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Autore: Iron Monster    26/03/2015    2 recensioni
L'idea per questa storia mi è nata quasi spontaneamente dopo aver giocato a Zaffiro Alpha/Rubino Omega. Il modo tutto sommato interessante in cui sono stati caratterizzati i due Team e i relativi membri nel remake mi ha fatto domandare: cosa sarebbe successo se non avessimo avuto l'eroe di sorta e Hoenn fosse rimasta in balia della lotta fra i due team malvagi? Che dinamiche si sarebbero instaurate fra i loro componenti? Cosa succederebbe se provassimo a vederli non come personaggi non giocanti orientati al protagonista di turno ma come effettive persone, con un background alle spalle e delle motivazioni che li spingono ad agire in un senso piuttosto che nell'altro?
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Il giovane Alan era felice come un bambino il giorno del proprio compleanno, senza che peraltro ci fosse un particolare motivo; del resto che motivi avrebbe mai avuto per essere triste? Proprio non capiva certi suoi coetanei diciottenni che sembravano quasi ricercare appositamente la tristezza o addirittura la depressione, forse per una sorta di infantile ricerca di conforto e protezione. Alan non era fatto così, anzi al contrario era sempre stato una persona radiosa e solare, che nel dubbio o semplicemente nell'assenza di significative novità tendeva spontaneamente a sorridere. In effetti se la sua vita fosse stata un fiume si sarebbe potuto tranquillamente dire che le sue acque scorrevano in modo tranquillo e placido, esattamente come quelle al largo di Porto Alghepoli che stava solcando ad ampie bracciate in quel momento.

Alan era discendente di una rinomata dinastia di wrestler professionisti che ormai da decenni intratteneva il pubblico delle arene sparse in tutta la regione fra una Gara Pokémon Live e l'altra, un destino in qualche modo segnato che non aveva mai fatto nulla per evitare: il wrestling gli piaceva e portare avanti la tradizione di famiglia lo rendeva fiero, ragioni per le quali non appena aveva un momento libero era sempre ad allenarsi. Solitamente sul ring, ma dato che quell'inizio di estate si stava dimostrando particolarmente focoso quel giorno in particolare aveva deciso di tenere in allenamento il suo fisico con una lunga, rilassante e rinfrescante nuotata al largo. Del resto aveva sempre adorato il mare, come quasi tutti gli abitanti di quella ridente cittadina costiera che era Porto Alghepoli.

Stava dunque avanzando sempre più alla deriva lungo il percorso 124, allontanandosi da Porto Alghepoli in direzione di Verdeazzupoli. Il suo fisico possente e allenato gli avrebbe senza dubbio permesso di arrivare senza troppi problemi alla città che ospitava la Palestra Psico, idea che a dire la verità aveva accarezzato più di una volta: stava giusto pensando a quest'eventualità quando un rumore decisamente sospetto attirò la sua attenzione. In un istante alzò lo sguardo e...i suoi occhi color ambra atterrirono alla vista di uno Sharpedo selvatico che puntava con decisione verso di lui!

Alan non era un esperto di Pokémon, al contrario anni addietro aveva perfino rifiutato di fare il tradizionale viaggio per la regione dato che semplicemente aveva altri interessi, ma da abitante di Porto Alghepoli sapeva comunque benissimo che era molto strano trovare uno Sharpedo nel percorso 124, peraltro così relativamente vicino alla costa. Sfortunatamente Alan non aveva l'intelligenza e la prontezza di riflessi per pensare che la cosa migliore da fare era fingersi morto e sperare che non si accorgesse di lui, al contrario cercò di allontanarsi attraverso rapide ed energiche bracciate che, data la sua notevole massa, spostarono così tanta acqua da renderlo un vero e proprio richiamo vivente per il Pokémon Brutale. Era inutile, ormai era chiaro che il Pokémon si fosse accorto di lui e che gli si stesse avvicinando a velocità incredibile carico di intenzioni ben poco amichevoli.

Fortunatamente Alan, abituato fin da piccolo a temprarsi tanto nel corpo quanto nello spirito, possedeva un coraggio che sfiorava spesso e volentieri l'incoscienza. Riuscì dunque a mantenere sorprendentemente il sangue freddo e a prendere una decisione a dir poco spericolata: quella di rimanere fermo per poi immergersi tutto d'un tratto al momento giusto, sì da trovarsi sotto al Pokémon nel momento in cui questi avrebbe aperto le fauci. Il piano riuscì solo a metà, dato che Alan si tuffò con una frazione di secondo di ritardo e non riuscì del tutto ad evitare le zanne del Pokémon, una delle quali gli affondò nella gamba destra provocandogli uno squarcio dolorosissimo. Per molte persone probabilmente quella ferita sarebbe stata un vero e proprio game over, ma fortunatamente il ragazzo era un wrestler ed era quindi abituato a sopportare il dolore per professione: strinse quindi i denti e con la forza della disperazione si diede la spinta per riemergere di fianco allo Sharpedo, afferrando la sua pinna e cercando addirittura di salirgli in groppa per essere sicuro di sottrarsi al raggio d'azione dei suoi denti! Inutile dire che questo spericolato quanto disperato piano non ebbe successo, dato che sentendosi afferrare la pinna il Pokémon scattò con la sua tipica velocità facendo perdere l'equilibrio ad Alan e lasciandolo così totalmente alla propria mercé. Sarebbe stato impossibile ripetere il movimento che gli aveva consentito di schivarlo prima, dato che la ferita alla gamba stava perdendo così tanto sangue che era una vera e propria impresa anche solo restare cosciente. Niente da fare: ci aveva provato, aveva lottato coraggiosamente ma sembrava proprio che il suo destino fosse quello di morire lì, in mezzo al mare, sbranato da un Pokémon. Non riuscendo a fissare lo Sharpedo che avanzava verso di lui Alan, ormai rassegnato al suo destino, chiuse gli occhi in attesa dell'inevitabile.

« Sharpedo, usa Cascata! »

Il wrestler riaprì gli occhi, strabuzzandoli per la sorpresa: che diavolo...?

Dinnanzi a lui lo Sharpedo che lo stava per sbranare era stato sollevato in alto da una strana corrente d'acqua ascendente, che nonostante la sua scarsa esperienza in fatto di Pokémon non poté non riconoscere come l'attacco Cascata. Lo stesso che aveva invocato quella voce maschile che sembrava venire da dietro di lui. Con le sue ultime forze Alan si voltò in quella direzione scorgendo un uomo vestito da marinaio sulla trentina, dalla carnagione scura e dalla lunga barba parimenti scura, in sella ad un secondo Sharpedo che evidentemente aveva attaccato il primo. Riuscì a voltarsi giusto in tempo per vedere il marinaio lanciare una strana Poké Ball gialla e nera, evidentemente in direzione dello Sharpedo selvatico, ma non ebbe la forza né di voltarsi né di fare null'altro: ormai aveva perso troppo sangue, non poté evitare di svenire senza che gli fosse possibile vedere come sarebbe finita quella situazione surreale.

Si risvegliò qualche tempo dopo sotto le coperte di un letto a castello, all'interno di una piccola stanza che non conosceva assolutamente. La confusione totale durò giusto qualche minuto, fino a quando il marinaio non fece il suo ingresso nella stanza e gli si rivolse con aria gioviale:

« Tutto a posto? Te la sei vista brutta, laggiù, con quello Sharpedo! »

Alan, pur ancora dolorante, fece lo sforzo di sorridere:

« Mi hai...salvato la vita? »

Era una domanda un po' idiota, cosa che comunque il marinaio non gli fece pesare:

« Dovere, direi. La nave a cui sono stato assegnato ha avuto un guasto e stavo giusto sfrecciando in groppa al mio Sharpedo per vedere se fosse possibile attraccare d'emergenza a Porto Alghepoli, quando ho visto che c'era del casino nei dintorni e ho preferito controllare. Dannazione, sei proprio una forza! Ci vuole del fegato a tentare di saltare in groppa ad uno Sharpedo inferocito con una ferita del genere! »

In effetti, ora che ci pensava, l'ultima volta che era stato cosciente aveva avuto la gamba segnata dall'anca fin quasi alla caviglia dall'affondo del Pokémon Brutale. Istintivamente cercò la ferita con il braccio, ma capendo le sue intenzioni il marinaio lo fermò:

« Meglio di no. Per fortuna la nave ha un bravo dottore e un'infermeria ben assortita, è bastato tornare a bordo e ti hanno bendato e disinfettato per bene prima che morissi dissanguato. C'è mancato davvero poco, non so se ce l'avresti fatta se avessi dovuto portarti a Porto Alghepoli! Nella sfortuna è stato il tuo giorno fortunato, bello! »

A questo punto Alan sospirò, un po' imbarazzato: non era abituato a ricevere complimenti, né tanto meno a trovarsi così profondamente debitore con un'altra persona. Anche il tono solenne che gli uscì in risposta era dunque del tutto inedito per lui:

« Ti ringrazio davvero, fratello. Ti sono debitore a vita. Come ti chiami? »

Il marinaio si strinse le spalle, tentando di nascondere il proprio orgoglio con pessimi risultati:

« Figurati, non ho fatto niente di che! Io mi chiamo Ivan, e tu? »

Il wrestler alzò il poderoso braccio destro, stringendolo a pugno in direzione del suo salvatore:

« Alan. Ti sei appena guadagnato un amico...anzi, un fratello fedele almeno finché respirerà. Del resto è a te che devo la mia pellaccia. »

Ivan sbatté prontamente il proprio pugno contro quello di Alan, senza però rispondere, apparentemente a sua volta piuttosto a disagio di fronte ad una dichiarazione tanto solenne. Il suo sguardo vagò per la stanza per qualche istante, per poi cambiare argomento:

« Come ti dicevo prima la nostra nave è in avaria, resteremo a Porto Alghepoli per qualche giorno. Hai tutto il tempo di rimetterti almeno quel tanto che basta per sbarcare. »

Il discorso fece venire in mente ad Alan una cosa che ancora non riusciva a spiegarsi, un dubbio che espresse ad alta voce con aria meditabonda:

« Certo che...uno Sharpedo così vicino alla costa...è davvero strano... »

Ivan scosse la testa, con aria fattasi improvvisamente avvilita:

« No, non lo è più. »

« Cosa?!? »

« Non è più strano. Un tempo lo sarebbe stato, ma ora l'attività umana sta mandando a catafascio tutto l'ecosistema marino. Se abiti a Porto Alghepoli ti sarai accorto di come si sia sviluppato il porto negli ultimi anni, no? Tutti sono felici e contenti, ma nessuno che pensi mai ai Pokémon. E poi succedono cose come quella che ti è appena capitata... »

« In che senso, scusa? »

« E' presto detto: quel porto scarica in mare le peggiori porcherie, di conseguenza sono aumentati a dismisura i Pokémon resistenti al veleno come i Tentacool e le altre specie sono diminuite a vista d'occhio, con conseguenze disastrose per la catena alimentare anche dei Pokémon che vivono in mare aperto. Per esempio gli Sharpedo, che trovandosi a corto di prede sono costretti a spingersi così vicino alla costa! »

Il tono di Ivan si era infiammato: era palese come la questione gli stesse a cuore.

« Sembri saperne molto, al riguardo. »

« Per forza! Sono un marinaio e discendo da generazioni di marinai, come posso restare a guardare mentre il mare e le creature che lo abitano stanno facendo questa fine? La specie umana dovrebbe imparare ad avere più rispetto per i Pokémon! Dannazione, sai cosa ci vorrebbe? Un bel diluvio universale, qualcosa che faccia sì che il mare si mangi la maggior parte delle terre emerse! »

« Non è esattamente l'abilità che le leggende attribuiscono a Kyogre? »

« Sì, dannazione, sì! Magari potessi in qualche modo risvegliarlo... »

Ivan si fermò tutto d'un tratto, sospirando rassegnato per poi sorridere quasi malinconicamente:

« Scusami, mi sono lasciato trasportare. Non è il caso di ammorbare un convalescente con i miei deliri senza speranza. Ti lascio riposare, è meglio. »

Alan non si sentiva affatto ammorbato. Tutt'altro. Se da un lato era vero che non si era mai curato più di tanto dei Pokémon, dall'altro quel discorso accorato aveva scosso il suo animo dalle fondamenta. Sotto sotto invidiava Ivan: doveva essere davvero bello avere un sogno nobile in cui credere, per quanto pazzo fosse, e sacrificare ogni stilla di energia presente nel proprio corpo pur di avvicinarsi di un solo passo alla sua realizzazione. Era qualcosa di estremamente affascinante, specie per uno come lui che fino a quel momento si era sempre limitato a cogliere ciò che la vita gli presentava senza troppe pretese. 

Ammirava davvero Ivan e la sua sicurezza granitica nelle proprie nobili convinzioni, lo avrebbe ammirato anche al di là del fatto che gli doveva la vita. A proposito, non gli aveva forse detto che per lui sarebbe stato come un fratello?

Alan si schiarì la voce:

« Non mi stai ammorbando, e soprattutto i tuoi non sono deliri senza speranza. È davvero bello vedere che c'è ancora qualcuno con ideali tanto nobili, scalda davvero il cuore. Se questo è il tuo sogno non devi rinunciare solo perché sembra impossibile, anzi...io sarò al tuo fianco! »

Ecco l'aveva detto. Ivan lo guardò strabuzzando gli occhi incredulo:

« Dici sul serio? »

« Mai stato più serio in vita mia. Certo, fino ad oggi non mi sono mai curato granché dei Pokémon, anzi ho proprio ignorato la loro esistenza...ma le tue parole di prima mi hanno letteralmente aperto un mondo. Si vede che hai la stoffa del capo carismatico, fratello! Fossi in te, lungi dal rinunciare al mio sogno, cercherei di fare proseliti: in più siamo con lo stesso sogno, più c'è possibilità di realizzarlo. »

Anche in questo caso Ivan sembrò piuttosto impacciato di fronte alle lodi di Alan, quindi preferì concentrarsi su un'altra parte del suo discorso:

« Hai ignorato la loro esistenza? Cosa intendi dire? »

« Beh...non li ho mai considerati granché. Vengo da una famiglia di wrestler e ho sempre pensato solo a diventare un buon wrestler, non ho nemmeno fatto il tradizionale viaggio da ragazzino. Ma dopo l'esperienza di oggi e le tue parole ho tutta l'intenzione di rimediare, puoi giurarci! »

« Quindi non hai mai avuto un Pokémon? »

« No. »

Ivan frugò per qualche istante nelle tasche della propria divisa da marinaio, tirandone fuori una sfera gialla e nera che ad Alan sembrava piuttosto familiare.

« Non puoi davvero essere al servizio dei Pokémon se non hai mai provato il legame con uno di loro. Dunque se davvero credi in ciò che credo io, allora ti consegno ufficialmente il tuo primo Pokémon: nientemeno che lo Sharpedo che ti ha quasi ucciso! »

Alan sgranò gli occhi, spiazzato come non mai: il marinaio era forse impazzito?

« Ma... »

« Sì, l'ho catturato. Non volevo ferirlo più del necessario, del resto non è certo colpa sua se le attività umane lo hanno fatto avvicinare così tanto alla costa per cercare cibo! Ma non potevo nemmeno lasciarlo libero con te nei paraggi, quindi non ho avuto altra scelta che catturarlo. Se davvero... »

Alan non gli lasciò il tempo di finire: ignorando il dolore alla gamba si sporse verso Ivan, prendendosi la sfera di sua iniziativa.

« Non dire una parola di più. Io e questo Sharpedo spaccheremo il culo a tutto il mondo! »

Fu il turno di Ivan di rimanere spiazzato. Alan, divertito dalla reazione del marinaio, gli offrì nuovamente il pugno:

« Fratelli? »

Ivan non ebbe alcuna esitazione a sbattere il pugno contro il suo:

« Fratelli. Insieme conquisteremo il mondo! »



Salve a tutti! E' la prima volta che pubblico una storia del genere, quindi prego di non fare complimenti con qualsiasi appunto o critica, anche netta, dato che ho molto da imparare. Ho deciso di dedicare questi primi capitoli alla genesi dei due Team, al passato dei loro membri e alle loro relazioni, intrecciando un po' le storie in modo che lo scontro fra team fatti e finiti venga caricato un po' più di pepe. In questo capitolo c'è un primissimo nucleo di Team Idro, nei prossimi espanderò man mano il gruppetto fino ad includere tutti gli ufficiali dei due team in modo da presentarli nel momento storico che conosciamo con un certo background. Spero che l'idea possa piacere almeno un poco :)

 

   
 
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