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Autore: Anny    14/02/2005    12 recensioni
Piccola pazzia.....scaturita da troppe ore di studio (e da una mente che favoleggia troppo)....Un incontro inaspettato tra il giovane Virgilio e il suo protettore Mecenate...dai risvolti inaspettati(e spero anche interessanti)..^__^(il latino non è mai stato così dolce!)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amami, mio dolce Alessi...

"Virgilio!...Virgilio aspettami, amico mio!"
Un ragazzo dal capo chino e carico di vari rotoli di lindo papiro sì arrestò nell'ombreggiato androne del portico della domus, alzando lo sguardo in cerca dell'origine di quella voce, a lui così famigliare e calorosa. Voltò la testa a destra e sinistra numerose volte nel tentativo di scrutare la figura che lo aveva pregato di arrestarsi, accorgendosi della sua presenza solamente quando questi fu illuminato da un sottile ed etereo fascio di luce, che proveniva da una sottile apertura del tetto circostante al portico. Il giovane sorrise con enfasi ed affetto alla vista del suo carissimo amico e protettore, sempre così composto ed elegante nelle sue toghe candide, aggraziate da sottili contorni di costosa porpora fenicia, ed ora deliziosamente affannato, con i capelli corvini arruffati e qualche gocciolina di sudore estivo che gli solcava delicatamente la fronte.
"Mecenate!...vergogna!"
L'uomo affaticato dalla corsa precipitosa si stupì di quella affermazione, corrugando lievemente la fronte in un espressione di sbigottimento; poi rimirando lo splendido sorriso dell'amico, capì quanto era stato stupido a non aver colto la nota tragicomica del rimprovero. Cercò di rimediare all'ottusità di poco prima con un altrettanto accattivante sorriso, e assunta l'aria più teatrale che riusciva a reggere, prese parte a quella fraterna recita.
"...Oh! Virgilio, perché mi colpisci con le tue lance espressive...e con i tuoi stiletti ortografici?"
"...Ti dico vergogna o mio caro amico, perché hai gettato dalla punta più alta del monte Marpesso tutta la tua dignità di uomo tranquillo, che ha il tempo nelle proprie mani!"
"...Sono sconsolato, rammaricato…colpito nel profondo...potrai mai perdonarmi per aver rinnegato il mio animo di onesto uomo romano?"
"..Ti perdonerò Mecenate, solo se mi donerai un convincente commento sull'opera che ti ho fatto recapitare.."
".L'egloga di Coridone ed Alessi?"
".Oh sono sollevato dal constatare che leggi di persona le opere dei tuoi protetti…sai circola voce…voce alquanto maligna...che lasci questo compito ai tuoi fattori!"
"Ah! È questo quello che si narra per le vie di Roma?"
"Esattamente...forza, dimostrami il contrario!"
"...mi sono commosso Virgilio...commosso come un ragazzino quando vaga da solo per i campi fioriti, e maledice tutta quella serenità , a lui interdetta dalle pene d'amore..."
".davvero?"
Lo sguardo meravigliato, quasi innocente del giovane Virgilio fece scoppiare Mecenate in una liberatoria, ma alquanto contenuta risata, per poi abbracciare fulmineamente il ragazzo, e donargli uno schioccante bacio sulla fronte. Le gote di Virgilio si arrossarono istantaneamente, per via di quel gesto così intimo e della sua proverbiale timidezza. Mecenate accortosi dell'imbarazzo dell'altro diede fine a quel contatto, ponendo come unico ponte fisico tra i due una mano poggiata sulla spalla del ragazzo, che cercando di riprendersi da quello che la sua mente giovanile e schiva considerava come un atto di estrema confidenza, assunse di nuovo quella finta aria di maturità e compostezza, cercando di riprendere mentalmente le redini del gioco di recitazione interrotto così presto, fallendo però miseramente. Sperando allora nella naturalezza e spontaneità delle sue parole e della sua voce riprese le fila del discorso.
"...ma come lo trovi?"
Mecenate, che si augurava fiducioso di non aver scioccato quel ragazzo così chiuso e riservato, non aspettò una seconda replica e rispose immediatamente. Forse troppo prontamente, lasciando così trasparire la sua agitazione.
".Incantevole…avvolgente...lo struggimento di Coridone sale fino al cuore.e l'immedesimazione nel poeta rustico è istantanea...potevo capire perfettamente i suoi sentimenti...li condividevo con lui!"
Aveva parlato troppo, ma era quello che voleva in fondo. Una confessione non aperta, per non far fuggire Virgilio, per non ferirlo o metterlo in imbarazzo maggiore, sapendo che il suo maestro e protettore era segretamente innamorato di lui.
"...continua"
Era un avviso? Un segno dell'interessamento del giovane poeta nei confronti dei suoi sentimenti?
"..ho provato un gran dolore al cuore, quando descrive la crudeltà materialista del giovane Alessi"
".secondo te , perché si comporta così il bel ragazzo amato dal padrone?"
Cosa significava questa affermazione? Cosa? La stabilità mentale di Mecenate prese a vacillare, e le immagini che passavano dinanzi i suoi occhi erano di baci e leziosi abbracci, di giochi estivi e notti roventi. Era un occasione, perché farsela fuggire?
"..secondo me, Alessi è profondamente insicuro dei suoi sentimenti...non credo che ami il padrone..e penso che il suo materialismo sia solamente una maschera di comodo per ripararsi dal suo cuore."
"Davvero non credi che Alessi ami il proprio padrone?"
Mecenate continuò risoluto e sicuro di sé.
"No...credo che il padrone non ami Alessi, ma se lo tenga stretto perché è un ragazzo bellissimo e disponibile.."
"Quindi pensi che per il padrone, Alessi sia solo un divertimento piacente e consenziente?"
"Sì"
Il viso di Virgilio era indecifrabile.
"E di Coridone..cosa ne pensi del poeta- pastore?"
"Penso che i sentimenti di Coridone siano maledettamente veri e dolorosi. Lui si strugge per amore.."
".e non credi che egli si strugga per pura passione...per sola animalesca bramosia di possedere il morbido corpo del ragazzo?"
Mecenate cercò di concentrarsi sulla domanda postagli da Virgilio, ma senza successo. Nella sua mente si prefigurò quella scena di voglia sensuale, ma l'infelice Coridone prendeva le sue fattezze e il bell’Alessi quelle di Virgilio. Era una tortura.
"Assolutamente no!..Coridone lo ama..lo ama sia con passione, ma anche con tenerezza. Certamente vorrebbe possedere il corpo del giovane...ma vorrebbe anche parlargli della sua vita...vivere in comune...baciarsi delicatamente…e Alessi lo sa…ma ha paura di questo sentimento così profondo.."
"Che corrisponde?"
"Sì.che corrisponde.e per sottrarsi a questo si rinchiude in un mondo fatto di lusso, regali e carnalità...cioè tutto quello , e solo quello che gli può offrire il padrone.."


"..e tu cosa puoi offrirmi Mecenate?"


Fu come un fulmine a ciel sereno. Lo sguardo di Mecenate non sapeva dove posarsi, sentendo dentro di sè una strana sensazione di calore e paura. Virgilio d'altro canto aveva assunto una posa così stranamente aggressiva e audace, facendo così cadere i numerosi rotoli e scritti. Le braccia ben dispiegate e i pugni contratti, la gamba destra mossa leggermente in avanti, la testa alta, ma non esageratamente elevata da far apparire il suo sguardo strafottente, anzi i suoi occhi erano ridotti a due dolci fessure di trepidazione, la bocca contratta e leggermente dischiusa. Come se Virgilio si aspettasse o un poderoso schiaffo da parte del suo protettore, o una punizione divina per la sua intraprendenza, oppure....oppure qualcosa di non programmato.
"Virgilio...c'è qualche Coridone che si strugge per te...e che ricambi?"
"No Mecenate...la tua analisi della mia egloga era esatta...ma quello scritto su carta è assai diverso dai contorni ben più sfumati dalla realtà."
"Sono io Coridone, vero?"
"...e pure il padrone del giovane Alessi"
".e i regali?"
"Quelli sono sostituiti dai miei modi schivi e poco aperti"
"...come finisce l'egloga?"
".non l'hai finita di leggere?."
"...il suo finale non mi piace....voglio che il padrone muoia...e che Coridone possa coronare il suo sogno.."


"...baciami"


La mano di Mecenate corse lungo tutto il braccio di Virgilio fino a prendergli la mano e con calibrata forza condusse il corpo del ragazzo verso di se, senza trovare la benché minima resistenza. L'altra mano dell'uomo accarezzò le guance del giovane poeta, che socchiuse gli occhi, lacrimando di gioia. Non vide nulla, Virgilio. Non vide mai quel bacio. Le labbra di Mecenate sfiorarono rispettose quelle di Virgilio, aspettando un suo tacito assenso, che venì prontamente, permettendo alla bocca del protettore di aumentare il contato della loro rossa carne. Le mani ormai libere del ragazzo circondarono cautamente il collo dell'uomo, che si abbassò leggermente per mettersi allo stesso livello d'altezza di Virgilio. Mecenate stava per interrompere quel contatto, pensando che fosse la cosa migliore per il momento, ma l'inusuale prontezza di Virgilio glielo impedì. Il ragazzo, infatti, aveva maliziosamente penetrato la bocca di Mecenate con la propria lingua calda e dolce, e senza trovare ostacolo alcuno si apprestò a strusciarsi sui candidi denti, inoltrandosi in una cavità umida e sconosciuta che non tardò a rispondere a quei segnali paradisiaci. Le lingue si incontrarono, lente e ruvide, scambiandosi saliva bollente e parole sommesse e borbottate. I denti mordicchiavano con fare monello le rispettive labbra, facendole inturgidire e arrossare fino a che la pulsazione che esse producevano non spinsero i due ad un contatto totale. L'aria veniva rubata per poi ricederla in quell'unica caverna di carne che si era formata. I corpi si strinsero ancora di più, senza disperazione, sempre con eleganza e cautela. Tutto era un sogno. Una realtà splendida.
Mecenate strinse con le mani i fianchi stretti di Virgilio, passando le dita per tutta la loro superficie, e cercando senza fretta e con grande ponderatezza di aprire la sua veste chiusa alla vita da una cintola di metallo e cuoio. Ci riuscì in parte. Ora godeva del contatto, se pur molto parziale della pelle morbida e accaldata del suo protetto. Potevano andare oltre, ma non ora, non in quell'androne troppo esposto a sguardi indiscreti, e soprattutto non in quel momento della giornata ove senza l'influenza del vino e la protezione della notte non si potevano liberamente scatenare gli istinti più sfrenati. Il focoso bacio si trasformò perciò in un abbraccio appassionato. I respiri tornavano lentamente regolari. Mecenate accostò le sue labbra al lobo dell'orecchio di Virgilio, succhiandolo candidamente, sussurrandogli poi:
"...Questa sera scriverai per me?...mio Alessi!"
"..scriveremo insieme Mecenate...e tu sarai il mio Coridone...passeggeremo sui nostri corpi, gemendo idi d'amore, ammirando i robusti vegetali che emergono dalle nostre membra, sentiremo il terreno composto da tessuti inumiditi e preziosi...e il nostro cielo sarà composto dalle travi scure delle vostre stanze"
"..il padrone è morto?"
"... Non è mai esistito."

 

  
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