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Autore: littleimagination    27/03/2015    3 recensioni
Sandor e Sansa vivono nello stesso appartamento, con un balcone in comune, ma c'è un divisore che blocca la vista l'uno dall'altro. Parlando e aprendosi con l'altro, confessando cose che non avevano mai detto a nessuno, dopo due mesi, finalmente, decidono di incontrarsi faccia a faccia.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Voices

6:18

Sansa non capiva perchè guardava continuamente l'orologio.
Era ritornata a casa dall'università alle quattro e mezza e immediatamente aveva cominciato a prepararsi il momento stesso in cui aveva varcato la soglia di casa, guardando costantemente l'orologio sulla credenza, preoccupandosi di metterci troppo e fare tardi.
Di tutte le volte in cui potrei fare tardi, questo non è il giorno dove lascerò che avvenga, si disse Sansa tante volte quasi quanto quelle in cui controllava l'orario.

6:22
8 minuti e sarà qui. Calmati Sansa, ti stai stressando troppo e ti renderesti ridicola.
Oggi sarebbe stata la prima volta che Sansa avrebbe incontrato Sandor Clegane. Adesso chiacchieravano da due mesi, ma non si erano mai incontrati faccia a faccia. Sandor e Sansa vivevano nello stesso edificio. Con le case vicine, condividevano lo stesso balcone, anche se c'era un divisore tra di loro. Era stato inserito per la privacy, e inizialmente Sansa l'aveva apprezzato quando aveva traslocato lì, ma adesso lo considerava un peso che la separava dall'uomo che voleva così disperatamente incontrare, anche se lo avrebbe fatto presto.
Una mattina, circa tre settimane fa, Sansa era in ritardo per la lezione, e proprio mentre stava correndo fuori dalla porta, aveva intravisto il suo vicino mentre stava tornando a casa con il giornale del mattino nella sua grande mano. Da allora, tutto quello a cui Sansa riusciva a pensare era Sandor e la sua figura alta e muscolosa con i capelli lunghi sulle spalle.
Quando avevano cominciato a parlare Sansa era contenta anche solo di sentire la sua voce. Le stava bene non avere un viso da associare alla voce, ma dopo averlo intravisto da dietro, era diventata curiosa su come doveva essere davanti.
Convicerlo ad incontrarsi era stato difficile, comunque. Con Sansa che aveva l'università ogni mattina e il lavoro alla libreria dopo, e Sandor che faceva il meccanico nei weekend e durante la settimana aveva i turni di notte, l'unico momento che avevano per parlare era al tramonto, subito dopo che lei tornava a casa e prima che lui andasse a lavoro. Sandor alla fine aveva acconsentito ad un incontro dopo che lei lo aveva quasi implorato. E quindi eccola lì, ad aspettare che Sandor bussasse alla sua porta, lui che aveva chiesto la notte libera dal lavoro solo per lei.
Sandor era senza faccia per lei. Era un uomo alto, muscoloso con capelli lunghi e corvini. Era una voce, una profonda e aspra voce che le mandava brividi lungo la spina dorsale ogni volta che raggiungeva le sue orecchie. Era un uomo che aveva voluto incontrare da settimane. Un uomo che stava per incontrare stasera. Tra pochi minuti, sarò finalmete in grado di di associare un volto alla voce di cui mi sono innamorata.
Era vero, Sansa aveva cominciato a provare dei sentimenti per lui. C'era qualcosa in lui che le faceva sentire le farfalle nello stomaco. Se fosse il tono della sua voce o il modo in cui si sentiva completamente aperta con lui, non lo sapeva. Forse entrambe. Sansa era capace di confessargli di tutto, confessioni che non aveva mai espresso a parole e detto ad altri, nemmeno alla sua famiglia. Gli aveva detto del suo ex ragazzo, Joffrey, che all'inizio sembrava perfetto ma alla fine si era rivelato un ragazzo manipolativo e offensivo. Gli aveva detto di come Joffrey aveva minacciato di rovinare la sua famiglia, di come era spaventata pensando a quello che avrebbe potuto fare se l'avrebbe lasciato. Di come aveva coperto i lividi che lui e i suoi amici avevano lasciato sulla sua pelle pallida, quando lei aveva accidentalmente fatto che l'aveva infastidito. Di quando aveva scelto di passare del tempo con la sua famiglia piuttosto che con lui, di quando si era rifiutata di andare a letto con lui e non cedeva mai, o di quando era semplicemente annoiato e trovava divertente infliggerle dolore. Sansa era riuscita achiudere quella relazione, quell' incubo, quando suo fratello maggiore Robb aveva visto i lividi e l'aveva detto sia ai loro genitori che a quelli di Joffrey.
Di tutte le cose che Sansa voleva sapere sull'uomo, il colore dei suoi occhi era quello che le premeva di più. Voleva guardarlo negli occhi e vederlo. Dopo Joffrey, Sansa era diventata brava nel leggere le persone, nel vedere quello che erano veramente, nel vedere se le avrebbero fatto del male, e il modo migliore per farlo era guardare nei loro occhi. Il momento in cui aprirò quella porta, lo guarderò diritto negli occhi. Non aveva voluto chiedergli di colore erano, comunque, voleva che fosse una sorpresa per quando si sarebbero incontrati.
Sansa era così persa nei suoi pensieri su Sandor che quasi non sobbalzava spaventata quando finalmente bussò alla porta. Alzandosi dallo sgabello da bar al banco da cucina, Sansa andò verso la porta, cercando di calmarsi. Era emozionata per l'incontro tanto quanto era nervosa.
Sansa afferrò la maniglia, l'abbassò, aprì la porta e si trovò davanti un ampio torace coperto da una maglietta con i bottoni aderente, che definiva tutti i muscoli che lei sapeva avesse.
Alzando lo sguardo dal suo petto, Sansa guardò negli occhi di Sandor. Occhi grigi. Bellissimi occhi grigi.

-

Era cominciato tutto dopo che Sansa si era trasferita nell'appartamento che avevano cominciato a parlare. Le ci era voluta quasi una settimana per spostare tutta la sua roba nell'appartamento e per sistemarla interamente dove voleva lei. Una sera Sansa era seduta fuori nel balcone dove si era circondata dalle piante nei vasi, rilassandosi nella sedia e godendosi la bellisima vista del tramonto e prendendo aria fresca quando alla sua destra, dall'altra parte del divisore, ci fu un forte tonfo seguito da un profondo grugnito di dolore, il suono di vetri rotti, finendo con un cazzo borbottato.
I suoni avevano spaventato Sansa nel suo stato di rilassamento. Si era alzata e si era avvicinata al divisore mentre diceva: ciao, stai bene?
"Ciao, si, sto bene, ho solo... colpito questo dannato tavolo ed è caduto un bicchiere, non preoccuparti" dichiarò una bassa voce borbottata.
Ed ecco qui. Quella fu la prima volta che parlarono e così nacque la loro amicizia. Ogni sera, nei finesettimana, si siedevano nei loro rispettivi balconi e si raccontavano di come era andato il giorno e delle loro vite, conoscendosi lentamente e aprendosi all' altro ancora più lentamente.
Forse era più facile così, non vedersi, non sentendosi addosso occhi che ti giudicavano quando confessavi tutto su di te. All'inizio erano semplici domande: come è andata la giornata, cosa fai per vivere, qual è il tuo colore preferito, alla quale domanda scoppiò a ridere, e tra le lacrime le aveva detto che nessuno gli aveva mai chiesto una cosa del genere. Arancione era stata la sua risposta comunque, per via del tramonto. Tutte queste domande li portò ad avvicinarsi e alla fine lei si aprì sulla sua famiglia. Sansa gli disse dei suoi genitori, di come non aveva mai visto un amore così forte come quello tra Ned e Cat, gli disse di suo fratello Robb che, insieme al loro cugino Jon e al loro vicino Theon, facevano sempre scherzi alla gente ed erano sempre sul punto di mettersi e mettere nei guai. Di come era stato Jon a convicerla a dimenticare Joffrey e andare a studiare Sociologia all'università come aveva sempre voluto. Poi c'era Arya, la sua selvaggia sorella minore che costantemente sgattaiolava fuori per vedere il suo ragazzo, Gendry, di come i suoi genitori erano arrivati al punto di non disturbarsi a sgridarla più perchè tanto non avrebbe mai funzionato.
Sandor ci mise un pò di più ad aprirsi, rispetto a lei. All'inizio le aveva raccontato del suo lavoro, di tutti gli stronzi antipatici così esigenti sulle loro macchine, di come odiava andare nei luoghi pubblici, essere circondato dalle persone, ma quando aveva chiesto perchè, lui aveva cambiato subito argomento. Sansa aveva subito scoperto che aveva un grande senso dell'umorismo, che la faceva ridere al punto che le si stringeva lo stomaco e le lacrime che le scendevano sulle guance che avevano cominciato a farle male per il troppo ridere.
Un pomeriggio Sansa era appoggiata al suo balcone, guardando una tempesta che stava per scatenarsi, quando cominciò a cantare una ninna nannache sua madre le cantava quando era una bambina e c'era una tempesta che la spaventava e la teneva sveglia la notte. Non si era accorta che Sandor era tornato a casa e la stava ascoltando fino a quando  aveva finito di cantare e aveva sentito un applauso dall'altra parte del divisore e Sandor che le diceva che cantava splendidamente. Da allora lui la chiamava Uccelletto.
Dopo che Sansa gli aveva rivelato cosa era successo con Joffrey, Sandor cominciò a parlare della sua famiglia. Le disse di come era cresciuto a Perth, Australia occidentale, ma dopo che i suoi genitori e sua sorella minore erano morti quando aveva diciassette anni, aveva deciso che non gli piaceva più il calore del posto e tutti i ricordi che la città aveva per lui, quindi aveva traslocato dall'altra parte dell'Australia, giù in Tasmania dove faceva più freddo e poteva avere un fresco inizio. Era lì da cinque mesi quando Sansa si era trasferita. Quando lei gli aveva chiesto se aveva altri fratelli, la sua voce si era abbassata e l'aria divenne tesa mentre le diceva di un fratello con cui non andava d'accordo e quando Sansa gli chiese cautamente perchè, rispose borbottando di come doveva prepararsi per andare a lavoro, seguito dal rumore della porta che sbatteva, e, la sera successiva, le scuse per essersene andato così maleducatamente. Sansa non chiese più di suo fratello.
La loro amicizia continuò fino a quando non sapevano praticamente tutto quello che c'era da sapere sull'altro. Sansa non ricordava nulla che non gli aveva ancora detto. La conosceva meglio di chiunque altro. Conosceva tutto tranne come era fatta. Ecco perchè voleva incontrarlo, per essere entrambi in grado di associare un viso alla voce che conoscevano così bene. Lo aveva quasi pregato di prendersi la notte libera e aveva quasi urlato dalla felicità quando finalmente lui si era arreso.
“Di cosa hai paura?”
Sansa glielo aveva chiesto mentre guardavano il sole sparire oltre l'orizzonte. Stava guardando i bagliori arancioni e rosa che gettavano una bellissima luce nel lago che c'era di fronte il loro appartamento mentre aspettava la sua risposta, e quando la ebbe si era un po' sorpresa
“Fuoco.”
Lei amava il fuoco, amava cuocere marshmallows nei loro stuzzicandenti, amava il calore che dava nelle freddi notti invernali. Comunque Sansa non indagò oltre, ognuno aveva le proprie paure. La mia è quella di essere intrappolata in una gabbia, aveva pensato.
Adesso comunque, Sansa capiva la sua paura. La parte sinistra del suo viso era un groviglio contorto di cicatrici bruciate che partivano dalla cima della sua fronte fino al mento, dove la barba aveva smesso di crescere completamente. La parte destra, comunque, Sansa pensò essere molto mascolina: naso adunco, linea della mascella forte e grandi sopracciglia. Anni fa Sansa si sarebbe voltata dall'altro lato, disgustata alla vista delle sue cicatrici, ma dopo quello che aveva passato con Joffrey aveva imparato che un bell'aspetto non significa sempre bella personalità. Joffrey era bellissimo, ma era veramente un mostro.
Le cicatrici erano alquanto scioccanti, Sansa lo doveva ammettere, ma poi guardò di nuovo nei suoi occhi e fu improvvisamente sopraffatta da tutti i ricordi delle loro conversazioni, di come si sentiva quando parlava con lui, tutto quello che avevano condiviso. Le cicatrici non importavano: erano una parte di lui che poteva facilmente ignorare.
Non essendo più capace di trattenerlo, Sansa lasciò che u n sorriso apparisse sul suo viso mentre gli prendeva la mano. Sandor si era perso nel suo sguardo tanto quanto lei, alzò lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi e le strinse la mano. La sua pelle era calda ma ruvida e Sansa non voleva lasciarlo andare.
“Ciao Sandor.”
“Ciao Uccelletto” rispose, con quella voce profonda che Sansa amava così tanto.

NOTE DELL'AUTRICE:
Dedicata a fucktheon.
Mi è venuta l'ispirazione per questa storia con il pust su Tumbrl di fucktheon (http://fucktheon.tumblr.com/post/104058639993/i-rly-want-a-boring-modern-au-where-the-two)
Questa è anche la mia prima fanfiction e la prima storia che io abbia mai scritto... quindi andateci piano perchè sono super nervosa!
Un grande abbraccio a Jillypups e Bexmorealli per essere state le mie beta e per avermi aiutato a finire questa storia! Siete grandi!
Poi: questa storia è ambiatata in Australia, se lo volevate sapere prima di iniziare a leggere. Adesso immaginatevi Sandor con un marcato accento australiano...
Il mio account su Tumbrl, se volete seguirmi è vanillacoconuts (http://vanillacoconuts.tumblr.com/)

NOTE DELLA TRADUTTRICE: Anzitutto, se state leggendo, grazie per essere arrivati fino a qui. La storia originale, che potete trovare qui (http://archiveofourown.org/works/2708807/chapters/6062492) si compone di 5 capitoli + epilogo ed è già conclusa, mentre la traduzione è al momento arrivata quasi alla fine del terzo. È la prima storia che traduco e volevo iniziare con qualcosa di leggero e semplice. Non voglio elemosinare recensioni, ma se vi prendeste due minuti per dirmi che ne pensate della storia o della traduzione o per segnalare eventuali errori/orrori (visto che non ho una beta) mi migliorereste davvero la giornata. Ovviamente anche le critiche sono accettate purchè costruttive e non fatte per il solo gusto di offendere. Le recensioni saranno tradotte in inglese e passate all'autrice così come le risposte. Il prossimo capitolo dovrebbe arrivare mercoledì. Peace and Love :3

   
 
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