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Autore: AuroraLoaves    27/03/2015    5 recensioni
Breve ma intensa storiella su Rin e Sesshoumaru, per chi ama questa copia è un vero toccasana. Ahaha un bacio!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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La luce della luna filtrava quella notte. Stava zitta lassù a osservare, saggia e bella.
Sesshoumaru stava là. In preda ai suoi pensieri. I baci che poco prima avevano accompagnato Rin in un dolce sonno gli riempivano la mente non abbastanza lucida, aveva sentito il bisogno di prendere una boccata d’aria poiché quella sensazione era estremamente estranea al suo corpo di demone. Che fosse amore? No, non era possibile. Lui non era Inuyasha.
Ancora non comprendeva a pieno che cosa potesse legare suo fratello a quella umana, benché avesse ipotizzato che la passione provata nelle notti di luna nuova lasciasse un lieve ricordo d’amore nel cuore di quel mezzo demone. Non comprendeva lui, come non  aveva mai compreso suo padre. Che inoltre era un demone completo, il più potente di tutti.
Pur mantenendo quell’aria indifferente dentro di se faceva capolino un altro sentimento sconosciuto. Invidia. Invidia per quel mezzo demone e la sua compagna.
-Non lascerò che i miei sentimenti macchino il mio nome. Sesshoumaru non cede a queste tentazioni.- La luna scomparve dietro le nubi, e l’oscurità si impadronì della sua affermazione.
I raggi del sole battevano sul viso di Rin ricordandole che da li a poco si sarebbe dovuta svegliare. Una figura alta e snella stava davanti a lei attendendo il suo risveglio in silenzio.
-Sesshoumaru..-
-Salve Rin.- Rispose composto lui.
- Siete venuto a prendermi?-
- Hai scelto di stare con me Rin? Ebbene sappi una cosa, se mi seguirai o meno per me non farà differenza.
Quelle parole la colpirono in pieno volto come uno schiaffo silenzioso da parte della persona di cui si fidava di più.
Sesshoumaru se hai pensato che Rin potesse arrendersi così, dinanzi al tuo carattere freddo e crucciato, hai sbagliato di grosso.
-Vi ho aspettato per tanto, non intendo aspettare un secondo di più.-
Il cuore di Sesshoumaru fece una capriola. Ma nonostante l’amore che provasse per quella ragazza la sua espressione non cambiò di mezza virgola.
Un colpo di tosse ruppe il silenzio, Jaken.
-Padron Sesshoumaru, la portiamo con noi?-
-Si Jaken.-
E insieme, come una volta partirono, chissà quale lungo viaggio attendeva la combriccola più bizzarra di sempre.
 
Camminavano nel freddo della foresta, Rin a testa bassa, mentre rimuginava in quei ricordi così vicini e così lontani. Se avesse potuto sarebbe tornata indietro alla notte precedente,  si sarebbe riguardata bene dal fare una cosa del genere come baciare Sesshoumaru, aveva l’impressione di aver rovinato tutto. Ma tutto cosa? Continuava a chiedere a se stessa.
Lui aveva ricambiato il suo bacio, e poi ce n’erano stati altri, non riusciva a guardalo se non per qualche occhiata timida, di sfuggita..
Lui proseguiva nel silenzio che lo aveva sempre differenziato da lei.
Per la prima volta nella sua vita non aveva idea di cosa il suo amato demone avesse per la testa.
-Fermiamoci qui per sta notte.- disse in tono gelido.
Jaken che come sempre si trovava indietro, cadde a terra venendo recuperato dal fedele Ah-Un e portato ai piedi di Rin.
-Mollami, lasciami andare!- Si dimenava il piccolo demone.
-Ehi Jaken, ti ricordavo più grande!- Lo canzonò sorridendo.
- Ah ah Rin, sei cresciuta, non c’è che dire. Tu e il Signor Sesshoumaru comunicante in una maniera che Jaken non è ancora riuscito a comprendere, quindi mi chiedevo, sai cosa lo turba? Non che mi aspettassi lacrime di gioia, ma da quando siamo partiti non ha proferito parola e il suo sguardo è spento, immerso nei suoi pensieri… -
Lei diede un occhiata al suo principe, stava là, seduto su un tronco d’albero tagliato a metà, ad annusare l’aria fresca della sera ormai divenuta notte e ad ascoltare con gli occhi chiusi i rumori intorno a se.
-Jaken, sai mantenere un segreto?-
-Certo Rin, che domande!-
Un istante di silenzio che spazientì il piccolo demone.
-Insomma Rin, che hai combinato?-
-Jaken, ho baciato Sesshoumaru…-
Il volto del demone cambiò colore all’istante, quel verde pisello divenne in principio bianco, poi rosso e infine blu. L’increspatura nelle sue labbra stava a significare solo una cosa. Tra qualche secondo avrebbe fatto una bella ramanzina. Rin precedette l’urlo portandoli le mani alla bocca e tirandolo stretto a se.
-Sei impazzito? Non urlare!-
I mugolii che emetteva erano sufficienti a far comprendere a Rin che non avrebbe più urlato. Oppure che stava soffocando.
-Rin, come hai potuto fare una cosa del genere! Nessuna umana ha osato mai avvicinare il suo viso a quello del Padrone, tu per giunta l’hai baciato! .
Scocciata tirai un pizzicotto a quel demone verdolino.
-Piantala Jaken, non sono più una bambina, desideravo farlo e lui ha ricambiato.-
-Rin, Rin, Rin, non sei da qualche giorno insieme a noi, sai benissimo com’è fatto Sesshoumaru, nei tuoi confronti nutre un profondo affetto. Ma ragazzina hai sbagliato, l’amore non è un sentimento contemplato nella natura del padrone..!-  prese respiro e continuo. – Non dovresti nutrire sentimenti del genere per lui, ti farai solo del male.-
Forse Jaken aveva ragione, forse il legame tra Sesshoumaru e Rin era solo un profondo affetto, ma non amore, non passione. Rin si sentì persa, aveva atteso così tanto il suo ritorno e ora? Ora erano così vicini ma allo stesso tempo erano lontani anni luce. Ricacciò le lacrime, non era il caso di piangere. Sesshoumaru la rifiutava per via della sua natura umana e piangere sarebbe stata la conferma di ciò che era, una semplice e fragile umana.
-Cosa avranno da sussurrare quei due.-
Si chideva Sesshoumaru seduto su quel ceppo, dava le spalle ai suoi compagni fino a quando sentì un odore, un odore ben distinto che lo fece trasalire.
Lacrime, qualcuno piangeva, era Rin.
Trattenne a stento l’impulso di precipitarsi verso di lei, si girò piuttosto a osservare meglio la situazione. Se Jaken l’avesse offesa in qualche maniera l’avrebbe gettato in un lago senza tanti complimenti.
Eppure, aveva come l’impressione che il suo fedele vassallo non centrasse nulla. Jaken era intento a consolare quelle due lacrime che avevano diffuso nell’aria quel odore di tristezza, insicurezza e rancore…
Sesshoumaru osservava quella che un tempo era stata la sua piccola Rin.
Ormai era una ragazza, il viso pieno e sorridente si era trasformato in una smorfia seria, mentre guardava in basso scrutando ghiaia e erba. Era bella, era davvero bellissima, il suo corpo dalle curve morbide era avvolto in quel kimono rosso che lui stesso le aveva donato, i lunghi capelli scuri come la notte ricadevano sui fianchi, legati all’estremità superiore in quel codino che lui tanto amava. Come poteva un creatura umana, mortale, essere così vicina alla perfezione. Lei sollevò lo sguardo come se sentisse gli occhi del demone addosso, e in quell’istante, nel momento in cui Sesshoumaru osservava direttamente quel colore nocciola ripieno di tristezza si sentì un nodo alla gola. Avrebbe voluto afferrare quel viso, baciarlo come solo lui poteva fare e portarla via.
Scacciò quel pensiero dalla mente e si ritrovò Jaken alle spalle.
-Padron Sesshoumaru…-
-Jaken, mi ha spaventato!-
-Perdonatemi Padrone non volevo spaventarvi.-
In men che non si dica un pugno in piena faccia colpì Jaken.
Lui stava a terra  e mentre il muso da demone pulsava pensava tra sé. –Padron Sesshoumaru sovra pensiero? Strano, davvero strano.-
Sesshoumaru aveva bisogno di sgomberare la mente che fino a quel momento era stata perfettamente lucida. Perché Rin aveva quell’effetto su di lui? Lui non era un  umano o un semplice mezzo demone.
In lui c’era il sangue puro di un demone completo, eppure quel sangue rispondeva così bene alla tentazione della carne, del profumo, del corpo di Rin. Da li a poco sarebbe impazzito, di questo ne era certo.
Rin che detestava rimanere indietro fin da piccola, ora si trovava alle spalle dei suoi compagni, cercava in ogni modo di dare sfogo al suo disaggio.
Raccolse tutto il coraggio che portava in quel corpo da fanciulla.
-Sesshoumaru, dove siamo diretti?-
Il suo signore non la degnò di uno sguardo. Lei si inviperì all’istante, se pensava di poterla trattare così stava sbagliando di grosso. L’orgoglio era una cosa che aveva ereditato da lui.
-Mi hai sentito?-
Fu Jaken a rispondere alle parole della ragazza.
-Insolente, tieni a bada quella linguaccia!-
Lei si morse il labbro inferiore come faceva da bambina quando era in procinto di scoppiare in lacrime, ma questa volta quella presa ferrea su le sue labbra era per non scoppiare in urla, non in lacrime, aveva voglia solo di urlare contro Sesshoumaru.
-Rin, guarda.-
Il suono cristallino di quella voce la richiamò dal fare a pezzi Jaken.
Si voltò prima verso Sesshoumaru, in fine alle sue spalle.
Il paesaggio cupo e buio era illuminato in parte dai raggi solare che cercavano di farsi spazio in quella coltre di nubi, il vento era fortissimo. Jaken dovette tenersi stretto al suo padrone.  In mezzo alla nebbia sorgeva un castello, un bel castello che dava su un ruscello.
-Che ci facciamo qui Sesshoumaru?-  Domandò atona Rin.
-Kagura..-
 
Buona sera a tutte, avete ragione, qui praticamente non succede nulla di nuovo ma era indispensabile per comprendere i resto dei capitoli.
Vi anticipo qual cosina sul prossimo.
“ Vento dell’odio”
-Pensi di poter competere con me, sciocca umana. Sesshoumaru non può nemmeno stringerti tra le braccia senza paura di ferirti o peggio, ucciderti. La tua natura mi disgusta, io sono la donna per lui. Tu vali estremamente poco mia cara. –
Un bacio a tutte\i!!
   
 
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