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Autore: Smiry90    18/12/2008    0 recensioni
Camminava per i corridoi e la gente si scansava per farlo passare, entrava nella mensa e subito era libero di scegliere a quale tavolo sedersi, alzava un dito e tutti erano pronti ad eseguire ogni suo ordine. Perché? Per paura. Per rispetto. Per semplice imitazione di chi diceva che con lui non si scherzava. Eppure… quanti amici aveva avuto? Seguaci, tanti. Ma amici? Uno, forse. Quanti amori? Molti… ma quanti di essi erano veri? Eccoci con una nuova yaoi! Sta volta AxelXDemyx!!
Genere: Generale, Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta c'è per tutti

La prima volta c'è per tutti

 

Va be tanto ci scrivo sempre lo stesso, ecco il quinto capitolo, bla bla bla... Cmq spero vi piaccia!

 

 

 

La luce che entrava dalle tendine semichiuse creava dei giochi strani, passando tra le beute e i Becker, riflettendo fasci irregolari sul corpo di Demyx, seduto sulla cattedra, completamente avvinghiato ad Axel, mentre gli leccava il collo con avidità.

Erano ormai giorni che si incontravano così, durante la pausa pranzo; la mattina si comportavano come nulla fosse, alle volte ripetevano le scenate di tutte le mattine, così che nessuno sospettava che si vedessero di nascosto, in qualche aula vuota, per fare sesso. Perché alla fine era successo. Una mattina Axel era arrivato deciso con quell’intento, la voglia stampata in faccia, lo aveva steso su due banchi e con una mano nei suoi pantaloni gli aveva fatto crollare addosso tutte le convinzioni di anni e anni.

Dopo quella volta Demyx non aveva avuto più alcun problema, anzi molte volte era lui a prendere l’iniziativa, stuzzicando Axel in mille modi.

Mentre gli leccava il collo, in quel momento, scendeva con la mano dal suo petto fino ai pantaloni; slacciò abilmente la cintura e poi la zip, infilando di nuovo la sua mano nei boxer del rosso.

“per fortuna che eri tu quello ad avere problemi” ironizzò Axel, prima che il fiato gli fosse mozzato dai gemiti di piacere

“perché così non ti va bene?” Demyx gli morse un orecchio, senza smettere il su e giù nei boxer di Axel

“mi va benissimo” riuscì a dire il rosso, prima di venire.

Di tutta risposta gli alzò la maglietta, leccandogli prima un capezzolo, poi scendendo con la lingua fino all’ombelico; non dovette perdere tempo a slacciarli i pantaloni, visto che era stata la prima cosa che aveva fatto appena era entrato nel laboratorio di chimica. Leccò i boxer neri, compiacendosi del gemito che scappò al biondino, seduto ancora sulla cattedra, le mani puntate sul bordo e la testa reclinata all’indietro; non ci volle molto perché anche lui arrivasse all’apice del piacere, al ritmo incalzante di Axel.

“ma guarda qua… adesso come faccio ragazzino! Mi tocca andare in giro con i boxer completamente umidi!”

“non è colpa mia se mi tiri così tanto” gli fece Demyx, leccandosi il labbro superiore

“la prima volta sembravi così indifeso… adesso sei perfino peggio di me” Axel rise, guardandolo negli occhi. Demyx stette un secondo in silenzio.

“sto esaurendo le scuse! Non so più che inventarmi per venire da te!”

“che cazzo ti ci vuole a dirgli dove vai davvero?”

“ma sei scemo! Certo, adesso vado lì e gli dico: guardate io vado a scoparmi Axel, aspettatemi un attimo, ok?”

“fa come ti pare…” Axel imboccò la porta

“tu la fai facile… ma scommetto che nemmeno te hai detto ai tuoi compagni che stai con me, vero?”

“sto con te?” Axel si voltò verso di lui con sguardo perplesso “ e chi ha detto che stiamo insieme?”

“come chi l’ha detto? Vuoi dirmi che per te ci incontriamo qui così, solo per divertirci?”

“precisamente! Mi va di farlo con te, ok? Ma non ho mai detto di stare con te!”

“perfetto! Allora non mi aspettare domani!”

“fa come ti pare”

Fa come ti pare… sempre quel fa come ti pare! Demyx non ce la faceva più a sentirglielo dire, come se non gliene fregasse assolutamente niente del fatto che lui aveva praticamente stravolto la sua vita per lui!

“possibile che non sai dire altro?” Demyx lo afferrò per una spalla, e quando vide Axel contorcersi dal dolore si spaventò “Axel? Che hai fatto alla spalla?”

Mentre il rosso continuava a dire che non aveva nulla, Demyx gli aveva già sbottonato la camicia, e aveva scoperto la ferita che Axel aveva sulla spalla

“chi te l’ha fatta questa?”

“è successo ieri sera… quelli si sono incazzati perché il carico non era completo… quel vecchio li voleva fregare, o forse è stato fregato anche lui, che ne so… Mi hanno dato una bottigliata, qualche vetro mi era rimasto conficcato nella spalla… alla fine pare che abbiano capito che noi non c’entriamo”

“quelli? Il carico? Axel sei coinvolto in un giro di droga?”

“come se fosse una novità… quel vecchio voleva che noi la consegnassimo, tutto qua!”

“tutto qua? Ma ti rendi conto che potevano ammazzarti?”

Axel guardò gli occhi ricolmi di lacrime di Demyx e si mise a ridere. Ma la sua risata fu spezzata dalla voce mozzata del biondino “ non voglio che fai certe cose… Ho paura di perderti”

Demyx abbracciò Axel, lasciando il rosso senza fiato! Nessuno lo aveva mai abbracciato a quel modo, nessuno gli aveva mai detto che non voleva perderlo… Per la prima volta si sentì amato da qualcuno.

“ti ho già perso una volta, non voglio farlo di nuovo!” Demyx teneva il viso sprofondato tra le pieghe della camicia di Axel; il rosso, d’istinto, sicuro che quella scena si fosse ripetuta molte volte nel loro passato, accarezzò i capelli di Demyx

“sta tranquillo” gli fece “io ho la pelle dura”

“con questo vuoi dire che non ti tirerai fuori da quel giro?”

“senti, io ormai ci vivo con questa roba, capito? Per me è vita quotidiana! Non puoi pretendere che smetta di fare quello che ho fatto da una vita per un ragazzino!”

Demyx si staccò immediatamente da lui. Si sentiva ferito da quelle parole, come se Axel lo avesse pugnalato alle spalle. Uscì dall’aula e senza nemmeno voltarsi gli disse “se la pensi così va a quel paese” e se ne andò senza fermasi al “Demyx” che urlò Axel, nel tentativo di fermarlo.

Il rosso si appoggiò alla porta e buttandosi una mano sulla fronte disse l’ennesimo “ma fa come ti pare”.

 

Sora e compagni erano ancora appollaiati sul termosifone, quando Demyx ricomparve dalle scale, nero in viso come il carbone. Riku se ne accorse subito (si i due alla fine avevano fatto pace) e gli si avvicinò con fare apprensivo

“Demy, che hai fatto?”

“niente… lascia stare…”  Demyx puntò diretto la porta della classe, seguito a ruota dai compagni. Roxas si fermò un istante sulla porta, richiamando l’attenzione di un gruppetto di ragazze: le amiche di Naminè

“scusate… Ma Naminè sta male per caso? Sono giorni che non la vedo a scuola”

“Naminè?” fece una delle ragazze, con sguardo preoccupato “non ne sappiamo nulla… non risponde al telefono, e non si è fatta più sentire… è strano, se è assente anche solo un giorno ci chiama subito…”

“ capisco…” Roxas rimase seriamente preoccupato, rientrando in classe con gli occhi bassi. Zexion aveva sentito la conversazione, sicuro che anche i compagni se ne fossero accorti. Sora si sedette accanto al fratello, cercando di consolarlo insieme a Zexion, mentre Riku fissava Demyx, che sembrava non aver la minima intenzione di parlare.

L’insegnante mancava, così Demyx decise di farsi un giro per i corridoi, tanto per smaltire la rabbia. Riku gli corse dietro, seguendolo in bagno

“si può sapere che vuoi?” fece Demyx spazientito, voltandosi verso di lui

“Che cavolo hai Demyx? Questi giorni sembri assente, te ne vai durante la pausa pranzo, ci sentiamo più pochissimo… si può sapere che ti prende?”

“niente Riku, te l’ho detto! Sto bene!”

In quel momento entrò Axel in bagno. Demyx sbarrò gli occhi, fissandolo sull’orlo di scoppiare a piangere, mentre lui fece come se non lo avesse visto, si lavò le mani e poi uscì, con la stessa non curanza di quando era entrato. Demyx si gettò a sedere per terra, le mani nei capelli “cazzo!” quasi urlò

Riku si chinò su di lui “adesso mi dici che hai?”

“è tutto un casino Riku! I miei si stanno separando, litigano ogni giorno! Mio padre nemmeno mi considera, mia madre prende più pasticche di un tossico per calmarsi e come se non bastasse quel bastardo mi tratta come se fossi la sua puttana!”

“quel bastardo chi? Ma che stai dicendo?” Riku sperò di aver capito male

“di Axel! Io esco con Axel Riku!”

L’albino pensò di svenire a quella rivelazione. A tutte quelle rivelazioni. Ma come aveva fatto ad essere stato così cieco da non essersi accorto che Demyx stava vivendo quella situazione orribile in famiglia, come aveva potuto credere a quei falsi sorrisi che l’amico gli elargiva ogni giorno? Si sedette accanto a lui, appoggiando la testa al muro e l’unica cosa che riuscì a dire fu “da quanto va avanti?”

“ormai sono tre settimane… ma per lui è come se fosse un gioco… Dio, io mi sento così confuso, mi sento uno schifo a pensare che fino a pochi giorni fa ero l’etero più etero di questa scuola ed ora muoio dietro a quel bastardo! Che oltretutto continua a trattarmi come se fossi un ragazzino, si rifiuta di parlare di quando eravamo all’orfanotrofio… Speravo che con lui avrei potuto allontanare i problemi che avevo a casa, e invece lui non fa altro che crearmene altri!”

“perché non me ne hai mai parlato? Demyx, avrei potuto aiutarti” il biondo non lo disse, ma Riku si pose da solo quella domanda “come?”. Infondo lui non sapeva cosa significasse vivere in una famiglia come quella, avere quei problemi; ma sapeva che avrebbe voluto condividere con Demyx ogni cosa, che avrebbe voluto stargli vicino in ogni momento, che sicuramente non lo avrebbe fatto soffrire come Axel.

Gli prese il viso tra le mani, e lo guardò, sorridendo leggermente; Demyx non capiva quel suo sorriso, ma ne sentiva tutto il calore, come se quello solo gli fosse bastato ad infondergli coraggio. Poi Riku si chinò su di lui e lo baciò, in un modo che a Demyx ricordò la prima volta che aveva baciato Axel, tremante, insicuro, senza pensare. Rimase immobile, gli occhi sbarrati, e attese che Riku si fosse staccato da lui.

“scusa..” fece lui arrossendo “ ma era tanto che volevo farlo… forse da quando ti ho incontrato quel giorno con la neve… non pensare nulla Demy… questo è solo un grazie… è per farti capire quanto sei importante per me…”

“Riku… io non pensavo che…”

“ho pensato molte volte di essere innamorato di te… non so se lo sono realmente… so solo che voglio starti accanto, Demyx… voglio aiutarti… Non nascondermi mai più nulla, ok?”

Demyx annuì, incapace di dire qualsiasi cosa avesse senso. Rimase a fissare Riku, sorridendo, felice di essersi sfogato con qualcuno, e non con un qualcuno qualsiasi, con quello che, ne era sicuro, poteva considerare il suo migliore amico.

Si alzarono entrambi, uscendo dal bagno. Quello sarebbe stato il loro segreto. Quel bacio sarebbe rimasto chiuso lì, e nessuno avrebbe mai violato la dolcezza di quel ricordo.

 

All’uscita di scuola, mentre Sora faceva battutine senza senso tenendo suo fratello abbracciato per le spalle, cercando di tirarlo su, e Zexion leggeva il suo libro senza mai allontanarsi da Roxas, Demyx e Riku se ne stavano più indietro, senza parlare, gli occhi bassi, quasi avessero timore a guardarsi.

Riku fissava di nascosto l’amico, osservando i suoi occhi, per la prima volta velati di malinconia e tristezza, ma almeno per la prima volta sinceri; ad un tratto notò che Demyx si era fermato. Fissava qualcuno. E non un qualcuno qualsiasi: infatti, vicino al cancello, appoggiato alla moto, mentre parlava con un tizio un po’ vecchiotto che sembrava parecchio allarmato, c’era Axel. Riku sentì una certa rabbia crescergli dentro, non voleva vedere Demyx in quello stato, e sinceramente, gli dava fastidio il fatto che fissasse quel bulletto.

Demyx era come incantato, gli occhi fissi su Axel. Poi notò il tizio: parlava con foga, quasi rischiasse di scoppiare in lacrime da un momento all’altro, ed ebbe un tuffo nella memoria; “ il vecchio” aveva detto Axel. Che fosse quello il vecchio di cui parlava, quello della droga? Non sembrava affatto uno di quei tipi che aveva visto molte volte nei film, aveva una faccia onesta, quasi impaurita.

Mentre ancora cercava di capirci qualcosa, sentì delle voci vagamente familiari dietro di lui

“ma quello non è suo padre?” aveva detto una ragazza

“si, è lui!” avevano risposto le altre, più o meno in coro. Quando Demyx si voltò le riconobbe, anche se non ebbe il tempo di fermarle: erano le compagne di Naminè! Non poteva sbagliarsi, erano loro. Il che significava che “quello” era il padre della ragazza. Ma se così fosse stato, cosa ci faceva con Axel? Nessun ragionamento si collegava razionalmente nella sua testa: da quello che sapeva la famiglia di Naminè era benestante, che bisogno avrebbe avuto lui di entrare in un giro come quello?

Senza pensarci due volte allungò il passo verso Axel, deciso a capirci qualcosa, e non si curò di Riku che urlava per fermarlo; passò davanti a Sora e Roxas, che spostarono la loro attenzione su di lui, perfino Zexion alzò lo sguardo dal suo libro. Quando il biondino si trovò a pochi metri da Axel, la strada gli fu sbarrata da Larxene, che molto poco delicatamente aveva posto davanti a lui la sua gamba, appoggiata violentemente al muro

“dove vai con tanta fretta?” gli fece lei, con le braccia incrociate al petto “Axel non vuole che lo disturbi”

“tu…” Demyx arrossì “tu lo sai?” furono le uniche parole che riuscì a dire, balbettando per l’imbarazzo

“no… non so nulla! So solo che Axel mi ha detto che non ti vuole intorno adesso. Non so perché…” Larxene scese la gamba dal muro, e si avvicinò a Demyx, parlandogli in un orecchio, appoggiata alla sua spalla “…ma mi sono fatta un idea”

Quelle parole fecero scoppiare il cuore di Demyx. Se Larxene, anche solo per invidia avesse rivelato tutto, cosa sarebbe successo? Forse i suoi amici non avrebbero avuto la stessa reazione di Riku, e questo lo spaventava; ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, Larxene tornò a parlare

“voglio vederti sta sera, al parco… vedi di esserci, ragazzino”

“ci sarò” lo disse senza pensare, deglutendo a vuoto mentre vedeva Larxene allontanarsi come se nulla fosse accaduto; forse l’aveva scampata. Riku si avvicinò di corsa a lui, sfiorandogli una spalla con la mano “che ti ha detto?”

“vuole vedermi.. credo abbia capito qualcosa…”

“ci andrai?”

“devo”

“ti accompagno!”
“no” Demyx capì di essere stato brusco nella risposta, così si voltò sorridente verso Riku “ altrimenti avrebbero ragione a chiamarmi ragazzino… Sai, mi sono sempre affidato al fatto che tu mi saresti stato vicino, Riku. Ora è il momento che impari a fare qualcosa da solo, non credi?”

“Demyx, ma tu hai già molti problemi! Io voglio starti vicino!”

Demyx sorrise ancora, e prima che Riku potesse dire altro, lo abbracciò. Il ragazzo arrossì visibilmente, guardandosi intorno: tutti li fissavano, compresi Sora Roxas e Zexion; ma infondo, che gli importava? Quell’abbraccio era così caloroso che non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo.

“ grazie Riku! Sei il mio migliore amico” Riku colse un certo tremolio nella voce di Demyx, e capì che quelle tensioni erano troppe per lui; avrebbe voluto correre in suo soccorso, come un eroe arrivare e districare la matassa complicata dei suoi problemi. Ma si rese conto che lui non era un eroe, e non aveva alcun poter per aiutarlo; ma a Demyx bastava. Gli bastava la sua presenza. Lo abbracciò di risposta, sibilando un dolce “io ci sarò sempre, Demyx!”

Demyx si staccò da lui, tenendogli le mani sulle spalle, e gli sorrise. Poi corse via, salutando con la mano tutti i suoi compagni; Riku rimase a guardarlo, rosso in viso come una mela, e si scosse solo quando Zexion lo pungolò con il libro “e poi eri tu quello a cui non piaceva, eh?”

“eh?!” Riku si voltò e vide Sora e Roxas che lo guardavano con occhi esterrefatti “aspettate, non è come pensate, io stavo solo… ecco lui…”

“Riku… ci posso stare che Demyx ti abbia abbracciato per qualsiasi motivo. Ma perché tu sei tutto rosso, eh?” Sora giurò di toccare terra con la bocca, vedendo il rossore sulle gote di Riku aumentare

“be ecco… è che m pi-c-…” Riku disse qualcosa di incomprensibile

“come?” gli occhi di Sora erano due punti interrogativi

Riku ripetè poco più forte quello che aveva detto, ancora però in modo poco comprensibile

“Riku non ho capito un cazzo! Parla più forte!”

“Ho detto che mi piace va bene!? Sono innamorato di Demyx!!” Riku letteralmente urlò, e fortunatamente per lui non c’era quasi più nessuno nel giardino della scuola che potesse sentirlo; Sora rimase in silenzio alcuni secondi, incapace di dire qualsiasi cosa. Zexion cinse le spalle di Riku con un braccio, sorridendo leggermente “almeno alla fine lo hai ammesso!”

“io non credevo che ne fossi innamorato! Insomma avevo notato che gli stavi parecchio vicino, ma pensavo che lo facessi perché eravate molto amici…” Roxas si grattava la testa, stranamente poco scosso dalla rivelazione di Riku

“Roxas, ma hai capito cosa ha detto??” fece Sora, gesticolando come un forsennato

“si ho capito benissimo. Quello che non capisco è perché ti comporti così, tu.”

Sora si fermò di scatto. Rimase in silenzio a guardare il fratello, poi spostò lo sguardo su Riku, che era ancora rossissimo in viso; sorrise leggermente, portandosi una mano dietro la nuca, e grattandosi la testa fece “hai ragione… Scusa Riku. Sono uno stupido a reagire così! So che non deve essere facile”

Riku annuì, ripensando a Demyx che fissava Axel poco prima, e sospirò rumorosamente, rassegnandosi all’idea di averlo accanto come amico. Sora lo prese sotto braccio, insieme a Zexion e Roxas

“avanti, su con la vita! Vedrai che tutto si risolverà no? Chissà, magari anche Demyx ti ricambia!” rise il ragazzo dai capelli cioccolato

“ma che… lui preferisce Axel…” la voce di Riku, seppur fioca, arrivò benissimo alle orecchie di Sora, che si fermò sudando a freddo

“come scusa…?”

“oh!” sobbalzò Riku tappandosi la bocca “cazzo… e va bene… mi sa che vi devo spiegare un po’ di cose…”

E avanzando a passo lento, fece cenno a tutti di seguirlo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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