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Autore: Keiko    28/03/2015    2 recensioni
Dopo gli Hunger Games, prima della rivolta, Katniss deve affrontare ciò che è rimasto di Peeta.
Saprà riportarlo indietro?
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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Non doveva finire così.
Tutti hanno ottenuto ciò che desideravano: chi doveva rientrare, è rientrato. Hanno avuto tutti indietro ciò che amavano. A lei non è rimasto niente. Se non ci fosse stato Finnick, forse non si sarebbe nemmeno accorta che la guerra contro Capital City era solo un pretesto per riprendersi Peeta. Non c’è stato un momento esatto in cui ha capito di essersi innamorata. Ha combattuto sempre, per lui e con lui, senza riflettere. Bastava rientrare insieme, all’inizio. Bastava stare lontani a sufficienza per lasciarsi alle spalle gli Hunger Games e tutto quello che c’era stato.
Ma Annie è tornata, Peeta no.
Come in una roulette russa: Finnick l’ha portata via, ma ha lasciato sull’isola Mags. Si sono ripresi Annie, Peeta e Joanna, ma Peeta non è con loro.
Katniss vorrebbe piangere. Se bastassero tutte le lacrime che possiede per riavere Peeta, le verserebbe per giorni interi prima di esaurirle. Ha sbagliato tutto. Hanno sbagliato tutto. Avrebbe dovuto capirlo, che Peeta non era solo Peeta, il figlio del fornaio. Che la morte unisce molto più della vita, e che quando partecipi agli Hunger Games puoi solo desiderare di stare con i sopravvissuti, come te. Si sfrega gli occhi arrossati dal pianto, la testa che le fa male, mille aghi che le inchiodano i muscoli al lettino in cui l’hanno costretta.
“Non è ancora pronta.”
È sempre pronta solo quando lo vogliono loro. Sempre.
L’hanno usata, l’hanno presa e messa a recitare una parte per mandare a morire altra gente, altre illusioni che s’infrangono contro una cupola di cristallo.
Ha Peeta, non ha più bisogno di combattere, eppure non può più tirarsi indietro.
Quanti hanno aspettato che s’incrinasse la perfezione dietro cui hanno vissuto per più di settatt’anni illudendosi che, tutto sommato, la vita potesse andare bene ugualmente?
Non c’era niente che fosse giusto, ma hanno sempre chinato il capo, sempre ad aspettare qualcuno che riuscisse a farcela.
Lei.
“Ehi.”
Joanna non bussa alla porta, entra a passo spedito, la voce dura. Nessuno le parla così, nessuno cerca di tirarla fuori da dov’è. È inutile, e lo sanno. È stata solo un pretesto per dare il canto d’inizio?
“Vuoi combattere sì o no?”
Per un istante pensa di lasciar perdere tutto quanto, di attendere che si dimentichino di lei una volta per tutte. Che la lascino in pace. È solo una ragazzina, dopotutto.
“Cazzo non puoi farti rammollire così! Dov’è finita quella che voleva salvare Peeta a tutti i costi? Non funziona così, Katniss.”
“L’amore rende deboli, Joanna.”
“L’amore ti salva il culo, Ghiandaia Imitatrice. Vuoi sapere quanti sono morti per portarci indietro? Siamo qui, Peeta è qui, cosa vuoi ancora? Adesso sei tu che devi farlo restare ma noi abbiamo bisogno di te. Dobbiamo combattere e possiamo farlo solo se ci sei anche tu.”
“Non sono d’aiuto.”
“Puoi insegnare a questa gente come si fa. Perché vale la pena farlo. Per un ideale, per un’ideologia. Per un’idea.”
“Non sono un ideale.”
“Tu credi?”
“Sai, non puoi uccidere le idee. Non puoi uccidere ciò che non è vivo, ciò che non è niente se non un pensiero tarlo nella testa di qualcuno. Sai quando puoi uccidere un ideale? Quando c’è qualcuno disposto a morire nel suo nome, Katniss. E inseguendo la Ghiandaia Imitatrice, vorrebbero morire tutti.”
“No.”
“Gli hai aperto gli occhi.”
“Ho solo osato troppo, avrei dovuto stare al mio posto.”
Joanna le si fa incontro, strattona le fibbie che la legano al letto sino a strapparle via. Impiega alcuni istanti a capire cosa vuole da lei e non è nemmeno certa che sia davvero quello che crede. È troppo stupida per comprendere i sottintesi, tutta forza e troppo poco istinto. Se non quello di sopravvivenza: di quello, ne ha sempre avuto da vendere.
“Va’ da Peeta.”
Non si muove. Non lo sopporterebbe di nuovo. La vista del suo viso tumefatto, gli zigomi spaccati, gli occhi cerchiati dall’orrore di troppe notti insonni.
Cosa ti hanno fatto, Peeta?
“La vita riparte dopo la morte. Provaci anche tu.”
“Dovrei…”
“Hai sfidato il mondo per riportarlo indietro. Hai davvero così paura di lui?”
Katniss posa i piedi sul pavimento gelido e viene colta da un capogiro violento: da quanto non mangia o dorme di sua spontanea volontà? Lancia un’occhiata a Joanna, che non si muove dalla propria posizione. È un modo per dirle che è la sua missione questa, che è la sua vita, e che per una volta dovrà pensare solo a sé stessa. In modo egoistico, disperato, unico. Se deve morire, morirà per mano di Peeta. Glielo deve, dopotutto. Gli deve delle scuse, quanto meno, per non aver capito cos’era davvero importante, cos’era l’unica cosa che valesse la pena salvare. E quando l’ha gridato, il suo nome, nessuno l’ha davvero ascoltata. Peeta era la cosa più importante solo per lei. Se lo sarebbe portato dietro nella morte, se non li avessero fermati prima. Se lo sarebbe tenuto stretto dentro altre mille tempeste, se fosse servito per guarirlo. Ora, in un’asettica stanza, lo osserva dimenarsi da dietro il vetro di una finestra.
“Non riesce a stare al buio. E alla luce si dimena come un pazzo.”
È la voce di Joanna che la raggiunge, alle sue spalle. La segue come un’ombra, una guardia fedele. La stessa che ha rischiato la vita per portarla via dall’isola rischiando tutto, restando a Capital City come ostaggio.
“Sapevi sarebbe finita così?”
“Così come?”
“Che vi avrebbero presi.”
“Sei la nostra unica possibilità. Valeva la pena rischiare.”
“Cosa ti hanno fatto?”
Joanna non risponde, e Katniss storna lo sguardo su di lei, la nuca rasata, il naso affilato che si staglia su un profilo sofferente ma ancora fiero, le braccia conserte al petto e il corpo magro, scavato dalla brutalità delle torture.
“Non ha importanza. Siamo tornati e siamo pronti a combattere. Questo è ciò che conta.”
Katniss esita, osserva Peeta dimenarsi nel lettino senza sapere cosa fare.
“Se non provi non sai come andrà a finire.”
Apre la porta: il pomello le sembra così pesante che fatica a girarlo e stringerlo. Si accorge che le tremano le dita, e anche il labbro. Vorrebbe tornare a piangere, ma si trattiene. A Peeta deve mostrare solo il meglio.
Mi piaci quando sorridi, Ragazza di Fuoco. Forse perché non lo fai mai.
Raddrizza la schiena, come se dovesse mostrare una fierezza che ha dimenticato, probabilmente tra le macerie di qualche distretto raso al suolo dalle sentinelle di Capital City. Peeta deve averla sentita entrare nel dormiveglia, di certo l’ha riconosciuta perché inizia dimenarsi, gridando come un pazzo.
Non hai paura, vero?
Vorrebbe chiederglielo, ma sa che non riceverà risposte. Non ora. Si avvicina al lettino ma non osa toccarlo, come se temesse di potergli fare del male. Si limita a guardarlo, mentre lui grida tra le lacrime.
“Volevo solo salvarti, Peeta.”
Si siede su una sedia posta lì accanto forse lasciata da Joanna, come se avesse previsto le sue intenzioni. Quando si volta per vederla, oltre il vetro, è scomparsa. Sarà la volta in cui lei e Peeta sapranno ritrovarsi. O trovarsi davvero, finalmente lontani dalle telecamere, da vecchi abiti e maschere che non appartengono più a nessuno dei due. Gli bacia le dita: devono avergliele rotte, non le ricorda così rigide e secche. Si avvicina un poco di più a lui per poi posargli il viso sul petto, la mano che lenta le scivola sul cuore di lui.
“Batte ancora, Peeta.”
Si dimena e Katniss si stupisce di quanta forza racchiuda, lui, che ha sempre visto come quel qualcosa da proteggere e portare a casa a ogni costo. Peeta era il suo personale trofeo, l’unico motivo per tornare indietro vivi.
“Batte forte. Come la prima volta, quando ci siamo abbracciati in quella grotta. Te la ricordi?”
Non l’ascolta, grida, strattona le fibbie che lo tengono legato al letto, le pupille dilatate e i denti digrignati in un’espressione distorta, sgraziata sul volto livido. Katniss stringe la stoffa del camice tra le dita, un po’ più forte.
“Ci sono io, ora. Non ti faranno più del male.”
Peeta si dimena, scrollandosela di dosso con una spallata, lo sguardo carico d’odio. Può tutto l’amore del mondo trasformarsi nel suo esatto opposto? Katniss gli passa una carezza sulla fronte, poi un bacio sullo zigomo spaccato, leggero, ma sufficiente perché lui si scansi con un gesto repentino, come se si fosse scottato.
“Tornerò. Starò qui ogni notte finché non torneremo a condividere in silenzio il buio senza avere paura.” Non ti lascerò mai più solo.
Te lo prometto, Peeta.

 

   
 
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