<<
No, non è tuo >>
La situazione è alquanto imbarazzante, stringo la sua mano
come se fossimo due amanti, se non ci stessimo scambiando sguardi
cagneschi, questo potrebbe essere l'inizio d'una commedia romantica.
<< Puoi lasciare la mano? Mi fa male >>
Sì certo! Scommetto che non aspetti altro! Appena allento la
presa infili il manga sotto la giacca e scappi. Finirò col
rincorrerti urlando “DANNATO IMBROGLIONE!”.
Magari nella frenesia ti dimentichi di pagare e così anche
il commesso t'inseguirà gridando
“ LADRO, DANNATO LADRO!!”.
Ahimè, madre natura ti ha donato delle belle gambe lunghe,
senza troppa fatica seminerai le mie piccole gambette da nano.
Riuscirai a superare anche il fumettista, è alto come te
però non credo abbia una buona resistenza cardio vascolare,
fuma troppo sigarette. Nonostante ciò sono certa che non si
arrenderà! È un uomo orgoglioso e fino a quando
non si accascerà al suolo con le guance ardenti e senza
fiato, continuerà a seguirti. Chissà …
magari ti raggiunge e per te saranno guai.
Nonostante ciò lascio la presa anche se continuo a guardarlo
sospettosa, sono pronta a inseguirlo in caso di fuga.
<< L'hai già letto? >>
Annuisco, non so dove vuole andare a parare con questa affermazione.
<< Io no >>
La sua voce è profonda e leggermente roca, assomiglia a
quella di un uomo adulto.
<< Allora? >> la mia risposta è
arida quanto quella di una vecchia sclerotica. Vuole intimorirmi con la
voce? Posso farlo anche io.
<< Allora lo prendo io >> allunga le dita
per estrarre il volume, eh no! Schiaffo via la lunga mano dal mio
amatissimo manga. Sono pronta a combattere!
Il biondo alza gli occhi al cielo esasperato. Sono io quella
esasperata!! Aspetto il manga da troppo tempo per poterlo lasciare al
primo fesso arrogante.
<< Facciamo così, lo compro, lo tengo due
giorni e te lo regalo. >>
Mi ha colta di sorpresa! Ammetto che l'idea di riceverlo gratis mi alletta parecchio, con la misera paghetta che mi ritrovo a malapena riesco a comprarmi le sigarette.
“Ragazze fatevi bastare la vostra paghetta settimanale.” Dice mamma ogni volta che io e Valeria cerchiamo di scroccargli un po' di grana.
Senza
neanche aspettare una risposta afferra il mio braccio, arrotola la
manica della mia giacca e con una penna tirata fuori chissà
dove, incide sulla mia pelle un indirizzo. Che arroganza!
<< Abito qui, vienilo a prendere dopodomani
>> acchiappa il piccolo volumetto di carta e si dirige
verso la cassa. Como una pulce lo seguo, ho ancora il timore che voglia
fuggire.
Il rumore del volume che sbatte contro il banco, attira l'attenzione
del commesso.
<< Avete risolto? >> il suo tono
è beffardo, probabilmente ha assistito a tutta la scena
ridendosela come un matto. Bene, sono contenta che ci sia qualcuno che
rida delle disgrazie altrui.
<< Non sono cazzi tuoi >>
Wow … sono sbalordita, davvero!! Nessuno osa rispondere male
a un commesso così minaccioso. Ha sempre quell'aria
menefreghista del tipo “che cazzo vuoi”,
ho persino il timore a chiedergli il prezzo dei fumetti! Poi arriva
questo biondino dagli occhi ancestrali a rispondergli in quel modo.
Tanto di cappello … sul serio!
Diavolo! Darei un braccio per assistere a questo litigio.
Vedo la fronte dell'uomo contorcersi i nervi del collo sono tesi come
corde, le labbra distorte in una smorfia, gli occhi sono due piccole
fessure maligne. Ho il presentimento che presto i vestiti del commesso
si lacereranno e booom! L'incredibile Hulk divora il ragazzo in un
boccone.
Quanto ci starebbe bene in sottofondo un coro che urla
“ Botte
Botte Botte … “
Diavolo ballerino, darei una gamba per assistere allo scontro.
E' tardi! Devo andare, la corriera non aspetta di certo me.
<< Ci vediamo fra due giorni >> mi sforzo
di dirlo in tono cattivo. Una minaccia stile Far West “Il
duello avrà inizio fra due giorni”
<< Ok >>
Passeggio
lungo le via che mi porta a casa. Sto attenta a dove metto i piedi, le
piccole strade di Fiorino sono cosparse di ciottoli. Sto attenta a non
inciampare, le mie ginocchia martoriate dalle cicatrici sanno quanto
possono essere letali queste strade.
Le piccole casette che si ergono ai lati della strada sono colorate,
incorniciate da piccoli prati verdi
ornati da piccole statuette. Le più diffuse sono gli gnomi
da giardino, li trovo insopportabili! Secondo me un giardino va
decorato con piante e
fiori, non con delle insulse statuette.
<< Sofia! >>
La voce di mia madre. Ormai sono arrivata, cosa diavola mi chiama a fare? Mi ha vista è lì sul balcone con le pantofole rosa coordinate ai ridicoli bigodini , nella mano stringe il telefono, quel dannato telefono! Se ritardo anche solo cinque minuti lei comincia a digitare affannosamente il mio numero fino a quando non rispondo
“ Pronto”
“Sofia! Dove sei finita?”
“ Sto
tornando a casa “
“ Sei
in ritardo. E' successo qualcosa?”
“ No
“
“ Allora
perché sei in ritardo? “
“ Perché cammino
piano “
“Cammini piano perché sei senza forze.
Devi mangiare di più! “
Una delle tante conversazione assurde tenute al telefono con mia madre.
<<
Sofia! >>
Perchè continua a chiamarmi? Non vede che sto per infilare
la chiave nella serratura
<< Arrivo >> le rispondo per evitare che
continui. Non mi va d'attirare l'attenzione dell'intero vicinato.
Non
faccio in tempo a chiudere la porta che mia madre è
già di fronte a me
<< Come va? Tutto bene Sofi? >>
<< Bene >> in verità sono
terribilmente stanca, la schiena mi duole e vorrei tanto sdraiarmi.
Evito d'informarla sul mio stato perché so quale piega
prenderebbe il discorso ...
“ Sei stanca perché non mangi abbastanza”
Secondo il parere di mia madre ogni malanno si risolve con il cibo:
Hai
mal di testa? Mangia un pezzo di torta.
Hai mal di pancia? Mangia una fetta di pane integrale .
Sei triste? Mangia una barretta di cioccolato.
A cosa serve il medico quando mia madre risolve tutti i malanni?
<<
Tirati via le scarpe e indossa le pantofole. Non voglio che il parquet
si rovini >>
<< Sì >> i pavimenti della mia
casa sono ricoperti di questo legno di mogano. Molto bello, elegante ma
una dannata tortura, che senso ha un pavimento su cui non posso
camminare liberamente?
Mi fiondo in camera speranzosa che mia mamma non m'insegui, speranza
vana! Non faccio in tempo a sdraiarmi che si è
già seduta sulla sedia di fronte letto.
<< Sofia stai bene? Sei stanca? >>
<< No, è solo che la lezione della
professoressa Leone è stata pesante >> mento
spudoratamente, non so nemmeno quale argomento ha trattato oggi.
<< A proposito della prof … oggi ho avuto il
colloquio >>
Merda! È nervosa. Si sta mordicchiando il labbro inferiore,
è nervosa!
<< Mi ha parlato abbastanza bene di te. Ha detto che sei
educata, non disturbi durante le lezioni, il tuo rendimento scolastico
è discreto anche se sostiene che potresti fare di
meglio...>>
Beh dai … allora non è andato così
male il colloquio. Sono commossa dalla stima che la Lenessa nutre nei
miei confronti , non ho mai creduto che fosse in grado di fare dei
complimenti, acida come è …
<< Però … >>
PERO' cosa? Merda … sta tergiversando. Sta a vedere che mi ha
beccata quella volta che giocavo a sudoku durante la sua illuminante
spiegazione su Boccaccio. Peggio! Ha scoperto che non prendo appunti!
Nooooo … sono nella cacca!
<< Ha detto che sei troppo riservata. >>
Fiuuuu …. pericolo scampato.
<< Dice che poni i capelli davanti al viso come una
tenda. Li usi come corazza per nasconderti dagli altri...
>>
Mamma mi sta fissando, devo stare attenta, sta studiando le reazioni
del mio viso. Devo mantenere una maschera di cera
<< Stronzate. Li tengo davanti al volto per una questione
di stile, mi piacciono così >> voglio
liberarmi a tutti i costi di lei, deve uscire dalla camera. Ho avuto
una giornata troppo pesante e non voglio affrontare questo genere di
conversazione con mamma.
<< Se lo dici tu … >> non
è convinta della mia affermazione, infatti si sta
mordicchiando il labbro. Si alza!? Bene bene, forse per oggi posso
starmene in pace. Schiaccerei volentieri un pisolino.
Sta uscendo dalla camera bene, bene … no! Perché
torna indietro?
<< Sofi, sai dov'è Valeria? >>
<< E' andata in biblioteca. >> mento.
Valeria è andata a spassarsela con il suo nuovo amore,
Giusi. Me l'ha confidato ieri sera mentre guardavamo un film.
Eravamo
sedute sul divano del salotto, mamma era in cucina
“ Domani
esco con Giusi”
“Non uscivi con Gabriele? “
“ No
quello l'ho scaricato una settimana fa. “
“Perché ? “
“E' uno
sfigato, non faceva altro che parlare di sua madre, di quanto
è bella, intelligente blah blah ...una vera noia. “
“ Ok
“
“ Sofi
guai a te se lo dici a mamma! È una confidenza che deve
rimanere fra noi “
“Ok “
I nostri occhi ritornarono sullo schermo quando mamma entrò
in sala per sedersi sulla poltrona. Ci sorrise
<< Siete le mie bimbe. Le mie brave bimbe
>> il tono della sua voce fu talmente morbido che
accarezzò la pelle.
<< Bene. Spero che non torni a casa troppo tardi.
>> mamma se ne va lasciandomi nel mio lettuccio.
Sarà troppo preoccupata per Valeria per tenermi sotto
controllo.
NON
RIESCO A DORMIRE!!!! Sono stanca vorrei chiudere gli occhi e riposarmi.
Troppe cose farfugliano nella testa. Non posso non riflettere sulle
parole che mamma mi ha comunicato poco fa.
Da quando in qua la “leonessa” si diverte a
psicanalizzare i suoi alunni? Dall'alto del suo trono sembra che non
gliene freghi un emerito cazzo di noi, quando entra in classe ci guarda
come se fossimo dei disgustosi quanto fastidiosi scarafaggi, poi mia
madre se ne esce con questa confidenza. Forse anche lei ha un cuore,
dopotutto è pur sempre un essere umano.
Corazza. Questa parola brucia so che c'è un fondo di
verità in quello che la professoressa ha detto. Il lungo
ciuffo ondulato copre metà del mio volto è
un'acconciatura strategica, cerco di nascondere la macchia nera anche
se invano visto che c'è sempre qualcuno che se ne accorge.
Come stamattina No! Non voglio pensare a quella cretina bionda! No no!
In un certo senso sono posti come una tenda,voglio nascondere questa
parte del mio volto. Il fatto che una donna che nemmeno conosco sia
giunta a questa conclusione mi turba. Odio essere smascherata con tale
facilità.
No! Se penso al colore biondo mi viene in mente quello stronzo al
negozio. Scommetto che ora se ne sta tranquillo nella sua casetta a
leggere Saiyuki, magari se la ride anche dicendo “ho fregato
quella stupida”. Diavolo! Se l'indirizzo trascritto
è falso? Mi infurio come una belva, anzi adesso mi informo
su Google. Innanzitutto devo capire se l'indirizzo è fittizio
Ok. per esistere esiste, però se è l'indirizzo di un suo amico o un suo conoscente? Che figura di merda ci farei? Suono il campanello e magari dalla finestra si affaccia un vecchietto
<<
Che diamine vuoi ? >>
<< Voglio il mio manga! >>
<< Vattene al diavolo! I giovani di oggi non sanno fare
altro che disturbare >>
<< No signore, non voglio disturbarla. Voglio solo il mio
manga. >>
<< Manga? Che è? Una nuova droga
>>
<< No signore. >>
<< I giovani d'oggi proprio non li capisco! Alla tua
età ero già nei campi a zappare la terra per
guadagnarmi da vivere >>
<< Signore i tempi sono cambiati >>
<< Vattene a lavorare anziché cercare questa
droga. Sei giovane hai tutta la vita davanti >>
<< Signore io non mi drogo >>
<< Pensa a trovare marito >> chiude la
finestra e io rimango lì come un pesce lesso a fissare la
casa.
Se invece abitasse in un condominio? Diavolo non so il suo cognome … mi toccherebbe suonare tutti i pulsantinti presenti sul citofono beccandomi così tanti accidenti che probabilmente, nel tornare a casa un bus m'investe. Che brutta morte. E poi quando suono il campanello cosa dico? Lui non sa il mio nome
“ Chi è? “
“ Salve. Sono la ragazza di due
giorni fa, non so se ti ricordi ma quel giorno mi hai strappato il
manga dalle dita. Oggi me lo devi dare altrimenti ti spacco la
faccia.”
Che vergogna.
Non
so come ma sono riuscita ad addormentarmi, ero sprofondata in un sonno
profondo privo di sogni. Fuori è calata la notte, infatti
è già ora di cena. Meglio andare in cucina ad
apparecchiare la tavola.
In cucina non c'è nessuno, strano. In genere a questa ora
mamma è dietro ai fornelli indaffarata con le pentole
fumanti. La luce del salotto è accesa, forse Valeria
è tornata a casa.
No! C'è mamma sdraiata sul divano
<< Oddio! Sto per avere un infarto >> il
suo respiro è affannato a stento riesce a parlare. La sua
mano trema sul petto che si alza e si abbassa nervosamente.
Ogni volta che Valeria non si presenta a casa mamma rischia un infarto.
La prima volta successe l'anno scorso.,,
Le
mie mani tremavano a tal punto che a stento riuscii a digitare i tre
numeri.
<< Pronto?! Mia madre è sul divano ha perso
conoscenza da pochi minuti. Gli faceva male il petto ...>>
<< Mi può comunicare l'indirizzo
così mando un'ambulanza. >> il tono della
segretaria era calmo,pacato, pratico.
<< Abito a Fiorino, via Fiore numero 17. FATE PRESTO
>>
Li
attesi sulla porta dell'ingresso. Avevo tanta paura che mia madre
morisse. Non riuscivo nemmeno a respirare. Cercavo di ricordare le
ultime parole dette a mamma, ma non mi venivano in mente, avrei tanto
voluto dirle che le volevo bene dandole un bacio sulla guancia.
Le budella mi si arrovellavano al pensiero che non avrei potuto nemmeno
dirgli addio.
Quando
l'ambulanza arrivò entrarono, in fretta caricarono mamma
sulla barella . M'infilai un paio di scarpe e li seguii, senza
curarmi dell'orrendo pigiama rosa che indossavo. I vicini svegliati dal
rumore delle sirene, scesero in giardino, anche loro erano in pigiama.
Ci guardavano con gli occhi assonnati, mormoravano ma non li sentivo.
Sentivo solo il rumore delle rotelle che incespicavano lungo i piccoli
ciottoli del vialetto.
Salii sull'ambulanza guardavo mamma legata su quel piccolo materasso,ad
ogni buca la testa di mamma ciondolava a destra e a sinistra. Le facce
dei soccorritori che gli stavano accanto erano truci, per niente
rassicuranti. Sentivo le lacrime salirmi agli occhi, bruciavano ma non
volevo piangere così mi misi a contare il numero di buche su
cui il veicolo incespicava.
Quando giungemmo al pronto soccorso mi sbatterono nella sala d'aspetto.
Avevo una terribile voglio di fumarmi una bella Marlboro
rossa, ma avevo dimenticato il pacchetto sulla scrivania
della camera. Allora ricomincia a contare. Contai i giorni che
mancavano all'inizio del nuovo anno scolastico, erano veramente pochi,
solo venti. Contai gli gnomi da giardino presenti nella mia via,
ventisei.
Contai i vecchi residenti nella mia via, poi i bambini poi i ragazzi.
I miei calcoli venivano interrotti dal rumore della pesante porta verde
che con un tonfo si apriva. Ero terrorizzata che giungesse il medico
con il volto affranto dicendomi “mi dispiace, abbiamo fatto
tutto il possibile per salvarle la vita … “
Dopo tre ore di angosciante attesa e insensati conti, la porta si
aprì. Un uomo col camice bianco si diresse verso di me, il
suo volto era scuro, contratto. Mi alzai in piedi e le pareti
cominciarono a muoversi. Il pavimento mi pareva cotone, non riuscivo a
sentirlo sotto piedi. Ero immobile eppure la stanza mi pareva un
vortice.
Inesorabile il camice bianco si avvicinava.
Non ero pronta e non lo sarei mai stata.
<< Sua madre ha avuto solo un attacco d'ansia. Non
è in pericolo di vita >>
<<
Sto per avere un infarto >>
<< Valeria non è tornata a casa?
>>
<< No >>
<< Hai provato a chiamare a casa di Clara
?>> so già la risposta. Voglio solo distrarla
dal suo finto infarto.
<< Sì. Ho chiamato anche a casa di Alessandro,
Daniela e Andrea. >> una sfilza di amici di mia sorella.
Mamma aveva insistito per avere i suoi numeri e dopo una lunga
litigata, mia sorella glieli trascrisse su un foglietto di carta
dicendo “ sei
proprio una rompi palle! “
<< Vado a cercarla >>
<< No Sofia! E' pericoloso girare di notte
>>
A stento mamma si mette a sedere. Le labbra e le mani gli tremano.
<< Faccio solo un giretto per le vie >>
Mamma affonda gli incisivi nel labbro inferiore. Sta riflettendo sul da
farsi.
<< Vengo con te >>
<< No! Non stai bene. >>
L'idea di girare sola nella notte non mi stuzzica affatto,
però mamma non deve venire.
L'ultima volta che siamo andate a cercare Valeria mi sono vergognata
come una matta.
<<
Valeria! Valeria! Dove sei? >> urlava a squarcia gola.
Mamma era imbarazzante, non si era nemmeno infilata un paio di scarpe.
I vicini che si affacciavano alla finestra vedevano una donna in
pantofole, con bigodini in testa che a voce alta evocava il nome di mia
sorella.
<< Veleria!? >>
Da un vicolo buio sbuca fuori mia sorella
<< Che cazzo urli! >>
<< Valeria! Ti stavamo cercando >>
<< Cazzo mamma! Non riesci a lasciarmi sola nemmeno un
attimo >> a quel punto tutte le lucette delle finestre si
illuminaron, stavamo inscnando un meraviglioso spettacolo per i
compaesani curiosi e annoiati.
Mamma
deve stare a casa.
<< Va bene. >> a fatica mi da il consenso
Faccio un salto veloce in camere e m'infilo la torcia sotto la
maglietta. Il posto in cui andrò non ci sarà luce.
Corro giù per i gradini e m'infilo gli stivali.
<< Sofi vieni un secondo qui. >>
<< Mamma ho appena infilato le scarpe sporche
>>
<< Non importa. Vieni >>
Percorro il lungo corridoi con le mie scarpe zozze, in altre
circostanze mamma mi avrebbe linciato
<< Non stare via troppo. Prendi il cellulare, se hai
qualche problema chiamami. >>
<< Sì >>
<< Me lo prometti? >>
<< Certo >>
<< Mi fido di te >>
Gli occhi di mamma sono due pozze scure, è sul procinto di
piangere. Scappo, non voglio assistere all'ennesimo pianto disperato.
M' incammino verso il piccolo bosco, sicuramente Valeria e la nuova
fiamma avranno parcheggiato la macchina lì. Di notte
è il luogo in cui le coppie clandestine amoreggiano.
Quando entro nella piccola radura rabbrividisco all'improvviso sbalzo
termico, l'umidità che l'erba e gli alberi trattengono mi
agguanta.
Quando eravamo piccole Valeria e io venivamo spesso qua a giocare,
sotto la luce del sole. Le querce erano grandi palazzi popolati da
creature fiabesche, i piccoli rami spezzati divenivano bacchette
magiche e le rocce divenivano grandi tavoli in cui banchettare con i
nostri amici immaginari. Ai nostri occhi era un posto magico in cui
sognare a occhi aperti. Abbiamo trascorso la maggior parte della nostra
infanzia qui, ovviamente sempre sotto l'occhio vigile di nostra madre.
Un giorno mamma trovò per terra una siringa
<<
Basta! Il bosco non è un posto per bambini, d'ora in avanti
non ci andrete più! >>
Nonostante il divieto assoluto emanato da mamma, Valeria trascorreva le
sere qua.
E' una notte scura,terrificante, l'unica fonte di luce è la mia piccola torcia con cui illumino il terreno per evitare d'inciampare in qualche radice. Nei miei ricordi questo luogo appare come un piccolo angolo mistico in cui meditare e sognare a occhi aperti, ora l'oscurità lo rende un perfetto scenario per un film horror: i lunghi rami spogli sembrano mani scheletriche che mi vogliono afferrare e i tronchi sembrano cadaveri appesi a cappi. Se all'improvviso sotto la fioca luce della mia torcia comparisse un cadavere dal volto putrido, non mi stupirei. Ho una dannatissima paura ma continuo a camminare, mi consola l'idea che perdersi qui è impossibile per due banalissime ragione : il bosco è veramente poco esteso e lo conosco troppo bene.
Sono
arrivata in uno spiazzo senza alberi. Questo è il luogo in
cui le coppiette si rintanano per potersi intrattenere in un coito
nelle vetture, senza essere disturbati. Ci sono due macchine, una Polo
nera e una Panda rossa. Merda! Non so quale vettura usa Giusi? Non ho
altra scelta che controllare di persona. Tengo la torcia accesa verso
il terreno per non spaventare i passeggeri e mi dirigo verso la
macchina rossa. Se quelli in auto non sono mia sorella e Giusi ma due
tossici armati? Quelli mi vedono e confusi dai fumi dell'eroina mi
sparano. Che morte insensata.
Devo essere cauta. Con le ginocchie immerse ne terriccio schiaccio la
schiena contro la portiera rossa, piano piano alzo le ginocchia per
dare un'occhiata al finestrino. Se avessi in mano la pistola Berretta
potrei assomigliare al Mostro di Firenze, il killer che uccideva le
coppiette che stavano in macchina in cerca d'intimità. Sono
troppo inquietante, cosa diamine mi viene in mente in un momento
così delicato?
<< Ahhhhhhhhhhhh …. >> l'urlo mi
spaventa a tal punto che corro via, mi riparo dietro alla prima quercia
che incontro. La portiera dalla macchina si apre. Spengo la luce.
<< Ho visto qualcuno !! >> non la vedo ma
è chiaro che si tratta di una voce femminile, è
troppo squillante per poter appartenere a Valeria
<< Che dici?! Qui non c'è nessuno
>> una voce maschile?
<< Ti assicuro che ho visto un'ombra . Un pervertito,
deve essere uno schifoso guardone >> mi sento alquanto
offesa dall'insulto. Mi hanno insultato in tanti modi nella vita
… ma pervertita no!?
Adesso vorrei tanto uscire allo scoperto con le mani alzate in segno di
resa, in tono tranquillo e pacato direi:
“ scusate,non volevo spiarvi mentre vi divertivate. Voglio solamente riportare a casa mia sorella, pensavo si trovasse nella Panda rossa. Devo riportarla a casa prima che mamma venga sorpresa da un vero attacco cardiaco. “
La
storia è talmente assurda che nessuno può
crederci, infatti in seguito alla mia confessione, prevedo due modi in
cui i fatti potrebbero svolgersi : i due si fanno una risata e
rientrano nella macchinina anche se sotto sotto pensano
“pervertita “ o molto semplicemente, il tipo
è un tossico, tira fuori una pistola dalle mutande e BANG!
Tanti cari saluti mondo. Che morte squallida.
Preferisco rimanere dietro a questo tronco.
<<
Te lo sarai immaginata >> il tipo sta cercando di
consolarla
<< No! Non sono pazza >>
<< Dai torniamo dentro, adesso ti faccio vedere quanto
sono pazzo … >>
<< Ihih … sei uno sporcaccione!
>>
Sento
il tonfo della portiera che si chiude. Bene posso rilassarmi.
Certo che la ragazza è lunatica! E' stata incredibile la
velocità con cui è passata dallo stato agitato a
quello eccitato. Tanto meglio.
Chino il busto e le ginocchia, quatta quatta mi dirigo verso l'auto
nera.
Sono abbastanza lontana dalla Panda rossa, bene. Meglio riaccendere la
torcia.
Merda, mi scappa da ridere! I pneumatici dell'automobile si muovono su
e giù a ritmo serrato. Mi ricorda una di quelle giostrine a
forma di macchinina su cui mamma mi poneva. Inseriva la monetina e
quando gli ingranaggi partivano, la piccola macchina mi cullava su
è giù, avanti e indietro. Buttavo le braccia in
aria ridendo come una scema, immaginavo che l'auto si librasse in aria.
Chissà se mia sorella si diverte come mi divertivo io.
Credo
che Valeria e Gabriele ne avranno ancora per un po, meglio sedersi nel
terriccio. Cazzo, c'è un'umidità pazzesca, provo
a riscaldarmi stringendo le ginocchia al petto.
Adesso che mi viene in mente io e Valeria siamo tornate nel bosco, mi
pare qualche mese fa...
Era
una tenera giornata primaverile, presto il sole sarebbe calato. Io e
mia sorella eravamo sedute al tavolo da pranzo, annoiate ci guardavamo
negli occhi
<< Che noia! >> disse sbuffando
<< Già >>
<< Andiamo a fare un giro nel bosco >>
<< Mamma non vuole >>
<< Chissene frega! Mamma ora è dalle sue
amichette perciò facciamo quello che ci pare>>
Mi lasciai convincere facilmente e dopo dieci minuti ci ritrovammo
sedute su una lastra di rocce, immerse fra gli alberi a guardare il
cielo lentamente tingersi di rosso. Accanto a me Valeria fumava uno
spinello, mi porse il mozzicone. Riluttante accettai, un tiro e un
saporaccio odioso inondò la lingua. Tossendo gli restituii
la sigaretta
<< Ahah … sei proprio una pappa molle
>> il tono della sua voce era euforico
<< Preferisco la “classica sigaretta”
>> mi venne una voglia matta di Marboro per cancellare il
brutto sapore aleggiante nella bocca, così la estrassi dalla
tasca e l'accesi.
<< Sì ma la sigaretta non ti farà
mai stare bene come la maria >>
<< Io sto bene. Non ne ho bisogno >>
<< Se lo dici tu. >>
Rimanemmo in silenzio, ognuna si gustava il proprio fumo.
<< Lo sai che sei bella? >>
scostò il lungo ciuffo nero per accarezzarmi la guancia. Non
riuscivo a vederla con la coda dell'occhio sano. Per vedere il suo viso
mi sarei dovuta girare rovinando il momento intimo, così mi
limitai a immaginare il caldo sorriso di Valeria e i sui grandi occhi
color nocciola. Caldi e sinceri. Non credo l'avesse detto tanto per
dire, mia sorella dice sempre quello che pensa senza scrupoli.
<< Mai quanto TE >> enfatizzai l'ultima
parola e Valeria cominciò a ridere talmente forte che fu
costretta a ritrarre la mano dal mio viso per portarsela alla bocca. La
sua risata era contagiosa, ovviamente cominciai a ridere anche io. Per
cosa? La mia era una triste quanto reale constatazione.
Mia sorella in preda all'euforia, schioccò le dita
<< Appunto! Sei mia sorella, perciò sei bella
come me! >>
<< Il tuo ragionamento non fa una piega >>
commentai pungente.
Lei ricominciò a ridere. La maria stava compiendo alla
perfezione il suo compito.
Trascorrere
momenti intimi con mia sorella è difficile, tra i suoi
amanti e la scuola ormai non troviamo più il tempo nemmeno
per scambiare una piccola conversazione. Tra me e mia sorella ci separa
solo un anno e mezzo, eppure mi pare che viviamo in due universi
diversi. Lei vive la vita passando tra le braccia di ragazzi diversi,
esce al sabato sera e torna a casa alla domenica pomeriggio. Io non
nutro alcun interesse per i ragazzi, anzi se mi stanno lontani
è meglio...
<< Che cazzo ci fai qui?! >>
<< Cazzo Valeria! Mi hai spaventata a morte …
>> ma da dove diavolo è sbucata? Nessuno
è sceso dalla macchina.
<< Ero con Giusi nel boschetto >>
Getto lo sguardo all'auto che ancora si muove
<< Pensavo fossi in quell'auto …
>>
<< Che dici Sofia?! È solamente il primo
appuntamento >> sembra offesa
<< Per fare sesso aspetto il terzo appuntamento
>> ahhh … scusa tanto se ho offeso il tuo
“codice morale”
<< Allora che ci fai nel bosco? >>
<< Qualche palpatina è permessa. Piuttosto
tu?! Che diamine sei venuta a fare qui da sola? >>
<< Sono venuta a cercarti, mamma …
>>
<< Che palle! Possibile che quella non riesce a staccare
il cordone ombelicale? Sono maggiorenne e faccio quello che mi pare
>> capisco la frustrazione di Valeria, mamma è
possessiva in una maniera allucinante, ti fa quasi diventare pazza.
Però è pur sempre nostra madre, lei ci vuole
bene, è solamente preoccupata che possa succederci qualcosa
di brutto.
<< Mpf … dai andiamo. >> mi
porge la mano che afferro per alzarmi dal terriccio
<< Questo non è un posto per noi
>> indica con il capo l'auto nera che si muove dolcemente.