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Autore: ___Page    29/03/2015    3 recensioni
-La devo lasciare-
Non c’è niente di deciso nel mio tono, me ne accorgo da me, e infatti, come sempre, il mio migliore amico riabbassa il sopracciglio e aspetta il mio solito, ripetitivo e sconclusionato sfogo, che ormai saprà anche a memora.
-Non siamo compatibili, è inutile! Lei è carina, divertente, simpatica, un po’ gotica e macabra a volte ma anche questo ci sta, intrippa però… Non può funzionare Marco! E io ci ho già speso fin troppo tempo ed energie! La devo lasciare!- concludo più deciso di prima ma, niente, il sopracciglio di Marco si alza ancora.
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marco, Perona, Portuguese D. Ace
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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WE'RE DONE

 
A Vivian...





Getto lo zaino a terra prima di lasciarmi cadere sulla sedia troppo piccola del mio banco, con un tonfo stanco.
Marco mi lancia un’apatica occhiata, prima di tornare sul libro che stava leggendo al mio ingresso, finisce il paragrafo, rimette il segnalibro al suo posto, chiude il tomo e si gira verso di me in attesa.
Sospiro, arrotolando gli auricolari intorno all’ipod, e passandomi una mano tra i capelli mori scompigliati.
Sospiro e lo guardo, ottenendo solo di fargli alzare un sopracciglio.
Io non so come fa a essere sempre così calmo e impassibile, non lo so davvero, ma c’è da dire che non è così strano che lo sia con me al momento.
Perché la scena a cui sta per assistere si ripete tutti i giorni, dal lunedì al sabato, da cinque settimane.
Eppure è più forte di me, lo guardo miserabile, sospiro, e lo dico ancora una volta.
-La devo lasciare-
Non c’è niente di deciso nel mio tono, me ne accorgo da me, e infatti, come sempre, il mio migliore amico riabbassa il sopracciglio e aspetta il mio solito, ripetitivo e sconclusionato sfogo, che ormai saprà anche a memora.
-Non siamo compatibili, è inutile! Lei è carina, divertente, simpatica, un po’ gotica e macabra a volte ma anche questo ci sta, intrippa però… Non può funzionare Marco! E io ci ho già speso fin troppo tempo ed energie! La devo lasciare!- concludo più deciso di prima ma, niente, il sopracciglio di Marco si alza ancora.
Perché in fondo tutte queste cose ho cominciato a dirle il weekend dopo che siamo usciti la prima volta.
Dopo quattro appuntamenti in una settimana, ho cominciato a dire che dovevo lasciarla, senza mai andare fino in fondo.
Il problema?!
Non ci riesco!
Le parole mi muoiono in gola quando mi guarda con quei suoi enormi occhi neri che hanno sempre un che di triste e languido, anche quando ride felice, ma un triste in senso buono.
Un triste da cucciola indifesa, che ti fa venire una voglia matta di proteggerla, di stringerla, non di ferirla e mandarla via in lacrime di certo.
Così mi sono detto che potevo aspettare, che in fondo un’uscita al cinema in più e qualche bacio rubato non avrebbero fatto male a nessuno dei due ma l’uscita in più si è trasformata in molte uscite in più, una delle quali culminata con le presentazioni ufficiali ai genitori di Perona che erano in giro proprio quella sera.
Forse anche l’occhiata gelida di suo padre, che prometteva morte e vendetta se l’avessi fatta soffrire, ha contribuito ma così non posso continuare.
Non sono io questo!
Io sono Portuguese D. Ace dannazione!
Non sono pronto per una storia seria, non sono adatto a lei e non sono il tipo che tentenna!
La devo lasciare, oggi!
Lo ripeto ad alta voce, convinto e determinato, osservando il mio migliore amico in attesa di una risposta che non arriva.
Ma il suo silenzio e la sua imperscrutabilità mi infondono più coraggio e io mi ritrovo a sorridere.
So che è dalla mia parte, che quell’espressione scettica significa “Era anche ora!” e mi sporgo per dargli una potente pacca sulla spalla che, naturalmente, non accusa nemmeno.
-Grazie! Sei un vero amico!- gli dico entusiasta, per poi posare gli avambracci sul banco, rigenerato.
Avere preso questa decisione mi fa subito stare meglio e continuo a sorridere, mentre decido che lo farò già nell’intervallo, tanto so dove trovarla.
Mi appoggio allo schienale con le braccia incrociate al petto, studiandomi il discorso da farle mentalmente, mentre Clover entra in classe, con la sua andatura lenta e un po’ tentennante dovuta all’età.
Sorrido ancora, prendendo un profondo respiro, un attimo primo che la mia solita narcolessia mi colga non appena il prof apre bocca.
 

 
§
 

Sparita!
Scomparsa!
Tutta la mia determinazione di stamattina si è dissolta nel nulla, come cenere al vento.
Dannazione, ma cosa mi prende?!
Sono partito a saetta come è suonata la campanella dell’intervallo, diretto al bar senza esitazione ma come l’ho individuata, seduta al suo tavolo preferito vicino al muro, mi sono sentito morire.
La morsa allo stomaco è tornata, il cuore ha ricominciato a rivoltarsi come un mare in tempesta.
Ho i pugni così stretti da avere sbiancato le nocche e le gambe molli.
Ma perché, perché mi sento così?!
Non è da me, qual è il problema?!
L’ho fatto mille volte, perché non ci dovrei riuscire ora?!
Faccio un profondo respiro, imponendomi di avanzare verso di lei, concentrata su un lavoro di correzione che mi fa sospettare che il plico di fogli sul tavolo siano gli articoli da revisionare per il giornalino scolastico, di cui è a capo insieme a Koala.
È presissima dal suo lavoro, l’espressione seria, le labbra rosse schiuse per mangiucchiare il retro della penna, gli occhi neri fermi che scorrono veloci riga dopo riga.
Mentre la studio, avvicinandomi, capisco cosa mi blocca.
È quell’aria da bambina che ha, quel suo essere forte e fragile al tempo stesso.
Non voglio ferirla o farle male, perché, al di là di tutto, ho scoperto che è una persona meravigliosa in queste sei settimane.
Il vero problema è che ha avuto la sfortuna di incappare in uno come me, che non ha la testa per fare il serio, ecco qual è il vero problema.
E poi certo il fatto che quello sfigato imbecille di Koza, che si occupa degli articoli sportivi, non aspetta altro che io le spezzi il cuore per consolarla, l’illuso.
Ma tant’è, questo non cambia le cose.
Non cambia il fatto che è ora di lasciarla e che sono durato con lei più che con chiunque altra.
Anche troppo.
Perso nelle mie riflessioni, neanche mi accorgo di avere raggiunto la sua postazione, proiettando un’ombra sul suo tavolo che le fa sollevare lo sguardo, dapprima interrogativo e poi luminoso appena mi mette a fuoco.
-Ehi!!!- mi saluta entusiasta, alzandosi in piedi e io mi limito a sorridere.
Si sporge verso di me per un bacio e io non mi tiro indietro, provando l’impulso di prenderla per la vita e trascinarmela contro per approfondire il contatto ma mi impongo di resistere, così come resisto alla tentazione di accarezzarle i lunghi e morbidi capelli rosa, sciolti sulle spalle e mossi dai boccoli naturali sulla punta.
Carina ho detto?!
Quando ci stacchiamo e la guardo, la testa che mi gira leggermente, mi rendo conto che l’aggettivo giusto per descriverla, semmai, è “bella da morire”.
Scuoto il capo per riprendermi e la vedo sorridermi senza riserve, rispondendo ebete.
Cazzo, Ace! Ma cosa stai facendo?!
-Come stai?!- mi chiede, con la sua voce un po’ roca ma squillante.
Mi stringo nella spalle, deglutendo a vuoto.
Non è che sto tanto bene, a dirla tutta.
Anzi, mi sento proprio male.
Mi passo una mano sul coppino, in difficoltà.
-Ace?!- mi chiama, preoccupata e io mi impongo di sorridere, sorridere fino a rischiare la paresi.
Tutto questo non mi sta facendo affatto bene, meglio darmi una mossa e chiudere.
-Bene! Sto bene! E tu?!-
Perona torna a sorridere e lo stomaco mi fa una capriola.
-Bene anche io! Pensa che fortuna, abbiamo avuto un’ora buca prima dell’intervallo e così ho già quasi finito con gli articoli! Niente lavoro extra a casa e questo vuol dire che domani pomeriggio, se non hai da studiare, possiamo fare qualcosa insieme!- mi dice, avvicinandosi appena -Oppure, se ti va, ti aiuto a studiare!-
La fisso qualche istante, un po’ interdetto, prima di farmi coraggio e gonfiare il petto per parlare.
-Mio papà ha preso il dvd dell’ultimo film di Eichiiro Oda, se vuoi possiamo vedere quello!- propone ancora e io mi vedo costretto a interromperla.
-Perona…-
-O possiamo andare avanti con Final Fantasy, siamo fermi da due settimane ormai!-
-Perona senti io…-
-Ah scusa scusa, prima che mi dimentichi, Koala ci ha invitato alla sua festa di compleanno questo fine settimana! Io ci vado sicuro, per te sono stata sul vago perché prima volevo chiederti però sappi che…-
-Perona…-
-…solo quelli del giornalino ma un sacco di altra gente! Sarà divertente! E poi ho pensato che magari…-
Sento la tensione crescermi dentro, rischiando di farmi esplodere.
Perché non mi ascolta accidenti?!
Sembra lo faccia apposta per non farmi parlare!
-…anche Law, secondo me ha una cotta epocale per lui anche se non vuole ammetterlo! E comunque per il regalo…-
Okay non ho alternative.
Devo dirglielo così a bruciapelo.
Forse sarà anche più semplice.
Anzi lo sarà di certo, buttare fuori un “Perona, è finita” di certo mi farà stare meno male che spiegarle con calma le mie ragioni prendendola alla larga.
-…con gli altri ma da sola quindi non mi costa niente mettere il tuo nome sul…-
Prendo fiato e chiudo gli occhi, senza pensare e lasciando che sia la mia bocca a fare tutto lo sporco lavoro, ormai al limite della sopportazione e alzando appena il tono per farmi sentire.
-Perona, io ti amo!-
Cala il silenzio tra noi due e io sgrano lo sguardo, sconvolto.
Cosa ho detto?!
Ci guardiamo entrambi a occhi spalancati e il respiro affannato, non so chi dei due più incredulo.
Io, probabilmente, perché, a parte che non aveva affatto programmato di dire una cosa del genere, ma neanche sapevo di pensarla.
Ripenso all’occhiata scettica di Marco, che, ora me ne rendo conto, non era affatto un incoraggiamento ma puro scettiscismo e basta, perché figuriamoci se lui non aveva già capito.
Ripenso alla stretta allo stomaco, ai miei battiti accelerati, al blocco cha avevo.
Certo che non volevo lasciarla!
Ma si può essere così coglioni?!
-Io… io…- balbetto mentre lei continua a fissarmi con il fiato sospeso.
Poi lentamente le sue labbra si increspano e lei scoppia a ridere gettandosi verso di me.
La sento strusciare il naso sul mio collo mentre, in automatico, la stringo tra le braccia e inspiro a pieni polmoni il suo aroma di fragola.
Mi posa una mano sulla nuca e accosta la bocca al mio orecchio, premendo il naso trai i miei capelli.
-Ti amo anche io…- ammette sottovoce e una scarica mi attraversa.
Aumento la presa e la sollevo anche un poco da terra, baciandola sul collo e sulla mandibola, sentendomi finalmente bene, come se mi fossi liberato di un peso.
Ora ha tutto più senso e mi sento scoppiare di felicità.
Infilo una mano tra i suo capelli e mi distanzio un attimo per poterla guardare.
Sì, sono davvero un coglione.
Stavo per rovinarmi con le mie mani solo per non ammettere che, stavolta, questa ragazzina mi ha proprio incastrato.
Ma l’importante è che me ne sia accorto in tempo e, ora che l’ho capito, voglio solo godermi il suo calore fino alla fine dell’intervallo, in attesa di poterlo fare anche più tardi.
Torno a stringermela addosso, perdendomi nel suo profumo, quando un pensiero mi colpisce, facendomi per un attimo chiudere gli occhi con rassegnazione.
Porco Roger.
Marco mi prenderà per il culo a vita.
 
 




  
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