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Autore: Curleyswife3    28/03/2015    0 recensioni
[M.A.S.K.]
[M.A.S.K.]Variazione sul tema della puntata "Eyes of the Skull", con al posto del teschio di cristallo una statuetta di Lilith, la peccaminosa prima signora Adamo. Le conseguenze imprevedibili di un'asta al rialzo metteranno a repentaglio la salute di alcuni personaggi. E la virtù di altri.
Ci saranno: fantasy a volontà, rituali di esorcismo, un bel po' di gelosia e le improbabili mises notturne dei nostri eroi.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: sfortunatamente, i personaggi di M.A.S.K. non appartengono a me bensì alla Kenner Toys e D.I.C./Coockie Jar Entertainment.
Io mi diverto solo a tormentarli un po’…
Fatti, personaggi ulteriori e situazioni qui descritti sono frutto della mia immaginazione e non hanno alcuno scopo di lucro.

 

La sua casa sprofonda nella morte,
e il seguirla porta alle ombre.
Tutti coloro che la seguono non possono tornare
e trovare ancora le vie della vita
(Proverbi 2:18-19)

 


Prologo



San Francisco, un dolce pomeriggio di fine ottobre.
Era l’ora in cui, dopo avere scaldato la città, il sole inizia appena a sprofondare in una nebbiolina secca laggiù, oltre il mare, alle spalle del Golden Gate.
Matt Trakker uscì dall’ascensore e, prima di dirigersi verso la sala del grande albergo che la Bonhams&Butterfield aveva riservato ai clienti eccellenti, appassionati d’arte e collezionisti danarosi come lui, per un’anteprima dell’asta che si sarebbe svolta il giorno seguente, si soffermò un istante a guardare fuori dall’ampia finestra che occupava quasi tutta la parete.
Luce naturale per esaltare la bellezza delle opere che di lì a poco avrebbe avuto la fortuna di ammirare in tutta tranquillità, considerò, spingendo lo sguardo dove  -riflessi nello specchio grigiastro dell’oceano - s’andavano via via spegnendo gli ultimi bagliori del giorno.
Non che avesse bisogno di scegliere su quale pezzo concentrare la propria attenzione giacché, come al solito, aveva le idee chiare su cosa voleva e come fare per ottenerlo: quella volta al centro dei suoi interessi si trovava un insolito reperto di origine misteriosa, un teschio di cristallo probabilmente di fattura Maya.
Quello era il motivo ufficiale del suo viaggio in California, anche se certo qualche giorno di vacanza insieme a Bruce, Alex e Gloria, lontano dagli impegni quotidiani, era un’occasione da non lasciarsi scappare.
Diede un’occhiata solo superficialmente interessata ai vari oggetti sistemati lungo la parete - un insieme disomogeneo di grottesche maschere africane, armi antiche tempestate di gemme e altri reperti di cui non riusciva a indovinare la provenienza -
mentre si domandava quanto ancora sarebbe riuscito a resistere prima che Scott lo costringesse ad accompagnarlo a visitare Alcatraz.
Da quando erano atterrati a San Francisco, suo figlio gli aveva praticamente dato il tormento e lui era sicuro che anche quella volta, come sempre, alla fine l’avrebbe avuta vinta. 
“Signori e signore, da questa parte!” la voce sonora del battitore che li stava accompagnando lo riscosse.
“Adesso voglio mostrarvi il pezzo forte della nostra asta”.
Il piccolo gruppo si era fermato intorno a una consolle di mogano, situata verso la metà della sala, proprio accanto a un’alta finestra ombreggiata da tende color vino; Matt si accostò, cercando di sbirciare, finché non gli fecero spazio.
Quando finalmente vide l’oggetto non riuscì a trattenere un’esclamazione di meraviglia e gli altri presenti si avvicinarono ancor di più, stringendosi intorno al tavolino, mentre il battitore li guardava con aria compiaciuta.
Sulla lucida superficie di legno scuro splendeva una magnifica statuetta di squisita fattura, alta una trentina di centimetri e interamente ricavata in una pietra color verde chiaro, opalescente e attraversata da sottili venature dorate.
Raffigurava una giovane donna di incredibile bellezza, completamente nuda tranne che per una sorta di tiara di fattura arcaica posata sui lunghi capelli che le sfioravano le anche sinuose; teneva le braccia lungo i fianchi e le sue gambe erano leggermente divaricate in una posa rigida, quasi ieratica.
Umana, bellissima e perfettamente umana, salvo che per gli artigli da uccello rapace che aveva al posto dei piedi e che si posavano sulla base di pietra rivelando lunghe unghie ricurve e aguzze.
Il volto dai lineamenti alteri - il naso leggermente aquilino, gli zigomi alti, le sopracciglia imperiose e sottili, gli occhi dal taglio allungato e le labbra semiaperte - guardava nel vuoto con un’espressione indecifrabile, come fissando un punto lontano un milione di miglia, oppure un milione di anni.
La bocca era atteggiata a un vago sorriso, con un fremito imperativo di sfida sensuale.
Impenetrabile, severa, potente e ineffabile.
Ai piedi erano disposti due orribili volatili, scolpiti alla maniera proto-assira, la cui testa ricordava un’aquila o una civetta.
“È semplicemente meravigliosa!” esclamò una signora asiatica sulla sessantina talmente ricoperta di diamanti che c’era da chiedersi come facesse a camminare.
Gloria, al contrario, fece una smorfia di disgusto e subito spostò lo sguardo sul pavimento. 
Mentre gli altri si scambiavano commenti pieni di ammirazione per la raffinatezza e la bellezza di quell’oggetto esotico, Alex domandò con aria divertita al battitore: “Chi sarebbe questa procace fanciulla?”.
L’uomo, gongolante, rispose pronto: “Si tratta di una statuetta di crisoprasio, una pietra semipreziosa ma molto rara, e raffigura Lilith, un demone della tradizione mesopotamica e poi ebraica”.
“La datazione è incerta” proseguì “e la storia di questo manufatto molto misteriosa”.
“Beh” intervenne Matt “il mistero si addice a una donna pericolosa e attraente…”
“In effetti la figura di Lilith è indicata come la regina dei demoni, compagna del diavolo Asmodai, ed è associata alla tempesta, al disordine e alla lussuria”.
La smorfia di Gloria si ampliò.
La signora orientale a quel punto assunse un’espressione sdegnata e trascinò via per la giacca, nemmeno tanto gentilmente, il marito. 
 “Ma un gingillo del genere non dovrebbe stare in un museo?” domandò Bruce.
Il battitore si esibì in uno dei suoi sorrisi meglio riusciti e rispose, con voce assolutamente ferma e senza neppure un’esitazione: “Se fosse autentica, ovvero risalente al terzo millennio avanti Cristo… il suo posto sarebbe senz’altro al British Museum accanto alla Porta di Ishtar! Ma, come vi dicevo, la datazione è tutt’altro che sicura”.
Il gruppo allora si mosse, proseguendo nel giro.
Matt invece rimase ancora qualche secondo a fissare la statuina; a un tratto si accorse che sul basamento erano incise delle lettere e si avvicinò ulteriormente.
Parevano caratteri greci, ma c’era anche qualche simbolo che non aveva mai visto.
“È copto” disse a un tratto una voce alle sue spalle, come rispondendo alla sua silenziosa domanda.
“Si tratta del frammento 4Q184 dei manoscritti di Qumran e significa letteralmente: I suoi cancelli sono cancelli di morte/e dall'entrata della casa se ne va verso Sheol. Nessun che entri tornerà mai/ e coloro che la possiedono scenderanno l'Abisso”.
“Accidenti!” esclamò il milionario a denti stretti.
Si voltò, trovandosi di fronte un ometto mingherlino con una disordinata criniera bianca e baffi candidi che occupavano quasi tutto il volto minuto; un paio di pesanti occhiali da vista e un abito marrone troppo a buon mercato per l’occasione rivelavano
come potesse essere più uno studioso che un ricco collezionista.
L’uomo gli tese la mano amichevole e disse, con un sorriso un po’ sghembo: “Sono il professor Crowley dell’Istituto nazionale di Archeologia”.
Quando Matt fece per presentarsi a sua volta l’altro lo bloccò.
“So perfettamente chi è lei” esclamò “E so anche che se ha messo gli occhi su Lilith il mio piccolo museo non ha nessuna speranza di aggiudicarsela…”
Matt sorrise e incrociò le braccia, spostando lo sguardo ora sulla statuetta e ora sull’uomo di fronte a lui.
“In effetti” replicò “ero venuto qui con un’idea differente, ma questo oggetto è  davvero affascinante”.
“Faccia attenzione a Lilith” disse l’altro con malcelata ironia “si dice che sia stata la compagna di Adamo prima di Eva e che poi gli si ribellò, non accettando il fatto che lui volesse giacere con lei sempre e solo stando sopra…”.
Il milionario a quel punto assunse un’espressione divertita.
 “Adamo allora la maledisse” continuò lo studioso “e Lilith, furiosa, pronunciò il nome di Dio cosicché le spuntarono le ali e poté volare via, abbandonando di sua iniziativa il Giardino dell’Eden prima della cacciata dell’uomo e diventando immortale”.
“Insomma” concluse Matt scuotendo la testa “una signorina piuttosto turbolenta…”

***

Avevano già spento le luci principali per costringere gli ultimi ospiti a tornarsene in camera - considerò Matt - mentre insieme agli altri si dirigeva verso l’uscita.
Distratto, rimase qualche passo indietro e per la seconda volta  nella serata fissò lo sguardo sulla statuetta verde di Lilith; le sue iridi immobili erano rivolte verso qualcosa che sembrava trovarsi molto oltre lui, verso qualcosa di incredibilmente lontano o di incredibilmente passato, eppure al tempo stesso parevano rivolgersi a lui, attraversandolo come una lama.
Inspiegabilmente si sentì come imbarazzato e non riuscì a spostare lo sguardo altrove: quegli occhi non assomigliavano agli occhi delle statue che adornavano il giardino della sua villa, né a quelli dell’Abramo Lincoln di bronzo il cui busto aveva sistemato in biblioteca la primavera precedente.
No, erano diversi, sembravano guardare e vedere.
Mentre facevano il loro giro era sorta la luna e adesso un raggio di luce argentata entrava dalla finestra e colpiva in pieno il simulacro, facendolo rilucere di strani bagliori che, nella penombra della stanza, possedevano qualcosa di sinistro: sembrava quasi fosforescente, era come se la luce non solo lo sfiorasse ma provenisse dal suo stesso interno, da quel corpo inanimato di crisoprasio verde che splendeva, avvolto da una luminosità ondeggiante, viva, pressoché palpabile.
Il milionario fu attraversato da un brivido e per un istante ebbe paura; si sentiva la bocca asciutta e non riusciva a parlare. Con tutte le sue forze avrebbe voluto distogliere lo sguardo e allontanarsi, ma era come incatenato da un’energia misteriosa.
Sbatté le palpebre tentando di riprendere il controllo di sé, incredulo per quello stranissimo fenomeno fisico, che senza successo cercò di attribuire alla stanchezza, agli strani racconti del professore e alla luminosità incerta della sala.
Poi, come attirato da una calamita, si avvicinò ancora di più alla statuetta: il suo viso era ormai a pochi centimetri da quella meraviglia di pietra baluginante.
In quel momento, accadde.

 


 

Note&credits: il titolo è parte del verso “Caput mortum, signo Lilitu, impereti tibi! Sanguis vita! Sigillum Lilitu! In nomine mater nostri Lilitu regina immortalis humana nocturna!” tratto dalla canzone “Lilith’s Child” dei Theatres des Vampires.
La descrizione della statuetta di Lilith è ispirata al celebre rilievo Burney, una terracotta prebabilonese del II millennio a.C.
Come vi dicevo, il racconto è costruito partendo dall’episodio n. 40, “Eyes of the Skull” (quello in cui Mayhem scopre l’identità di Matt grazie al potere del teschio e rapisce Scott per ricattarlo); l’ambientazione e i personaggi sono gli stessi, compreso il professore capellone, ma l’esito del tutto diverso…uaz, uaz.
Nel cartone non mi pare sia menzionata la casa d’aste dove si svolge la parte iniziale, quindi ho inserito il nome di una casa d’aste che opera realmente in quella città. 
La vena fantasy di M.A.S.K. sarà rispettata, ma secondo la mia personale interpretazione birichina.
Occhio alle mises che indossano i nostri per dormire o comunque nel tempo libero.  
Buona lettura.

 

 

   
 
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