Rufy correva, per dove, per quando, perché.

Anzi, perché lo sapeva:Perché voleva allontanarsi dal dolore.

Ma non poteva.Non poteva.

Ovunque corresse, non poteva scappare via dal dolore, dalla sofferenza. Quel taglio a X glielo avrebbe ricordato per sempre.

Non poteva dimenticare come suo fratello Ace fosse morto, come si fosse messo in mezzo, come quell’uomo di magma lo avesse colpito con un pugno indirizzato a lui.

Quanto avrebbe voluto essere al suo posto.

Quanto avrebbe voluto abbracciarlo, giocare con lui, scherzare, fare gare di cibo e svegliarlo dai suoi attacchi di narcolessia.

Ma non poteva.

Non poteva perché ormai Ace non c’era più. Dopo Sabo, anche Ace era andato via. Rufy non se lo sarebbe mai perdonato.

Le lacrime ormai scendevano incontrollate, bagnavano il terreno e l’erba verde.

Ad un tratto un sasso l’aveva fatto inciampare ed era caduto di faccia nella sabbia.

Si rialzò. Aveva la faccia sporca di terra.

No, non doveva lasciarsi morire, non doveva scappare, doveva corere, lottare, vivere.

Doveva farlo per tutti. I suoi fratelli, i suoi nakama, tutti.

Doveva continuare ad allenarsi, per diventare, un giorno, il Re Dei Pirati.

Note di Elly
È la mia prima brotherood, prima One-shot e prima storia che ho completato.
Ho letto molte storie sui fratelli minori affezionati ai maggiori(vedi Elsa e Anna), così ho provato a immaginare quello che ha provato Rufy con la perdita di Ace. Spero vi piaccia e aspetto recensioni