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Autore: Sam E Soer    28/03/2015    1 recensioni
"La continua ricerca di un modo per salvarlo stava diventando un’ossessione. E ultimamente si era spesso interrogato sul motivo nascosto dietro quel continuare in modo estenuante a cercare una soluzione per far sì che Dean tornasse ad essere l’uomo che era. Alla fine aveva dovuto fare i conti con una verità che non osava dire ad alta voce, una verità che era così annichilente che persino a se stesso era riuscito solo a sussurrarla."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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{Nota: Gli avvenimenti descritti di seguito si svolgono dopo la puntata 10x16, per chi non l'avesse vista. S

 

Scrutò le tenebre nella stanza lasciando che lo sguardo accarezzasse lentamente ogni singolo dettaglio di quella camera così spoglia. Si soffermò qualche istante di più sulla carta da parati, una composizione floreale in verde chiaro e verde scuro che lasciava molto a desiderare persino per lui, che di carta da parati non ne capiva poi molto. Corrugò la fronte voltando appena la testa per lasciarsi alle spalle quella visione e posare gli occhi sul letto.


Il respiro era stranamente regolare, qualcosa che Castiel non sentiva da tanto tempo. Chiuse lentamente gli occhi infilando le mani nelle tasche del trench. Si lasciò cullare da quel suono così familiare eppure, negli ultimi tempi, così raro.

Fece qualche passo avanti inclinando la testa di lato, lentamente. Senza far rumore riuscì ad avvicinarsi abbastanza al letto per poter scorgere il viso di Dean Winchester. A differenza del suo respiro tranquillo e regolare, il volto era contrito in una smorfia di angoscia, come se tutte le sue ansie e le sue paure si fossero concentrate nei suoi lineamenti.
Castiel aveva sempre pensato che le uniche volte in cui il volto di Dean era perfettamente leggibile era quando dormiva. Era in quel momento che abbassava qualsiasi difesa e lasciava che i suoi lineamenti parlassero per lui. Era in quel momento che la sua espressione combaciava perfettamente con la verità.

Si spostò un po’ a dare un’occhiata al comodino. Non c’era niente che giustificasse un respiro così tranquillo - una bottiglia qualunque di qualche alcolico a cui Dean era così affezionato, magari - che stonava con la sua espressione, sebbene Castiel non fosse stupido. Bastava fare due più due per comprendere che molto probabilmente aveva dormito così poco che, ad un certo punto, dopo l’ultimo caso, doveva per forza essere crollato in un sonno profondo.
Questo spiegava anche perché il cacciatore non si fosse ancora reso conto della sua presenza nell’oscurità. Per uno strano motivo la cosa lo preoccupò. Era in uno stato di inconscia e completa vulnerabilità, uno stato in cui Castiel sperava di non vedere mai Dean.

Tirò un leggero sospiro di sollievo, contento di essere lì per vegliare su di lui. In realtà non era quello il motivo per cui quella notte si era presentato. Era un po’ di tempo che non vedeva Dean, e voleva accertarsi con i suoi occhi che stesse lottando per andare avanti. Avrebbe voluto forse parlargli e fargli quelle tipiche domande a cui Dean avrebbe risposto mentendo.

Come stai?

Sto bene.

Scosse leggermente la testa. Si chiese se almeno il cacciatore si rendesse conto di quanto le sue parole cozzavano contro la verità che il suo tono vocale cercava invano di trattenere. Era come una luce al neon su sfondo nero.
La verità traspariva cristallina, Castiel ne riconosceva le note, ne riconosceva le urla anche quando la menzogna di Dean cercava di urlare più forte.

Si voltò piano cercando una sedia dove potersi accomodare ed aspettare il giorno. Incredibile come il solo atto di essere presente nella stessa stanza di Dean lo stesse facendo sentire immediatamente meglio, come se un peso gli fosse stato tolto improvvisamente dal torace.
Non badando troppo al fatto che si fosse messo troppo vicino al comodino, quando il trench strusciò contro le maniglie sporgenti dei cassetti, si bloccò immediatamente assumendo l’immobilità di una statua.
Avrebbe dovuto immaginarlo che il passo falso ormai lo aveva fatto. Si sentì tirare per le spalle prima di essere buttato sul letto e ritrovarsi Dean esattamente sopra di lui che gli stringeva le cosce contro il bacino in una morsa ferrea e gli puntava un pugnale alla gola, così vicino che se Castiel avesse deglutito, si sarebbe sgozzato da solo.
Ora il respiro del cacciatore era diverso. Annaspante, veloce, in qualche modo persino feroce, di qualcuno che non vedeva l’ora di avere semplicemente una magra scusa per potersi sfogarsi attraverso la violenza.

Castiel batté lentamente le ciglia osservando Dean dalla sua prospettiva. Ultimamente, c’era quel qualcosa che passava nello sguardo del cacciatore, qualcosa di piccolo e per soli pochi secondi, che Castiel non comprendeva, e questo lo faceva sentire a disagio.
Aveva imparato a leggere gli esseri umani attraverso Dean. Aveva compreso la loro espressività, le loro battute e il motivo per cui agivano in alcuni modi piuttosto che altri. Quando qualcosa di sconosciuto appariva sul volto di Dean, si sentiva infastidito e smarrito, come le prime volte che aveva avuto a che fare con lui.
Ma quel luccichio durò solo un istante, il tempo necessario a Dean per riconoscere la persona contro cui stava puntando il coltello. Il cacciatore corrugò appena la fronte offrendogli uno sguardo di scuse prima di lasciare scivolare il coltello sulle lenzuola, senza mancare di sfiorare appena il collo di Castiel con le dita.

“Dannazione Cas. Non so più come dirti di non entrare di notte nella mia camera in modo così inquietante.” La voce roca e assonnata lo costrinse a schiarirsi la voce mentre scivolava di lato lasciando l’angelo libero di muoversi.

Castiel però restò immobile, la ragione principale era che per un secondo si era sentito completamente annichilito dalla forza che Dean aveva usato per inchiodarlo al letto. Se fosse stato un nemico, non avrebbe avuto modo di difendersi.
In parte però era anche vero che, seppure si fosse potuto difendere, era sempre Dean la persona che gli stava di fronte. L’idea di fargli del male per difendersi, era quasi inconcepibile.

“Ero passato a vedere come stavi.” Rispose Castiel dopo un po’ voltandosi verso di lui.

Dean si era disteso al suo fianco e non lo guardava, stava invece fissando il soffitto. Era un po’ che Castiel non aveva avuto modo di stargli così vicino da poter vedere perfettamente ogni dettaglio del suo profilo. Dalle linee dell’orecchio, alla barba incolta, fino alla perfetta linea che curvava verso il mento.

“Dormivo.” Disse Dean che corrugò la fronte nel dirlo, come se fosse egli stesso stupito della cosa. “Sei sparito.” Aggiunse flebilmente voltandosi lentamente a guardarlo ed inchiodandolo con lo sguardo.

Castiel si sentì completamente sopraffatto dal modo in cui adesso lo stava fissando.
Si sorprendeva sempre quando Dean lo guardava in quel modo. C’era una sorta d’insicurezza mista a rabbia sul suo viso, come un’accusa di abbandono.
Come poteva Dean non comprendere che qualunque cosa Castiel facesse non era volta a recargli danno o un qualsiasi tipo di dispiacere? Come poteva sfuggirgli quanto fosse importante per lui al punto che ogni sua azione era pensata per far sì che lui stesse sempre bene?

Si mosse nervosamente, sapendo che forse la sua frustrazione traspariva perfettamente dai gesti del suo corpo. A volte si rendeva conto che nonostante avesse passato tanto tempo tra gli umani, tanto tempo con Dean, non era in grado di dare la giusta eloquenza a ciò che provava, lasciando spesso trasparire qualcosa di non vero, o peggio, lasciando che non trasparisse nulla.

“Avevo del lavoro da svolgere.” Rispose un po’ incerto.

La continua ricerca di un modo per salvarlo stava diventando un’ossessione. E ultimamente si era spesso interrogato sul motivo nascosto dietro quel continuare in modo estenuante a cercare una soluzione per far sì che Dean tornasse ad essere l’uomo che era. Alla fine aveva dovuto fare i conti con una verità che non osava dire ad alta voce, una verità che era così annichilente che persino a se stesso era riuscito solo a sussurrarla.
Dean Winchester era la cosa peggiore che gli fosse mai capitata. Castiel non era più in grado di esistere a meno che non avesse la possibilità di condividere lo spazio del cacciatore. In un certo senso, Dean era stato la morte di Castiel. La sua esistenza aveva senso solo perché c’era lui. Se Dean fosse morto – se ancor peggio in un futuro prossimo sarebbe stato lui stesso costretto ad ucciderlo – Castiel avrebbe semplicemente smesso di esistere.

Lanciò uno sguardo di sbieco al cacciatore, cercando di liberarsi da quel pensiero. Vide il suo volto distendersi appena in un piccolo sorriso. Un accenno di brevissima serenità in che scaldò Castiel nel profondo.
Quella sensazione era come una droga; una volta provata non aveva più potuto farne a meno. Avrebbe ceduto tutta la sua intera esistenza per un solo attimo ancora di quella sensazione. Un solo attimo, ancora.

“Gradirei più che ti facessi vedere un po’ più spesso, piuttosto che andare alla ricerca di…” Dean sembrò non essere in grado di continuare, e si voltò nervosamente verso di lui poggiando un gomito sul materasso troppo morbido per essere un comodo giaciglio, voltandosi a guardarlo, stancamente.

Castiel abbassò lo sguardo. Smettere di cercare avrebbe significato ammettere che non c’era soluzione. E in quei sei anni non era quello che aveva imparato a fare sulla Terra.

“Resti?” Chiese Dean ad un tratto, di nuovo quell’ombra di smarrimento sul viso.

Castiel lo fissò.

Dean Winchester, tu sei… come dite voi esseri umani? Voi che trovate il modo di racchiudere le più profonde espressioni dell’anima in due o tre significative parole volte a spiegare tutto.
Cosa sei Dean?
Oh, sì, ecco: 
Dean tu sei la mia raison d’être senza la quale la mia intera esistenza non avrebbe motivo di essere, semplicemente di essere.

“Cas?” Dean lo richiamò all’attenzione, e l’angelo soffocò tutte le parole pensate chiudendole in un remoto spazio dentro di sé.

Allungò una mano chiudendo le dita a stringere il colletto della maglia di Dean.

“Torna a riposare.” Disse. “Resto qui.”
 


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Un ringraziamento speciale oggi va a Noemi (xthewriter) che mi ha aiutata nel processo di questa OS avendo seri dubbi riguardo il POV di Castiel col quale non vado molto d'accordo. Avevo in mente la storia e il modo in cui volevo scriverla, ma ancora adesso ho i miei dubbi sull'essere o meno riuscita a comprendere e riportare il personaggio nel migliore dei modi. In ogni caso, sono felice di aver sperimentato e di aver provato a mettermi in "altri panni" per così dire.

Grazie per essere sempre una magnifica guida.

Xx

Sam.

 
   
 
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