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Autore: SilVerphoenix    28/03/2015    3 recensioni
Ad un recalcitrante Draco Malfoy viene imposta una decisione che non gli sta bene per niente, ma per salvare la pelle, si costringe ad accettare ciò che il padre e il Signore Oscuro hanno deciso per lui: un fidanzamento con una persona che lui detesta, o almeno crede di detestare. Sarà davvero così?
[Ho scritto questa storia nel 2005, prima dell'uscita del sesto libro. L'ho revisionata integralmente, cercando di renderla il più possibile coincidente con il canone. Si presenta come un settimo anno alternativo. ps. No Mary Sue, promesso!!!]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Capitolo uno:
La decisione.
 
Draco spostò per la prima volta lo sguardo da suo padre alla ragazza elegantemente seduta su una delle scomode poltrone di quello studio.
L'avrebbe sposata.
La conosceva da esattamente trentasette minuti, ma già da un anno sapeva che l'avrebbe sposata.
Gli eventi erano degenerati improvvisamente, dalla distruzione della Profezia che il Signore Oscuro tanto desiderava.
Era stato una spia per Severus, in quegli anni, poiché il suo padrino e professore l’aveva convinto che la parte giusta, non fosse quella scelta da Lucius. Così, sapendo che il professore riferiva direttamente a Silente, il ragazzo si era impegnato a passargli le informazioni captate in casa. Ma da quel giorno, da quella maledetta incursione al Ministero di Potter e dei suoi dannati amici, la sua vita era diventata un inferno.
Suo padre aveva fallito agli occhi del Signore Oscuro, e a subirne le conseguenze erano stati tutti loro: Draco aveva dovuto reggere il peso del doppio gioco, comportandosi come un traditore della causa in cui con gli anni aveva finito per credere davvero, permettendo perfino che i Mangiamorte attuassero il loro piano per entrare ad Hogwarts. Era stato un anno terribile, che gli aveva lasciato cicatrici indelebili sull’animo ancora giovane. E alla fine, Silente era morto. Per colpa sua.
Ma se non altro, il suo successo aveva definitivamente riabilitato il nome dei Malfoy, e aveva permesso al rampollo della nobile famiglia di guadagnarsi l’approvazione del Lord.
Ma non era questo che Draco voleva. La rabbia del sedicenne si era riversata verso il vecchio con una furia scatenata, perché quell’uomo avrebbe potuto salvarlo forse, ma aveva deciso di parlargli solo quell’ultima sera, sulla Torre. Era troppo impegnato a coccolarsi Potter, evidentemente, per crucciarsi dell’altro ragazzo che lo aveva fedelmente servito negli anni precedenti. Lo aveva abbandonato a se stesso, perché dopotutto perdere tempo con il figlio di un Mangiamorte, quando c’era San Potter da vezzeggiare?
Così, lui, Draco Malfoy, figlio del braccio destro del malvagio Lord, ed in segreto la migliore spia dell'Ordine, era dovuto tornare ad essere solo e semplicemente il perfido erede di quella famiglia. E quindi anche un burattino nelle mani dei suoi superiori.
Adesso, l'ultimo perfido scherzo del Signore Oscuro era stato decretare il suo fidanzamento e quindi futuro matrimonio con la figlia di un suo Mangiamorte, il capo delle truppe di stanziamento ad Azkaban, che era ormai diventato un luogo di torture nei confronti di spie e innocenti.
Gli rimaneva solo un anno prima che la sua posizione esigesse la Cerimonia, quel rituale così chiamato nel quale una persona veniva marchiata per sempre. Ma, di questo era più che certo, Silente o non Silente, Ordine o non Ordine, non si sarebbe mai fatto marchiare.
"La prego di apporre la sua firma immediatamente qui sotto, Gerard." La voce di suo padre lo destò dai suoi ribelli pensieri e fissò impotente il genitore della ragazza firmare quel benedetto contratto.
Gli occhi di Lucius Malfoy andarono poi ad incontrare i suoi. "Draco, vuoi fare lo stesso anche tu?" Lo invitò a legarsi irrimediabilmente a quel foglio di carta. Il biondino strinse forte il pugno perché la sua mano non tremasse dalla rabbia, quindi prese con un gesto fluido la piuma e, sotto la scritta Gerard de Blaye, scrisse Draco Lucius Malfoy. A sua volta, toccò alla diretta interessata porre l'ultima sigla, lei firmò con mano ferma e con una calligrafia elegante e leggermente arrotondata Aileen Angel de Blaye.
"Finalmente abbiamo terminato queste noiose discussioni burocratiche. Possiamo raggiungere le nostre signore in salotto, non crede?" suggerì Lucius rivolto all'altro uomo. Quindi si voltò verso il figlio. "Conosci bene l'orario al quale serviamo la cena. Mostra alla tua compagna la tenuta, senza per questo tardare, figliolo."
Draco sentì la rabbia montare nelle viscere. Si sentiva impotente, una marionetta con la quale suo padre e Voldemort potevano divertirsi a giocare. Ma non fece nulla. Guardò impassibile i due Mangiamorte uscire dallo studio e strinse i pugni.
"Che ne diresti, Draco, di farmi almeno il piacere di farmi sentire la tua voce? Finora non ne ho avuto l'onore..." disse l’unica persona rimasta. Era la prima volta anche per lui, rifletté, che la sentiva parlare.
Un po' stupito del tono sarcastico di lei, cercò di mascherare i propri pensieri, preferendo invece il suo classico tono incolore. "Usciamo fuori. E' estate, e qui ho caldo."
Fece strada lungo i corridoi del maniero preferendo, anziché l'uscita dalla grande cucina, quella attraverso la serra.
Durante tutta la visita, si espresse per monosillabi. Neanche lei, del resto, sembrava granché disponibile al dialogo ma questo, non c’era da stupirsene, non gli dispiaceva. Draco riteneva i propri pensieri e problemi di certo molto più importanti di qualsiasi frivola conversazione avesse potuto intavolare con quella Aileen.
Condusse la ragazza attraverso le scuderie, fermandosi quando la vide accarezzare uno dei cavalli, e precisamente il selvaggio stallone Storm, che sembrava di buon umore e contento delle carezze sul muso che stava ricevendo.
Le mostrò poi le piscine, una olimpionica, dove spesso lui e il padre si sfidavano, ed una più piccola, di soli cinquanta metri quadri, tutti elaborati in curve concave e convesse, e all'interno delle quali si trovavano diversi tipi di idromassaggio.
Passeggiavano da almeno tre quarti d'ora quando Draco, guardando l'orologio, pensò che fosse il caso di tornare per non rischiare un ritardo.
Ed infatti, grazie alla sua precisione, poterono sedere alla tavola riccamente imbandita alle sette e venti, dieci minuti prima che i pasti venissero serviti, come da etichetta.
La passeggiata l'aveva aiutato a calmarsi così che poté affrontare la cena senza problemi, anzi permettendosi di fare colpo con la sua cultura ed eleganza sui coniugi de Blaye.
"E tu dimmi, cara, pensi che riuscirai ad integrarti bene ad Hogwarts quest'anno?" chiese sua madre alla fidanzata.
"Non mi pare di scorgere problemi su questo fronte, signora Malfoy. Atalanta richiede una preparazione molto completa per poter entrare, perché i posti sono riservati solo a pochi studenti ogni anno. Non penso che le mie conoscenze siano inferiori a quelle degli altri studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts." rispose tranquillamente lei.
Atalanta era la scuola nella quale, Draco lo sapeva, la ragazza aveva studiato per i primi sei anni della sua istruzione. Era una prestigiosa scuola norvegese che, più o meno come la Babbana Harvard, accettava e poi sfornava solo gente molto ricca, molto raccomandata, e molto promettente. Quella ragazza doveva essere una strega preparata, e forse era per questo che gliel'avevano affiancata: dopotutto lui era stato educato alle Arti Oscure prima da suo padre e poi da Voldemort in persona.
Adesso che avrebbero cominciato entrambi il settimo anno ad Hogwarts, Draco supponeva che entrambi dovessero avere conoscenze superiori alla maggior parte degli studenti, e la cosa non gli dispiaceva affatto.
Erano già al dolce quando Lucius prese la parola. "Durante la vostra passeggiata, io e i signori de Blaye ci siamo permessi di prendere qualche decisione per il vostro immediato presente e per il futuro." Quel ci siamo permessi di prendere era solo un'ironica battuta. Lucius sapeva, come lo sapeva il figlio, che nessuno dei due ragazzi poteva opporsi a quanto avrebbero statuito i genitori. "Prima fra queste, abbiamo pensato che sarebbe opportuno per la nostra nuova arrivata ambientarsi in casa. Manca appena un mese prima all'inizio della scuola e tu potrai passarlo qui."
"Ti accompagnerò io stesso fra una settimana esatta." Intervenne il padre di lei.
Quindi la discussione verté su dettagli formali quali la dote, i conti in banca che già erano stati aperti a nome di lei, e altri argomenti simili.
Si erano ormai trasferiti in salotto quando ad un certo punto Narcissa chiese con un sorriso "Ma cara, una domanda mi sorge spontanea. Come preferisci essere chiamata, con il primo o con il secondo nome?"
"A casa l'abbiamo sempre chiamata Aileen." Sorrise, contenta dell'interesse, Giulia de Blaye.
"Allora possiamo adottarlo anche noi?" domandò la padrona di casa.
"Certo, signora." rispose educatamente Aileen.
 
Per quanto assurdo potesse sembrare, Draco passò la settimana prima dell’arrivo di Aileen, non a fantasticare su come avrebbe passato il tempo con la fidanzata, ma a... fare i compiti. E non certo per poter avere più tempo libero da trascorrere con lei! Semplicemente per tenere la mente occupata e non pensare all'ennesima ingiustizia che gli era stata imposta. Non che Aileen fosse brutta, si ritrovò a pensare. Aveva un bel viso, un bel fisico, tutto sommato non aveva da lamentarsi sotto quel punto di vista. Era l’imposizione che gli gravava sul capo come la lama di un boia. Lei era una perfetta sconosciuta, a cui aveva sentito pronunciare sì e no una dozzina di frasi, e tutto quello che sapeva di lei lo sapeva perché gliel'avevano riferito altri, non l'interessata... non era certo così che immaginava il suo rapporto con la donna con cui avrebbe condiviso la vita.
Nonostante i pensieri recalcitranti del giovane, il giorno dell'arrivo giunse, e il ragazzo non poté non esitare di fronte al gigantesco guardaroba. Che cosa indossare? Dopotutto, benché non gli interessasse fare colpo su di lei, aveva un' immagine a cui rendere conto.
Un discreto colpetto di tosse attirò la sua attenzione e vide Narcissa venire verso di lui.
"Madre...?"
La donna, senza una parola, lo superò e scelse qualcosa dall'armadio. Porse le grucce con gli abiti al figlio ed uscì, sorridente.
Draco guardò stupito gli abiti scelti: un semplice paio di jeans, una camicia bianca. “Beh, fidiamoci della mamma..”
 
Alle dieci in punto suonò il campanello, e due elfi si precipitarono ad aprire.
Gerard de Blaye avanzò subito, con una valigia che venne presa da altri due servitori, mentre la figlia, dietro di lui, salutò cordialmente.
Draco la scrutò forse per la prima volta con attenzione. Indossava anche lei dei jeans, blu scuro, aderenti, che lasciavano intendere le belle gambe ed una camicetta dello stesso colore. I capelli neri erano frenati sulla fronte da un paio di occhiali da sole usati come cerchietto. Era carina, pensò, e si chiese se avrebbe dovuto farle un complimento. Optò però per il silenzio, e si mantenne impassibile.
"Seguimi, ti mostrerò la tua stanza." disse solamente.
Ovviamente, quale camera migliore se non quella di fianco alla sua? L'aveva decisa sua madre, e quindi si era anche occupata di arredarla.
Draco aprì la porta e la lasciò entrare prima di seguirla.
La stanza ospitava un grande letto a baldacchino dalle tendine color porpora, oltre che un armadio in pregiato noce ed un tappeto persiano decisamente morbido. Insomma, un arredamento regale. "Beh, che dire? A casa non sono certo così immersa nel lusso!" Commentò Aileen appoggiando lo zaino su una delle numerose poltroncine.
"Da come lo dici sembra che ti dispiacciano le comodità.." asserì lui.
"Non intendevo che mi dispiacciono le comodità. Ma trovo che il troppo lusso vizi l'animo.." Aileen stava per la prima volta esprimendo un suo punto di vista, forse cercando di aprire una minuscola breccia, dal quale Draco riuscì ad intravedere una personalità all’apparenza determinata e coraggiosa: Aileen non si era fatta intimidire dalla posizione di Lucius Malfoy né da quella del giovane rampollo.
Draco sorrise. Non avrebbe mai voluto al suo fianco una bambolina sottomessa e senza carattere, pensò. Se devo proprio passare la mia vita con questa tizia, non guasta che almeno abbia un po’ di cervello.
"Abbiamo due ore prima del pranzo, cosa ti andrebbe di fare?"
"Perché non mi presenti lo stallone pezzato che ho accarezzato l'altra volta?" Senza che neanche lui ebbe risposto, la ragazza uscì dalla stanza e con una memoria formidabile riuscì a districarsi fra i corridoi fino a raggiungere l'uscita dalla quale erano passati durante la sua visita precedente. Draco camminò appena dietro di lei, scrutandola e chiedendosi chi avesse davanti.
Si chiese se quella ragazza avrebbe potuto attrarlo, non solo fisicamente. C’era una possibilità che succedesse, in effetti, si rispose. E si fece una promessa. "Non mi innamorerò di lei." Perché sapeva quanto l'amore potesse indebolire una persona, e non poteva rischiare: si trattava pur sempre della figlia di un Mangiamorte, e lui era un traditore.
Arrivati alle scuderie, cercò di riportare i pensieri sulla conversazione, e le chiese se volesse semplicemente conoscerlo o anche cavalcarlo. "Non sono mai salita sopra un cavallo, credo che come primo approccio sia meglio una tranquilla passeggiata."
"Saggio." commentò il biondino. "Allora non prendo neanche la sella."
Storm era uno stallone di una bellezza abbacinante, che doveva il suo nome al pessimo carattere, burbero come una tempesta in mare aperto. Dopo averlo slegato, iniziarono a camminare lentamente nella tenuta, anche questa volta inizialmente in silenzio.
Draco, che guidava il cavallo per le briglie, ad un certo punto decise di dare alla ragazza qualcosa per cui impressionarsi: deviò per un sentiero nella foresta, e dopo mezz'oretta di strada raggiunse la meta.
"Beh? Che te ne pare?"
Vide gli occhi di lei illuminarsi, forse per la prima volta da quando l'aveva conosciuta. "Santo Cielo..."
Era rimasta incantata dalla distesa azzurro-argentea del lago che aveva di fronte, dal contrasto col verde acceso delle foglie degli alberi e probabilmente dalla cascatella di pochi metri che riusciva a vedere sulla sponda opposta, ad una ragionevole distanza.
"Possiamo andare lì?" chiese. Draco sorrise a quel tono da bambina supplice. Come aveva immaginato, si era già sciolta quella maschera da imperturbabile donna di mondo.
"Se vuoi..." rispose con tono condiscendente. In verità, lui adorava quella cascata, ed andare lì era ogni volta più bello, ma non voleva che cadesse anche la sua, di maschera. Dopotutto, doveva sempre ricordarsi di dover nascondere i suoi pensieri e la sua vera natura, o quella ragazza avrebbe potuto smascherarlo… non poteva permettersi di rischiare.
Costeggiarono il lago fino ad un bel salice piangente che si trovava su un lato della piccola cascata, Draco sedette lì sotto e lasciò Storm libero di pascolare intorno alla radura, mentre Aileen si avvicinava all'acqua per poterla toccare.
Il ragazzo pensò che se fossero stati in confidenza, si sarebbe portato strisciando alle sue spalle e poi con una lieve spinta l'avrebbe fatta cadere in acqua e... ma non lo erano, inutile pensarci. Lei avrebbe potuto solo arrabbiarsi, e lui forse sarebbe stato rimproverato per la sua eccessiva familiarizzazione.
Chiuse gli occhi e permise che il sole, colpendolo sulle palpebre, lo aiutasse a rilassare i muscoli.
Fu solo un bel po' dopo che si decise a guardare l'orologio, e sentì lo stomaco contorcersi. Mancavano trenta minuti esatti al pranzo, e loro erano ad almeno un'ora e mezza da casa. Per le mutande di Merlino!
"Aileen, dobbiamo andare a casa!" urlò, con la gola stretta, alla ragazza, che era pigramente seduta sulla riva con le braccia dentro l'acqua.
Lei si girò un po' stupita. "Perché tutta questa fretta?"
Certo Draco non si stava preoccupando per nulla. Era successo solo altre due volte che mancasse o ritardasse ad uno dei pasti, ed al solo pensiero della reazione che avrebbe avuto suo padre sentì di nuovo come un pugno nello stomaco. Non lo avrebbe mai ammesso, ma sì, aveva paura di suo padre e dopotutto... perché accorciarsi la vita senza motivo?
"Sbrigati e basta!"
Dovevano correre.
In quel momento un'idea lo colpì. Storm!
Fischiò. "Bello, vieni qui!" lo blandì, pregando intanto che quel giorno l'animale fosse di buon umore. Quando si faceva cavalcare, se si faceva cavalcare, era veloce come il vento. Gli unici ai quali l'aveva mai permesso erano lui e suo padre, e il giovane non era sicuro che avrebbe tollerato avere anche un altro passeggero in groppa.
"Che vuoi fare?" chiese Aileen, allarmata.
"Storm è il cavallo più veloce delle scuderie, e ha vinto parecchie gare. Abbiamo una sola possibilità di arrivare in orario, ed è con lui." spiegò sbrigativamente mentre saggiava l'umore dello stallone.
Questa volta la voce della ragazza si incrinò. "Io non so cavalcare, come pensi che faremo?"
Appurato che Storm, felice della tranquilla passeggiata, era disponibile anche ad un po' di corsa, montò sulla sua groppa. "Ci conosciamo da pochi giorni ma devi fidarti di me." Pur di non tardare, era anche disposto a mostrarsi più condiscendente del solito. Le porse la mano e mise la gamba in modo che sia il suo piede che il suo ginocchio fungessero da gradini. "Sali."
"Senza sella?"
"Sì. L'ho fatto parecchie volte, non c'è pericolo." Si sarebbe aspettato molta più resistenza, ma lei fece come le aveva detto e montò davanti a lui. Passandole le braccia intorno Draco afferrò le redini e con il classico colpo di tallone spronò Storm a partire, facendolo accelerare a poco a poco, finché la velocità che raggiunsero fu tale che sentì la ragazza premere contro il suo petto ed intuì la sua paura. Ma lei non emise un solo verso, preferendo non palesare la sua debolezza.
Solo ad un certo punto, che per una sua manovra troppo brusca Aileen rischiò di scivolare dal dorso del cavallo, gridò "Draco!", e lui, per evitare che capitasse ancora passò entrambe le redini in una mano e con l'altro braccio la circondò. Nel farlo, colse l'occasione per guardare l'orologio. Cinque minuti! Ma ormai erano vicinissimi, potevano farcela! Ed infatti pochissimo dopo comparve ai loro occhi il profilo gigantesco del castello.
Draco virò violentemente verso le scuderie e, frenato lo stallone scese praticamente al volo tenendo ancora stretta Aileen, che depositò a terra. "Ehi, voi!" chiamò due elfi, ed affidò loro l'animale, quindi ripulì con un incantesimo i loro vestiti, e si gettò a correre verso la sala da pranzo.
"Scusami, ma non si dovrebbero poter fare incantesimi o sbaglio?" chiese col fiato corto Aileen.
"Mio padre ha fatto in modo che il Ministero non potesse rilevare quelli fatti qui, quindi non percepiscono la mia violazione al Decreto per la Ragionevole Restrizione ecc ecc..." rispose lui, mentre apriva le porte della sala dove avevano appuntamento.
I suoi genitori erano già seduti a tavola. Lo sguardo di Narcissa mostrò un sollievo difficilmente fraintendibile alla vista dei due giovani.
"Chiedo scusa per il ritardo, padre." disse subito Draco, mascherando il fiatone con un colpo di tosse.
"Siediti, ed anche tu Aileen. Non sono ancora state servite le prime portate, quindi vedrò di soprassedere. Piuttosto, cos'avete fatto stamattina?"
Fu la ragazza a rispondere con un educato sorriso. "Draco mi ha fatto conoscere alcuni dei vostri cavalli e mi ha divertito impartendomi alcune lezioni di ippica."
"Davvero? Ne sono contento. Ma dimmi, figliolo, quale cavallo avete usato per le vostre lezioni? " Draco rabbrividì. Conosceva quel tono. Davanti all'esitazione del figlio, Malfoy continuò "Perché mi sembra che l'unico assente fosse Storm... Dimmi Draco, come mai proprio lui? Sbaglio o quando si deve insegnare a cavalcare lo si fa con una giumenta?"
"Signore, è colpa mia!" s'intromise la ragazza. E Draco la odiò con tutto se stesso. Per non parlare dell'occhiata inceneritrice che le lanciò quando sentì le successive parole. "Ho chiesto io a Draco di farmi conoscere quello stallone, non l'ha scelto lui."
Quanto poco, quella ragazza, conosceva le regole di casa Malfoy!
Narcissa si alzò di scatto. "Lucius ascolta, vado a vedere perché non ci hanno ancora portato il pranzo. Aileen, vieni con me, sono certa che Draco non ti ha ancora mostrato le cucine." La ragazza obbedì, ma con aria perplessa. Era chiaro che Narcissa voleva lasciare il marito ed il figlio soli, o che volesse allontanarla da loro, ma non avrebbe saputo dire il motivo.
Fu quando, mentre stava ammirando il diligente lavoro di una corposa squadra di elfi, sentì un grido, seppur soffocato, che ripensò alla paura che aveva visto negli occhi di Draco nell’accorgersi di quanto fossero in ritardo. Probabilmente aveva avuto paura della reazione del padre, probabilmente in quel momento Lucius lo stava picchiando. Sentì la gola stringersi. Non voleva bene a quel misterioso e lunatico ragazzo, ma aveva la certezza che la colpa fosse sua.
Ripensò a quando, una volta, anche suo padre l'aveva picchiata. Era una cosa normale, le aveva detto la madre. Spesso capitava che, sotto le mani di Gerard de Blaye finisse il figlio maschio, Jarod. Aileen, che adorava il fratello maggiore, non poteva sopportare di vederlo conciato da buttar via a causa del padre, ma non aveva mai fatto nulla per impedirlo. E adesso sentiva che quel ragazzo, con cui secondo una decisione presa da altri, avrebbe dovuto condividere la vita, stava scontando una pena che non capiva, a causa di regole a lei sconosciute, e per giunta al posto suo.
 



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* cantuccio di Silverphoenix: salve a tutti e grazie per essere arrivati a leggere fin qui. Cercherò di aggiornare tutte le sere, la fanfic conta sei capitoli ;) spero mi seguirete e mi farete sapere cosa ne pensate! Grazie ^^ *


 
  
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