Caribbean
BluE.
Axel
si perdeva negli occhi di Roxas.
Azzurri,
di quella sfumatura che il mare assumeva nella acque
dei caraibi.
Le
ciglia scure, che definivano lo sguardo del ragazzino, gli
conferivano un aspetto dolce e quando chiudeva gli occhi il rosso
sentiva che
un pezzo di quella meraviglia che era il volto del numero XIII
scompariva.
La
mattina, quando il biondino si svegliava di fianco a lui, nel
letto del numero VIII, aveva gli occhi piccoli, talmente diversi dal
resto
della giornata.
Axel
amava il blu caraibico di quegli occhi.
Era
assuefatto da esso.
Sapeva
che non sarebbe stato capace di viverne senza.
[Lo
stesso blu caraibico che vedeva rispecchiarsi
Negli
occhi di Sora.]
Ma
oramai era tardi. Non avrebbe mai più avuto indietro il suo
dolce charming prince. Mai più.
[130
parole]
Che
dire… è una delle mie tante opere Akuroku,
scritta
ascoltando l’omonima canzone di Enya. La apprezzo molto come
cantante, poiché
sa farmi scrivere molto bene anche di primo getto (ebbene
sì! Non l’ho ritoccata,
riguardata né ci ho fatto altra roba! :P) Spero sia piaciuta
anche a voi come è
piaciuto a me scriverla, poiché la malinconia di Axel la
sento un po’ anch’io,
in fondo (sarà colpa del suo Action Figure che ho comprato a
Lucca Comics,
attualmente sistemato molto comodamente sulla mensola rosso fuoco di
camera
mia? Vabbè, tutta camera mia è rossa. Prendetelo
come un… tributo ad Axel. :3).
Però sarebbe molto bello se nel videogioco Axel provasse
almeno un po’ di
rabbia –o almeno un ricordo di essa- nei confronti di Sora,
poiché gli ha
portato via Roxas (si fa per dire… è Roxas che
è andato da lui).
Già
m’immagino la scena. Axel, mentre parla con qualcuno
–facciamo Demyx, così
-
Non saprei come definirla. Cioè, lo so, ma non lo so.
È
difficile da spiegare. È un sentimento piuttosto complesso,
sfocato. Si basa
molto sulla vendetta e su un sentimento chiamato odio.-
Il numero IX lo guardò senza capire, poi fece per aprire la
bocca per dire qualcosa, alzando in aggiunta il dito indice, ma il
rosso lo
bloccò all’istante. –No, aspetta, so
già cosa vuoi dire. “Noi
non possiamo provare sentimenti e blablabla…”-
asserì,
scimmiottando l’ultima frase – Ma ti assicuro che
qualcosa c’è. Debole,
sfocato, ma c’è.-
-E
sapresti come definirlo?- lo interpellò Demyx, con una punta
di curiosità.
Il
viso di Axel si fece di pietra. Il suo sguardo
s’incendiò,
sotto le sottili sopracciglia aggrottate. Storse le sottili labbra
rosse in
un’espressione astiosa. Il numero IX percepì molto
chiaramente il cambiamento
nel compagno e se ne impaurì –se avesse solo
potuto provare paura. Il rosso era
un avversario temibile, se si incorreva nelle sue non-ire.
Poi parlò. Un sibilo, più che una vera emissione
di voce.
E sotto a quel sibilo vi era un debole ringhio che gli fece accapponare
la
pelle, consapevole della quieta minaccia che nascondeva.