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Autore: Elissa_Bane    27/03/2015    1 recensioni
John ha trovato una compagna, Giulia. Se ne andrà dal 221 B solo quando sarà certo di aver lasciato Sherlock in buone mani. Ed è così che conosce Cecilia, troppo giovane per il dolore che ha già sopportato. Cecilia, che è in grado di competere con Sherlock. Cecilia, che ha cicatrici ricamate addosso.
Attenzione: Mary nella storia non è presente, non è mai nemmeno esistita. Tutti i fatti si svolgono dopo la 2x03
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Deduction Is Easy, Life Is Not.'
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Nda: Hello everyone! I'm back from Andalucìa  Hell! Scusate se aggiorno così in ritardo, ma ero in gita e...well, no Internet. E peggio, non riuscivo ad aprire i file dal cellulare! 
Mi perdonate?
xxxx
-Dan

P.s. Ally, quando leggerai, non uccidermi.

Cercatevi una stanza

Capitolo 25

Far Far Away.

Sherlock.
Una settimana dopo.
Non vuole farlo vedere, ma è sconvolta. Ha ripreso a parlare, e ora capisco che era questo il piano di mio fratello. Farla infuriare tanto da rompere il blocco emotivo dentro lei.
Sembra tutto quasi normale. Quasi, appunto. La sua postura, il suo modo di fare sono cambiati. Tende a rinchiudersi sempre più nel suo Mind Palace, risponde sempre peggio ad Anderson e Donovan, quasi non mangia e non dorme. Sono riuscito a costringerla a dormire solo le ultime due notti.
Sembrava tornata la vecchia Cecilia. Era dolce, divertente e brillante e incredibilmente disposta a parlare. Era vulnerabile. Ha scelto di mostrarsi vulnerabile con me. Abbiamo parlato a lungo, di tante cose. Ho smesso di farmi domande su questo strano nodo in gola che mi prende quando la vedo stanca o cupa. O al sorriso che risponde spontaneo al suo. Ho smesso, semplicemente. La mia mente con lei, su di lei, non riesce ad essere razionale. Forse perché ormai la conosco talmente bene da non dover più dedurre informazioni.

§§§

Cecilia
Domani scrivo a Mycroft.
Domani. Così presto? MH
Lo sai anche tu. Prima è, meglio è.
D’accordo. Prima però parlerai con Francesca. Deve dirti una cosa. MH
Serena. Può venire oggi pomeriggio. Rispondo velocemente.
Mycroft non scrive e m’incanto a guardare Sherlock pensare. È così bello. Eppure lo devo fare, per il suo bene.
Aspetto che arrivi la donna.

§§§

Sherlock
Una di fronte all’altra.
Si scrutano.
A prima vista, ad un occhio inesperto sembrerebbero quasi uguali. A me no. Francesca è più spigolosa, Cecilia più morbida. Il corpo dell’una rispecchia il carattere dell’altra. Parlano a lungo. Poi la maggiore la prende per un braccio e la porta in camera. Quando riescono Francesca ha gli occhi lucidi, Cecilia sembra distrutta. La accompagna alla porta e la saluta freddamente. Poi si volta verso di me.
-Mi suoneresti qualcosa?- chiede dolcemente.

§§§

Francesca
-Vieni con me- la prendo per un braccio e la porto in camera sua.
-Dimmi, Serena- mia sorella. Ancora non ci credo che la ragazza che mi fissa piena di astio sia la stessa bimba che mi chiedeva di farle le trecce. La bambina che ho cresciuto io, perché mia madre aveva troppo da fare.
-E’ una cosa importante.
-Ti ascolto.
-Sono stata otto anni in Russia.
-Lo so.
-Ma non sai il perché- la interrompo –Sono una spia. Vedi…io guardo le persone e vedo non solo il loro punto debole, ma anche il loro punto di forza. Ce n'è stato un altro, simile a me. Si chiamava Magnussen.
-E allora?- chiede seccamente.
-Allora mi è successa una cosa mai capitata prima- mi fermo a guardarla ancora –Il fatto è che sia in te che in Sherlock il punto debole corrisponde a quello di forza.
-Bene. C’è altro che devi dirmi?- mormora gelida, come se non le importasse.
-Perché non mi chiami Francesca?
-Perché te l’ho già detto. Tu non sei Francesca. Francesca è morta- termina conducendomi alla porta.
Fuori, in macchina con Mycroft, piccole lacrime mi scorrono dagli occhi.

§§§

Cecilia
Notte
-Sherlock, vieni qui ti prego- mormoro nel buio. Un peso leggero al mio fianco, è lui. Mi giro, cercando di vedergli il viso nella luce fioca della luna.
Non piangere, non deve capire nulla.
Mi abbraccia, e affondo il viso nel suo collo. Sembra un’eternità che rimango ferma, stringendolo a me, memorizzando il suo corpo, il suo profumo, il rumore assordante del suo cuore. Che tu stavi per far fermare, mi ricorda una voce nella mente.
Un’eternità minuscola. Mi separo in modo da guardarlo in quegli occhi azzurri che ho imparato a conoscere. È felice.
Mi sporgo verso di lui e lo bacio. Ci metto tutto l’amore che riesco, che posso, che mi è rimasto in questo stupido cuore. Le sue labbra screpolate dal freddo contro le mie morbide da burrocacao. Le sue mani sui miei fianchi, a stringermi a sé. Le mie mani sul suo viso ad accarezzarlo dolcemente.
Quando si addormenta permetto finalmente alle lacrime di scorrere liberamente. Mi alzo, gli sistemo le coperte e afferro la sua sciarpa, prima di andarmene.
Chissà se aveva capito che quel bacio era il mio ultimo regalo.
Quel bacio era il mio modo per dirgli addio.

§§§

Sherlock
Mi sveglio nel letto vuoto. Penso che Cecilia sia andata a prepararsi un caffè, ma questo silenzio mi dice che non è così. La sala, la cucina, la camera dove dormiamo. Tutto in perfetto ordine. Le sue cose in giro.
Sarà andata fuori penso. Aspetto. Aspetto per ore fissando la sua poltrona. Il libro che stava leggendo appoggiato sul bracciolo, la vestaglia gettata sullo schienale. Non torna a casa. Aspetto.
Poi, dopo ore di silenzio squilla il telefono. Giulia è in lacrime e John le prende il telefono per potermi parlare.
-Sherlock…
-John.
-E’ morta Sherlock. Si è impiccata.
Non è vero. Non può essere morta.
-Dove siete?
Mi risponde velocemente. Chiudo il telefono.
Non può essere morta. Non può.

Siamo solo io e Francesca nella stanza delle autopsie. È distrutta, continua a piangere.
-Smettila- le ordino brutale.
-C’è mia sorella su quel tavolo!- esclama piangendo. John ha portato a casa Giulia, che dopo aver visto il cadavere dell’amica ha avuto bisogno di calmanti.
-Non è tua sorella.
-Come fai a dirlo?- chiede, asciugandosi le lacrime copiose.
-Hai una memoria eidetica, giusto?
-Giusto, ma come...
-Era facile da capire. Questa non è Cecilia- concludo febbrile prendendo un lembo del lenzuolo che copre il cadavere e scoprendolo.
È praticamente uguale a lei, penso osservando il nasino piccolo, le labbra carnose, i capelli castano ramati, la mani dalle dita lunghe. Ma non è lei. Non può esserlo.
-Ma cosa?!
-Se è tua sorella non è la prima volta che la vedo nuda- sobbalza abbastanza sconvolta –E se invece non è lei non credo le dispiacerà.
Niente voglia sotto il seno destro.
Le osservo la spalla. Le cicatrici non sono uguali a quelle di Cecilia. Non è stata la stessa mano a farle e sono post mortem.
I tre piccoli nei sul ventre. Non ci sono.
Non è Cecilia. Esulto dentro me.
-Guardala- ordino a Francesca –Non è Cecilia, guarda le differenze- spalanca gli occhi rendendosi conto che dico la verità.
-Ma allora dov’è?
A questa domanda può saper rispondere solo una persona.
Mycroft.

§§§

 

Francesca
-Tua sorella è al sicuro.
-Dove?
-In giro per il mondo.
-Posso rivederla?
-No. Non mi ha chiesto di te- diretto e sincero.
Mi avvicino a lui.
-Parlale al posto mio. Raccontale tutto, ti prego.
-Posso provarci.
-Ti ringrazio- mormoro chinando il capo –Quando la vedrai?
-Quando sarà il momento- dice, facendomi capire che il colloquio è concluso –Ah, dì a Sherlock una sola parola di tutto questo e rimpiangerai di non essere annegata nel Tamigi.
-Lo rimpiango ogni giorno da quando ho visto il dolore negli occhi di Cecilia- sussurro andandomene.
La porta sbatte senza che io lo voglia. Non ho il controllo nemmeno di questa stupida porta, in questa stupida vita.

 

  
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