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Autore: tixit    28/03/2015    0 recensioni
Seguito de Le Dodici Lune.
Remus pensa di avere trovato la ragazza perfetta.
La ragazza perfetta pensa di aver trovato il regalo perfetto.
Tutti e due pensano che la Torre di Astronomia sia il posto perfetto per il bacio perfetto.
Ma... è davvero così?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Remus Lupin
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di chiunque possieda diritti su Harry Potter, il libri, il film e quant'altro.Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Prefazione: gli avvenimenti narrati accadono dopo Le Dodici Lune.
A differenza di quella storia, però, questa non è mai stata pubblicata prima.

 

La Tredicesima Luna

 

 

Il Posto Perfetto

"Lumos!"

La raggiunse in un punto imprecisato delle scale.
Nemmeno lui avrebbe saputo dire quanti gradini aveva dovuto scendere prima di raggiungerla.

E si che quelle scale le conosceva bene, dense di ricordi di chiacchiere da ragazzino fatte coi suoi amici, mentre salivano per le lezioni di Astronomia, fitte di frasi bisbigliate alla sera tardi, quando avrebbero dovuto essere a letto e invece erano lì a contare i gradini per ridisegnarli esattamente sulla Mappa, e poi di baci e sfioramenti, mescolati all’ansia di salire gli scalini in fretta, quando aveva scoperto tutto un altro uso della Torre.

Sapeva solo che aveva corso lungo le scale, con la bacchetta a illuminare il percorso, pensando che se la trovava prima che fosse arrivata alla prima porta forse c’era un modo per rimediare a tutto il pasticcio, almeno di scusarsi, altrimenti chissà dove si sarebbe rintanata... la serra? I sotterranei? Il dormitorio dei Tassorosso, dove l’avevano ospitata? La camera di sua zia? Rabbrividì solo al pensiero... non era nemmeno un’ospite fissa del Castello e non aveva pensato di censirla sulla Mappa.

Se non la raggiungeva prima della porta non l’avrebbe più trovata.

“Mi dispiace.” Eccola, con le mani appoggiate al muro, che scendeva, lentamente, le scale, al buio.

“Ma per piacere!”

Lui la superò e le bloccò la strada “Possiamo parlare?  Ti prego.” le porse la bacchetta illuminata, ma lei scosse la testa e si mise le mani in tasca.

“Lo abbiamo già fatto.”

“Non abbiamo parlato, tu hai detto delle cose carine, che io non ho ascoltato, e io ho detto delle cose sgradevoli, che assolutamente non pensavo...”

“Balle, le pensavi eccome!”

“Hai ragione” abbassò lo sguardo “le pensavo, potevo tenermele per me, come sarebbe stato giusto, potevo parlarti in un altro modo... ho esagerato e mi dispiace. Sul serio.”

“Qualche minuto fa la situazione era ribaltata, se non sbaglio” era davvero arrabbiata “ero io quella che si sentiva in colpa, ma non mi pare che ti importasse poi tanto di quanto mi sentissi mortificata io e di quanto mi dispiacesse... non ti sono bastate tutte le mie scuse, mi pare. E adesso a me devono bastare le tue? Perché?”

“Per piacere, non facciamone un discorso di contabilità, ti prego, non ne usciremo mai, così. Non ho contato quante volte mi hai chiesto scusa, sicuramente sono state troppe, lo ammetto" si passò nervosamente una mano tra i capelli "E io sono disposto a scusarmi con te tutta la notte, credimi, se serve. Perché, semplicemente, non ricominciamo da capo?”

Lei lo guardò incerta. Lui la osservò preoccupato alla luce fioca della bacchetta: aveva gli occhi rossi.

“Ascolta Michelle, ti prego, prima di lasciarti andare ti volevo dire alcune cose: sono cinque giorni che ti giro intorno, stuzzicandoti, prendendoti in giro, sperando che tu... facessi una mossa in una direzione.”

Lei arrossì, ma non disse nulla.

“Mi piaci.”

La ragazza lo guardò incerta.

“Mi piaci”, aggiunse frettolosamente, sottolineando la seconda parola,”non sto parlando di amore, di sogni ad occhi aperti su di te, e di non dormirci di notte, di Romeo e Giulietta, di morire per te... sto dicendo che mi piaci, mi piace il tuo spiazzante senso pratico e la tua ancora più spiazzante timidezza, e quella vena poetica che salta fuori quando sei a tuo agio e pure il modo in cui te ne stai tutta concentrata a Erbologia...” sorrise “E poi sei molto carina. Sul serio. Il che forse doveva essere la prima cosa da mettere nell’elenco dei motivi per cui mi piaci, solo che non è stata la prima cosa che ho notato di te.”

Lei arrossì, ma non disse nulla.

“E sono stato contentissimo quando mi hai chiesto di trovarci, dopo cena, da soli, qui alla Torre, “

“Ascolta...” lo interruppe imbarazzata.

“Guarda che lo so che la Torre di Astronomia è il posto perfetto per osservare la luna, perfetto per tutti, tranne che per un licantropo. Quindi, si, tu avevi ragione, e si, l’ho capito e sono d’accordo con te: la Torre di Astronomia era il posto perfetto per regalarmi una luna.”

Lei lo guardò sorpresa. Anche compiaciuta, forse, ma la luce era troppo fioca per dirlo con certezza.

“Però è anche il posto perfetto per altre... cose. E non puoi non averci pensato. Stai nel dormitorio delle Tassorosso, non in un monastero in cima a una montagna... anche loro hanno una vita amorosa... saprai che questo è anche un posto molto... frequentato da chi... vuole...”

Lei annuì frettolosamente.
Lui sorrise.

“Perché a me sembrava,“  riprese cautamente, “nella serra, che tu davvero mandassi segnali di ogni tipo, dal guarda che non è un appuntamento a mi piacerebbe molto che fosse un appuntamento. Sbaglio?”

Lei annuì, arrossendo.

“E a me faceva molto piacere, ero lusingato, indipendentemente da cosa sarebbe poi successo. A parte questo disastro intendo..."
La ragazza sorrise abbassando lo sguardo, ma non disse nulla.

"E, per la cronaca," riprese Remus, "ti ho aspettato per venti minuti, sono venuto qui di corsa subito dopo cena.” Arrossì, “avrebbe fatto molto piacere anche a me se fosse diventato un appuntamento.”

Lei sorrise divertita. Ma continuò a tacere.

“Vuoi farmele sudare queste scuse vedo...”

“Un pochino.” mormorò.

“Allora aggiungo l’ultima cosa, e mi spiace se non sarà quello che magari ti aspettavi di sentirmi dire...” la osservò dubbioso.

“Ti ascolto. Non mi offendo.”

Lui alzò un sopracciglio.

“Va bene, cercherò di non offendermi...” sospirò Michelle. "terrò conto della sincerità."

“Io  non so se nel fatto che ... nell’idea che avevi... che ti eri fatta... “sospirò, “non lo so quanto ti stuzzicasse il fatto di un appuntamento con un licantropo e quanto un appuntamento con me. Mi hai spiazzato. Quando ho capito che sapevi, intendo, me lo sono chiesto... se tu vedevi me o se vedevi... la bestia. “ Scosse la testa “Resta il fatto che io sono quello che sono e che tu lo sai, per cui è inutile girarci tanto intorno. Mi pare. O farne un dramma.”

“Ascolta”

“No, ti prego, fammi finire...” la interruppe precipitoso, “adesso viene la parte che ti potrebbe non piacere:anche io... anche io quando vedo te non vedo solo te... io vedo anche una ragazza che domani se ne torna a casa sua, lontano, che non si aspetta che il prossimo sabato io la inviti per forza a Hogsmeade, che la tenga per mano nei corridoi, che studi con lei in biblioteca, che io la inserisca a forza nella vita dei miei amici... nei mie pomeriggi... che le trovi un incastro perfetto, tutto per lei... con me che le giro intorno.”

 Lei sorrise “Non sono offesa. Non cercavo un incastro perfetto.”

“ Non intorno ad un ragazzo, almeno...” aggiunse pensosa.

“Ricominciamo?”

“Cosa vuoi fare?”

“Beh, torniamo in cima, mi racconti dei cicli lunari e di quella fornace, per esempio di perché ci sono volute ore per accenderla...”

Lei sorrise divertita. Per via degli scalini erano alla stessa altezza, notò.

Si sporse in avanti, chiuse gli occhi, e sfiorò le labbra di Remus con le sue.

La luce della bacchetta si spense.

(continua)

   
 
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