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Autore: Ram92    28/03/2015    3 recensioni
Gli ultimi pensieri di Corazon, gli ultimi ricordi, le ultime immagini, il suo ultimo sorriso.
[Spoiler per chi non segue il manga]
Dal testo:
"Ancora un po’, ancora un po’. Doveva resistere solo ancora un po’. Ancora qualche secondo e Doffy avrebbe finalmente lasciato l’isola. Ancora qualche secondo e il piccoletto sarebbe stato in salvo. Rocinante sorrise. Ne aveva davvero di fortuna, quel ragazzino. L’aveva sentito dibattersi alle sue spalle. I piccoli pugni che battevano sul legno della cassa, che nessuno avrebbe mai potuto sentire.
Era buffo, tutto era cominciato esattamente nello stesso modo, quel giorno…"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corazòn, Donquijote, Doflamingo, Donquijote, Rocinante
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Bang Bang – He shot me down


Ancora un po’, ancora un po’. Doveva resistere solo ancora un po’. Ancora qualche secondo e Doffy avrebbe finalmente lasciato l’isola. Ancora qualche secondo e il piccoletto sarebbe stato in salvo. Rocinante sorrise. Ne aveva davvero di fortuna, quel ragazzino. L’aveva sentito dibattersi alle sue spalle. I piccoli pugni che battevano sul legno della cassa, che nessuno avrebbe mai potuto sentire.
Era buffo, tutto era cominciato esattamente nello stesso modo, quel giorno…

- Non c’è rimedio per ciò che hai fatto.
Le braccia di suo padre lo strinsero con dolcezza. La bocca della pistola premeva fredda contro la sua nuca. Doffy aveva già il dito sul grilletto, pronto a sparare.
- Torneremo alla terra sacra…
Non riusciva a smettere di piangere. Non riusciva nemmeno a pensare.
- …con la tua testa.
Le parole di suo fratello pesavano come macigni, avevano il peso di una realtà contro cui era impensabile persino lottare.
- Doflamingo, Rocinante.
Alzò lo sguardo su suo padre. All’improvviso, un unico pensiero lo travolse: era l’ultima volta che avrebbe visto il suo viso. Spalancò gli occhi.
- Mi dispiace – disse la sua voce dolce e già lontana. – che abbiate avuto un padre come me.
Doffy aveva premuto il grilletto.


Doffy aveva premuto il grilletto. Un’altra volta.
Era quasi certo che lo avrebbe fatto. Dal momento in cui gli aveva chiesto di mangiare l’Ope-ope no mi, dal momento in cui gli aveva proposto di morire al suo posto, una volta per tutte.
Eppure… Eppure fino all’ultimo, un po’ aveva voluto crederci. Aveva voluto pensare che la morte del padre avesse avuto un peso. Che Doffy non avrebbe avuto il cuore di continuare a rivivere quell’istante. Che in fondo, da qualche parte, fosse ancora suo fratello.

- Mangia, Roci, veloce.
Non erano che avanzi gettati via, frutta marcia, pelle di pesce e bucce. Ma era pur sempre cibo.
Doffy cercava di raccogliere e mettere da parte i pezzi migliori, per la mamma.
- Arriva qualcuno.


Ricordava poco di quel che era accaduto prima.
Ricordava solo che non aveva mai avuto tanta fame, che non gli avevano mai fatto tanto male le gambe a forza di correre, che non aveva mai conosciuto l’odore del sangue. Ricordava di non aver mai visto morire nessuno.

La mamma aveva smesso di mangiare da giorni ormai.
Prima il vomito, i crampi allo stomaco… e poi questo. Non riusciva a muoversi, a camminare, ad uscire. Quando li avrebbero scoperti non sarebbe riuscita a fuggire.
I resti di quello che avevano imparato a chiamare cibo giacevano intonsi in un piccolo involto.
- Mangia. - la voce di Doffy sembrava quella di un adulto. – Ne troveremo dell’altro domani.


Doveva la vita a suo fratello. Senza di lui sarebbe morto di fame, non avrebbe resistito alle botte e alla disperazione. Era stato Doffy a salvarlo. Ogni giorno, con ogni mezzo. Anche nella fuga non lo aveva mai lasciato indietro.
Doffy non si era mai arreso. Mai, nemmeno per un istante, aveva abbassato la testa. Era stato questo a salvarli. Anche quando tutte le accuse sembravano giuste, anche quando tutte le speranze sembravano vane, Doffy si era aggrappato al suo orgoglio, al suo “diritto di nascita”, alla vita e li aveva salvati tutti. Aveva fatto della sua ambizione smisurata la sua forza, la sua unica forza. Non avrebbe permesso a nessuno di decidere della vita e della morte al suo posto. “I deboli non possono scegliere come morire.”
Doveva la vita a suo fratello. E adesso gli doveva anche la morte. In fondo, a suo modo, era giusto che finisse così. Law sarebbe vissuto abbastanza per ricordarlo, la sua morte se non altro avrebbe avuto un senso ed era più di quanto non avesse mai osato sperare.
Nelle mani ormai fredde stringeva ancora la pistola. Non avrebbe mai potuto premere quel grilletto, lo sapeva fin dall’inizio. I deboli non possono scegliere come morire, ma possono scegliere di non uccidere. Possono scegliere che tutta la loro storia abbia un peso per qualcuno. Possono scegliere di sorridere fino all’ultimo istante. In fondo, morire in questo modo non era poi così male…

Le grida del bambino si persero nel vento.



Ram's corner

Mi sono fatta affascinare anche io dalla triste storia di Law e della famiglia Donquixote, d'accordo, lo ammetto.
E ammetto anche che è la prima volta che provo a scrivere su questi personaggi... e in effetti si potrebbe quasi dire che è la prima volta che scrivo qualcosa di sensato su personaggi totalmente esistenti (nel senso di made in Oda) e non inventati o rielaborati da me. Quindi siate clementi.
Il titolo e in realtà la storia tutta è chiaramente ispirato alla canzone di Nancy Sinatra, di cui ho trovato sparpagliati a giro per l'Internet dei pezzetti associati alla vicenda di Doffy e Roci... insomma non è nemmeno del tutto farina del mio sacco. La storia completa la trovate cliccando su questo link: http://elyonblackstar.tumblr.com/post/106522311247/bang-bang-my-baby-shot-me-down-ok-this-will-be..
Va beh, io con questo mi dileguo.

Buona notte,
Ram.
  
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