La prima volta c'è per tutti
Va be tanto ci scrivo sempre lo stesso, ecco il quinto capitolo, bla bla bla... Cmq spero vi piaccia!
La luce che entrava dalle tendine
semichiuse creava dei giochi strani, passando tra le beute e i Becker,
riflettendo fasci irregolari sul corpo di Demyx, seduto sulla cattedra,
completamente avvinghiato ad Axel, mentre gli leccava il collo con avidità.
Erano ormai giorni che si
incontravano così, durante la pausa pranzo; la mattina si comportavano come
nulla fosse, alle volte ripetevano le scenate di tutte le mattine, così che
nessuno sospettava che si vedessero di nascosto, in qualche aula vuota, per fare
sesso. Perché alla fine era successo. Una mattina Axel era arrivato deciso con
quell’intento, la voglia stampata in faccia, lo aveva steso su due banchi e con
una mano nei suoi pantaloni gli aveva fatto crollare addosso tutte le
convinzioni di anni e anni.
Dopo quella volta Demyx non aveva
avuto più alcun problema, anzi molte volte era lui a prendere l’iniziativa,
stuzzicando Axel in mille modi.
Mentre gli leccava il collo, in
quel momento, scendeva con la mano dal suo petto fino ai pantaloni; slacciò
abilmente la cintura e poi la zip, infilando di nuovo la sua mano nei boxer del
rosso.
“per fortuna che eri tu quello ad
avere problemi” ironizzò Axel, prima che il fiato gli fosse mozzato dai gemiti
di piacere
“perché così non ti va bene?” Demyx
gli morse un orecchio, senza smettere il su e giù nei boxer di
Axel
“mi va benissimo” riuscì a dire il
rosso, prima di venire.
Di tutta risposta gli alzò la
maglietta, leccandogli prima un capezzolo, poi scendendo con la lingua fino
all’ombelico; non dovette perdere tempo a slacciarli i pantaloni, visto che era
stata la prima cosa che aveva fatto appena era entrato nel laboratorio di
chimica. Leccò i boxer neri, compiacendosi del gemito che scappò al biondino,
seduto ancora sulla cattedra, le mani puntate sul bordo e la testa reclinata
all’indietro; non ci volle molto perché anche lui arrivasse all’apice del
piacere, al ritmo incalzante di Axel.
“ma guarda qua… adesso come faccio
ragazzino! Mi tocca andare in giro con i boxer completamente
umidi!”
“non è colpa mia se mi tiri così
tanto” gli fece Demyx, leccandosi il labbro superiore
“la prima volta sembravi così
indifeso… adesso sei perfino peggio di me” Axel rise, guardandolo negli occhi.
Demyx stette un secondo in silenzio.
“sto esaurendo le scuse! Non so più
che inventarmi per venire da te!”
“che cazzo ti ci vuole a dirgli
dove vai davvero?”
“ma sei scemo! Certo, adesso vado
lì e gli dico: guardate io vado a scoparmi Axel, aspettatemi un attimo,
ok?”
“fa come ti pare…” Axel imboccò la
porta
“tu la fai facile… ma scommetto che
nemmeno te hai detto ai tuoi compagni che stai con me,
vero?”
“sto con te?” Axel si voltò verso
di lui con sguardo perplesso “ e chi ha detto che stiamo
insieme?”
“come chi l’ha detto? Vuoi dirmi
che per te ci incontriamo qui così, solo per divertirci?”
“precisamente! Mi va di farlo con
te, ok? Ma non ho mai detto di stare con te!”
“perfetto! Allora non mi aspettare
domani!”
“fa come ti
pare”
Fa come ti pare… sempre quel fa
come ti pare! Demyx non ce la faceva più a sentirglielo dire, come se non gliene
fregasse assolutamente niente del fatto che lui aveva praticamente stravolto la
sua vita per lui!
“possibile che non sai dire altro?”
Demyx lo afferrò per una spalla, e quando vide Axel contorcersi dal dolore si
spaventò “Axel? Che hai fatto alla spalla?”
Mentre il rosso continuava a dire
che non aveva nulla, Demyx gli aveva già sbottonato la camicia, e aveva scoperto
la ferita che Axel aveva sulla spalla
“chi te l’ha fatta questa?”
“è successo ieri sera… quelli si
sono incazzati perché il carico non era completo… quel vecchio li voleva
fregare, o forse è stato fregato anche lui, che ne so… Mi hanno dato una
bottigliata, qualche vetro mi era rimasto conficcato nella spalla… alla fine
pare che abbiano capito che noi non c’entriamo”
“quelli? Il carico? Axel sei
coinvolto in un giro di droga?”
“come se fosse una novità… quel
vecchio voleva che noi la consegnassimo, tutto qua!”
“tutto qua? Ma ti rendi conto che
potevano ammazzarti?”
Axel guardò gli occhi ricolmi di
lacrime di Demyx e si mise a ridere. Ma la sua risata fu spezzata dalla voce
mozzata del biondino “ non voglio che fai certe cose… Ho paura di
perderti”
Demyx abbracciò Axel, lasciando il
rosso senza fiato! Nessuno lo aveva mai abbracciato a quel modo, nessuno gli
aveva mai detto che non voleva perderlo… Per la prima volta si sentì amato da
qualcuno.
“ti ho già perso una volta, non
voglio farlo di nuovo!” Demyx teneva il viso sprofondato tra le pieghe della
camicia di Axel; il rosso, d’istinto, sicuro che quella scena si fosse ripetuta
molte volte nel loro passato, accarezzò i capelli di Demyx
“sta tranquillo” gli fece “io ho la
pelle dura”
“con questo vuoi dire che non ti
tirerai fuori da quel giro?”
“senti, io ormai ci vivo con questa
roba, capito? Per me è vita quotidiana! Non puoi pretendere che smetta di fare
quello che ho fatto da una vita per un ragazzino!”
Demyx si staccò immediatamente da
lui. Si sentiva ferito da quelle parole, come se Axel lo avesse pugnalato alle
spalle. Uscì dall’aula e senza nemmeno voltarsi gli disse “se la pensi così va a
quel paese” e se ne andò senza fermasi al “Demyx” che urlò Axel, nel tentativo
di fermarlo.
Il rosso si appoggiò alla porta e
buttandosi una mano sulla fronte disse l’ennesimo “ma fa come ti
pare”.
Sora e compagni erano ancora
appollaiati sul termosifone, quando Demyx ricomparve dalle scale, nero in viso
come il carbone. Riku se ne accorse subito (si i due alla fine avevano fatto
pace) e gli si avvicinò con fare apprensivo
“Demy, che hai fatto?”
“niente… lascia stare…” Demyx puntò diretto la porta della
classe, seguito a ruota dai compagni. Roxas si fermò un istante sulla porta,
richiamando l’attenzione di un gruppetto di ragazze: le amiche di
Naminè
“scusate… Ma Naminè sta male per
caso? Sono giorni che non la vedo a scuola”
“Naminè?” fece una delle ragazze,
con sguardo preoccupato “non ne sappiamo nulla… non risponde al telefono, e non
si è fatta più sentire… è strano, se è assente anche solo un giorno ci chiama
subito…”
“ capisco…” Roxas rimase seriamente
preoccupato, rientrando in classe con gli occhi bassi. Zexion aveva sentito la
conversazione, sicuro che anche i compagni se ne fossero accorti. Sora si
sedette accanto al fratello, cercando di consolarlo insieme a Zexion, mentre
Riku fissava Demyx, che sembrava non aver la minima intenzione di parlare.
L’insegnante mancava, così Demyx
decise di farsi un giro per i corridoi, tanto per smaltire la rabbia. Riku gli
corse dietro, seguendolo in bagno
“si può sapere che vuoi?” fece
Demyx spazientito, voltandosi verso di lui
“Che cavolo hai Demyx? Questi
giorni sembri assente, te ne vai durante la pausa pranzo, ci sentiamo più
pochissimo… si può sapere che ti prende?”
“niente Riku, te l’ho detto! Sto
bene!”
In quel momento entrò Axel in
bagno. Demyx sbarrò gli occhi, fissandolo sull’orlo di scoppiare a piangere,
mentre lui fece come se non lo avesse visto, si lavò le mani e poi uscì, con la
stessa non curanza di quando era entrato. Demyx si gettò a sedere per terra, le
mani nei capelli “cazzo!” quasi urlò
Riku si chinò su di lui “adesso mi
dici che hai?”
“è tutto un casino Riku! I miei si
stanno separando, litigano ogni giorno! Mio padre nemmeno mi considera, mia
madre prende più pasticche di un tossico per calmarsi e come se non bastasse
quel bastardo mi tratta come se fossi la sua puttana!”
“quel bastardo chi? Ma che stai
dicendo?” Riku sperò di aver capito male
“di Axel! Io esco con Axel Riku!”
L’albino pensò di svenire a quella
rivelazione. A tutte quelle rivelazioni. Ma come aveva fatto ad essere stato
così cieco da non essersi accorto che Demyx stava vivendo quella situazione
orribile in famiglia, come aveva potuto credere a quei falsi sorrisi che l’amico
gli elargiva ogni giorno? Si sedette accanto a lui, appoggiando la testa al muro
e l’unica cosa che riuscì a dire fu “da quanto va avanti?”
“ormai sono tre settimane… ma per
lui è come se fosse un gioco… Dio, io mi sento così confuso, mi sento uno schifo
a pensare che fino a pochi giorni fa ero l’etero più etero di questa scuola ed
ora muoio dietro a quel bastardo! Che oltretutto continua a trattarmi come se
fossi un ragazzino, si rifiuta di parlare di quando eravamo all’orfanotrofio…
Speravo che con lui avrei potuto allontanare i problemi che avevo a casa, e
invece lui non fa altro che crearmene altri!”
“perché non me ne hai mai parlato?
Demyx, avrei potuto aiutarti” il biondo non lo disse, ma Riku si pose da solo
quella domanda “come?”. Infondo lui non sapeva cosa significasse vivere in una
famiglia come quella, avere quei problemi; ma sapeva che avrebbe voluto
condividere con Demyx ogni cosa, che avrebbe voluto stargli vicino in ogni
momento, che sicuramente non lo avrebbe fatto soffrire come Axel.
Gli prese il viso tra le mani, e lo
guardò, sorridendo leggermente; Demyx non capiva quel suo sorriso, ma ne sentiva
tutto il calore, come se quello solo gli fosse bastato ad infondergli coraggio.
Poi Riku si chinò su di lui e lo baciò, in un modo che a Demyx ricordò la prima
volta che aveva baciato Axel, tremante, insicuro, senza pensare. Rimase
immobile, gli occhi sbarrati, e attese che Riku si fosse staccato da lui.
“scusa..” fece lui arrossendo “ ma
era tanto che volevo farlo… forse da quando ti ho incontrato quel giorno con la
neve… non pensare nulla Demy… questo è solo un grazie… è per farti capire quanto
sei importante per me…”
“Riku… io non pensavo
che…”
“ho pensato molte volte di essere
innamorato di te… non so se lo sono realmente… so solo che voglio starti
accanto, Demyx… voglio aiutarti… Non nascondermi mai più nulla,
ok?”
Demyx annuì, incapace di dire
qualsiasi cosa avesse senso. Rimase a fissare Riku, sorridendo, felice di
essersi sfogato con qualcuno, e non con un qualcuno qualsiasi, con quello che,
ne era sicuro, poteva considerare il suo migliore amico.
Si alzarono entrambi, uscendo dal
bagno. Quello sarebbe stato il loro segreto. Quel bacio sarebbe rimasto chiuso
lì, e nessuno avrebbe mai violato la dolcezza di quel ricordo.
All’uscita di scuola, mentre Sora
faceva battutine senza senso tenendo suo fratello abbracciato per le spalle,
cercando di tirarlo su, e Zexion leggeva il suo libro senza mai allontanarsi da
Roxas, Demyx e Riku se ne stavano più indietro, senza parlare, gli occhi bassi,
quasi avessero timore a guardarsi.
Riku fissava di nascosto l’amico,
osservando i suoi occhi, per la prima volta velati di malinconia e tristezza, ma
almeno per la prima volta sinceri; ad un tratto notò che Demyx si era fermato.
Fissava qualcuno. E non un qualcuno qualsiasi: infatti, vicino al cancello,
appoggiato alla moto, mentre parlava con un tizio un po’ vecchiotto che sembrava
parecchio allarmato, c’era Axel. Riku sentì una certa rabbia crescergli dentro,
non voleva vedere Demyx in quello stato, e sinceramente, gli dava fastidio il
fatto che fissasse quel bulletto.
Demyx era come incantato, gli occhi
fissi su Axel. Poi notò il tizio: parlava con foga, quasi rischiasse di
scoppiare in lacrime da un momento all’altro, ed ebbe un tuffo nella memoria; “
il vecchio” aveva detto Axel. Che fosse quello il vecchio di cui parlava, quello
della droga? Non sembrava affatto uno di quei tipi che aveva visto molte volte
nei film, aveva una faccia onesta, quasi impaurita.
Mentre ancora cercava di capirci
qualcosa, sentì delle voci vagamente familiari dietro di
lui
“ma quello non è suo padre?” aveva
detto una ragazza
“si, è lui!” avevano risposto le
altre, più o meno in coro. Quando Demyx si voltò le riconobbe, anche se non ebbe
il tempo di fermarle: erano le compagne di Naminè! Non poteva sbagliarsi, erano
loro. Il che significava che “quello” era il padre della ragazza. Ma se così
fosse stato, cosa ci faceva con Axel? Nessun ragionamento si collegava
razionalmente nella sua testa: da quello che sapeva la famiglia di Naminè era
benestante, che bisogno avrebbe avuto lui di entrare in un giro come quello?
Senza pensarci due volte allungò il
passo verso Axel, deciso a capirci qualcosa, e non si curò di Riku che urlava
per fermarlo; passò davanti a Sora e Roxas, che spostarono la loro attenzione su
di lui, perfino Zexion alzò lo sguardo dal suo libro. Quando il biondino si
trovò a pochi metri da Axel, la strada gli fu sbarrata da Larxene, che molto
poco delicatamente aveva posto davanti a lui la sua gamba, appoggiata
violentemente al muro
“dove vai con tanta fretta?” gli
fece lei, con le braccia incrociate al petto “Axel non vuole che lo
disturbi”
“tu…” Demyx arrossì “tu lo sai?”
furono le uniche parole che riuscì a dire, balbettando per
l’imbarazzo
“no… non so nulla! So solo che Axel
mi ha detto che non ti vuole intorno adesso. Non so perché…” Larxene scese la
gamba dal muro, e si avvicinò a Demyx, parlandogli in un orecchio, appoggiata
alla sua spalla “…ma mi sono fatta un idea”
Quelle parole fecero scoppiare il
cuore di Demyx. Se Larxene, anche solo per invidia avesse rivelato tutto, cosa
sarebbe successo? Forse i suoi amici non avrebbero avuto la stessa reazione di
Riku, e questo lo spaventava; ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, Larxene
tornò a parlare
“voglio vederti sta sera, al parco…
vedi di esserci, ragazzino”
“ci sarò” lo disse senza pensare,
deglutendo a vuoto mentre vedeva Larxene allontanarsi come se nulla fosse
accaduto; forse l’aveva scampata. Riku si avvicinò di corsa a lui, sfiorandogli
una spalla con la mano “che ti ha detto?”
“vuole vedermi.. credo abbia capito
qualcosa…”
“ci andrai?”
“devo”
“ti accompagno!”
“no” Demyx capì
di essere stato brusco nella risposta, così si voltò sorridente verso Riku “
altrimenti avrebbero ragione a chiamarmi ragazzino… Sai, mi sono sempre affidato
al fatto che tu mi saresti stato vicino, Riku. Ora è il momento che impari a
fare qualcosa da solo, non credi?”
“Demyx, ma tu hai già molti
problemi! Io voglio starti vicino!”
Demyx sorrise ancora, e prima che
Riku potesse dire altro, lo abbracciò. Il ragazzo arrossì visibilmente,
guardandosi intorno: tutti li fissavano, compresi Sora Roxas e Zexion; ma
infondo, che gli importava? Quell’abbraccio era così caloroso che non ci avrebbe
rinunciato per nulla al mondo.
“ grazie Riku! Sei il mio migliore
amico” Riku colse un certo tremolio nella voce di Demyx, e capì che quelle
tensioni erano troppe per lui; avrebbe voluto correre in suo soccorso, come un
eroe arrivare e districare la matassa complicata dei suoi problemi. Ma si rese
conto che lui non era un eroe, e non aveva alcun poter per aiutarlo; ma a Demyx
bastava. Gli bastava la sua presenza. Lo abbracciò di risposta, sibilando un
dolce “io ci sarò sempre, Demyx!”
Demyx si staccò da lui, tenendogli
le mani sulle spalle, e gli sorrise. Poi corse via, salutando con la mano tutti
i suoi compagni; Riku rimase a guardarlo, rosso in viso come una mela, e si
scosse solo quando Zexion lo pungolò con il libro “e poi eri tu quello a cui non
piaceva, eh?”
“eh?!” Riku si voltò e vide Sora e
Roxas che lo guardavano con occhi esterrefatti “aspettate, non è come pensate,
io stavo solo… ecco lui…”
“Riku… ci posso stare che Demyx ti
abbia abbracciato per qualsiasi motivo. Ma perché tu sei tutto rosso, eh?” Sora
giurò di toccare terra con la bocca, vedendo il rossore sulle gote di Riku
aumentare
“be ecco… è che m pi-c-…” Riku
disse qualcosa di incomprensibile
“come?” gli occhi di Sora erano due
punti interrogativi
Riku ripetè poco più forte quello
che aveva detto, ancora però in modo poco comprensibile
“Riku non ho capito un cazzo! Parla
più forte!”
“Ho detto che mi piace va bene!?
Sono innamorato di Demyx!!” Riku letteralmente urlò, e fortunatamente per lui
non c’era quasi più nessuno nel giardino della scuola che potesse sentirlo; Sora
rimase in silenzio alcuni secondi, incapace di dire qualsiasi cosa. Zexion cinse
le spalle di Riku con un braccio, sorridendo leggermente “almeno alla fine lo
hai ammesso!”
“io non credevo che ne fossi
innamorato! Insomma avevo notato che gli stavi parecchio vicino, ma pensavo che
lo facessi perché eravate molto amici…” Roxas si grattava la testa, stranamente
poco scosso dalla rivelazione di Riku
“Roxas, ma hai capito cosa ha
detto??” fece Sora, gesticolando come un forsennato
“si ho capito benissimo. Quello che
non capisco è perché ti comporti così, tu.”
Sora si fermò di scatto. Rimase in
silenzio a guardare il fratello, poi spostò lo sguardo su Riku, che era ancora
rossissimo in viso; sorrise leggermente, portandosi una mano dietro la nuca, e
grattandosi la testa fece “hai ragione… Scusa Riku. Sono uno stupido a reagire
così! So che non deve essere facile”
Riku annuì, ripensando a Demyx che
fissava Axel poco prima, e sospirò rumorosamente, rassegnandosi all’idea di
averlo accanto come amico. Sora lo prese sotto braccio, insieme a Zexion e
Roxas
“avanti, su con la vita! Vedrai che
tutto si risolverà no? Chissà, magari anche Demyx ti ricambia!” rise il ragazzo
dai capelli cioccolato
“ma che… lui preferisce Axel…” la
voce di Riku, seppur fioca, arrivò benissimo alle orecchie di Sora, che si fermò
sudando a freddo
“come scusa…?”
“oh!” sobbalzò Riku tappandosi la
bocca “cazzo… e va bene… mi sa che vi devo spiegare un po’ di
cose…”
E avanzando a passo lento, fece cenno a tutti di seguirlo
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