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Autore: thecapitolFB    28/03/2015    2 recensioni
Raccolta di brevi flash-fictions create attraverso una sfida a turni proposta su un gruppo facebook.
O1. Il prompt • «Guardami negli occhi. No, PIÙ SU. Non sono quelli i miei occhi!»;
O2. La canzone • «Dream» degli Imagine Dragons;
O3. Bonus • Tutti i grandi sono stati bambini, una volta...
O4. Il genere • «Introspettivo»;
O5. Coppie improbabili • Coppie di personaggi scelte in maniera casuale;
O6. Le AU • I personaggi in un contesto differente, scelto dagli utenti;
O7. Io a te e tu a me • Sfida a coppie, in cui gli utenti dovevano scambiarsi i prompt;
O8. Prompt dati dagli utenti • «Do you remember how did you became who you are now? Do you remember how did it felt to breath without gasping with all your might?» Da "Live free or let me die" degli Skillet;
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Finnick Odair, Gale Hawthorne, Johanna Mason, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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The Capitol Tales


Secondo Turno – La canzone.
In questo turno, i partecipanti dovevano scrivere in circa dieci minuti una storia ispirata alla canzone "Dream” degli Imagine Dragons.
 

 
Giraffetta.

[Peeta Mellark|Missing Moment di Mockingjay]

 
Peeta batté un pugno contro il muro, incurante del dolore e del sangue che giá gli macchiava le nocche.
Era stanco e confuso.
Desiderava solo riposare ma, ogni volta che provava a chiudere gli occhi, immagini dolorose gli si paravano dinanzi agli occhi improvvise, scavandolo dentro.
In quella cella bianca, che era diventata la sua casa, sentiva che la vita gli stava sfuggendo dalle mani e che i suoi sogni si stavano lentamente trasformando in incubi.
Sognare.
Avrebbe voluto che almeno gli avessero lasciato i sogni, una piccola consolazione. Invece, lo avevano privato prima dei ricordi e poi dei sogni, della speranza, della voglia di vivere.
Presto sentiva che gli avrebbero tolto anche la sua misera vita.
Eppure, continuando a battere il pugno sanguinante contro il muro, Peeta desiderava solo una cosa: che lo lasciassero di nuovo sognare.
 
"But I wanna dream
I wanna dream
Leave me to dream..."
 

 
Macy MacLaughlin.

[Primrose Everdeen|Missing Moment di Mockingjay]

 
Non ha mai smesso di sognare, vero, Prim?
Hai stretto il tuo sogno fra le braccia e non l’hai lasciato svanire.
Ha tremato, sussultato, vacillato, ma non si è mai spezzato.
Non hai smesso di immaginare una vita migliore, una vita vera, quando tua sorella ha rinunciato a ogni cosa – a se stessa, anche a se stessa, e al rimanere al tuo fianco – per salvare la tua vita.
Non hai smesso di sognare quando tutti erano sicuro, così sicuri, che Katniss sarebbe morta in quell’Arena.
Tu non hai mai permesso a te stessa di crederlo.
Non hai smesso di sognare neanche quando lei ti è stata strappata la seconda volta.
Non è accaduto quando lei non è tornata a casa, e quando poi non c’è più stata nessuna casa alla quale ritornare, perché le fiamme hanno divorato ogni strada, ogni risata, ogni ricordo.
Non ti sei arresa quando hai dovuto abbandonare il cielo e l’aria fresca e gli alberi per affondare nelle profondità del Distretto 13.
Hai sempre creduto, fino alla fine, che il mondo che sognavi potesse esistere.
Hai combattuto, con il desiderio di aiutare e la forza della tua mente, quelle tue armi così poco ordinarie, perché questa realtà facesse un po’ di spazio al tuo sogno.
Ma la vita vera non è così, e lo vedi ogni giorno.
È così difficile e dolorosa e devastante, questa vita vera che ti fa crescere così in fretta, che ti strappa i giorni spensierati dei tuoi anni migliori e non ti dà nulla in cambio.
Ti dà forza vedere che non sei sola a vivere in un sogno.
Lo fanno tutti, attorno a te. Si aggrappano all’idea di un mondo migliore, un mondo senza Capitol City, o di un frammento di pace in un mondo così caotico, così folle.
La realtà sembra non voler fare altro che distruggere il vostro sogno, ma tu non ti arrenderai.
Vuoi solo sognare, e continuerai a farlo.
Fino alla fine.


 
 
_The Little Dreamer_

[Peeta Mellark|What-if?|Everlark]

 
Le sue mani come piume si posavano sopra quella tela candida.
L'aveva sempre fatto, quel gesto lo accompagnava ormai da una vita, anche nei momenti più difficili.
Bastava impugnare un pennello e il gioco era fatto, pronto per rinchiudersi nel suo mondo,
fatto solamente di colori, felicità, creatività e tutto quello che lo tranquillizzava.
Bastava aprire il cuore e lasciarsi andare in una via senza ritorno, pieno di sfumature e sogni, solo lì poteva farlo.
Usciva dal suo mondo consapevole di ciò che era veramente quello reale.
Incubi notturni, Pericoli in agguato, Paura, Sangue, Ricordi tormentati, Morte.
Quanti orrori aveva visto quel ragazzo biondo dagli occhi cielo, quanti?
E ormai era stanco, perché lui voleva sognare, solo sognare, niente più.
Lo aveva fatto, un attimo e della sua amata ragazza solo un corpo inerme, gelido.
Le mani strette al collo e il niente per lei.
Era stato lui, era solo un incubo, doveva essere così.
Ma lui voleva sognare, solo sognare, niente più.
Voleva un mondo fatto di colori, odore di cannella, tramonti infiniti da vedere con lei, la sua Katniss.
Una lacrima gli rigò il viso al ricordo triste.
Era morta, per colpa sua.
Si chiese se lassù c'era un forno dove sfornare pane dalla mattina alla sera e non sentire mai la stanchezza.
Era questo che voleva fare, ma ormai non c'era più nessuno per cui farlo.
E in un attimo quel viso si illuminò in una forte risata.
L'avrebbe saputo se c'era un forno dove cucinare lassù, tra poco tempo l'avrebbe visto con i suoi occhi cielo.
Prese un coltello dal cassetto, uno sguardo alla finestra e mai più nessun ripensamento.
Sicuro di ciò che stai facendo Peeta?
Sempre.


 
Kyrean is on Fire.

[Juliette Elain| Tributo (OC) del Distretto (73esima edizione)]

It’s not what you painted in my head
There’s so much there instead of all the colors that I saw
 
Julie posò il pennello. Le immagini dei suoi incubi erano lì, a prenderla in giro lentamente, in agonia.
Era sempre stata una pessima pittrice, ma dopo l'Arena inspiegabilmente era migliorata.
Ed ecco lì gli ibridi rinoceronti che le avevano rubato via Leilani. Gli elefanti di pietra.
Gli orsi sui palloni.
Eppure c'era così tanto da ritrarre, non solo ciò che la Capitale le aveva messo davanti agli occhi. C'erano i colori del sole, l'assoluta immensità del cielo.
Alberi. Persone. Cose.
Poteva dipingere di tutto.

 
We all are living in a dream,
But life ain’t what it seems
Oh everything’s a mess
And all these sorrows I have seen
They lead me to believe
That everything’s a mess
 
È tutto un mistero, un caos, un disordine attorno a sè.
C'era tanto dolore anche. Troppo, per lei.
La Capitale le faceva dipingere orsi danzanti e la inducevano a credere che tutto fosse un caos irreparabile.
Ma ciò non era male, secondo lei.
Meglio il caos ad altri incubi.
 
But I wanna dream
I wanna dream
Leave me to dream
 
Voleva vivere nel mondo dei sogni. In quelli piacevoli. Quelli felici.
Dormiva ma non sognava i vecchi sogni, no. C'era solo tanto sangue.
Decise che avrebbe sognato fino al raggiungimento della felicità.
Voleva sognare.
 
Lasciatela sognare.

 
« And all these sorrows I have seen
They lead me to believe
That everything’s a mess
But I wanna dream
I wanna dream
Leave me to dream ».
 
 
Alaska__

[Jonathan Kidman Junior (OC)| Distretto 6| Post!72nd Hunger Games]

Jonathan è un mio OC. Figlio della Vincitrice dei cinquantaseiesimi Hunger Games; è stato estratto a sedici anni per partecipare alla settantaduesima edizione, durante la quale ha trionfato.

 
Jonathan si siede sul letto nell’Officina Abbandonata.
Non è un gran bel posto, è pieno di spifferi e puzza un po’, ma ormai per lui è diventato un rifugio e l’unico luogo dove stare quando si sente triste e ha bisogno di pensare. La sua vera e nuova casa è troppo falsa, troppo bella, troppo da Capitol City. Lui non la vuole. Vorrebbe tornare indietro di un anno, riavvolgere il nastro e non aver mai partecipato agli Hunger Games. Vuole tornare a vivere nella sua vecchia casa, con sua madre; anche quella è stata costruita da Capitol City, ma lì c’è la sua famiglia, c’è la sua infanzia, la sua vita precedente, quella in cui lui era solo un ragazzino che amava giocare a calcio.
Jonathan desidera solo sognare; far finta che tutto ciò sia stato un brutto, un orribile incubo. Non passa giorno senza che non pensi all’Arena, al sangue dei suoi alleati, all’orribile suono del suo naso che si spezza e il sangue che gli cola sulle labbra, mentre i tributi del Distretto 2 lo osservano minacciosi.
Passa distrattamente il dito sul lenzuolo sporco di quel letto, che non dovrebbe stare all’Officina, ma c’è comunque.
Avanti e indietro. Indietro e avanti. Lo aiuta a distrarsi. Lo aiuta a non pensare. Lo aiuta a sognare.
Gli manca la sua vecchia vita; era un po’ incasinata, ma non c’erano gli incubi, non aveva vite sulla coscienza, non vedeva la gente trafitta dalle sue frecce.
Vuole tornare bambino solo per sperare in un mondo migliore. Ma tutti i dolori che ha visto, la paura, il sangue, la morte lo portano a pensare che non può cambiare nulla. È tutto un disastro, tutto un casino.
Non gli resta che chiudere gli occhi.
E sognare.



 
Kary91.

[Sawyer Mason, Pre-Saga]

La flash-fiction è ambientata durante i primi Hunger Games di Johanna. Sawyer è il fratello minore di Johanna Mason e ha 12 anni. Ama molto fabbricare origami.

 
Oh everything’s a mess
And all these sorrows I have seen
They lead me to believe
That everything’s a mess
 
Si sveglia di soprassalto, ascoltando il rumore dei fogli di carta che cadono a terra; si è addormentato cercando di costruire qualche origami, ma non è riuscito a produrre nulla.
Adesso è circondato da strisce di carta appallottolate e da fogli strappati. C’è solo confusione dentro la stanza ma anche dentro di lui, in un angolo dove fino a qualche giorno prima regnavano solo le fantasticherie di un ragazzino come tanti.
Un tempo, quando non riusciva a prendere sonno, immaginava di piegare fogli fino ad addormentarsi. Sognava di sentire le pieghe formate dalla carta sotto le sue dita e di dare vita a figure bellissime, che avrebbero fatto a sorridere al solo guardarle.
Ci prova anche in quel momento, Sawyer, a piegare fogli con la mente. A sognare, nell’unico modo in cui gli è sempre piaciuto sognare. Tuttavia non ci riesce.
La carta si macchia di sangue – il sangue di sua sorella Johanna. Si sporca di terra e di sudore e qualcuno la graffia, la strappa, la uccide.
Non riesce più a sognare, Sawyer. Non quando, svegliandosi, si accorge che il letto di Johanna è vuoto e la paura gli vibra con violenza nelle ossa ogni volta che passa di fronte al televisore.
Non può più modellare la carta per fabbricare sogni, anche se vorrebbe.
Così apre gli occhi, si alza e solleva uno dei fogli stropicciati che gli sono caduti.
Quello che produce ripiegandolo con cura non è un sogno:  è appuntito da un lato e ha un manico, come quello dell’arnese che utilizza ogni giorno per tagliare la legna.
Sawyer sbadiglia e si lascia cadere nel letto, stringendo forte la sua ascia di carta.
Vorrebbe sognare, ma quei fogli che un tempo l’aiutavano a farlo l’hanno tradito.
E adesso, anche le sue mani fabbricano incubi.
 


 
Tinkerbell92.

[Morfaminomane maschio (Heath)|Distretto 6]

Rain è la fidanzata di Heath.

 
Io continuo a sentirli, Rain. Urlano, soffrono. Le loro grida strazianti squarciano il silenzio della notte. Hai serrato le finestre, chiuso le tende. Lo so, vuoi solo aiutarmi. Ma le finestre continuano ad aprirsi, le tende fluttuano violentemente sulle ali del vento. E le grida ritornano. Continui a fare di tutto per tenermi attaccato alla realtà, lotti al posto mio contro i miei incubi. Sai bene che io ormai non ho più la forza di oppormi, sai bene che cercare di soffocare i miei ricordi più dolorosi è totalmente inutile. Sei tenace, sei generosa. E mi ami. Capisco perché ti affanni così tanto per alleviare il mio dolore. Puoi farmi chiudere gli occhi per un po’, ma quando li aprirò di nuovo i mostri saranno ancora lì. Eri consapevole di quello che avrebbe comportato una relazione con uno come me, con un ragazzo distrutto, devastato, completamente spezzato dentro. Non vorrei provocarti tutto questo dolore, non lo meriti. Non voglio che tu sia “spezzata” come me. I sogni sono un rifugio temporaneo dal dolore, dal casino che è la nostra vita. Certe volte, vorrei semplicemente continuare a sognare.


 
The_Monster

[Beetee & Felix Felicis (OC)| Distretto 3]

Felix è stata una dei tributi di Beetee. Jack era il compagno di distretto della ragazzina.

 
《Cosa fai, Felix?》 Il suo mentore doveva averla seguita fino alla spiaggia, l'aveva spaventata. Ma certo, lei era "mentalmente instabile", aveva appena vinto gli Hunger Games e perso il suo ... e perso ...
《Come possiamo andare avanti così?》 Sussurrò lei osservando il meraviglioso tramonto davanti a sè: 《Come abbiamo potuto per sessantanove anni andare avanti così?》
Beetee sospirò, avvicinandosi a lei, scuotendo la testa:《 perchè altrimenti ucciderebbero tutti coloro che amiamo》
《E che cosa potrebbero farmi, allora!?》 Strillò lei allontanando da sè la mano che Beetee stava poggiando sulla propria spalla. 《Jack è morto, Maya è morta, Lucy è morta e io non ho fatto niente per impedirlo! Cos'altro potrebbe accadere!》
Urlò con rabbia, pestando una mano sul pontile.
《C'è tuo padre ancora. Isaac. Non vorresti lasciarli vivere?》 Chiese Beetee pazientemente, sedendosi accanto a lei.
《Voglio Jack, Beetee. Non voglio altro》 rispose lei con gli occhi velati di lacrime.
《Felix ...》
《Quando ero piccola mi piaceva uscire con lui. Ogni tanto immaginavamo un mondo senza Hunger Games, senza tutto questo orrore. Sai, gli avevo raccontato di quella volta che sei venuto al negozio e ti ho battuto a scacchi》lo interruppe lei, continuando a parlare: 《Eri così triste ... ci chiedevamo se potevamo fare qualcosa: dopotutto eri sopravissuto, non avevi ferite e stavi già con Wiress ... perchè non eri felice?》
《Lo sai, ora.》
《Lo so.》
《C'e ancora quella possibilità, sai? Quel mondo senza Hunger Games. Se continui a pensarci, non svanirà.》
《È solo uno stupido sogno, Beetee.》
《Non vuoi sognarlo?》 Chiese lui :《Non vivere in quel mondo?》
Felix non rispose, ma l'uomo conosceva la risposta.
《Le ferite non spariranno mai, vero?》
《No.》
Felix chiuse gli occhi.
   
 
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