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Autore: Mushroom    28/03/2015    5 recensioni
Dean lavora come meccanico. Cas è il cliente con l'auto più brutta del creato, il fratello più insopportabile della terra e atteggiamenti pericolosamente molesti. (AU)
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Titolo: Studi di meccanica 
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean Winchester, Castiel.
Words: 1626
Genere: Generale, slice-of-life
Rating: SAFE
Warnings: AU, one-shot
Prompt: Dean is a mechanic. He thinks Cas is hot. Cas thinks the same of Dean.
Note: Scritta per il drabble event dell'8 marzo, nel gruppo facebook "we are out for prompt" con questo gifset qui lasciatomi da Amaerise.

 

A Dean piace fare il meccanico.

Non ha lo stipendio migliore del mondo, ha le unghie permanentemente sporche di nero e di tanto in tanto lancia ancora occhiate alle brochure di quella o questa università, anche se ormai è una strada che ha lasciato andare, ma se c'è da mettere a posto un motore, Dean si dimenticherà del mondo finché non avrà finito il suo lavoro.

Perché è bravo, nel lavoro. Dannatamente bravo. Suo padre era un meccanico prima di lui, Bobby gli ha insegnato come smontare motori da quando, in linea di massima, poteva tenere in mano gli attrezzi senza fare del male a se stesso (o agli altri), quindi sì, non è solo bravo, ha abilità avanzate nell'arte della meccanica.
(Anche perché la meccanica gli piace, e non ha fatto corsi o master o stronzate, ma sì, legge).

O forse la modestia non è il suo campo.

Comunque, appunto. Ogni persona sana di mente si irriterebbe quando uno qualsiasi – un tipo vestito strano, anche, a cui Dean vorrebbe indicare la strada più breve per una chiesa, perché se ti vesti così probabilmente sei in ritardo per la funzione domenicale – arriva e ti dice che stai facendo le cose male.

Semplicemente.

Senza un ciao, senza un quella cosa orrenda è la mia macchina da pappone, dacci un'occhiata e non rubarmi un rene per ripararmela.

Con quel tono, poi. Quello di chi è convinto di aver visto il mondo nascere e morire, e di non aver bisogno di nient'altro, per vivere, se non delle proprie certezze.

Dean odia quel genere di persone; forse perché una parte di lui è esattamente quel tipo di persona.

“Senti.” dice, e forse i suoi occhi stanno scivolando un po' troppo su quelle labbra, per essere la prima volta che le vede. Sono più semplici da affrontare degli occhi, se deve essere onesto con se stesso. Troppo blu tutto in una volta. C'è un limite legale di blu che una persona può sopportare tutto insieme. Probabilmente continuare con “Che diavolo sei? Perché sto cercando di fare il mio lavoro, grazie tante” non è il modo più cortese di esprimersi, ma Dean non è mai stato una persona cortese. Non troppo.

L'altro si limita a guardarlo. Come se Dean fosse una statua. Un insetto sul suo parabrezza. C'è così tanta poca espressione che qualcosa, nel suo stomaco, si stringe, e pensa che uno così potrebbe essere terrificante – terrificante in senso biblico – posto nel giusto contesto.

Il giusto contesto si rivela non essere quello di un'officina.

L'uomo lo ignora, abbassa gli occhi sull'auto a cui Dean sta lavorando, rialzandogli, poi, per osservarlo pulirsi le mani su uno strofinaccio ormai lercio.

“Castiel” risponde, dopo quello che sembra un tempo infinito in cui Dean continua ovviamente a fissare le sue labbra, perché Dean non ha mai imparato ad usare la cautela “E hai messo l'olio al posto dell'acqua”

Dean si acciglia. Non è un accigliarsi normale, un accigliarsi contro Sam che porta a casa torte invece che apple pie. No. Perché chi diavolo. Quale coglione. Chi. Insomma, nessuno farebbe mai un –

Abbassa gli occhi.

Oh.

Oh.

'Fanculo.

 

 

 

Quindi Castiel non si è a) perso nella strada verso la chiesa e b) sbagliato, ma Dean non gli dirà mai che non si è sbagliato, perché chi cazzo lo conosce, in ogni caso? È solo un cliente.

“È stato mio fratello a consigliarmi di venire qui.” è quello che dice mentre lo conduce verso la macchina più brutta degli ultimi duemila anni. Sospetta che i carretti di Gesù avessero una carrozzeria più dignitosa.

Dean alza gli occhi per guardarlo, poi riabbassa il capo sull'auto. Il passaparola capita con molti clienti, come una catena di feedback più o meno desiderati. È così che vanno avanti. Cerca di sembrare meno irritato. Non gli riesce granché bene, così come a Castiel non riesce granché bene cercare di sembrare più umano.

Non sa perché lo chieda. “Qual'è il nome di tuo fratello?”

“Gabriel.”

Il brivido che ha di riflesso è del tutto casuale.

 

 

Quindi la macchina del signor Bibbia-In-Trench-Coat ha le pastiglie dei freni incasinate e urgente bisogno di una revisione. Castiel gli spiega che è una macchina di seconda mano che era a sua volta di seconda mano. Dean non fa domande, perché ah, se fosse quella la cosa più strana.

Le stranezze sono l'ordine del giorno, quando Bobby ti manda uno come Garth dopo che tuo fratello smette di lavorare al tuo fianco; o quando gente come Becky e Chuck continua a gironzolare intorno come se il posto di lavoro fosse un enorme parco giochi.

Poi c'è Benny. Benny che ride, perché a lui dice che ha sbagliato olio e acqua, anche se neppure i ragazzini di dieci anni possono sbagliare olio e acqua. Lo prenderà fino alla fine dei suoi giorni.

 

Castiel torna quando Dean è a metà del lavoro. Cosa del tutto inutile, visto che ha il suo numero di telefono per chiamarlo una volta che avrà messo tutto a posto e che il preventivo è già stato fissato, i soldi concordati.

Lo fissa. Gesù. Quel tipo ha problemi con il fissare e il sembrare incazzato.

“Che diavolo stai facendo?”

Fissare di rimando è solo l'unico modo gentile che Dean trova per dialogare.

“Controllo che non sbagli olio e acqua”.

E se vuole essere una battuta, dal suo tono non lo sembra affatto.

 

Ricapitolando, Dean ha un cliente fottutamente assurdo. Sapeva che prima o poi gli sarebbe capitato.

Peggio di quell'Azazel con la macchina dai problemi immaginari; o di Lilith e la sua strana fissa per suo fratello; più irritante, probabilmente, di quella Meg che pretendeva cose su una moto che era ormai da mandare direttamente a rottamare.

Castiel continua a passare.

Sempre dopo pranzo, a piedi se è una bella giornata, e non è che dica molto, e non è che Dean ne parli con Sam, a un certo punto, più perché ha paura per la sua vita (il tipo è stalkerish, okay?) che per altro.

“Oh” fa Sam, però, con la faccia che è tutto, ma non un oh. “Sembra che qualcuno si sia preso una cotta.”

Dean lo fissa. Ci pensa. Suo fratello non gli concede una faccia da puttanella, semplicemente continua a portarsi alla bocca piccole porzioni di pasta, e a lanciare occhiate casuali alla partita di baseball che trasmettono in tv.

“Amico” dice infine, con parecchia convinzione “Se il tipo si è preso una cotta per me, ha decisamente sbagliato settore.”

E Sam lo guarda e inizia a ridere.

 

Sorvolando sulla risata di tre minuti buoni di suo fratello, Dean decide di mettere le cose in chiaro con Castiel. Pondera come fare mentre sta compilando la ricevuta, fissando la casella cognome senza sapere esattamente cosa metterci, realizzando di non sapere il suo nome completo – o il nome completo di Gabriel, ma Gabriel ci ha messo anni prima di ammettere che il nome non era veramente Loki.

Quella famiglia. Sul serio.

Che poi, probabilmente è solo una fantasia di Sam. Suo fratello ha un cervello, ma lo usa male; soprattutto, ha un cervello che non ha mai visto Castiel. Se lo avesse fatto – non ha nessun dubbio al riguardo – si sarebbe preoccupato di altre cose, non di cotte. Che ragazzina. Ha una ragazzina al posto di un fratello – una con un bel taglio di capelli, ecco la cosa peggiore.

 

L'ultima volta, Castiel non viene dopo pranzo. Si presenta la sera, si siede come tutte le persone normali in una sala d'attesa, e Dean ha ancora la casella del suo cognome vuota e ha passato la mattina cercando qualsiasi altra cosa da sistemare in quell'auto che odia, senza però trovare niente – ed è stupido quanto strano gli abbia fatto non trovare niente, come se trovare qualcosa potesse essere d'aiuto. D'aiuto a cosa, poi? Dopotutto voleva sbarazzarsi di quel lavoro fin dall'inizio.

È complicato. La vita di Dean è sempre stata complicata.

Castiel ha lasciato indietro il trench coat, quel giorno. Fa troppo caldo, il sole filtra dalle finestre e illumina pigramente il suo viso.

Whoa, pensa. Perché sì, whoa è l'unica cosa che c'è da pensare quando senti la bocca seccarsi per una stupidaggine del genere.

Gira le chiavi della macchina tra le dita, ed a quel punto Castiel si volta. “Tutta tua.” Dean si schiarisce la gola, mentre Castiel si alza, stirando le labbra.

Ci mette un attimo a capire che quella cosa è un sorriso.

Vorrebbe non fare lo stronzo, e non pensare alla parola cotta, però ci pensa, e quel tipo è del tutto inappropriato per una parola del genere. Come se al mondo esistessero persone a cui certe parole non possono essere abbinate, come Dean non può essere abbinato con funzionale.

Tutto qui.

O forse – magari è perché sono due uomini adulti, e quindi cotta fa pensare a quelle cose che hanno gli adolescenti, che Dean non si prende più da, tipo, quando aveva vent'anni, e stava con una che era tutta riccioli.

Castiel aspetta. Immagina stia facendo quello, perché guarda Dean come se si aspettasse qualcosa e – ah, giusto, le chiavi.

“Mi serve il tuo cognome.” dice quindi, trattenendolo un attimo nell'ufficio “Per la ricevuta.”

“Novak.”

Dean annuisce, abbassa lo sguardo, scrive, alza gli occhi.

“Bene, Cas”

Castiel si acciglia. Dean si corregge. “Signor Novak.” rotea gli occhi. “Addio.”

 

Eccetto che Castiel non saluta. Torna il giorno dopo, invece.

Non ci sono problemi con l'auto; non c'è neanche, la stramaledetta auto.

E la prima cosa che Dean fa – sente Sam ridere nella sua testa, dannazione, perché, che problemi ha – è fissarlo. Accigliarsi. Dire “Okay, no” puntandogli il dito contro “Sei occupato, stasera?”

Perché fanculo.

“No” Castiel alza solennemente il capo “Ma adesso immagino di esserlo.”

   
 
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