse anche a te… sono innamorata di te Killian Jones, e per quanto abbia paura di perderti ho capito che voglio vivere tutti gli attimi di felicità che mi vengono concessi, voglio viverli con te! >
Killian si voltò verso di lei sconvolto, non se l’aspettava, per niente. Si era già quasi rassegnato all’idea di lasciarsela alle spalle per sempre, ma quelle parole lo travolsero così improvvisamente da prenderlo alla sprovvista. Nonostante tutto però sentì il cuore nel petto urlare di gioia. In un attimo capì tutte le sue paure, e si diede perfino dello sciocco per non averla saputa comprendere.
Si avvicino piano a lei che teneva il fiato sopeso, come chi aspetta il verdetto di un giudice in un tribunale.
< Non potevi farlo un po’ di tempo fa questo ragionamento contorto eh Swan? Avremmo risparmiato sicuramente molto più tempo! >
Il sorriso che Killian vide comparire sul volto di Emma fu forse il più bello che le avesse mai visto. Lei lo strinse forte, mentre lui buttava la sacca a terra per stringerla a sua volta.
E alla fine provare a non amarsi, a mettere da parte i propri sentimenti, aveva portato entrambi solo ad amarsi ancora di più.
 
Saaaalve a tutti! Eccomi ancora con la mia ennesima CaptainSwan (che ci posso fare li amo troppo, sono l'unica coppia che mi da tanta tanta ispirazione XD) Cmq, passando alla one shot, questa storia è nata un po' per caso dopo che ho visto un video su youtube, e devo dire di esserne molto soddisfatta, cosa che in realtà non mi capita mai ahhaha, tanto che forse tra tutte le CaptainSwan che ho scritto questa è quella che preferisco. Poi non so, ditemi voi! :) Aspetto con ansia le vostre recensioni, dai ditemi cosa ne pensate! Grazie mille in anticipo a tutti quelli che la leggeranno. Ciaooo! :D
  
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